Un
caso rappresentativo dell’infiltrazione attuata da organizzazioni
di origine autonoma (mafia pugliese e campana) è quello che riguarda
gli stabilimenti balneari sul litorale adriatico. In questo specifico
ambito si sono trovati a cooperare,
in un intreccio tra attività economiche di diverso tipo, una
gestione del territorio e un rapporto con l’amministrazione locale
che sembra richiamare pratiche tipiche delle regioni meridionali.
Protagonisti in questo settore sono gli appartenenti alla mafia
garganica e foggiana da anni operanti in Molise. S’inserirono nel
business degli stabilimenti balneari negli anni Novanta, anche grazie
ad alcuni legami con esponenti del mondo imprenditoriale e politico
locale. La “mafia garganico-foggiana” gestisce ristoranti,
panetterie, pescherie, sale scommesse, concessionarie di auto,
negozi, agenzie immobiliari. Ambiti che si prestano sì a un rapido
reimpiego dei proventi illeciti, ma che al tempo stesso permettono di
permeare in fretta un territorio. L’infiltrazione in questi settori
si concretizza: tramite la costituzione di nuove imprese (ambito in
cui le nuove mafie pugliesi mostrano una certa dimestichezza anche
con la recente riforma del diritto societario, ricorrendo al nuovo
strumento della società a responsabilità limitata semplificata);
tramite l’acquisizione di aziende in difficoltà, avvicinando gli
imprenditori attraverso degli intermediari e “proponendo” un
accordo economico che, di fatto, equivale a un subentro nella
gestione dell’attività; tramite la definizione di vere e proprie
joint venture con imprenditori locali, impegnatisi nel camuffamento
dei capitali d’illecita provenienza. Il controllo delle aziende è
garantito dall’attribuzione della loro titolarità a prestanomi
rispondenti alle disposizioni della famiglia, una schermatura
finalizzata a celare la riconducibilità delle aziende ai mafiosi di
turno senza intaccare la loro effettiva capacità di gestione delle
aziende stesse. L’egemonia delle mafie pugliesi sul litorale basso
molisano è ormai un dato di fatto difficilmente confutabile.
L’incendio doloso allo stabilimento balneare di Campomarino nel
giugno 2018, l’ennesimo atto d’intimidazione, ci porta alla
conclusione che, il basso Molise in particolare è oramai nella morsa
della mafia foggiana. Tra rapine, vigneti tagliati, estorsioni,
comincia a serpeggiare una certa preoccupazione.
(continua)
Fonte: Osservatorio Antimafia del Molise
(by Nicola)
(by Nicola)
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