Il sistema delle fonti a cui si è fatto riferimento riguarda i dati relativi alle aziende sequestrate e confiscate sul territorio molisano e affidate in gestione all’ANBSC e le relazioni semestrali DIA e annuali DNA.
Sono
incluse le imprese individuali, le società di persone e le società
di capitali sequestrate o confiscate, in tutto o in parte,
dall’introduzione delle misure di prevenzione patrimoniale
per i soggetti accusati di associazione di stampo mafioso, operata
con la Legge Rognoni – La Torre del 1982 (L. n. 646/1982). Il
database fornisce dati sul nome, la forma
giuridica, la sede legale dell’azienda, la data di sequestro e/o di
confisca e l’atto relativo. Questi dati sono stati integrati con
successive informazioni presenti in altre banche dati d’informazioni
aziendali.
Tra
queste, Telemaco di Infocamere, AIDA e ORBIS di Bureau van Dijk e
iCribis. L’utilizzo del database dell’ANSBC consente di avere un
numero sufficiente di osservazioni da analizzare. A differenza di
altri dati, quali quelli raccolti dai singoli tribunali, il database
ANBSC presenta il notevole vantaggio di classificare le aziende
sequestrate e confiscate in base alla sede legale. I dati raccolti
dai singoli tribunali, invece, rispondendo a un criterio di
competenza riguardante ciascun procedimento, sono detenuti e
organizzati in base alla sede del tribunale che ha emesso la misura
ablativa, rendendo molto ostica una raccolta esaustiva di dati
soprattutto quando oggetto dell’interesse è uno specifico
territorio, come il Molise, in cui i provvedimenti di sequestro e
confisca sono pochi ed emessi anche da tribunali di altri circondari,
spesso non molisani. Rispetto a queste fonti alternative, quindi, il
database ANBSC rappresenta una fonte di riferimento per la raccolta
dei casi di sequestro e confisca attuati nel Molise. Esso risponde di
conseguenza a dei criteri di copertura omogenei, che consentono una
comparabilità tra i territori della regione e tra questa e il resto
del Paese. Le modalità di raccolta dei casi, inoltre, permettono di
analizzare le aziende sequestrate e confiscate nel corso degli anni,
fornendo anche un dato storico. Altre fonti producono invece dei
database periodici relativi alle aziende confiscate o sequestrate nel
periodo considerato, rendendo un’operazione di ricerca dei dati
alquanto complessa e foriera d’imprecisioni e disomogeneità.
D’altro
canto, il ricorso al database ANBSC comporta delle limitazioni per
l’analisi. Innanzitutto, vi è un limite intrinseco – cui si
accennava poc’anzi – nella scelta di analizzare le aziende
sottoposte, in particolar modo, a provvedimenti di confisca. La
confisca, infatti, soprattutto quella definitiva, è il risultato di
un processo d’indagine e di accertamento della verità giudiziaria
che molto spesso copre un arco temporale piuttosto lungo. La confisca
definitiva rischia quindi di rappresentare una variabile del fenomeno
dell’infiltrazione condizionata da un notevole ritardo tra
l’infiltrazione stessa e la sua manifestazione visibile. L’utilizzo
di fonti investigative è con ogni probabilità la scelta in grado di
minimizzare questo ritardo, ma com’è ovvio, l’accesso a tali
fonti non è nella disponibilità del ricercatore, quantomeno non con
sufficiente sistematicità ed esaustività. La scelta di includere
anche i dati che si riferiscono alle aziende sequestrate risponde
alla logica di tentare di ridurre il problema, benché sacrifichi a
questo scopo l’uniformità del criterio dell’appartenenza delle
aziende stesse a soggetti la cui affiliazione alla mafia è stata
comprovata giudiziariamente in maniera definitiva. Un altro limite
del database ANBSC riguarda la sua copertura. Questa, infatti, non è
completa e non può quindi fornire l’universo dei casi
d’infiltrazione. Nonostante tali limitazioni, tuttavia, il database
ANBSC rappresenta la raccolta più sistematica e omogenea di aziende
sequestrate e confiscate, facendone una base di partenza ottimale per
l’analisi svolta in questo lavoro nell’ottica di un’integrazione
con altre fonti. Le Relazioni semestrali DIA e quelle annuali della
DNA sono un ottimo strumento di analisi, si tratta dei riferimenti
contenuti nelle relazioni all’infiltrazione della criminalità
organizzata nell’economia legale.
Sono
individuati attraverso la ricerca testuale di parole chiave quali, a
titolo esemplificativo, “infiltrazione”, “confisca”,
“sequestro”, “azienda”, “tessuto economico”, e
selezionati nel caso in cui il testo faccia effettivamente
riferimento a un caso più o meno specifico e circostanziato di
presenza delle organizzazioni criminali nell’economia legale. Come
già anticipato, lo scopo di includere l’analisi di questi
riferimenti è di corroborare i risultati dell’analisi del database
ANBSC con una fonte differente, che garantisce una copertura diversa.
Le relazioni DIA e DNA, infatti, mirano a fornire una visione
d’insieme dello stato delle attività delle principali
organizzazioni criminali di tipo mafioso sul territorio
nazionale.
Nel ricostruire le tendenze in atto nei diversi ambiti di attività
delle organizzazioni (inclusa l’infiltrazione nell’economia
legale) esse fanno costantemente riferimento alle principali
operazioni e attività di contrasto, inclusi sequestri e confische.
Isolando i riferimenti riguardanti l’infiltrazione nell’economia
molisana, è così possibile garantire una copertura più estesa,
evitando di escludere i provvedimenti più rilevanti. La
disponibilità periodica delle relazioni, inoltre, ha permesso di
estendere l’arco temporale coperto da questa specifica analisi
“secondaria” alla prima metà del 2017, consentendo quindi di
includere osservazioni concernenti un periodo più recente rispetto
al database ANBSC, aggiornato al gennaio dello stesso anno. Tuttavia
la valenza “secondaria” di questi dati va sottolineata. Se la
completezza dei dati raccolti dall’ANBSC non può dirsi totale, al
contrario tale sistematicità può essere fatta valere per i casi
menzionati nelle relazioni DIA e DNA. Lo scopo di tali documenti non
è, infatti, quello di fornire un rendiconto minuzioso dell’intero
universo dei casi di sequestri e confische sul territorio bensì
quello di offrire un quadro sintetico delle operazioni più rilevanti
e delle tendenze più indicative. I riferimenti presenti all’interno
delle relazioni rappresentano, quindi, una selezione rappresentativa
della totalità dei casi che è utile per corroborare i risultati
ottenuti attraverso la fonte relativa all’ANBSC.
L’analisi
di fonti investigative e giudiziarie torna utile anche a un altro
scopo. I risultati delle statistiche descrittive sulla distribuzione
territoriale e settoriale delle aziende considerate, sulle loro
caratteristiche economiche e patrimoniali e sulla presenza dei
diversi gruppi criminali nei vari settori dell’economia locale, può
fornire alcune indicazioni circa il processo d’infiltrazione. In
questo caso le osservazioni non corrispondono necessariamente ad
aziende sequestrate o confiscate. Sono inclusi anche riferimenti di
altro genere all’infiltrazione nell’economia legale. L’analisi
delle operazioni svolte negli ultimi anni, in Molise, evidenzia come
la regione, in considerazione della sua vicinanza a contesti
territoriali a maggiore vocazione criminale, sia risultata permeabile
agli interessi dei sodalizi mafiosi, per quanto non strutturalmente
presenti. Si evidenzia nelle varie relazioni, l’operatività del
gruppo Ferrazzo di Mesoraca (Crotone). In questo caso, il capo
‘ndrina non solo aveva scelto di stabilire ufficialmente la
propria residenza nella provincia di Campobasso, ma si era di fatto
reso promotore di un’associazione criminale composta sia da
calabresi sia da siciliani (famiglia Marchese di Messina). Le aree
potenzialmente più critiche, dove si sono verificati episodici
tentativi di penetrazione nella realtà criminale locale, sono la
fascia adriatica e le zone del Sannio/Matese, per la prossimità di
quest’area alle zone d’influenza dei Casalesi. Esse si
presterebbero come luogo d’espansione per il mercato degli
stupefacenti e il riciclaggio, ovvero come rifugio per latitanti.
Sintomatica del concreto rischio d’infiltrazione nell’economia
locale, è la confisca, eseguita nell’aprile 2017 dalla Guardia di
Finanza, di beni mobili e immobili e quote societarie, per circa 320
milioni di euro, nei confronti di due fratelli, inseriti nel clan
napoletano Contini. Tra i beni confiscati, figurano due
impianti di distribuzione di carburante ubicati in provincia di
Isernia, e un analogo impianto, con annessi bar e tabaccheria, in
provincia di Campobasso. Dai controlli della Dia, nella nostra
regione, sarebbero emerse 649 operazioni bancarie ritenute sospette
dagli investigatori. Operazioni che potrebbero essere legate al
riciclaggio di proventi illeciti. La relazione della Direzione
nazionale antimafia riguarda i primi sei mesi del 2017 è stata
trasmessa alla Camera. La comprensione di questi aspetti del
fenomeno necessita lo studio approfondito di singoli casi, attraverso
resoconti investigativi e ordinanze e provvedimenti giudiziari. In
questo modo è possibile mettere in luce le specifiche
caratteristiche delle diverse modalità d’infiltrazione a un
livello di dettaglio che l’analisi statistica di dati su larga
scala non può consentire. Evidenze giudiziarie, ordinanze, decreti e
sentenze inerenti ai casi considerati di sequestri o confische e i
connessi procedimenti penali, rappresentano la principale fonte
d’informazioni in due ambiti: da un lato, il collegamento tra le
singole aziende sequestrate e/o confiscate, le persone a esse
riconducibili (in qualità di titolari di fatto o di diritto, finanziatori
o comunque beneficiari dell’attività dell’azienda) e le
organizzazioni criminali cui queste ultime sono affiliate;
dall’altro, l’approfondimento delle dinamiche d’infiltrazione,
controllo e gestione delle aziende. Gli atti giudiziari costituiscono
dunque un’importantissima fonte di natura qualitativa utilizzata in
questo lavoro. La possibilità di ricondurre le aziende incluse nel
database ANBSC a specifiche figure del crimine organizzato, e dunque
ai gruppi di appartenenza, è fondamentale nel tentativo di
realizzare una mappatura del fenomeno dell’infiltrazione nel
contesto locale. Le evidenze giudiziarie costituiscono la fonte
primaria d’informazioni in quest’ambito, in grado di fornire accuratezza
e affidabilità circa i legami analizzati. Allo stesso modo, tali
documenti contengono talvolta informazioni preziose sulle modalità
di acquisizione delle aziende infiltrate, sulla loro presenza nel
settore di riferimento, sull’interazione con il mercato e con i
competitori, sulla loro gestione economica. Tuttavia, la copertura
delle osservazioni e dei casi analizzati tramite gli atti giudiziari
è limitata dalla scarsa disponibilità di questi. Per ovviare a tale
limitazione, tuttavia, si è fatto ricorso a fonti aperte,
principalmente di stampa, con lo sforzo di validare i risultati
tramite la moltiplicazione delle fonti. L’insieme delle fonti così
descritto ha permesso di ottenere le informazioni analizzate in
questo lavoro. La varietà dei dati utilizzati comporta, come abbiamo
detto, la necessità di ricorrere a un approccio sfaccettato,
multi-metodo e multi-livello nell’analisi del fenomeno. Il senso di
quest’operazione è, sia di cogliere le caratteristiche
fondamentali dell’infiltrazione nell’economia legale, sia di
approfondire i meccanismi specifici attraverso cui tale fenomeno ha
luogo, distinguendoli opportunamente in base al settore economico
infiltrato e agli attori criminali protagonisti. Lo spostamento da un
livello dell’analisi all’altro, e l’adozione di un metodo
variegato permettono di raggiungere il giusto equilibrio tra la
comprensione dei processi causali e la possibilità di generalizzare
i risultati ottenuti, aggiungendo così valore all’intero processo
di ricerca.
Fonte: Osservatorio Antimafia del Molise
(by Nicola)
(by Nicola)
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