giovedì 30 aprile 2020

Manifesto per il futuro di una piccola regione in bilico. Per sottoscriverlo inviare una mail a redazione@ilbenecomune.it avente per oggetto "aderisco", con nome, cognome e qualifica



MOLISE/VIRUS

Manifesto per il futuro di una piccola regione in bilico
Il coronavirus è un campanello d’allarme che ci sta facendo ancor meglio comprendere l’insensatezza del mondo nel quale viviamo; la pandemia può essere un’opportunità (tragica e perniciosissima) per dare senso e prospettiva ad un nuovo umanesimo, ormai indispensabile.
Le regole del mercato non ci salveranno dalle catastrofi che s’annunciano.
Se negli ultimi trent’anni ci hanno fatto credere che la competizione avrebbe regolato e ordinato la scena dell’economia e di conseguenza le nostre vite, dobbiamo ripartire dal convincimento che solo la collaborazione fra le persone e i territori potrà rigenerare le comunità, rifondandole su obiettivi e valori del tutto diversi.
Nell’ambito delle contraddizioni economiche e ambientali già evidenti nel modello di sviluppo seguito finora, l’esperienza della pandemia pone al centro quella tra il diritto al lavoro, alla socialità, alla libertà di ciascuno e la tutela della salute pubblica. Ne discende la necessità di ridisegnare completamente l’organizzazione del lavoro, l’urbanistica e lo stesso nostro modo di vivere il territorio, il sistema sanitario e quello dell’istruzione e della ricerca scientifica. L’obiettivo non va solo invocato, ma perseguito fattivamente con un concreto progetto politico da costruire subito.
Il Molise, in questa prospettiva può diventare una regione/laboratorio, trasformando le sue deficienze (la marginalità e la risibilità della sua condizione, lo spopolamento) in un vantaggio clamoroso e paradossale.
Un altro Molise è possibile davvero, ma a patto che sappiamo risanare e riabilitare il nostro Spirito Pubblico vilipeso e mortificato, dando vita alla prima rivoluzione della nostra storia.
La “prima rivoluzione molisana” dovrà essere autentica, innovativa e solidale, ma soprattutto pacifica, basata sulla partecipazione attiva e consapevole dei cittadini, sulla cura e la coltivazione del bene comune; sulla Costituzione e sulla cultura del lavoro buono, dei suoi diritti e anche dei suoi doveri. Una rivoluzione basata sulla cooperazione e sulla programmazione armoniosa; che si muova nel mercato, ma in quello allegro e colorato dei rioni delle nostre cittadine e delle piazze dei nostri paesi, anziché in quello asettico, spietato e criminale della finanza.
Il Molise, i suoi 300.000 abitanti ancora residenti, devono fare una rivoluzione dei bisogni e dei consumi, ripensando ai tempi e ai modi della loro esistenza. Meno merci e più valori. Più servizi e meno supermercati, e quelli necessari aperti a turno la domenica e le feste comandate; più scuola, più università, cultura, ricerca e innovazione; più sanità pubblica con la privata chiamata a svolgere un ruolo programmato e complementare, con maggiore integrazione tra servizi ospedalieri e medicina primaria, secondo criteri di accessibilità ad un’assistenza sanitaria sistemica, integrata, continua e verificabile; più ruralità, agricoltura biologica e produzioni tipiche, ma raccontate con una lingua colta e contemporanea. Meno rifiuti, tutti differenziati e poi riciclati; recupero e riqualificazione dei fabbricati invece di nuove costruzioni; tutela ambientale e paesaggistica; trasporto pubblico efficiente e sostenibile per un turismo selezionato e di qualità; una cultura e una sensibilità non più senile, conservatrice, servile e d’apparato. Poche infrastrutture, funzionali e indispensabili, e infrastrutture diffuse capillarmente su tutto il territorio; internet veloce che metta in rete i nostri 136 comuni, anche quelli minuscoli e spopolati. Accoglienza e integrazione di chiunque voglia risiedere con noi, in modo da affrontare con rigore e serietà la nostra questione fondamentale, quella demografica. Un nuovo rapporto, amichevole e maturo con i tanti nostri corregionali residenti altrove nel mondo, che rappresentano un patrimonio prezioso e mai messo a frutto.
Il Molise, per la sua prima rivoluzione, prima di tutto, ha bisogno della letteratura, del cinema, della musica, del teatro, delle arti visive e della comunicazione, di conoscenze tecniche e scientifiche capaci di alimentare una cultura della ricerca e della sperimentazione.
Tutto questo dobbiamo inaugurarlo mentre sconfiggiamo il coronavirus, assimilando la lezione che questa battaglia esiziale ci lascerà in dote.
Dobbiamo fare affidamento sulla nostra Chiesa, sul nostro sindacato, sulle associazioni di categoria, professionali e su quelle ambientaliste e culturali; su tutti quelli che possono contribuire a ridefinire l’impianto e la prospettiva della nostra comunità perché, in definitiva, quello che diventeremo dipenderà da quello che noi sapremo diventare.
Solo se sapremo fare così, probabilmente, andrà tutto bene.
Teniamolo presente, anzi futuro.

PRIMI FIRMATARI
Isabella Astorri – Presidente della Società Italiana per i Beni Culturali del Molise, Angelo Bavaro – statistico, Umberto Berardo – docente e scrittore, Letizia Bindi – Antropologa, docente dell’Università del Molise, Padre Giancarlo Bregantini – Arcivescovo di Campobasso-Boiano, Antonietta Caccia - Presidente del Circolo della zampogna di Scapoli, Michele Colitti – giornalista, redattore de il Bene Comune, Donato Campolieti – Direttore CIA del Molise, don Alberto Conti - Fondatore e Direttore della Scuola di Formazione all'Impegno Sociale e Politico "Paolo Borsellino", Ermanno D’Andrea Presidente della D’Andrea SpA, Antonio De Lellis – presidente di Attac Italia, Paolo De Socio – Segretario della CGIL dzel Molise, Paolo Di Lella – giornalista, redattore de il Bene Comune, Pasquale Di Lena – agronomo, coordinatore del comitato scientifico del biodistretto dei laghi frentani, Sebastiano Di Maria – agronomo e docente Unimol, Anna Maria Di Pietro – redattrice de il Bene Comune, Giuseppe Di Pietro – giornalista, presidente dell’Assostampa del Molise, Lino Gentile – sindaco di Castel del Giudice, Giovanni Germano – Archietetto, coordinatore di “cammina, Molise!”, Antonella Golino – Dottore di ricerca, Andrea Grosso – graphic designer, Giovanni Iannantuono – Ricercatore ENEA, Chiara Iosue – Presidente di Legacoop Molise, Norberto Lombardi – storico dell’emigrazione, Gino Massullo – storico, condirettore di Glocale, Carmine Mastropaolo – ferroviere, Emilio Natarelli – architetto, Rossano Pazzagli - storico, Università del Molise, Michele Petraroia – Rete piccoli comuni, Giovanni Petta, Antonio Ruggieri – direttore de il Bene Comune, Stefano Sabelli – Teatro del Loto di Teatrimolisani coop. Sociale, Franco Spina – membro della segreteria CGIL Abruzzo e Molise, Leo Terzano – presidente dell’ISDE (medici per l’ambiente) del Molise, Loreto Tizzani – docente di Scienze, Nicola Frenza – presidente OML

(by nicola)


"Nel mio Molise ci sono zero contagi. Non aspetterò giugno per riaprire i bar"


Riusciamo a parlare col governatore del Molise Donato Toma alla fine di una giornata molto impegnativa trascorsa in videoconferenza: con gli altri presidenti di centrodestra prima e col ministro per gli Affari regionali, poi.
«Con i colleghi del centrodestra abbiamo provato a convergere su delle linee comuni, ma ogni Regione ha delle esigenze diverse», spiega Toma.
C'è chi chiede maggiori aperture, come Luca Zaia, e chi invoca restrizioni ulteriori, come Jole Santelli. Si rischia una fase 2 a macchia di leopardo?
In realtà, tutti i presidenti di centrodestra chiedono linee guida nazionali entro le quali però muoversi in maniera ampliativa o restrittiva. Altre Regioni preferirebbero una gestione accentrata delle riaperture, noi chiediamo elasticità.
Il ministro Boccia ha preso in considerazione la possibilità di aperture regionali differenziate dal 18 maggio, in base però alla curva del contagio. È un compromesso accettabile?
Dopo il confronto col ministro ho rivisto un po' la mia posizione ostile. Se la proposta è di sperimentare questa modalità basata sull'osservazione del contagio a me sta bene, purché poi ci lascino la libertà di riconsiderare le misure restrittive. Questa potrebbe essere una mediazione accettabile.
Accettabile anche dai suoi colleghi del Nord Fontana e Zaia?
La Lombardia è molto più moderata rispetto al Veneto sulle riaperture. Zaia spinge molto sulla ripartenza perché nella sua Regione, nonostante già oggi ci siano migliaia di lavoratori che escono per andare in fabbrica, non si è registrato alcun incremento dei contagi. La Lombardia, che ha qualche difficoltà in più del Veneto da questo punto di vista, ha posizioni “aperturiste” ma meno drastiche.
E lei dove si colloca in questa scala di differenziazioni? “Aperturista” o prudente?
Governo una Regione di poco meno di 300 mila abitanti, la mia realtà non è paragonabile a quella di chi avverte le pressioni di un ceto imprenditoriale forte che traina l'intero Paese. Sono su posizioni un po' più prudenti rispetto ai miei colleghi del Nord, però non posso chiedere ai miei concittadini un sacrificio ulteriore. Posso abusare della loro pazienza per altri dieci o quindici giorni al massimo. Poi basta.
Quindi non rispetterà il timing proposto dal governo?
Se la proposta è quella che ho sentito oggi, le aperture differenziate, non ci sarà alcun problema. Altrimenti non potrò aspettare che parrucchieri, bar e ristoranti riaprano il primo giugno. Potrei chiedere ai molisani di accettare in maniera responsabile una ripartenza attorno al 15 o 16 maggio, non di più.
Del resto alla casella “nuovi contagi” il Molise registra il numero zero da giorni ormai...
Per questo dico che ognuno deve poter agire in base alle caratteristiche della propria Regione. Qui abbiamo la fortuna di essere in pochi su un territorio tutto sommato abbastanza ampio, non abbiamo problemi di distanziamento sociale. In Molise ci sono solo 195 persone positive e un solo paziente in terapia intensiva. Ed è anche merito nostro perché dalla fine di febbraio abbiamo adottato strategie di contenimento adeguate alla nostra realtà. Le strategie del governo possono essere solo di carattere generale: finora le ho accettate, ma adesso bisogna dare più libertà alle Regioni.
Boccia, però, vi ha anche messo in guardia dal firmare ordinanze non il linea con i Dpcm. In caso di fughe in avanti, il ministro diffiderà le Regioni. È l'ennesimo braccio di ferro tra governo centrale e periferico che ha contraddistinto tutta l'emergenza?
Il ministro Boccia, per cui nutro molta simpatia, solitamente ha modi molto garbati di rapportarsi alle Regioni. Stavolta l'ho visto molto deciso e mi ha stupito. Al posto suo avrei usato toni meno perentori, perché i governatori sono persone da ascoltare con attenzione. Ma la sua non è stata comunque una minaccia, in realtà ha semplicemente detto che in caso di ordinanze non coerenti con le norme nazionali ci scriverà per segnalarci le incongruenze. Certo, il modo in cui l'ha detto ha prodotto un impatto non positivo, ma poi ci siamo chiariti.
Anche tra le forze di maggioranza si fa strada l'idea dello stop ai Dpcm, che annullano il confronto, per “parlamentarizzare” l'emergenza. È d'accordo con questa impostazione?
L'emergenza, per definizione, non si può parlamentarizzare. In emergenza serve che una sola testa prenda decisioni urgenti. E il presidente del Consiglio è la più alta autorità di Protezione civile in Italia. Mi rendo conto che la discussione sulla costituzionalità di certe scelte, come quella di limitare la libertà di movimento delle persone per decreto, sia assolutamente legittima ma serve ragionevolezza.
Alcuni suoi colleghi del Sud temono un nuovo esodo dal Nord dopo il 4 maggio. Anche lei?
Nel momento in cui mi ha chiamato stavamo valutando proprio le nuove quarantene da imporre. Sì, temiamo un nuovo esodo. Molti studenti e lavoratori rimasti lontano dalle loro famiglie fino ad oggi proveranno a tornare. Credo che far spostare migliaia di persone all'improvviso rappresenti un rischio serio.

Fonte: Il Dubbio

(by nciola)

70 anni fa moriva Francesco Jovine


Il modo migliore per averne 'memoria' è leggere i sui scritti!
Ci mortifica sapere che a fronte dei tanti soldi arrivati e spesi per 'il terremoto' non si sia provveduto a ristrutturare anche la casa dello scrittore molisano per eccellenza.

"La Storia delle Genti meridionali è la Storia della terra. 
In nessun altro luogo d'Europa tutto un popolo per secoli ha avuto la terra come termine immutabile dei suoi conflitti e delle sue speranze" 

(by nicola)

mercoledì 29 aprile 2020

Coronavirus."Test, test, test." Si ma di c...


P.S.: il 'Washington Post' sostiene che il presidente Trump "Sapeva del virus ma lo ha ignorato"
 
(by nicola)

martedì 28 aprile 2020

Principio di precauzione, questo sconociuto (in Molise)



E' incredibile quello che succede a Venafro, e certe cose davvero non si possono leggere. In altra parte del Molise, e bisogna che i cittadini venafrani lo sappiano, in una ipotesi di inquinamento, assolutamente non provata come è provata quella di Venafro, il Sost. Procuratore titolare del fascicolo dispose il sequestro dell'impianto di adduzione dei rifiuti presso un'azienda che ne faceva uso, e poi con calma si giunse al dibattimento. Come bisogna dirlo che il principio di precauzione non consente quello che stanno consentendo a Venafro? Oggi si fa ricorso ad indagini che, come già detto in un lontano passato, consentiranno agli inceneritori attivi in loco di continuare a funzionare ancora per anni. Ma questo era pensabile solo a fronte del fermo di adduzione dei rifiuti. Davvero non si capisce perché aspettare per anni gli esiti di una indagine che dovrebbe studiare cosa? Se gli inceneritori possono essere di pericolo per la salute pubblica? Si, lo sono, e di certo non è consentito che vengano attivati senza verificarne i livelli degli inquinanti che derivano da quelle specifiche combustioni. Prima si mettono in sicurezza i cittadini e poi si fanno tutte le verifiche, anche se quelle a posteriori lasciano il tempo che trovano. Perché una cosa è certa: quando una intera comunità è stata per anni sottoposta ad un bombardamento di sostanze pericolose senza che quelle sostanze siano state monitorate nelle forme di legge, allora in quell'area non dovrebbe essere consentito nemmeno fumare per strada. E ci pare di tutta evidenza che se lo Stato e la Regione non sanno, esattamente e per le tipologie di inquinanti elencate dalla legge, cosa i cittadini hanno respirato per anni, oggi cosa si vuole indagare? Se quello che non si conosce poteva essere di nocumento per la salute pubblica? Ma siamo veramente fuori da ogni logica scientifica e giuridica se si pensa di studiare il presente quando il danno, che la legge ritiene presunto, si è verificato nel corso degli anni passati. Perché con il principio di precauzione si introdusse un altro obbligo a tutela della salute pubblica: è l'imprenditore che deve dimostrare l'innocuità della propria produzione, mentre i cittadini non devono più dimostrarne la pericolosità PERCHE' ESSA E' PRESUNTA DALLA LEGGE. E cosa può dimostrare, oggi l'imprenditore se le polveri sottili la Regione Molise le hanno cominciate a monitorare solo nel 2018 inoltrato? Ma siamo davvero impazziti in questa Regione per accettare una simile situazione?

Fonte: Area Matese, Alfonso Mainelli

(by nicola)

Indici di mafiosità


Al giudice penale spetta il compito di analizzare se dal compendio probatorio emerga la mafiosità. Sono dunque di particolare importanza i cd. indici di mafiosità come:
  • l'intensità del vincolo di assoggettamento, 
  • la natura e le forme degli strumenti intimidatori, 
  • la caratura criminale dei soggetti coinvolti, 
  • la manifestazione esterna del potere decisionale, 
  • la sudditanza di professionisti,
  • soprattutto la mancanza di denunce che rafforzano il clima di omertà. 
Ulteriore ed adeguato riscontro circa l'esistenza della pervasività si coglie nel riferimento alla c.d. "zona grigia", ossia all'accertata succube sudditanza verso gli interessi del clan proveniente da professionisti di varia estrazione (dal direttore di banca ai custodi giudiziari ai funzionari pubblici, commercialisti), sempre pronti ad aderire o addirittura a prevenire con estremo zelo le richieste in ordine ai bisogni o alle aspettative più svariate, anche quando non compatibili con norme di legge o doveri deontologici, per il "rispetto" portato verso il capo della consorteria ed il desiderio di evitare qualsiasi genere di insoddisfazione dei temibili interlocutori. 

Fonte: studiocastaldi.it

(by nicola)

lunedì 27 aprile 2020

Il caso non esiste


Non sono un complottista eppure da quando 'menti criminali eccelse' sono state assegnate ai domiciliari, (apparentemente?) a causa del coronavirus, continuo a pensare che una 'nuova trattativa' potrebbe essere stata avviata.
Penso questo perché le 'quattro sorelle' (‘ndrangheta, camorra, Cosa nostra e Sacra corona unita) in momenti come questi sono indispensabili per garantire 'il controllo del territorio', soprattutto al Sud dove rabbia e disperazione potrebbero innescare la rivolta e destabilizzare (entrambi) i 'Sistemi.'
Naturalmente mi auguro di sbagliare ma per dirla con uno che se ne intendeva: "A pensar male degli altri si fa peccato... ma spesso ci si indovina!"
(by nicola)

domenica 26 aprile 2020

Azzerati tutti i debiti commissariali del Comune di Napoli. Stupendo lavoro del prof. Paolo Maddalena, presidente di 'Attuare la Costituzione' APS cofondata anche dall'OML




Napoli. La giunta De Magistris ha approvato il documento con il quale si dispone lo stralcio del debito legato ai 5 commissariamenti straordinari e il conseguente accollo allo Stato italiano.
In soldoni: i debiti derivanti da soggetti non eletti dalla popolazione - i commissari straordinari, appunto - non possono collegarsi alla responsabilità dell’ente e, di conseguenza, gravare sulle sue casse, ma alla responsabilità dello Stato sostituitosi agli organi dell’ente!
Paludiamo all'operato del nostro presidente, Paolo Maddalena, che unitamente a altri giureconsulti ha fatto 'giustizia' nel rispetto della Costituzione. Queste le sue parole: "Da troppo tempo i Comuni sono tartassati da operazioni finanziarie che opprimono l’ignara e incolpevole popolazione comunale a favore di una politica nazionale volta, sotto l’influenza del pensiero unico dominante del neoliberismo, a favorire la finanza e le multinazionali ai danni del popolo. I danni causati dai commissari straordinari devono cadere sul bilancio statale, poiché l’accollo di questi ai Comuni è contro il “principio di solidarieta’ sociale” di cui all’articolo 2 della Costituzione, nonché del principio di ‘sussidiarieta’’, di cui all’articolo 118, ultimo comma, della Costituzione."

Paolo Maddalena
https://www.facebook.com/watchparty/2882678221817813/?entry_source=FEED 

Era il 19 febbraio 2019. L'OML e'Prima le Persone' erano presenti:
https://www.youtube.com/watch?v=KjFUYBTnv3k 

(by nicola)

sabato 25 aprile 2020

Venafro. Si può ancora nutrire 'speranze' che l’istanza della parlamentare 5 Stelle possa essere accolta positivamente e con celerità dal ministro Costa?

Giovedì 23 aprile 2020 il TAR Lazio ha rinviato al 20 luglio la SENTENZA sullo 'SBLOCCA ITALIA' malgrado il nostro Movimento (LRZ per l'Economia Circolare) avesse depositato memoria nei termini! Essendo sospesi i termini processuali - e la nostra causa rientrava in un regime intermedio non chiaro - il Consiglio di Stato si è espresso riconoscendo alle parti questa facoltà. Il Governo,  e in particolare il ministro dell'ambiente Costa, ne hanno approfittato dimostrando che sono DI FATTO pari a quello precedente per quanto attiene al problema inceneritori, non avendo MAI REVOCATO IL DECRETO DEL GOVERNO RENZI CHE IL MINISTRO COSTA HA DIFESO IN PARLAMENTO L'ANNO SCORSO.
Il tutto al di la delle chiacchiere e del programma elettorale del M5S dal quale COSTA è stato nominato.

 

Per il  Movimento Legge rifiuti zero Molise
Nicola Frenza

(by nicola)

venerdì 24 aprile 2020

L'ultimo libro del Prof. Paolo Maddalena


Presentazione:

La Carta opera un capovolgimento delle concezioni borghesi sulla proprietà, in favore della “proprietà pubblica”.

La rivoluzione costituzionale dimenticata

L’articolo 42 della Costituzione – “la proprietà è pubblica e privata” ed è “riconosciuta dalla legge… allo scopo di assicurare la funzione sociale”- è infatti una “rivoluzione promessa”, perché sancisce la prevalenza dell’interesse pubblico.

Ridefinizione del concetto di pubblico e privato

La proprietà privata, fulcro del pensiero unico neoliberista e di un sistema economico predatorio, si traduce, nel nostro Paese, in funeste privatizzazioni, sottrazione delle fonti di produzione di ricchezza, e nella cessione, che l’autore considera indebita, della “sovranità monetaria”.

Il rimedio

Il rimedio oltre alla creazione di un grande patrimonio pubblico, alla nazionalizzazione di risorse e industrie strategiche e al ripristino di una moneta parallela, è la promozione di azioni legali davanti alla Consulta per denunciare le norme e i trattati che hanno edificato l’attuale sistema.

(by nicola)


RINVIO SENTENZA 'SBLOCCA ITALIA' AL 20 LUGLIO


Di seguito quanto comunicatoci ieri dal nostro avvocato.
  
"Caro Massimo come leggerai di seguito ieri il TAR Lazio ha rinviato la causa al prossimo 20 luglio in ragione della richiesta della presidenza del consiglio dei ministri.
Si tratta di una facoltà che hanno le parti sulla base del decreto cura-italia.
I termini processuali sono sospesi e la nostra causa rientrava in un regime intermedio non chiaro. Il consiglio di stato si è espresso riconoscendo alle parti questa facoltà.
Il governo evidentemente ne ha approfittato!
Noi invece avevamo depositato memoria nei termini"

Si dimostra ancora una volta che questo Governo e in particolare il suo ministro ambiente Costa sono DI FATTO pari a quello precedente sugli inceneritori, non avendo SIN DAL SUO INSEDIAMENTO MAI REVOCATO IL DECRETO DEL GOVERNO RENZI SUGLI INCENERITORI CHE IL MINISTRO COSTA HA DIFESO IN PARLAMENTO L'ANNO SCORSO.
E OGGI UTILIZZA QUALSIASI OCCASIONE PER RINVIARE ANCORA UNA SENTENZA CHE PORRÀ FINE A QUESTO PESSIMO DECRETO "TOSSICO"... al di la delle chiacchiere e del programma elettorale del M5S da cui COSTA è stato nominato!!!

Il portavoce nazionale
Massimo Piras

(by nicola)

lunedì 20 aprile 2020

Le 'testimonianze' del 'Past president' dell'OML Eliseo Trombetta raccolte nel volume 'IL SUCCESSO NONOSTANTE...'



Il libro è disponibile su scala nazionale in tutte le librerie.

Non appena possibile l'OML, organizzerà un incontro di presentazione del volume al quale parteciperà l'Autore che ringraziamo per aver voluto dedicare spazio all'operato della nostra Associazione.

Cogliamo l'occasione per formulargli i migliori auguri si sempre nuovi successi nella vita come nel lavoro.

(by nicola)

'Los bumerang' (cit. 'Il ciclone')

Su quel che accadrà oggi, 20 aprile, in Consiglio regionale per l’approvazione del Bilancio, l’avvocato Vincenzo Iacovino ha ipotizzato diversi scenari. Scenari che inequivocabilmente non lasciano spazio a ulteriori prospettive.
Il Presidente della Regione Molise ha deciso in un momento drammatico di azzerare la Giunta regionale per garantirsi i numeri per l’approvazione del bilancio.
Il suo intento è far riacquisire lo status di Consigliere agli Assessori revocandoli dalle loro funzioni garantendosi così il loro voto, fiducia e devozione.
Così facendo Toma ha pensato di eliminare i Consiglieri Supplenti non in linea rimandandoli a casa. Rompendo così la fronda interna che si stava formando con il consigliere Iorio.
Peccato che la revoca della supplenza non la dispone il Presidente della Giunta bensì il Consiglio regionale ai sensi del comma 4 dell’art.15, che testualmente recita:
Ebbene allo stato risulta che i 4 consiglieri supplenti dei colleghi nominati assessori non siano stati convocati per la seduta del consiglio di oggi 20 aprile.
Quindi si possono verificare diverse ipotesi.
I consiglieri supplenti non si presentano perché non convocati: ogni delibera eventualmente adottata è nulla.
I consiglieri supplenti si presentano solo in parte: ogni delibera eventualmente adottata è nulla.
I consiglieri supplenti si presentano tutti sanando il vizio: a questo punto si dovrebbero astenere dal voto per evidente conflitto di interesse. Se questo accadesse la maggioranza potrebbe non avere più i numeri e potrebbe non essere disposta la revoca della supplenza. Questo sempre se la minoranza decide di fare la minoranza. In questo caso il consiglio regionale continuerebbe nella sua composizione originaria con mutati equilibri politici.
Una revoca dell’azzeramento: non garantirebbe più lo stesso equilibrio politico.
È il caso di dire che c’è stato “un’azzeramento boomerang”.

Fonte: OFF Officina dei Giornalisti

(by nicola)


sabato 18 aprile 2020

Sull’impianto di Sassinoro abbiamo detto molte cose. Chi ne ha interesse può leggerle nella nostra pagina


E adesso, cari 5S, spiegateci questa autorizzazione, perché ad un certo punto si deve pur fare qualcosa che abbia un senso in tema di ”cambiamento”. Perché, vedete, non è cambiato niente, anzi, vi possiamo assicurare che le cose sono peggiorate in quanto oggi, dalle nostre parti, è possibile violare la legge senza che si muova un solo dito. Spiegateci questo Ministro Costa, dal quale ci si aspettava tanto ma che evidentemente, ha dimenticato cos’è una indagine, come si acquisiscono le prove per la magistratura e come si debba pretendere che la magistratura puntualmente le consideri. E ciò proprio perché al Ministero dell’Ambiente c’è un Generale di Brigata dei Carabinieri Forestali che dovrebbe condurre personalmente gli Ispettori ministeriali in questi uffici che paiono godere di extra-territorialità rispetto alle leggi. Spiegateci questa violenza che in nessuna parte del mondo, civilizzato e non, si farebbe passare come è passata ai confini di due regioni martiri in materia di salute pubblica e responsabilità istituzionali connesse ad un incredibile atteggiamento di sottovalutazione, se non proprio, in alcuni casi, omissivo. Perché queste cose le diciamo a voi? Perché al PD è inutile dirgliele, perché alla Magistratura e alle Prefetture le diciamo da anni, inutilmente, a volte con riscontri assolutamente inadeguati ad un quadro probatorio scientifico e giuridico che non lascia spazio per “archiviazioni”. E le diciamo a voi perché avete sfruttato un metodo politico di penetrazione elettorale che al primo punto aveva messo la promessa di smantellamento di questo sistema di silenzi e muri di gomma. Scendete nella vita reale e mettetecele veramente le mani nel sistema Venafro, Presenzano, Bojano, Sassinoro, Montenero di Bisaccia ecc., e leggetevele le carte, anche, e specialmente, quelle giudiziarie. Spiegatecelo voi come si è potuto arrivare a questo punto, perché non se ne può più di supereroi ambigui che appaiono sempre più succedanei di quel potere malato che volevano distruggere.

Il portavoce

Alfonso Mainelli

 (by nicola)

venerdì 17 aprile 2020

"A prescindere (dalle prestazioni effettivamente erogate e dai pazienti concretamente ricoverati)"



Com’è umano lei!
Tutte le attività ospedaliere delle strutture private accreditate sono e restano sospese ma la Regione corrisponderà loro comunque una “remunerazione mensile” nella misura del 95% dell’importo del budget per ciascun mese. Il tutto, sia con effetto retroattivo, a decorrere dal 9 marzo, sia in modo forfettario, cioè pagando dietro presentazione di una semplice fattura riportante l’indicazione “emergenza Covid-19”, sembrerebbe, per come è scritto, a prescindere dalle prestazioni effettivamente erogate e dai pazienti concretamente ricoverati, come una sorta di premio per la “disponibilità manifestata ai fini del loro coinvolgimento nella fase emergenziale”.
Non è uno scherzo: è quanto emerge leggendo il DCA 26/2020, pubblicato l’altro ieri, con il quale sono state stravolte le modalità di remunerazione dei centri privati convenzionati durante il Covid, attraverso la radicale modifica del precedente Decreto 22 che invece aveva subordinato il pagamento a “una puntuale e distinta rendicontazione delle prestazioni svolte”, previa “trasmissione di report analitici con evidenza delle procedure correlate alla specifica attività svolta” e solo “a seguito dello svolgimento delle attività di controllo amministrativo-contabile e tecnico-sanitarie di cui alla normativa di riferimento, nonché conseguentemente alla valutazione clinica condotta di concerto con l’A.S.Re.M, sulla coerenza delle attività erogate”.
Cosa ha spinto la Regione e i Commissari a questa marcia indietro? Una complessa istruttoria tecnico finanziaria? Un’approfondita valutazione epidemiologica commissionata a scienziati di chiara fama? Niente affatto: solo una lettera dell'AIOP, Associazione Italiana Ospedalità Privata, intervenuta per sottolineare "la necessità di dover sostenere costi per il mantenimento degli assetti organizzativi e gestionali”. Che l'AIOP in Molise sia rappresentata da un dipendente della Neuromed, il principale utilizzatore finale di questa decisione, è ovviamente solo un dettaglio.
Facciamo due conti: Neuromed ha un contratto con la Regione Molise per l’assistenza ospedaliera di circa 30 milioni di euro all’anno. Il valore corrispondente al bimestre marzo-aprile è pari quindi a circa 5 milioni di euro (due dodicesimi). Con le attività sospese, Neuromed avrebbe fatturato zero euro o giù di lì, oppure al massimo il valore delle prestazioni effettivamente svolte per specifiche esigenze commissionate dalla Asrem per l’emergenza, ad oggi, per quanto si sappia, non pervenute, fatto salvo il ricovero dei 5 pazienti positivi già ospitati nella struttura di Pozzilli. Invece, secondo le nuove regole, sempre che le abbiamo ben interpretate, Neuromed percepirà “vuoto per pieno” il 95% di 5 milioni di euro, cioè 4 milioni 750 mila euro. A fronte del nulla. O meglio, “per aver dato la disponibilità ad affrontare ....”. Com'è umano lei...
Strano modo di intendere l’emergenza: forse sarebbe il caso che qualcuno ricordasse agli smemorati amministratori pubblici che non si tratta di una gentile concessione di magnanimi benefattori bensì di una precisa facoltà prevista dalla recentissima decretazione d’urgenza (cd. “D.L. cura Italia”), potendo l’Amministrazione renderla perfino coercibile con la “requisizione in uso o in proprietà, da ogni soggetto pubblico o privato, di presidi sanitari e medico-chirurgici, nonché di beni mobili di qualsiasi genere, occorrenti per fronteggiare la predetta emergenza sanitaria, anche per assicurare la fornitura delle strutture e degli equipaggiamenti alle aziende sanitarie o ospedaliere ubicate sul territorio nazionale, nonché per implementare il numero di posti letto specializzati nei reparti di ricovero dei pazienti affetti da detta patologia” (artt. 6 e 122 del D.L. 18/2020). Invece in Molise paghiamo i privati per tenerli chiusi e scarichiamo sul pubblico, in particolare sull’Ospedale Cardarelli, tutto il peso dell’emergenza oltre che delle discipline ordinarie. Con buona pace della grande fandonia che “pubblico e privato sono uguali”, perché questa storia dimostra per l’ennesima volta che il privato è più uguale degli altri, come i maiali di Orwell.
E mica di poco: basti pensare ai liberi professionisti che con un reddito fino a 35mila euro percepiranno un sussidio di 600 euro. Quelli con 35.100 euro, zero. Ai privati con fatturati milionari, invece, riconosciamo il 95%. Ma sì, abbondiamo.

Un’ultima considerazione per gli irriducibili fanatici degli effetti miracolosi della “mobilità attiva”.
Sempre restando al caso di Neuromed, dei 30 milioni di euro per l’assistenza ospedaliera, circa 25 sono destinati ai pazienti extra-regionali, il cui costo, com’è noto, dovrebbe essere rimborsato dalle regioni di provenienza. E stavolta chi paga, visto che non ci sono né prestazioni né pazienti e quindi nemmeno regioni debitrici? Ve l'immaginate la faccia di un De Luca davanti a una fattura per rimborso di prestazioni sanitarie mai erogate? A proposito: sarà un caso che in concomitanza con la redazione di questo provvedimento la Neuromed abbia ritirato il ricorso contro la Asrem presentato d’urgenza al Tribunale di Isernia?


Ps. Le questioni sono complesse e il Decreto è scritto oggettivamente in modo poco chiaro. Se ho capito male sarò felice di essere smentito, rettificare e porgere formali scuse.
Mi resta solo da decidere cosa fare se invece ho capito bene.


Fonte: pagina fb. avv. Massimo Romano

(by nicola)

Sassinoro (BN). Arrivato il primo carico di 'monnezza' (scarti di potatura) per testare le attrezzature dell'impianto della 'New vision' srl di Pompei




(by nicola)

giovedì 16 aprile 2020

Buoni come il Covid

Riceviamo e pubblichiamo 

"Ho vissuto in maniera agiata buona parte della vita grazie alla mia attività con la quale movimentavo milioni di euro l’anno. 
Ho 50 anni, e quest’ultimo mese trovo molto difficile accettare il mio ‘nuovo status sociale.’ Quale? Quello di… povero (economicamente parlando si intende)! La vera povertà non la si fa vedere, specie se ti hanno costretto a diventarlo, per questo ho cercato di ‘nasconderla’ a me – agli altri di più - ricorrendo a ‘travestimenti’ capaci di farmi risultare... una ‘persona dignitosa.’ 
Pasqua 2020: ricevo una telefonata. L’interlocutore mi chiede di consegnarmi il ‘blocchetto dei buoni spesa’ messi a disposizione dal Comune di Campobasso. Un senso di rabbia e vergogna mi assalgono nell’aprire il plico che li contiene: appariscenti, con disegnato un
arcobaleno che più ‘arcobaleno’ non si può e soprattutto luminescente, in grado di essere ‘riconosciuto’ a kilometri di distanza dalla cassa del supermercato. A sinistra trovo la seguente dicitura: “Buono spesa del valore di euro 10,00, nome e cognome del beneficiario, firma”, a destra: ‘Andrà tutto bene!’

Se l’Amministrazione comunale voleva umiliarmi ci è riuscita benissimo! Nei prossimi giorni sicuramente provvederò a restituire il tutto a chi di dovere.
Che Paese questo… in cui ricchi, corrotti, truffatori e evasori hanno diritto all’anonimato, alla privacy mentre i poveri sono costretti a dichiararlo pubblicamente!"

Lettera firmata

(by nicola)

Caso Contrada. L'illogico ragionamento della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo



L’Araba Fenice è un favoloso uccello: rinasce, mentre sembra stia morendo nel fuoco, da un uovo generato dalle sue stesse ceneri. Una favola che ricorda le sequenze del caso Contrada.

A beneficio dei disinformati, si rammenta che Bruno Contrada, un alto funzionario di polizia, è stato condannato in ragione di numerosi gravi fatti di costante supporto a Cosa Nostra e di molteplici specifici favori a boss di assoluto rilievo. Fatti accertati con prove granitiche: pentiti, ma anche documenti, intercettazioni e tantissimi testimoni (fra cui Caponnetto, “padre” del pool antimafia, e il giudice svizzero Del Ponte, insieme a poliziotti, carabinieri e vedove di mafia).

Nel 2007 Contrada è condannato a 10 anni per concorso esterno in associazione mafiosa (artt.110 e 416 bis CP). Ma dopo questa definitiva pronunzia si ricomincia, con cadenze che ricordano appunto l’Araba Fenice. E la Corte d’appello di Palermo (aprile 2020) arriva a liquidare a Contrada la cospicua somma di 667 mila euro per ingiusta detenzione.

Tutto nasce da un ricorso alla Cedu (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo) e da una sua sentenza del 2015 che non pone minimamente in discussione i fatti e la ricostruzione dei giudici italiani, e tuttavia condanna lo Stato italiano a risarcire un danno in base all’assunto che Contrada non poteva essere condannato.

Perché? Per il paradossale ragionamento che secondo la Cedu il reato di concorso esterno in associazione mafiosa nasce soltanto nel 1994, in virtù di una sentenza della Cassazione (Demitry) che lo avrebbe meglio definito dopo alcune oscillazioni giurisprudenziali. Perciò sarebbe, sempre secondo la Cedu, un reato di origine giurisprudenziale. E poiché le gravi condotte di Contrada (realizzate dagli anni ‘70 al 1992) sono anteriori, egli non poteva sapere che erano illecite e nel contempo esse non erano ancora riconducibili al reato di concorso esterno.

Questo ragionamento è fragile per tutta una serie di motivi. A parte l’assurdità di un poliziotto del livello di Contrada che non poteva percepire l’illiceità delle sue condotte, la Cedu cade in un grosso equivoco. La tesi di un reato che sarebbe stato creato ex novo nel 1994 dall’interpretazione giurisprudenziale, si infrange contro la logica. La quale insegna che la giurisprudenza può intervenire soltanto se preesistono reati già codificati. Altrimenti, per usare un’espressione volgare, non c’è trippa per gatti. La verità è che il reato di concorso esterno in associazione mafiosa esiste nel nostro codice penale da molto tempo, in forza di due articoli che paradossalmente cita la stessa Cedu (p. 4) come pertinenti al caso, e sono il 110 e il 416 bis C.P. Il 110 stabilisce la “pena per coloro che concorrono nel reato” ed è norma di carattere generale, presente nel codice fin dalla sua emanazione (1930). Per cui il concorso esterno non è altro che la combinazione del 110 con l’articolo del codice che volta a volta punisce questo o quel reato specifico. Per la mafia è il 416 bis, inserito nel codice nel 1982 (dopo l’omicidio di dalla Chiesa,), che si è aggiunto al 416 (associazione a delinquere) da sempre nel codice. In altre parole, il concorso esterno in associazione mafiosa scaturisce dalla combinazione di norme del codice operative ben prima che Contrada ponesse in essere le sue condotte e ben prima della sentenza Demitry cui si aggancia la Cedu per un’improponibile origine giurisprudenziale. Che è poi ciò che affermano in modo inequivocabile sia la nostra Corte costituzionale (poco dopo la Cedu, nel 2015) sia la Cassazione nel 2016, smentendo i giudici di Strasburgo.

La Cedu poi scivola quando ignora del tutto come il concorso esterno compaia addirittura in sentenze della Cassazione di Palermo del 1875, per essere ripreso in molti casi successivi fino al “maxi ter” di Falcone e Borsellino (1987). In ogni caso, la sussistenza dei fatti rilevati a carico di Contrada non è stata mai scalfita. Né dalla Cedu nè dai giudici (di Caltanissetta e della Cassazione, di recente anche le Sezioni Unite) che dopo la Cedu si sono occupati di Contrada, rigettando ogni tentativo di ridiscuterne la condanna. Ciò vale anche per la Corte di Palermo che ha deciso il risarcimento, ma nel contempo ha escluso l’applicabilità dell’art. 643 cpp (riparazione dell’errore giudiziario), ricordando anche che la Cassazione ha respinto in via definitiva un ricorso per la revisione del giudicato penale di condanna. E che arriva addirittura a citare - par. 5.2, p. 27 - la testimonianza di Gilda Zino, vedova dell’ing. Roberto Parisi, secondo cui “il dott. Contrada mi disse, con fermezza, che qualunque cosa io potessi sapere che riguardava la morte di Roberto dovevo stare zitta, non parlarne con nessuno e ricordarmi che avevo una figlia piccola... mi disse solo queste testuali parole”.

Dunque, l’Araba Fenice nasce dalla Cedu e da una sua applicazione a fini risarcitori che qui registriamo. Qui interessa soprattutto: ribadire che i fatti sono stati tutti e sempre confermati da chi li ha analizzati; smentire coloro che – contro la verità - parlano di un “secondo Caso Tortora”, di “smacco” e “frana della tesi accusatoria” della procura di Palermo; evidenziare l’ennesimo attacco livoroso a quella procura che in certi anni ebbe il torto di applicare la legge (vigente!) a tutti, senza accomodamenti per gli uomini infedeli degli apparati statali. Perché la mafia è una cosa seria e va affrontata in modo serio: non è una favola come l’Araba Fenice.

Da ultimo, alcuni interrogativi. La condanna di Contrada resta e si fonda sulla prova provata di fatti gravi: agevolazione della latitanza di vari boss, tra cui Riina; provvidenziali “soffiate” su indagini in corso; interventi per il rilascio abusivo di patenti e porto d’armi; ripetuti incontri con mafiosi. Ciò posto, è proponibile la domanda se sia giusto oltre ogni dubbio gratificare il responsabile di quei fatti con una barca di soldi? Non significa (al di là delle intenzioni) svuotare la mafia della sua terribile pericolosità, che si nutre proprio di relazioni esterne? E ancora: se la fonte di tutto è una sentenza Cedu nata da un fraintendimento interpretativo, deve proprio la giustizia italiana prestarvi comunque pedissequo ossequio? Oppure, viste le tante illogicità e stranezze che accostano la vicenda giudiziaria alla favola dell’Araba Fenice, ci sono spazi per rivolgersi alla Corte Costituzionale (la stessa che ha smentito quel fraintendimento) per verificare se sia rispettato il criterio di ragionevolezza che molte sue decisioni si preoccupano di testare? 
Gian Carlo Caselli e Antonio Ingroia - Micromega
(by nicola) 

Covid. Perchè è più colpito il Nord?



Ce lo spiega una ricerca dell'Università di Catania denominata "Strategies to mitigate the Covid-19 pandemic risk"
Lo studio evidenzia che "l’impatto di questa pandemia e di possibili altre ondate future sarà sempre più lieve al centro-sud in termini di casi gravi e decessi a causa del minor rischio epidemico legato ai fattori strutturali trovati."
Quali sono i 'fattori strutturali' trovati?:
  • inquinamento atmosferico da Pm10;
  • temperatura invernale;
  • mobilità;
  • densità;
  • anzianità della popolazione;
  • densità di strutture ospedaliere;
  • densità abitativa.
E ancora: "Il nostro indice di rischio epidemico mostra forti correlazioni con i dati ufficiali disponibili dell’epidemia Covid- 19 in Italia e spiega in particolare perché regioni come Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte e Veneto stiano soffrendo molto di più rispetto al centro-sud. D’altra parte queste sono anche le stesse regioni che solitamente subiscono il maggiore impatto (in termini di casi gravi e decessi) anche per le influenze stagionali, come rivelano i dati dell’Iss. Riteniamo quindi che non sia un caso che la pandemia di Covid-19 si sia diffusa più rapidamente proprio in quelle regioni con un più alto rischio epidemico come Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte e Veneto."

 (by nicola)