martedì 26 marzo 2019

LE INFILTRAZIONI MAFIOSE IN MOLISE - Le Fonti




Il sistema delle fonti a cui si è fatto riferimento riguarda i dati relativi alle aziende sequestrate e confiscate sul territorio molisano e affidate in gestione all’ANBSC e le relazioni semestrali DIA e annuali DNA.

Sono incluse le imprese individuali, le società di persone e le società di capitali sequestrate o confiscate, in tutto o in parte, dall’introduzione delle misure di prevenzione patrimoniale per i soggetti accusati di associazione di stampo mafioso, operata con la Legge Rognoni – La Torre del 1982 (L. n. 646/1982). Il database fornisce dati sul nome, la forma giuridica, la sede legale dell’azienda, la data di sequestro e/o di confisca e l’atto relativo. Questi dati sono stati integrati con successive informazioni presenti in altre banche dati d’informazioni aziendali.
Tra queste, Telemaco di Infocamere, AIDA e ORBIS di Bureau van Dijk e iCribis. L’utilizzo del database dell’ANSBC consente di avere un numero sufficiente di osservazioni da analizzare. A differenza di altri dati, quali quelli raccolti dai singoli tribunali, il database ANBSC presenta il notevole vantaggio di classificare le aziende sequestrate e confiscate in base alla sede legale. I dati raccolti dai singoli tribunali, invece, rispondendo a un criterio di competenza riguardante ciascun procedimento, sono detenuti e organizzati in base alla sede del tribunale che ha emesso la misura ablativa, rendendo molto ostica una raccolta esaustiva di dati soprattutto quando oggetto dell’interesse è uno specifico territorio, come il Molise, in cui i provvedimenti di sequestro e confisca sono pochi ed emessi anche da tribunali di altri circondari, spesso non molisani. Rispetto a queste fonti alternative, quindi, il database ANBSC rappresenta una fonte di riferimento per la raccolta dei casi di sequestro e confisca attuati nel Molise. Esso risponde di conseguenza a dei criteri di copertura omogenei, che consentono una comparabilità tra i territori della regione e tra questa e il resto del Paese. Le modalità di raccolta dei casi, inoltre, permettono di analizzare le aziende sequestrate e confiscate nel corso degli anni, fornendo anche un dato storico. Altre fonti producono invece dei database periodici relativi alle aziende confiscate o sequestrate nel periodo considerato, rendendo un’operazione di ricerca dei dati alquanto complessa e foriera d’imprecisioni e disomogeneità.

D’altro canto, il ricorso al database ANBSC comporta delle limitazioni per l’analisi. Innanzitutto, vi è un limite intrinseco – cui si accennava poc’anzi – nella scelta di analizzare le aziende sottoposte, in particolar modo, a provvedimenti di confisca. La confisca, infatti, soprattutto quella definitiva, è il risultato di un processo d’indagine e di accertamento della verità giudiziaria che molto spesso copre un arco temporale piuttosto lungo. La confisca definitiva rischia quindi di rappresentare una variabile del fenomeno dell’infiltrazione condizionata da un notevole ritardo tra l’infiltrazione stessa e la sua manifestazione visibile. L’utilizzo di fonti investigative è con ogni probabilità la scelta in grado di minimizzare questo ritardo, ma com’è ovvio, l’accesso a tali fonti non è nella disponibilità del ricercatore, quantomeno non con sufficiente sistematicità ed esaustività. La scelta di includere anche i dati che si riferiscono alle aziende sequestrate risponde alla logica di tentare di ridurre il problema, benché sacrifichi a questo scopo l’uniformità del criterio dell’appartenenza delle aziende stesse a soggetti la cui affiliazione alla mafia è stata comprovata giudiziariamente in maniera definitiva. Un altro limite del database ANBSC riguarda la sua copertura. Questa, infatti, non è completa e non può quindi fornire l’universo dei casi d’infiltrazione. Nonostante tali limitazioni, tuttavia, il database ANBSC rappresenta la raccolta più sistematica e omogenea di aziende sequestrate e confiscate, facendone una base di partenza ottimale per l’analisi svolta in questo lavoro nell’ottica di un’integrazione con altre fonti. Le Relazioni semestrali DIA e quelle annuali della DNA sono un ottimo strumento di analisi, si tratta dei riferimenti contenuti nelle relazioni all’infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia legale.

Sono individuati attraverso la ricerca testuale di parole chiave quali, a titolo esemplificativo, “infiltrazione”, “confisca”, “sequestro”, “azienda”, “tessuto economico”, e selezionati nel caso in cui il testo faccia effettivamente riferimento a un caso più o meno specifico e circostanziato di presenza delle organizzazioni criminali nell’economia legale. Come già anticipato, lo scopo di includere l’analisi di questi riferimenti è di corroborare i risultati dell’analisi del database ANBSC con una fonte differente, che garantisce una copertura diversa. Le relazioni DIA e DNA, infatti, mirano a fornire una visione d’insieme dello stato delle attività delle principali organizzazioni criminali di tipo mafioso sul territorio
nazionale. Nel ricostruire le tendenze in atto nei diversi ambiti di attività delle organizzazioni (inclusa l’infiltrazione nell’economia legale) esse fanno costantemente riferimento alle principali operazioni e attività di contrasto, inclusi sequestri e confische. Isolando i riferimenti riguardanti l’infiltrazione nell’economia molisana, è così possibile garantire una copertura più estesa, evitando di escludere i provvedimenti più rilevanti. La disponibilità periodica delle relazioni, inoltre, ha permesso di estendere l’arco temporale coperto da questa specifica analisi “secondaria” alla prima metà del 2017, consentendo quindi di includere osservazioni concernenti un periodo più recente rispetto al database ANBSC, aggiornato al gennaio dello stesso anno. Tuttavia la valenza “secondaria” di questi dati va sottolineata. Se la completezza dei dati raccolti dall’ANBSC non può dirsi totale, al contrario tale sistematicità può essere fatta valere per i casi menzionati nelle relazioni DIA e DNA. Lo scopo di tali documenti non è, infatti, quello di fornire un rendiconto minuzioso dell’intero universo dei casi di sequestri e confische sul territorio bensì quello di offrire un quadro sintetico delle operazioni più rilevanti e delle tendenze più indicative. I riferimenti presenti all’interno delle relazioni rappresentano, quindi, una selezione rappresentativa della totalità dei casi che è utile per corroborare i risultati ottenuti attraverso la fonte relativa all’ANBSC.

L’analisi di fonti investigative e giudiziarie torna utile anche a un altro scopo. I risultati delle statistiche descrittive sulla distribuzione territoriale e settoriale delle aziende considerate, sulle loro caratteristiche economiche e patrimoniali e sulla presenza dei diversi gruppi criminali nei vari settori dell’economia locale, può fornire alcune indicazioni circa il processo d’infiltrazione. In questo caso le osservazioni non corrispondono necessariamente ad aziende sequestrate o confiscate. Sono inclusi anche riferimenti di altro genere all’infiltrazione nell’economia legale. L’analisi delle operazioni svolte negli ultimi anni, in Molise, evidenzia come la regione, in considerazione della sua vicinanza a contesti territoriali a maggiore vocazione criminale, sia risultata permeabile agli interessi dei sodalizi mafiosi, per quanto non strutturalmente presenti. Si evidenzia nelle varie relazioni, l’operatività del gruppo Ferrazzo di Mesoraca (Crotone). In questo caso, il capo ‘ndrina non solo aveva scelto di stabilire ufficialmente la propria residenza nella provincia di Campobasso, ma si era di fatto reso promotore di un’associazione criminale composta sia da calabresi sia da siciliani (famiglia Marchese di Messina). Le aree potenzialmente più critiche, dove si sono verificati episodici tentativi di penetrazione nella realtà criminale locale, sono la fascia adriatica e le zone del Sannio/Matese, per la prossimità di quest’area alle zone d’influenza dei Casalesi. Esse si presterebbero come luogo d’espansione per il mercato degli stupefacenti e il riciclaggio, ovvero come rifugio per latitanti. Sintomatica del concreto rischio d’infiltrazione nell’economia locale, è la confisca, eseguita nell’aprile 2017 dalla Guardia di Finanza, di beni mobili e immobili e quote societarie, per circa 320 milioni di euro, nei confronti di due fratelli, inseriti nel clan napoletano Contini. Tra i beni confiscati, figurano due impianti di distribuzione di carburante ubicati in provincia di Isernia, e un analogo impianto, con annessi bar e tabaccheria, in provincia di Campobasso. Dai controlli della Dia, nella nostra regione, sarebbero emerse 649 operazioni bancarie ritenute sospette dagli investigatori. Operazioni che potrebbero essere legate al riciclaggio di proventi illeciti. La relazione della Direzione nazionale antimafia riguarda i primi sei mesi del 2017 è stata trasmessa alla Camera. La comprensione di questi aspetti del fenomeno necessita lo studio approfondito di singoli casi, attraverso resoconti investigativi e ordinanze e provvedimenti giudiziari. In questo modo è possibile mettere in luce le specifiche caratteristiche delle diverse modalità d’infiltrazione a un livello di dettaglio che l’analisi statistica di dati su larga scala non può consentire. Evidenze giudiziarie, ordinanze, decreti e sentenze inerenti ai casi considerati di sequestri o confische e i connessi procedimenti penali, rappresentano la principale fonte d’informazioni in due ambiti: da un lato, il collegamento tra le singole aziende sequestrate e/o confiscate, le persone a esse riconducibili (in qualità di titolari di fatto o di diritto, finanziatori o comunque beneficiari dell’attività dell’azienda) e le organizzazioni criminali cui queste ultime sono affiliate; dall’altro, l’approfondimento delle dinamiche d’infiltrazione, controllo e gestione delle aziende. Gli atti giudiziari costituiscono dunque un’importantissima fonte di natura qualitativa utilizzata in questo lavoro. La possibilità di ricondurre le aziende incluse nel database ANBSC a specifiche figure del crimine organizzato, e dunque ai gruppi di appartenenza, è fondamentale nel tentativo di realizzare una mappatura del fenomeno dell’infiltrazione nel contesto locale. Le evidenze giudiziarie costituiscono la fonte primaria d’informazioni in quest’ambito, in grado di fornire accuratezza e affidabilità circa i legami analizzati. Allo stesso modo, tali documenti contengono talvolta informazioni preziose sulle modalità di acquisizione delle aziende infiltrate, sulla loro presenza nel settore di riferimento, sull’interazione con il mercato e con i competitori, sulla loro gestione economica. Tuttavia, la copertura delle osservazioni e dei casi analizzati tramite gli atti giudiziari è limitata dalla scarsa disponibilità di questi. Per ovviare a tale limitazione, tuttavia, si è fatto ricorso a fonti aperte, principalmente di stampa, con lo sforzo di validare i risultati tramite la moltiplicazione delle fonti. L’insieme delle fonti così descritto ha permesso di ottenere le informazioni analizzate in questo lavoro. La varietà dei dati utilizzati comporta, come abbiamo detto, la necessità di ricorrere a un approccio sfaccettato, multi-metodo e multi-livello nell’analisi del fenomeno. Il senso di quest’operazione è, sia di cogliere le caratteristiche fondamentali dell’infiltrazione nell’economia legale, sia di approfondire i meccanismi specifici attraverso cui tale fenomeno ha luogo, distinguendoli opportunamente in base al settore economico infiltrato e agli attori criminali protagonisti. Lo spostamento da un livello dell’analisi all’altro, e l’adozione di un metodo variegato permettono di raggiungere il giusto equilibrio tra la comprensione dei processi causali e la possibilità di generalizzare i risultati ottenuti, aggiungendo così valore all’intero processo di ricerca.

Fonte: Osservatorio Antimafia del Molise

(by Nicola)

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