domenica 31 marzo 2019
LE INFILTRAZIONI MAFIOSE IN MOLISE - La distribuzione per gruppi criminali - 5
L’analisi
dell’infiltrazione dell’economia molisana da parte dei diversi
gruppi criminali si basa, come anticipato nella sezione metodologica,
sul collegamento tra le aziende sequestrate e/o confiscate e i
soggetti, collegati ai gruppi criminali, che detengono la titolarità
effettiva di tali aziende. Questo collegamento è ricostruito, caso
per caso, attraverso l’analisi di fonti giudiziarie, tipicamente,
l’ordinanza emessa dal Gip per l’applicazione di misure di
prevenzione reale o le sentenze o altri atti contenenti misure
ablatorie definitive. Laddove queste non siano disponibili, si è
fatto ricorso a informazioni contenute nelle relazioni della DIA e
della DNA che si riferiscono all’arco temporale considerato e in
fonti aperte (fonti di stampa).
Quest’operazione
ha consentito di ricollegare buona parte delle aziende a individui,
famiglie e gruppi categorizzabili secondo la tassonomia descritta
nella sezione introduttiva. Distinguendo così in primo luogo tra
mafie tradizionali e organizzazioni “autonome”, si può osservare
come il totale delle aziende sospette si divida in pratica a metà
tra queste due “macro-categorie”. Tra le mafie tradizionali, la
Camorra e la mafia pugliese denotano una presenza nettamente
superiore sul territorio regionale. È immediatamente evidente la
scarsa presenza (pressoché inesistente) della mafia siciliana da
questi risultati. Tra i gruppi autonomi emergono, soprattutto
organizzazioni riconducibili alle mafie pugliesi e a quelle albanesi.
Per quanto riguarda questa specifica analisi, il quadro che emerge
dai riferimenti contenuti nelle relazioni della DIA e della DNA è
parzialmente diverso. Ancora una volta occorre rilevare come
l’oggetto osservato non sia l’azienda infiltrata in sé ma il
riferimento investigativo a diverse manifestazioni del fenomeno. Per
questa parte dell’analisi, inoltre, la struttura delle relazioni
DIA e DNA, i cui capitoli sono incentrati e organizzati, di fatto,
sulla distinzione fondamentale tra le quattro principali mafie
tradizionali di origine meridionale, tende a evidenziare
particolarmente l’infiltrazione da parte di gruppi appartenenti a
tali organizzazioni. I risultati forniscono quindi un quadro in cui
l’infiltrazione da parte delle mafie tradizionali è più
evidente rispetto a quella della criminalità organizzata autonoma.
Fatta
questa premessa, i dati confermano la supremazia della mafia pugliese
e della Camorra rispetto alle altre mafie tradizionali. Si registra
una presenza rilevante della mafia foggiana e garganica, non
rilevabile attraverso i dati ANBSC. Il dato riguardante i gruppi
locali è, come detto, decisamente più contenuto. Incrociando infine
i dati sulla distribuzione delle aziende sequestrate e/o confiscate
per settore di attività economica e quelli sul collegamento tra
aziende e gruppi criminali è possibile ricostruire una sorta di
“portafoglio degli investimenti” dei singoli gruppi, individuando
i settori in cui ciascun’organizzazione (o gruppo di
organizzazioni) tende maggiormente a investire. Emerge in dettaglio
quanto già affermato nell’introduzione di questa sezione: la
ristorazione è di gran lunga il principale ambito d’infiltrazione
della Camorra, coprendo, tra ristoranti e bar,
oltre la metà del totale delle aziende confiscate alla mafia
campana; la Ndrangheta ha un ventaglio d’infiltrazione
più vario, che copre principalmente i settori legati alla
costruzione, ai parchi eolici, all’intermediazione
immobiliare e al commercio (sia all’ingrosso sia, in
misura minore, al dettaglio); i gruppi autonomi (mafie pugliesi),
sono parimenti presenti in tutti i settori appena elencati.
Immobiliare, costruzioni, commercio all’ingrosso e al dettaglio,
e ristorazione coprono insieme circa due terzi delle attività
criminali di queste organizzazioni.
(continua)
Fonte: Osservatorio Antimafia del Molise
(by Nicola)
(by Nicola)
sabato 30 marzo 2019
Action Plan per l’Economia Circolare in Molise
La nostra Associazione e il Movimento Legge Rifiuti Zero per l'Economia Circolare Molise tra i protagonisti del progetto 'SYMBI.'
Obiettivi:
1- allineare le politiche regionali di
Economia Circolare alle politiche comunitarie;
2- diffondere la ‘simbiosi
industriale’ e influenzare le Regioni all’utilizzo dell’Economia
Circolare e a sistemi di simbiosi industriale.
Risultati
attesi:
-
promuovere e incentivare l’aumento delle infrastrutture industriali;
-
favorire gli scambi di materie prime seconde;
-
sostenere collaborazioni industriali;
-
diffondere i Green Public Procurement (GPP-Acquisti verdi della P.A.);
- produrre linee di indirizzo.
(by Nicola)
LE INFILTRAZIONI MAFIOSE IN MOLISE - L’INFILTRAZIONE PER TERRITORI, SETTORI E GRUPPI CRIMINALI - 4
Ndrangheta,
mafia pugliese e criminalità albanese/romena sono i sodalizi
criminosi rilevati dalla due relazioni. I dati in esse contenuti
evidenziano come le indagini degli ultimi anni abbiano accertato la
presenza di soggetti riconducibili alla cosca Morabito, Palamara,
Bruzzantini di Africo (Rc) e del gruppo Ferrazzo di Mesoraca (Kr). In
particolare, con riferimento a quest’ultima cosca, vale la pena di
richiamare l’operazione “Isola Felice” conclusa nel recente
passato dall’Arma dei carabinieri, che, nel fare luce
sull’operatività dei crotonesi in Abruzzo e in Molise, ha portato
all’arresto di 25 responsabili. Un elemento di spicco del clan
Ferrazzo di Mesoraca aveva, infatti, scelto di stabilire
ufficialmente la propria residenza a San Giacomo degli Schiavoni,
rendendosi promotore di un’associazione criminale composta sia da
calabresi sia da siciliani, la famiglia Marchese di Messina, operante
tra San Salvo (Ch), Campomarino e Termoli. Le ‘ndrine calabresi,
poi, hanno messo nel mirino il mercato del calcestruzzo e del "nolo
a caldo", “oggi ancora più
appetibili in ragione dei fondi statali destinati alla ricostruzione
pubblica e privata post-terremoto”. A tal proposito le attività di
prevenzione dei Gruppi Interforze presso le Prefetture, attraverso il
monitoraggio svolto dalla Dia e dalle Forze di polizia, sono
aumentate e mirano a intercettare l’interesse delle cosche. Altra
organizzazione malavitosa rilevata nelle due relazioni sul territorio
regionale è la Mafia pugliese con particolare riferimento alla mafia
di Foggia, di San Severo e di Cerignola. “Le evidenze
info-investigative raccolte confermano la spiccata propensione della
criminalità organizzata pugliese, in special modo dei gruppi tra la
provincia di Foggia, a commettere rapine e furti ben organizzati
fuori regione, con Cerignola (Fg) che rimane il fulcro per la
ricettazione della merce rubata”. Un segnale in questo senso viene
anche dai gruppi criminali di Andria, come emerso nell’ambito
dell’operazione “Sotto traccia”, conclusa il mese
di luglio dalla Polizia di Stato, con l’arresto di dodici soggetti,
quasi tutti andriesi, membri di due distinti gruppi di rapinatori,
ritenuti responsabili di almeno 20 assalti a Tir in sosta nelle aree
autostradali della Puglia, del Molise e dell’Abruzzo. Sempre più
considerevole, invece, la presenza della criminalità straniera sul
territorio: albanese e romena su tutte. I loro settori d’interesse
sono il traffico e lo spaccio di stupefacenti, lo sfruttamento della
prostituzione e la commissione di reati contro il patrimonio e furti
in appartamento.
Sempre
più spesso albanesi e rumeni “lavorano” insieme e non si
calpestano i piedi: “i principali gruppi coinvolti sfruttano le
rotte balcaniche sia per il traffico di stupefacenti sia per il
commercio illegale di armi”. Il sodalizio criminoso straniero,
inoltre, interagisce anche con la malavita italiana. Infine la Dia ha
eseguito 850 controlli aziendali e verificato la trasparenza di 1354
persone, imprenditori, a livello nazionale. Controlli anche ad
aziende e persone in Molise alcuni dei quali hanno dato inizio ad
indagini giudiziarie attualmente in corso.
L’analisi
dei dati su esaminata conferma la nostra relazione. I principali
settori colpiti dall’infiltrazione dei gruppi criminali sono in
particolare i servizi di alloggio e ristorazione, il commercio, le
attività immobiliari, i parchi eolici e le costruzioni. Anche
l’analisi per settore di
attività economica dei riferimenti nelle relazioni DIA e DNA
conferma la preponderanza dell’alloggio/ristorazione e del
commercio, benché in questo caso sia il commercio a essere il
settore più infiltrato.
Anche
per l’analisi della distribuzione settoriale è opportuno mettere
in rapporto il numero di aziende sequestrate e/o confiscate con il
numero totale di aziende registrate nella regione. In questo modo si
può anche confrontare il tasso di aziende per settore con il corrispettivo
tasso a livello nazionale, individuando così i settori che nel
Molise sono maggiormente infiltrati rispetto alla media nazionale.
Emerge
così con chiarezza come alcuni settori con un numero complessivo di
aziende sequestrate e/o confiscate più limitato presentino tuttavia
un tasso particolarmente elevato nel contesto molisano, come la
fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (con
un tasso oltre dieci volte maggiore rispetto alla media nazionale) e
il settore della sanità e dell’assistenza sociale (tasso più di
sei volte maggiore), mentre altri ambiti come i trasporti e il
magazzinaggio o le costruzioni, siano caratterizzati da livelli
d’infiltrazione in linea con il dato nazionale. Scendendo
maggiormente nel dettaglio dei dati sui settori economici in cui si
collocano la maggior parte delle aziende dei servizi di alloggio e di
ristorazione e commercio all’ingrosso e al dettaglio ritroviamo
anche le concessionarie di auto usate e la riparazione di autoveicoli
e motocicli che ci offrono un quadro più preciso della distribuzione
settoriale di tali aziende. Emerge così con chiarezza come un
notevole numero di aziende sospette operi nel settore della
ristorazione, in primis, ristoranti e bar, mentre alberghi e altri
servizi di alloggio siano in termini assoluti meno frequenti. Un
indice spia è anche il pullulare di concessionarie di auto usate.
Guardando alla densità del fenomeno, tutti gli ambiti presentano dei
tassi superiori alla media nazionale riferita alla densità
territoriale, in particolar modo – ancora una volta – i
ristoranti e il settore commerciale e turistico in genere. Nel
settore del commercio il quadro è più articolato. Qui l’ingrosso
e il dettaglio quasi si equivalgono in valori assoluti, ma
nell’ingrosso l’incidenza relativa del fenomeno è decisamente
maggiore. A un livello di scomposizione ancora maggiore, sono
particolarmente infiltrati i settori del commercio al dettaglio di
carburante per autotrazione in esercizi specializzati, il commercio
all’ingrosso di prodotti alimentari, bevande e prodotti del tabacco
e, benché le osservazioni siano molto limitate in termini assoluti,
il commercio all’ingrosso di altri macchinari, attrezzature e
forniture e il commercio all’ingrosso di materie prime agricole e
di animali vivi. Anche nell’analisi dei riferimenti ai fenomeni
d’infiltrazioni contenuti nelle relazioni della DIA e della DNA, il
dettaglio della sezione alloggio/ristorazione e quello del commercio
mostrano la
prevalenza della ristorazione sull’alberghiero e (in misura anche
più marcata) dell’ingrosso sul dettaglio, e in particolare del
comparto alimentare.
(continua)
Fonte: Osservatorio Antimafia del Molise
(by Nicola)
(by Nicola)
venerdì 29 marzo 2019
LE INFILTRAZIONI MAFIOSE IN MOLISE - L’INFILTRAZIONE PER TERRITORI, SETTORI E GRUPPI CRIMINALI - 3
1)
Operazione “Alpheus1” (dicembre 2018) con arresti e sequestri a
Termoli, Campomarino, Portocannone, San Martino in Pensilis e Vasto,
i Carabinieri del R.O.S. insieme ai militari del Comando Provinciale
di Campobasso, Chieti, Isernia e Foggia, e con il supporto del Nucleo
Carabinieri Cinofili di Chieti, hanno dato esecuzione di otto misure
cautelari personali (sei in carcere, due divieti di dimora in Molise,
Abruzzo e Puglia e divieto di espatrio) e al sequestro preventivo di
un’autovettura, emesse dal Gip del Tribunale di Campobasso su
richiesta della Procura Distrettuale Antimafia, a carico di otto
soggetti di nazionalità albanese, rumena e italiana, ritenuti
responsabili del delitto di associazione per delinquere finalizzata
al traffico di sostanze stupefacenti. Nel corso dell’operazione
sono state inoltre eseguite perquisizioni e sequestri.
2)
Dati 2017 forniti dal Procuratore generale della Corte d’Appello di
Campobasso Guido Rispoli a proposito della presenza della criminalità
organizzata nella nostra regione. Si nota immediatamente l’aumento
dei reati legati al traffico di droga. I delitti in materia di
stupefacenti sono cresciuti a Campobasso (da 260 a 333), a Isernia
(da 57 a 74) e a Larino
(da 79 a 117). A questo si aggiunge la triplicazione dei delitti di
associazione per delinquere finalizzata al traffico delle sostanze
stupefacenti che sono passati da due a sei. Il Molise si pone al
primo posto nazionale nel rapporto tra popolazione residente e numero
di apparecchiature per il gioco d’azzardo (slot machines). Una
circostanza da rimarcare perché “è noto che in tale settore
economico è molto alto il pericolo di riciclaggio del “denaro
sporco”, vale a dire proveniente da attività criminali”.
Crescono anche i sequestri di aziende collegate ai clan. Nella
relazione emerge che “un censimento effettuato a livello nazionale
da “Infocamere” ha evidenziato che nel Molise sono sequestrate
alle varie mafie 28 aziende, di cui 12 operative”. Citati anche i
distributori di carburanti tra Vinchiaturo e Venafro riconducibili al
clan camorrista dei Contini. In basso Molise due diverse
infiltrazioni di stampo mafioso. La prima, già più volte citata, è
quella di matrice ‘ndranghetista dei Ferrazzo che fra l’Abruzzo e
il Molise intendevano ricreare una cosca prima di essere stroncati
dall’inchiesta “Isola felice”. Ma se dei Ferrazzo fra Termoli e
Campomarino si è parlato più volte, è passata quasi sottotraccia
la presenza, proprio a Campomarino, di una cellula del clan di
camorra “Pecoraro-Renna” della zona di Salerno. Un affiliato
latitante da dieci anni fu arrestato nel 2013 proprio mentre
rientrava a casa, sulla costa molisana, mentre nel settembre scorso,
un altro appartenente al clan che stava scontando i domiciliari a
Campomarino, è finito nuovamente in carcere. Il Procuratore generale
molto acutamente rileva inoltre “la costante presenza in Regione di
un numero molto elevato di collaboratori di giustizia e dei loro
familiari, nonché di diversi esponenti della criminalità
organizzata che la scelgono come località dove scontare le misure
alternative alla detenzione”. Un caso è emblematico: nel febbraio
2017 Walter Schiavone, il secondogenito del feroce boss della camorra
Francesco, detto Sandokan, è stato scarcerato e ha scelto il piccolo
centro di Macchia d’Isernia come luogo dove scontare i domiciliari.
3)
Relazione DIA e DNA 2017. Il Molise è un territorio “permeabile
agli interessi dei sodalizi mafiosi, per quanto non strutturalmente
radicati”. A confermarlo sono sia la Direzione investigativa
antimafia, nella sua relazione semestrale relativa alla seconda metà
del 2017, sia la Direzione Nazionale Antimafia nella sua relazione
annuale (2017).
(continua)
Fonte: Osservatorio Antimafia del Molise
(by Nicola)
(by Nicola)
giovedì 28 marzo 2019
LE INFILTRAZIONI MAFIOSE IN MOLISE - L’INFILTRAZIONE PER TERRITORI, SETTORI E GRUPPI CRIMINALI - 2
3.1.
L’analisi quantitativa delle aziende sequestrate e/o confiscate
Riportiamo
qui l’analisi della distribuzione territoriale, settoriale e per
gruppo criminale del fenomeno dell’infiltrazione. Le statistiche
sono ricavate sia dai dati concernenti le aziende sequestrate e/o
confiscate incluse nel database ANBSC (periodo 2007 – gennaio 2017)
sia dai riferimenti a fenomeni d’infiltrazioni presenti nelle
relazioni semestrali della DIA e DNA nel periodo 2013-2017 (primo
semestre). Vale la pena ricordare che la natura delle osservazioni
processate è diversa per le due fonti utilizzate. Se nel database
ANBSC ogni singolo dato corrisponde a un’azienda confiscata i
riferimenti nelle relazioni DIA e DNA possono riguardare sia
sequestri e confische sia altre circostanze quali misure coercitive
personali e patrimoniali o menzioni più o meno specifiche
all’infiltrazione di un gruppo nell’economia legale.
3.2.
La distribuzione territoriale
La
distribuzione delle aziende sequestrate e/o confiscate sul territorio
del Molise vede una netta prevalenza della zona del basso Molise. La
presenza nelle altre province è notevolmente più bassa in termini
assoluti. Questa situazione è confermata dai dati ricavati
dall’analisi dei riferimenti contenuti nelle relazioni della DIA e
della DNA. Come anticipato, la classificazione territoriale dei
riferimenti nelle relazioni DIA e DNA include una categoria in cui si
collocano i riferimenti che riguardano il Molise, ma in cui la
provincia non è specificata. Com’è ovvio, per essere più
efficace il dato sulla distribuzione territoriale delle
aziende sequestrate e/o confiscate ha bisogno di essere messo in
relazione con una misura della “dimensione” delle province
molisane, in particolar modo con il numero di aziende registrate sul
territorio provinciale. In questo modo, come si può osservare, basso
Molise e Isernia rimangono le zone a più alta densità
d’infiltrazione. Rimane invece basso il tasso di aziende
confiscate. Il rapporto è calcolato sul totale delle aziende
registrate alle CCIAA nel 2015/2016/2017.
3.3.
La distribuzione settoriale
Il
quadro dell’infiltrazione della criminalità organizzata nei
diversi ambiti settoriali dell’economia molisana appare, come
anticipato, caratterizzato da una presenza diffusa in tutti i
principali settori di attività economia ma fortemente concentrata in
alcuni ambiti specifici, particolarmente rilevanti per il tessuto
economico molisano. Questo panorama è confermato dalle diverse fonti
prese in considerazione ed emerge da tutti gli approcci analitici al
tema qui adottati. I dati ANBSC che si riferiscono all’infiltrazione
in specifiche aziende e quelli ricavati dall’analisi delle
relazioni della DIA e della DNA confermano, numeri alla mano, quanto
emerge con evidenza dall’osservazione delle principali operazioni
effettuate dalle forze dell’ordine negli ultimi anni nel territorio
locale. Riferendosi a titolo esemplificativo in particolare alle
operazioni e ai dati giudiziari:
(continua)
Fonte: Osservatorio Antimafia del Molise
(by Nicola)
(by Nicola)
mercoledì 27 marzo 2019
LE INFILTRAZIONI MAFIOSE IN MOLISE - L’INFILTRAZIONE PER TERRITORI, SETTORI E GRUPPI CRIMINALI - 1
Il
primo elemento dell’analisi consiste nell’individuazione dei
settori e dei territori più colpiti dal fenomeno dell’infiltrazione.
A tale scopo, come detto, è utile considerare il fenomeno delle
anomalie strutturali delle aziende come uno degli indicatori, una
variabile del più ampio processo d’infiltrazione delle
organizzazioni criminali nell’economia legale. Seguendo
quest’approccio, è possibile osservare la distribuzione delle
aziende tra i diversi settori di attività economica, così come sul
territorio regionale. Incrociando queste informazioni con il dato che
si riferisce alla riconducibilità delle singole aziende a specifiche
consorterie criminali, si può ricavare un quadro sufficientemente
dettagliato della presenza territoriale dei clan e delle
organizzazioni criminali, nonché della loro tendenza a prediligere
specifici settori di attività economica per il reinvestimento dei
profitti o comunque per l’infiltrazione. Vale però la pena di
soffermarsi su alcuni tratti fondamentali che emergono da
quest’operazione.
1) L’entità del fenomeno dell’infiltrazione nell’economia legale, minore nel Molise rispetto al resto d’Italia, rapportando il numero di aziende sequestrate e/o confiscate incluse nel database ANBSC al numero di aziende registrate alla CCIAA si ricava una misura dell’infiltrazione rispetto al dato nazionale.
2) La concentrazione delle aziende considerate sul territorio basso molisano, dove ha sede la stragrande maggioranza delle aziende incluse nel database analizzato. Le altre zone che registrano una presenza considerevole di aziende sospette sono Campobasso e Isernia.
3) Una presenza nell’economia regionale concentrata in specifici settori. A livello settoriale, infatti, si può osservare come le infiltrazioni colpiscano sì tutti i principali ambiti di attività economica, ma la concentrazione più forte riguarda i settori della ristorazione, delle attività immobiliari, delle costruzioni, dei parchi eolici, del commercio all’ingrosso (in particolare di prodotti alimentari, bevande, tabacco e beni di consumo finale) e al dettaglio (con una rilevante presenza di distributori di carburanti). Una concentrazione nel settore della ristorazione molto marcata, che è particolarmente forte nel basso Molise data la vocazione spiccatamente turistica e terziaria della zona, mentre settori quali quelli delle costruzioni, dell’eolico, del commercio all’ingrosso registrano un’infiltrazione relativamente più forte nella provincia di Campobasso e Isernia. Nel prossimo paragrafo questi dati saranno relativizzati rispetto al numero d'imprese molisane registrate in ciascun settore, e messi a confronto con il dato nazionale per ottenere una misura più significativa dell’effettivo grado d’infiltrazione di ciascun settore.
4) Una presenza trasversale dei diversi gruppi criminali. Passando a considerare la presenza dei diversi gruppi criminali nei vari settori di attività economica, emerge come il settore della ristorazione sia particolarmente infiltrato dalla Camorra (in particolare per quanto riguarda i ristoranti, mentre i bar sono spesso riconducibili anche a gruppi di matrice pugliese). La Ndrangheta è invece relativamente più presente nel settore delle costruzioni, dei parchi eolici e del commercio all’ingrosso (soprattutto di prodotti alimentari, bevande e tabacco), mentre i gruppi autonomi si dedicano soprattutto al commercio (sia all’ingrosso sia al dettaglio, in particolare di carburante) e, come detto, alla ristorazione da bar. Anche a questo livello di dettaglio, dunque, si conferma quanto già emerso da considerazioni di più ampio respiro: il panorama criminale molisano, si caratterizza per la compresenza di criminalità di diversa natura, in una sorta di pacifico equilibrio che soddisfa gli interessi delle diverse consorterie mafiose. Clan e cosche legate alle mafie tradizionali convivono tanto con gruppi provenienti dallo stesso “ceppo” criminale ma resisi nel tempo autonomi, quanto con bande di origine interamente straniere come ad esempio quelle albanesi. Nello specifico ambito dell’infiltrazione nell’economia legale, fatto salvo quanto detto circa alcuni settori in cui la presenza di certi gruppi è relativamente più forte, si rende evidente una presenza multipla, sovrapposta delle diverse realtà del crimine organizzato in tutti i principali settori. In alcuni ambiti una distinzione è in parte tracciabile tra le due principali mafie meridionali: nel commercio all’ingrosso la Camorra è quasi assente, mentre bar e ristoranti sono, di fatto, fuori dal portafoglio d’investimenti della Ndrangheta. Ma la peculiarità del contesto molisano è data proprio dalla compresenza sul territorio di gruppi autonomi, che s’infiltrano nell’economia legale al fianco delle mafie tradizionali, come avviene anche nei due settori appena menzionati. Una prima considerazione cui si può giungere è quindi questa: l’economia molisana, a causa di sue specifiche caratteristiche di “tranquillità sociale”, offre un livello di opportunità d’investimento tale da permettere ai diversi gruppi criminali di soddisfare i propri interessi di riciclaggio, mimetizzazione, reinvestimento e profitto senza che nessuno di essi possa (o voglia) imporsi in maniera ultimativa sugli altri. Questo equilibrio è probabilmente la conseguenza di due specifiche condizioni che accadono nel caso del Molise. Da un lato, come detto, la tranquillità di opportunità, che fa sì che il Molise rappresenti scelte di elezione innanzitutto per la facilità di mimetizzazione degli investimenti, in un territorio particolarmente “quieto” e caratterizzato dalla presenza di esercizi commerciali e di attività imprenditoriali, società finanziarie e d’intermediazione immobiliare. Ne discende che il contrasto e il conflitto finalizzati al controllo monopolistico di territori e settori si rendono meno necessari nell’ottica di ciascun gruppo. Dall’altro lato la multiformità del tessuto economico e sociale della regione, si rivela un fortissimo ostacolo alla realizzazione di un’effettiva supremazia di un gruppo sugli altri. Le possibilità di mimetizzazione, le difficoltà nel presidio del territorio e la sovrapposizione di livelli economici, amministrativi e sociali in un territorio dove si mescolano flussi di persone, risorse e attività rendono la realtà molisana molto fluida, mutevole, dinamica e di fatto impossibile da ricondurre al controllo di un’unica consorteria. Come conferma la Direzione Nazionale Antimafia, la tipologia criminale del Molise, dove manca una mafia autoctona, nessuna aggregazione criminale ha mai assunto un atteggiamento egemone sulle altre per cui la criminalità organizzata non appare fortemente radicata e strutturata (DNA, 2017, pag. 93) e addirittura stimola la compresenza di più gruppi, favorendo la “migrazione” degli interessi delle mafie verso il tranquillo Molise (DNA, 2017, pag. 93). Prova tangibile di questo equilibrio “strutturale” (per cui una prevalenza può registrarsi, per periodi più o meno prolungati di tempo, in talune aree territoriali o in alcuni settori economici, ma il tratto sistemico del panorama criminale rimane la complessità e la compresenza) tra i vari gruppi, autonomi e tradizionali, è il fenomeno delle collaborazioni che ha portato alla definizione di vere e proprie joint venture tra gruppi mafiosi soprattutto nel settore della realizzazione dei parchi eolici (cfr Inchiesta “Via col Vento” Ros di Reggio Calabria – Luglio 2018). Oltre a coesistere nello stesso territorio e nello stesso ambito di attività, infatti, in alcuni casi gruppi afferenti a realtà criminali diverse hanno addirittura instaurato delle alleanze o partnership finalizzate all’infiltrazione silenziosa nell’economia legale. È il caso del traffico di rifiuti tossici nel basso Molise e nell’isernino, ad esempio, in cui negli anni la famiglia camorrista degli Schiavone (i cd. Casalesi) e quella dei Bardellino erano riuscite a imporre profili di condizionamento sulle dinamiche interne dello smaltimento dei rifiuti tossici e detenere il monopolio del trasporto su gomma di tali rifiuti, instaurando collaborazioni sia con famiglie locali facenti capo alla mafia foggiana sia con altri gruppi camorristici (appartenenti al clan dei Mallardo), sia con ramificazioni di Cosa Nostra, in Sicilia. Una sorta di spartizione concordata della filiera (illegale) dei rifiuti tossici. La particolarità del contesto molisano, caratterizzato da fluidità, complessità e dinamismo tali da impedire l’affermazione prevalente di un gruppo sugli altri, è una caratteristica peculiare del Molise. Le piccole dimensioni della regione e la concentrazione di energie sociali ed economiche sono allo stesso tempo un incentivo all’ingresso e alla “pacifica” convivenza di più gruppi e un ostacolo formidabile a eventuali mire di supremazia e di controllo monopolistico del territorio e degli affari. Nelle zone del cosiddetto “basso Molise”, anche per evidenti ragioni di prossimità geografica, è ormai comprovata la presenza di ramificazioni dei gruppi camorristici come acclarato dalle vicende giudiziarie Anni 90 (cfr. Guglionesi II). A pochissimi chilometri dal Basso Molise sono stati scoperti rifiuti speciali di ogni tipo, anche ospedalieri (nucleari), provenienti dalla Campania e tombati in una mega discarica a Ordona, nel foggiano. Sono stati portati alla luce dai carabinieri in un’attività di scavi che è durata circa un mese. Le scavatrici hanno confermato l’inchiesta della D.D.A che portò all’arresto di quattordici persone implicate in un traffico illegale di rifiuti tra la Campania, la Puglia e il Molise. A oggi a Ordona sono interrate oltre 500.000 tonnellate di rifiuti pericolosi.
1) L’entità del fenomeno dell’infiltrazione nell’economia legale, minore nel Molise rispetto al resto d’Italia, rapportando il numero di aziende sequestrate e/o confiscate incluse nel database ANBSC al numero di aziende registrate alla CCIAA si ricava una misura dell’infiltrazione rispetto al dato nazionale.
2) La concentrazione delle aziende considerate sul territorio basso molisano, dove ha sede la stragrande maggioranza delle aziende incluse nel database analizzato. Le altre zone che registrano una presenza considerevole di aziende sospette sono Campobasso e Isernia.
3) Una presenza nell’economia regionale concentrata in specifici settori. A livello settoriale, infatti, si può osservare come le infiltrazioni colpiscano sì tutti i principali ambiti di attività economica, ma la concentrazione più forte riguarda i settori della ristorazione, delle attività immobiliari, delle costruzioni, dei parchi eolici, del commercio all’ingrosso (in particolare di prodotti alimentari, bevande, tabacco e beni di consumo finale) e al dettaglio (con una rilevante presenza di distributori di carburanti). Una concentrazione nel settore della ristorazione molto marcata, che è particolarmente forte nel basso Molise data la vocazione spiccatamente turistica e terziaria della zona, mentre settori quali quelli delle costruzioni, dell’eolico, del commercio all’ingrosso registrano un’infiltrazione relativamente più forte nella provincia di Campobasso e Isernia. Nel prossimo paragrafo questi dati saranno relativizzati rispetto al numero d'imprese molisane registrate in ciascun settore, e messi a confronto con il dato nazionale per ottenere una misura più significativa dell’effettivo grado d’infiltrazione di ciascun settore.
4) Una presenza trasversale dei diversi gruppi criminali. Passando a considerare la presenza dei diversi gruppi criminali nei vari settori di attività economica, emerge come il settore della ristorazione sia particolarmente infiltrato dalla Camorra (in particolare per quanto riguarda i ristoranti, mentre i bar sono spesso riconducibili anche a gruppi di matrice pugliese). La Ndrangheta è invece relativamente più presente nel settore delle costruzioni, dei parchi eolici e del commercio all’ingrosso (soprattutto di prodotti alimentari, bevande e tabacco), mentre i gruppi autonomi si dedicano soprattutto al commercio (sia all’ingrosso sia al dettaglio, in particolare di carburante) e, come detto, alla ristorazione da bar. Anche a questo livello di dettaglio, dunque, si conferma quanto già emerso da considerazioni di più ampio respiro: il panorama criminale molisano, si caratterizza per la compresenza di criminalità di diversa natura, in una sorta di pacifico equilibrio che soddisfa gli interessi delle diverse consorterie mafiose. Clan e cosche legate alle mafie tradizionali convivono tanto con gruppi provenienti dallo stesso “ceppo” criminale ma resisi nel tempo autonomi, quanto con bande di origine interamente straniere come ad esempio quelle albanesi. Nello specifico ambito dell’infiltrazione nell’economia legale, fatto salvo quanto detto circa alcuni settori in cui la presenza di certi gruppi è relativamente più forte, si rende evidente una presenza multipla, sovrapposta delle diverse realtà del crimine organizzato in tutti i principali settori. In alcuni ambiti una distinzione è in parte tracciabile tra le due principali mafie meridionali: nel commercio all’ingrosso la Camorra è quasi assente, mentre bar e ristoranti sono, di fatto, fuori dal portafoglio d’investimenti della Ndrangheta. Ma la peculiarità del contesto molisano è data proprio dalla compresenza sul territorio di gruppi autonomi, che s’infiltrano nell’economia legale al fianco delle mafie tradizionali, come avviene anche nei due settori appena menzionati. Una prima considerazione cui si può giungere è quindi questa: l’economia molisana, a causa di sue specifiche caratteristiche di “tranquillità sociale”, offre un livello di opportunità d’investimento tale da permettere ai diversi gruppi criminali di soddisfare i propri interessi di riciclaggio, mimetizzazione, reinvestimento e profitto senza che nessuno di essi possa (o voglia) imporsi in maniera ultimativa sugli altri. Questo equilibrio è probabilmente la conseguenza di due specifiche condizioni che accadono nel caso del Molise. Da un lato, come detto, la tranquillità di opportunità, che fa sì che il Molise rappresenti scelte di elezione innanzitutto per la facilità di mimetizzazione degli investimenti, in un territorio particolarmente “quieto” e caratterizzato dalla presenza di esercizi commerciali e di attività imprenditoriali, società finanziarie e d’intermediazione immobiliare. Ne discende che il contrasto e il conflitto finalizzati al controllo monopolistico di territori e settori si rendono meno necessari nell’ottica di ciascun gruppo. Dall’altro lato la multiformità del tessuto economico e sociale della regione, si rivela un fortissimo ostacolo alla realizzazione di un’effettiva supremazia di un gruppo sugli altri. Le possibilità di mimetizzazione, le difficoltà nel presidio del territorio e la sovrapposizione di livelli economici, amministrativi e sociali in un territorio dove si mescolano flussi di persone, risorse e attività rendono la realtà molisana molto fluida, mutevole, dinamica e di fatto impossibile da ricondurre al controllo di un’unica consorteria. Come conferma la Direzione Nazionale Antimafia, la tipologia criminale del Molise, dove manca una mafia autoctona, nessuna aggregazione criminale ha mai assunto un atteggiamento egemone sulle altre per cui la criminalità organizzata non appare fortemente radicata e strutturata (DNA, 2017, pag. 93) e addirittura stimola la compresenza di più gruppi, favorendo la “migrazione” degli interessi delle mafie verso il tranquillo Molise (DNA, 2017, pag. 93). Prova tangibile di questo equilibrio “strutturale” (per cui una prevalenza può registrarsi, per periodi più o meno prolungati di tempo, in talune aree territoriali o in alcuni settori economici, ma il tratto sistemico del panorama criminale rimane la complessità e la compresenza) tra i vari gruppi, autonomi e tradizionali, è il fenomeno delle collaborazioni che ha portato alla definizione di vere e proprie joint venture tra gruppi mafiosi soprattutto nel settore della realizzazione dei parchi eolici (cfr Inchiesta “Via col Vento” Ros di Reggio Calabria – Luglio 2018). Oltre a coesistere nello stesso territorio e nello stesso ambito di attività, infatti, in alcuni casi gruppi afferenti a realtà criminali diverse hanno addirittura instaurato delle alleanze o partnership finalizzate all’infiltrazione silenziosa nell’economia legale. È il caso del traffico di rifiuti tossici nel basso Molise e nell’isernino, ad esempio, in cui negli anni la famiglia camorrista degli Schiavone (i cd. Casalesi) e quella dei Bardellino erano riuscite a imporre profili di condizionamento sulle dinamiche interne dello smaltimento dei rifiuti tossici e detenere il monopolio del trasporto su gomma di tali rifiuti, instaurando collaborazioni sia con famiglie locali facenti capo alla mafia foggiana sia con altri gruppi camorristici (appartenenti al clan dei Mallardo), sia con ramificazioni di Cosa Nostra, in Sicilia. Una sorta di spartizione concordata della filiera (illegale) dei rifiuti tossici. La particolarità del contesto molisano, caratterizzato da fluidità, complessità e dinamismo tali da impedire l’affermazione prevalente di un gruppo sugli altri, è una caratteristica peculiare del Molise. Le piccole dimensioni della regione e la concentrazione di energie sociali ed economiche sono allo stesso tempo un incentivo all’ingresso e alla “pacifica” convivenza di più gruppi e un ostacolo formidabile a eventuali mire di supremazia e di controllo monopolistico del territorio e degli affari. Nelle zone del cosiddetto “basso Molise”, anche per evidenti ragioni di prossimità geografica, è ormai comprovata la presenza di ramificazioni dei gruppi camorristici come acclarato dalle vicende giudiziarie Anni 90 (cfr. Guglionesi II). A pochissimi chilometri dal Basso Molise sono stati scoperti rifiuti speciali di ogni tipo, anche ospedalieri (nucleari), provenienti dalla Campania e tombati in una mega discarica a Ordona, nel foggiano. Sono stati portati alla luce dai carabinieri in un’attività di scavi che è durata circa un mese. Le scavatrici hanno confermato l’inchiesta della D.D.A che portò all’arresto di quattordici persone implicate in un traffico illegale di rifiuti tra la Campania, la Puglia e il Molise. A oggi a Ordona sono interrate oltre 500.000 tonnellate di rifiuti pericolosi.
Secondo
quanto accertato dai carabinieri del N.O.E, i rifiuti erano prodotti
in diversi Comuni delle province di Salerno e di Caserta. La parte
umida, dopo una sosta in impianti di compostaggio campani, dove non
subiva alcun tipo di trattamento ed era corredata da documentazione
falsa, veniva tombata nell’enorme cava in un’area agricola di
Ordona. Quell’inchiesta fa risuonare un campanello d’allarme sul
ruolo delle cave e gli affari della camorra con i rifiuti tossici. Il
dubbio atroce su tali loschi affari nasce soprattutto nelle cave
dismesse, quelle che in Molise sono 545 e dove non c’è ancora un
piano cave e un controllo meticoloso di ognuna di esse. L’inchiesta
dell’epoca ci conferma oggi che almeno 12.000 tonnellate di rifiuti
pericolosi, sarebbero state disperse tra Puglia, Molise, Basilicata,
e Campania. Prima di suddividere i rifiuti nelle loro destinazioni
definitive, soprattutto cave dismesse e aree vicine a zone lacustri,
erano usate aree di stoccaggio nel foggiano. In particolare, per gli
smaltimenti illeciti sarebbe stata usata come base operativa l’area
del foggiano quasi al confine con il Molise costiero. Come
Osservatorio Antimafia del Molise sollecitiamo con gran forza ancora
una volta il monitoraggio approfondito e meticoloso di tutte le 545
cave dismesse in Molise e il controllo anche di quelle ancora
operative. Riteniamo sia un obbligo morale e giuridico dovuto ai
cittadini da attuare nel più breve termine possibile magari
coinvolgendo anche le associazioni ambientaliste.
Fonte: Osservatorio Antimafia del Molise
(by Nicola)
(by Nicola)
martedì 26 marzo 2019
LE INFILTRAZIONI MAFIOSE IN MOLISE - Le Fonti
Il sistema delle fonti a cui si è fatto riferimento riguarda i dati relativi alle aziende sequestrate e confiscate sul territorio molisano e affidate in gestione all’ANBSC e le relazioni semestrali DIA e annuali DNA.
Sono
incluse le imprese individuali, le società di persone e le società
di capitali sequestrate o confiscate, in tutto o in parte,
dall’introduzione delle misure di prevenzione patrimoniale
per i soggetti accusati di associazione di stampo mafioso, operata
con la Legge Rognoni – La Torre del 1982 (L. n. 646/1982). Il
database fornisce dati sul nome, la forma
giuridica, la sede legale dell’azienda, la data di sequestro e/o di
confisca e l’atto relativo. Questi dati sono stati integrati con
successive informazioni presenti in altre banche dati d’informazioni
aziendali.
Tra
queste, Telemaco di Infocamere, AIDA e ORBIS di Bureau van Dijk e
iCribis. L’utilizzo del database dell’ANSBC consente di avere un
numero sufficiente di osservazioni da analizzare. A differenza di
altri dati, quali quelli raccolti dai singoli tribunali, il database
ANBSC presenta il notevole vantaggio di classificare le aziende
sequestrate e confiscate in base alla sede legale. I dati raccolti
dai singoli tribunali, invece, rispondendo a un criterio di
competenza riguardante ciascun procedimento, sono detenuti e
organizzati in base alla sede del tribunale che ha emesso la misura
ablativa, rendendo molto ostica una raccolta esaustiva di dati
soprattutto quando oggetto dell’interesse è uno specifico
territorio, come il Molise, in cui i provvedimenti di sequestro e
confisca sono pochi ed emessi anche da tribunali di altri circondari,
spesso non molisani. Rispetto a queste fonti alternative, quindi, il
database ANBSC rappresenta una fonte di riferimento per la raccolta
dei casi di sequestro e confisca attuati nel Molise. Esso risponde di
conseguenza a dei criteri di copertura omogenei, che consentono una
comparabilità tra i territori della regione e tra questa e il resto
del Paese. Le modalità di raccolta dei casi, inoltre, permettono di
analizzare le aziende sequestrate e confiscate nel corso degli anni,
fornendo anche un dato storico. Altre fonti producono invece dei
database periodici relativi alle aziende confiscate o sequestrate nel
periodo considerato, rendendo un’operazione di ricerca dei dati
alquanto complessa e foriera d’imprecisioni e disomogeneità.
D’altro
canto, il ricorso al database ANBSC comporta delle limitazioni per
l’analisi. Innanzitutto, vi è un limite intrinseco – cui si
accennava poc’anzi – nella scelta di analizzare le aziende
sottoposte, in particolar modo, a provvedimenti di confisca. La
confisca, infatti, soprattutto quella definitiva, è il risultato di
un processo d’indagine e di accertamento della verità giudiziaria
che molto spesso copre un arco temporale piuttosto lungo. La confisca
definitiva rischia quindi di rappresentare una variabile del fenomeno
dell’infiltrazione condizionata da un notevole ritardo tra
l’infiltrazione stessa e la sua manifestazione visibile. L’utilizzo
di fonti investigative è con ogni probabilità la scelta in grado di
minimizzare questo ritardo, ma com’è ovvio, l’accesso a tali
fonti non è nella disponibilità del ricercatore, quantomeno non con
sufficiente sistematicità ed esaustività. La scelta di includere
anche i dati che si riferiscono alle aziende sequestrate risponde
alla logica di tentare di ridurre il problema, benché sacrifichi a
questo scopo l’uniformità del criterio dell’appartenenza delle
aziende stesse a soggetti la cui affiliazione alla mafia è stata
comprovata giudiziariamente in maniera definitiva. Un altro limite
del database ANBSC riguarda la sua copertura. Questa, infatti, non è
completa e non può quindi fornire l’universo dei casi
d’infiltrazione. Nonostante tali limitazioni, tuttavia, il database
ANBSC rappresenta la raccolta più sistematica e omogenea di aziende
sequestrate e confiscate, facendone una base di partenza ottimale per
l’analisi svolta in questo lavoro nell’ottica di un’integrazione
con altre fonti. Le Relazioni semestrali DIA e quelle annuali della
DNA sono un ottimo strumento di analisi, si tratta dei riferimenti
contenuti nelle relazioni all’infiltrazione della criminalità
organizzata nell’economia legale.
Sono
individuati attraverso la ricerca testuale di parole chiave quali, a
titolo esemplificativo, “infiltrazione”, “confisca”,
“sequestro”, “azienda”, “tessuto economico”, e
selezionati nel caso in cui il testo faccia effettivamente
riferimento a un caso più o meno specifico e circostanziato di
presenza delle organizzazioni criminali nell’economia legale. Come
già anticipato, lo scopo di includere l’analisi di questi
riferimenti è di corroborare i risultati dell’analisi del database
ANBSC con una fonte differente, che garantisce una copertura diversa.
Le relazioni DIA e DNA, infatti, mirano a fornire una visione
d’insieme dello stato delle attività delle principali
organizzazioni criminali di tipo mafioso sul territorio
nazionale.
Nel ricostruire le tendenze in atto nei diversi ambiti di attività
delle organizzazioni (inclusa l’infiltrazione nell’economia
legale) esse fanno costantemente riferimento alle principali
operazioni e attività di contrasto, inclusi sequestri e confische.
Isolando i riferimenti riguardanti l’infiltrazione nell’economia
molisana, è così possibile garantire una copertura più estesa,
evitando di escludere i provvedimenti più rilevanti. La
disponibilità periodica delle relazioni, inoltre, ha permesso di
estendere l’arco temporale coperto da questa specifica analisi
“secondaria” alla prima metà del 2017, consentendo quindi di
includere osservazioni concernenti un periodo più recente rispetto
al database ANBSC, aggiornato al gennaio dello stesso anno. Tuttavia
la valenza “secondaria” di questi dati va sottolineata. Se la
completezza dei dati raccolti dall’ANBSC non può dirsi totale, al
contrario tale sistematicità può essere fatta valere per i casi
menzionati nelle relazioni DIA e DNA. Lo scopo di tali documenti non
è, infatti, quello di fornire un rendiconto minuzioso dell’intero
universo dei casi di sequestri e confische sul territorio bensì
quello di offrire un quadro sintetico delle operazioni più rilevanti
e delle tendenze più indicative. I riferimenti presenti all’interno
delle relazioni rappresentano, quindi, una selezione rappresentativa
della totalità dei casi che è utile per corroborare i risultati
ottenuti attraverso la fonte relativa all’ANBSC.
L’analisi
di fonti investigative e giudiziarie torna utile anche a un altro
scopo. I risultati delle statistiche descrittive sulla distribuzione
territoriale e settoriale delle aziende considerate, sulle loro
caratteristiche economiche e patrimoniali e sulla presenza dei
diversi gruppi criminali nei vari settori dell’economia locale, può
fornire alcune indicazioni circa il processo d’infiltrazione. In
questo caso le osservazioni non corrispondono necessariamente ad
aziende sequestrate o confiscate. Sono inclusi anche riferimenti di
altro genere all’infiltrazione nell’economia legale. L’analisi
delle operazioni svolte negli ultimi anni, in Molise, evidenzia come
la regione, in considerazione della sua vicinanza a contesti
territoriali a maggiore vocazione criminale, sia risultata permeabile
agli interessi dei sodalizi mafiosi, per quanto non strutturalmente
presenti. Si evidenzia nelle varie relazioni, l’operatività del
gruppo Ferrazzo di Mesoraca (Crotone). In questo caso, il capo
‘ndrina non solo aveva scelto di stabilire ufficialmente la
propria residenza nella provincia di Campobasso, ma si era di fatto
reso promotore di un’associazione criminale composta sia da
calabresi sia da siciliani (famiglia Marchese di Messina). Le aree
potenzialmente più critiche, dove si sono verificati episodici
tentativi di penetrazione nella realtà criminale locale, sono la
fascia adriatica e le zone del Sannio/Matese, per la prossimità di
quest’area alle zone d’influenza dei Casalesi. Esse si
presterebbero come luogo d’espansione per il mercato degli
stupefacenti e il riciclaggio, ovvero come rifugio per latitanti.
Sintomatica del concreto rischio d’infiltrazione nell’economia
locale, è la confisca, eseguita nell’aprile 2017 dalla Guardia di
Finanza, di beni mobili e immobili e quote societarie, per circa 320
milioni di euro, nei confronti di due fratelli, inseriti nel clan
napoletano Contini. Tra i beni confiscati, figurano due
impianti di distribuzione di carburante ubicati in provincia di
Isernia, e un analogo impianto, con annessi bar e tabaccheria, in
provincia di Campobasso. Dai controlli della Dia, nella nostra
regione, sarebbero emerse 649 operazioni bancarie ritenute sospette
dagli investigatori. Operazioni che potrebbero essere legate al
riciclaggio di proventi illeciti. La relazione della Direzione
nazionale antimafia riguarda i primi sei mesi del 2017 è stata
trasmessa alla Camera. La comprensione di questi aspetti del
fenomeno necessita lo studio approfondito di singoli casi, attraverso
resoconti investigativi e ordinanze e provvedimenti giudiziari. In
questo modo è possibile mettere in luce le specifiche
caratteristiche delle diverse modalità d’infiltrazione a un
livello di dettaglio che l’analisi statistica di dati su larga
scala non può consentire. Evidenze giudiziarie, ordinanze, decreti e
sentenze inerenti ai casi considerati di sequestri o confische e i
connessi procedimenti penali, rappresentano la principale fonte
d’informazioni in due ambiti: da un lato, il collegamento tra le
singole aziende sequestrate e/o confiscate, le persone a esse
riconducibili (in qualità di titolari di fatto o di diritto, finanziatori
o comunque beneficiari dell’attività dell’azienda) e le
organizzazioni criminali cui queste ultime sono affiliate;
dall’altro, l’approfondimento delle dinamiche d’infiltrazione,
controllo e gestione delle aziende. Gli atti giudiziari costituiscono
dunque un’importantissima fonte di natura qualitativa utilizzata in
questo lavoro. La possibilità di ricondurre le aziende incluse nel
database ANBSC a specifiche figure del crimine organizzato, e dunque
ai gruppi di appartenenza, è fondamentale nel tentativo di
realizzare una mappatura del fenomeno dell’infiltrazione nel
contesto locale. Le evidenze giudiziarie costituiscono la fonte
primaria d’informazioni in quest’ambito, in grado di fornire accuratezza
e affidabilità circa i legami analizzati. Allo stesso modo, tali
documenti contengono talvolta informazioni preziose sulle modalità
di acquisizione delle aziende infiltrate, sulla loro presenza nel
settore di riferimento, sull’interazione con il mercato e con i
competitori, sulla loro gestione economica. Tuttavia, la copertura
delle osservazioni e dei casi analizzati tramite gli atti giudiziari
è limitata dalla scarsa disponibilità di questi. Per ovviare a tale
limitazione, tuttavia, si è fatto ricorso a fonti aperte,
principalmente di stampa, con lo sforzo di validare i risultati
tramite la moltiplicazione delle fonti. L’insieme delle fonti così
descritto ha permesso di ottenere le informazioni analizzate in
questo lavoro. La varietà dei dati utilizzati comporta, come abbiamo
detto, la necessità di ricorrere a un approccio sfaccettato,
multi-metodo e multi-livello nell’analisi del fenomeno. Il senso di
quest’operazione è, sia di cogliere le caratteristiche
fondamentali dell’infiltrazione nell’economia legale, sia di
approfondire i meccanismi specifici attraverso cui tale fenomeno ha
luogo, distinguendoli opportunamente in base al settore economico
infiltrato e agli attori criminali protagonisti. Lo spostamento da un
livello dell’analisi all’altro, e l’adozione di un metodo
variegato permettono di raggiungere il giusto equilibrio tra la
comprensione dei processi causali e la possibilità di generalizzare
i risultati ottenuti, aggiungendo così valore all’intero processo
di ricerca.
Fonte: Osservatorio Antimafia del Molise
(by Nicola)
(by Nicola)
lunedì 25 marzo 2019
LA CRISI DELLA FINANZA MONDIALE E L’EUROPA CHE VERRA’- 'Crescere informandosi'
GUIDO GROSSI, blogger ed editore ma che fu anche responsabile dei
mercati finanziari della BNL, ai microfoni di CRESCERE INFORMANDOSI per
parlare di finanza e di Unione Europea.
Presentiamo il dott. Grossi facendo conoscere le attività svolte e la sua filosofia in ambito economico finanziario, oltre che lo spirito con cui interagisce sul suo blog con chi lo segue.
L’aumento delle concessioni del credito al consumo e quindi far ritornare le banche al loro iniziale ruolo di impulso all’economia è uno dei temi che affrontiamo nell’intervista.
Poi dibattiamo di debito pubblico e di strumenti di pagamento nazionali, le cosiddette monete parallele, per regolamentare gli scambi interni.
Successivamente esaminiamo le misure economico-finanziarie dell’attuale governo e quindi di Unione Europea.
La leva degli investimenti per uscire dall’attuale situazione crisi è un altro aspetto che prendiamo in considerazione.
Agenzie di rating, spread e quantitative easing sono altre criticità che affrontiamo nel corso di questa chiacchierata.
Infine essendo ormai a ridosso delle elezioni europee proviamo a definire l’Europa del futuro.
Presentiamo il dott. Grossi facendo conoscere le attività svolte e la sua filosofia in ambito economico finanziario, oltre che lo spirito con cui interagisce sul suo blog con chi lo segue.
L’aumento delle concessioni del credito al consumo e quindi far ritornare le banche al loro iniziale ruolo di impulso all’economia è uno dei temi che affrontiamo nell’intervista.
Poi dibattiamo di debito pubblico e di strumenti di pagamento nazionali, le cosiddette monete parallele, per regolamentare gli scambi interni.
Successivamente esaminiamo le misure economico-finanziarie dell’attuale governo e quindi di Unione Europea.
La leva degli investimenti per uscire dall’attuale situazione crisi è un altro aspetto che prendiamo in considerazione.
Agenzie di rating, spread e quantitative easing sono altre criticità che affrontiamo nel corso di questa chiacchierata.
Infine essendo ormai a ridosso delle elezioni europee proviamo a definire l’Europa del futuro.
Video:
(by Nicola)
LE INFILTRAZIONI MAFIOSE IN MOLISE - L’approccio adottato
La
varietà delle fonti e dei metodi utilizzati nell’analisi
conferisce a quest’ultima una struttura complessa, a più livelli.
Un approccio poliedrico, indispensabile per l’analisi di un
fenomeno di particolare complessità e in cui la disponibilità di
dati è, per la stessa natura del fenomeno, complicata.
Un
metodo che si avvale di:
•
analisi statistica di dati relativi
alle aziende sequestrate e confiscate (tramite il database ANBSC);
•
analisi statistica di riferimenti a
casi d’infiltrazioni nell’economia legale presenti nelle
relazioni semestrali della DIA e annuali della DNA;
•
approfondimento qualitativo di casi
studio a livello settoriale e aziendale.
L’analisi
statistica di una quantità di casi è quindi integrata dallo studio
in profondità di singoli casi concernenti operazioni in cui un
numero limitato di aziende è stato sequestrato e/o confiscato. Il
livello di analisi si sposta, così, per cogliere il fenomeno
dell’infiltrazione nei suoi meccanismi specifici, muovendosi
dall’analisi di singoli casi e di singole aziende
all’individuazione di dinamiche di medio livello (che
caratterizzano un dato territorio, un settore economico, un gruppo
criminale), fino al tentativo di individuare tendenze generali
attribuibili al fenomeno nel suo complesso. La necessità di
quest’approccio sorge a causa della difficoltà intrinseca nel
trattare i temi riguardanti le attività dei gruppi criminali. Il
fenomeno criminale mafioso, per sua natura, adopera il massimo sforzo
nel tentativo di nascondersi,
di mimetizzarsi, di non destare attenzioni. Sul tema specifico
dell’infiltrazione nell’economia legale i gruppi criminali
raggiungono poi i livelli massimi di questo sforzo. La loro
“naturale” ricerca dell’invisibilità è qui rafforzata da
nuovi elementi, quali la poca reattività dell’ambiente infiltrato,
la legittima necessità di tutelare la privacy degli imprenditori
(che si traduce nella difficoltà nel recuperare informazioni
puntuali sulle caratteristiche economiche e patrimoniali delle
singole aziende), la natura sfaccettata e sfuggente del fenomeno
dell’infiltrazione, “contiguo” a fenomeni diversi quali
l’evasione-elusione fiscale, la corruzione, l’occultamento e
l’intestazione fittizia dei beni. Nonostante queste difficoltà, ci
poniamo comunque come primo obiettivo quello, ambizioso, di
“quantificare” il fenomeno dell’infiltrazione nell’economia
molisana.
Tale
misurazione è, infatti, indispensabile per avere un quadro completo
e preciso, e rappresenta un esercizio propedeutico all’individuazione
delle dinamiche di medio livello cui si faceva prima cenno. È,
infatti, riferendosi a una misura quantitativa, derivata da
un’osservazione oggettiva e sistematica dei casi che si possono
mettere a confronto territori, settori economici e soggetti criminali
diversi.
Tale
comparazione è, a sua volta, imprescindibile per comprendere le
modalità di contaminazione e l’impatto della presenza criminale
sull’economia legale. Strumentale a tal fine è anche l’analisi
delle caratteristiche delle aziende sequestrate e / o confiscate,
quali:
•
la dimensione;
•
l’indebitamento finanziario e
commerciale;
•
la liquidità;
•
la profittabilità.
Queste
caratteristiche saranno confrontate con quelle di aziende non
infiltrate dalle mafie ma simili alle aziende presenti nel database
ANBSC. In particolare, per ciascun’azienda sequestrata e/o
confiscata è creato un gruppo di controllo composto di cinquanta
aziende selezionate casualmente tra quelle operanti nello stesso
settore di attività economica dell’azienda sospetta, aventi la
stessa forma giuridica e con sede legale situata nella stessa
provincia. Questa comparazione permette di rispondere ad alcune
domande fondamentali:
Per
cosa si caratterizzano le aziende infiltrate?
Laddove
il numero di aziende nello stesso settore di attività economica non
sia sufficientemente ampio nella provincia considerata il controllo è
composto anche con aziende dell’altra provincia molisana.
Quali
sono le modalità di gestione di tali aziende?
Che
effetti producono tali modalità su alcune specifiche voci del
bilancio aziendale?
In
prospettiva, l’esito di questa comparazione può fornire spunti
preziosi nel tentativo di elaborare un modello analitico predittivo
del rischio d’infiltrazione. In sintesi, questa nostra ricerca si
avvale di una molteplicità di metodi e tecniche analitiche,
utilizzando fonti di natura diversa per la raccolta di dati
quantitativi e qualitativi.
L’analisi
è strutturata su più livelli, da quello che si riferisce alla
singola azienda a quello concernente le dinamiche aggregate, passando
per la disaggregazione dei risultati su base territoriale, settoriale
e attinente ai gruppi criminali coinvolti. Quest’approccio è
funzionale a corroborare i risultati ottenuti da prospettive
analitiche diverse, al fine di compensare i vantaggi e le lacune di
ciascun metodo.
Fonte: Osservatorio Antimafia del Molise
(by Nicola)
(by Nicola)
domenica 24 marzo 2019
Chi ha paura dell'Informazione? Le mafie, la cattiva politica e il malaffare - Esclusiva OML
Da domani gli interventi di Sandro Ruotolo, Michele Albanese (giornalisti sotto protezione dopo essere stati minacciati rispettivamente da camorra e 'ndrangheta) e Domenico Iannacone.
(by Nicola)
sabato 23 marzo 2019
LE INFILTRAZIONI MAFIOSE IN MOLISE - Metodologia
2.
METODOLOGIA
Per
essere misurato e analizzato, il fenomeno d’infiltrazione della
criminalità organizzata nell’economia legale ha bisogno di una
definizione rigorosa. Si tratta di un concetto sfuggente giacché
l’infiltrazione criminale nell’economia legale non rappresenta
uno specifico
reato in sé, ma va piuttosto concettualizzata come un processo
composto di una serie di comportamenti illeciti definiti “reati
scopo” (ad esempio corruzione, riciclaggio, minacce,
estorsioni). Questi “reati sentinella” non si
presentano necessariamente tutti e nello stesso momento in ciascun
caso d’infiltrazione, rendono così estremamente complicata la
ricostruzione di tali processi.
L’infiltrazione
della criminalità organizzata nell’economia legale, pertanto, è
definibile come “qualunque condotta in cui una persona fisica
appartenente a un’organizzazione criminale o agente in sua vece, o
una persona fisica in precedenza infiltrata, investe risorse
finanziarie o umane per partecipare al processo decisionale di
un’impresa legale”.
L’operazione
d’identificazione e di analisi dei casi d’infiltrazione può
dunque svilupparsi dai quattro elementi di cui questa definizione si
compone:
1)
l’organizzazione criminale;
2)
la persona fisica a questa appartenente o agente in sua vece;
3)
l’investimento di risorse (finanziarie o umane);
4)
la partecipazione al processo decisionale dell’azienda.
Per
ricostruire queste circostanze, la nostra analisi utilizza dati
provenienti da fonti diverse e aventi natura eterogenea. Il database
dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione
dei Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata
(ANBSC) contengono informazioni sulle aziende sequestrate e
confiscate affidate in gestione alla stessa Agenzia, su cui una
minima parte di quest’analisi fa riferimento. È noto che l’uso
dei dati sulle aziende confiscate in via definitiva come mezzo
d’indagine dell’infiltrazione in Molise presenta notevoli limiti.
Tra questi, in particolare, il fatto che un processo giudiziario
per fatti di mafia può durare svariati anni.
Tuttavia
questo dato rimane una delle fonti d’informazione disponibile, in
termini di copertura e qualità dei dati, utilizzabile per uno studio
empirico delle aziende infiltrate dalla criminalità organizzata. In
Molise però questi dati non possono non essere integrati con altri
dati, provenienti da nuovi database (ad esempio registri delle
imprese), al fine di ottenere un livello di dettaglio elevato per
l’analisi settoriale, territoriale, economica e patrimoniale delle
aziende. I risultati dell’analisi saranno poi rinvigoriti da fonti
investigative e giudiziarie. Le relazioni semestrali della Direzione
Investigativa Antimafia (DIA), le relazioni annuali della Direzione
Nazionale Antimafia (DNA) e i provvedimenti giudiziari relativi ai
casi trattati permettono, da un lato, di confermare le dinamiche e i
trend individuati tramite l’analisi statistica, dall’altro, di
approfondire i meccanismi particolari d’infiltrazione criminale in
specifici territori, settori e aziende. Il nostro report in questo
specifico aspetto dell’analisi si è inoltre avvalso del prezioso
contributo di numerosi docenti universitari, esperti delle
istituzioni, delle autorità giudiziarie, delle forze dell’ordine e
degli organi di stampa, che hanno condiviso esperienze, opinioni e
informazioni suggerendo linee di ricerca e confortando i risultati
emersi.
Fonte: Osservatorio Antimafia del Molise
(by Nicola)
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