L’analisi
dell’infiltrazione dell’economia molisana da parte dei diversi
gruppi criminali si basa, come anticipato nella sezione metodologica,
sul collegamento tra le aziende sequestrate e/o confiscate e i
soggetti, collegati ai gruppi criminali, che detengono la titolarità
effettiva di tali aziende. Questo collegamento è ricostruito, caso
per caso, attraverso l’analisi di fonti giudiziarie, tipicamente,
l’ordinanza emessa dal Gip per l’applicazione di misure di
prevenzione reale o le sentenze o altri atti contenenti misure
ablatorie definitive. Laddove queste non siano disponibili, si è
fatto ricorso a informazioni contenute nelle relazioni della DIA e
della DNA che si riferiscono all’arco temporale considerato e in
fonti aperte (fonti di stampa).
Quest’operazione
ha consentito di ricollegare buona parte delle aziende a individui,
famiglie e gruppi categorizzabili secondo la tassonomia descritta
nella sezione introduttiva. Distinguendo così in primo luogo tra
mafie tradizionali e organizzazioni “autonome”, si può osservare
come il totale delle aziende sospette si divida in pratica a metà
tra queste due “macro-categorie”. Tra le mafie tradizionali, la
Camorra e la mafia pugliese denotano una presenza nettamente
superiore sul territorio regionale. È immediatamente evidente la
scarsa presenza (pressoché inesistente) della mafia siciliana da
questi risultati. Tra i gruppi autonomi emergono, soprattutto
organizzazioni riconducibili alle mafie pugliesi e a quelle albanesi.
Per quanto riguarda questa specifica analisi, il quadro che emerge
dai riferimenti contenuti nelle relazioni della DIA e della DNA è
parzialmente diverso. Ancora una volta occorre rilevare come
l’oggetto osservato non sia l’azienda infiltrata in sé ma il
riferimento investigativo a diverse manifestazioni del fenomeno. Per
questa parte dell’analisi, inoltre, la struttura delle relazioni
DIA e DNA, i cui capitoli sono incentrati e organizzati, di fatto,
sulla distinzione fondamentale tra le quattro principali mafie
tradizionali di origine meridionale, tende a evidenziare
particolarmente l’infiltrazione da parte di gruppi appartenenti a
tali organizzazioni. I risultati forniscono quindi un quadro in cui
l’infiltrazione da parte delle mafie tradizionali è più
evidente rispetto a quella della criminalità organizzata autonoma.
Fatta
questa premessa, i dati confermano la supremazia della mafia pugliese
e della Camorra rispetto alle altre mafie tradizionali. Si registra
una presenza rilevante della mafia foggiana e garganica, non
rilevabile attraverso i dati ANBSC. Il dato riguardante i gruppi
locali è, come detto, decisamente più contenuto. Incrociando infine
i dati sulla distribuzione delle aziende sequestrate e/o confiscate
per settore di attività economica e quelli sul collegamento tra
aziende e gruppi criminali è possibile ricostruire una sorta di
“portafoglio degli investimenti” dei singoli gruppi, individuando
i settori in cui ciascun’organizzazione (o gruppo di
organizzazioni) tende maggiormente a investire. Emerge in dettaglio
quanto già affermato nell’introduzione di questa sezione: la
ristorazione è di gran lunga il principale ambito d’infiltrazione
della Camorra, coprendo, tra ristoranti e bar,
oltre la metà del totale delle aziende confiscate alla mafia
campana; la Ndrangheta ha un ventaglio d’infiltrazione
più vario, che copre principalmente i settori legati alla
costruzione, ai parchi eolici, all’intermediazione
immobiliare e al commercio (sia all’ingrosso sia, in
misura minore, al dettaglio); i gruppi autonomi (mafie pugliesi),
sono parimenti presenti in tutti i settori appena elencati.
Immobiliare, costruzioni, commercio all’ingrosso e al dettaglio,
e ristorazione coprono insieme circa due terzi delle attività
criminali di queste organizzazioni.
(continua)
Fonte: Osservatorio Antimafia del Molise
(by Nicola)
(by Nicola)
Nessun commento:
Posta un commento