Fino allo scorso giungo questo ristorante
di Roma apparteneva alla 'ndrangheta.
Oggi è un luogo di formazione e di legalità!
La
geo localizzazione delle aziende sequestrate e/o confiscate permette
di ottenere un’immagine immediata della presenza di tali aziende
sul territorio, corroborando l’analisi fin qui descritta. Si può
notare, innanzitutto, ancora una volta, la concentrazione delle
aziende nel territorio del basso Molise. Al fine di mantenere la
leggibilità dell’analisi anche di
aziende sospette di contiguità o collusione si sono distinti i dieci
settori di attività economica più rilevanti in termini di numero di
aziende, catalogando le aziende degli altri settori e quelle per cui
non è stato possibile individuare l’ambito di attività nella
categoria. È evidente come la quasi totalità delle aziende del
settore alloggio/ristorazione si collochi nell’area del litorale
adriatico. Leggermente più distribuite sul territorio, sono invece
le aziende del commercio, con una presenza relativamente maggiore
nelle aree di Campobasso e Isernia. Abbastanza distribuite sul
territorio, sono anche le aziende del settore immobiliare, benché
concentrate prevalentemente in basso Molise. Passando alla
distinzione per gruppi criminali, si evidenzia come tra le mafie
tradizionali, le aziende riferibili alla Camorra siano decisamente
più concentrate nel Venafrano e Isernino anche se non mancano nelle
zone litorali per lo più verso la limitrofa zona del vastese. Le
aziende collegate alla ndrangheta sono invece concentrate più nella
parte Campobassana e litoranea. Tra i gruppi autonomi (pugliesi e
albanesi) si nota la concentrazione delle aziende riferibili ai
gruppi della mafia foggiana e garganica soprattutto sul litorale
adriatico.
3.6.
Approfondimenti settoriali
A)
Ristorazione - Nel settore della ristorazione, e in particolare nel
segmento delle pizzerie, assume una rilevanza primaria, l’esplosione
della bomba davanti al ristorante pizzeria “La Centrale”, in via
De Gasperi, a Campomarino. Confermato il racket. Arrestati tre
pugliesi mentre chiedevano il “pizzo”. I carabinieri hanno
fermato in flagranza di reato tre pregiudicati del foggiano per
estorsione: stavano ricattando il proprietario del locale danneggiato
da un ordigno la notte del 18 luglio 2015. L’operazione, avviata
subito dopo l’esplosione e da subito concentrata sulla pista del
racket, si è terminata all’alba di martedì 28 luglio con
l’arresto dei tre. I militari hanno lavorato dieci giorni e operato
all’insaputa delle parti coinvolte anche per non esporre nessuno a
rischi. Il caso riveste un notevole interesse poiché riguarda una
tipologia ben specifica di attività estorsive – pizzerie –
localizzate nel cuore della zona litoranea del basso Molise.
L’episodio conferma la pista del racket, la prima seguita dai
militari dell’Arma in un contesto in cui ogni singolo elemento
lasciava presagire che dietro l’esplosione ci fosse la mano della
criminalità organizzata pugliese. L’operazione tratta dunque
indagini realizzate in quest’ambito nel Molise. Vi si saldano
attività “tradizionali” della criminalità organizzata di
matrice pugliese (quali il traffico di stupefacenti, le estorsioni,
l’usura), attività funzionali alle finalità principali (in primis
il riciclaggio di proventi illeciti), ma anche un notevole
reinvestimento economico in aziende legali operanti in settori
tradizionali, in un contesto a vocazione turistica come quello del
litorale basso molisano. In questo senso, l’entità
dell’infiltrazione economica può essere interpretata come un
segnale di quanto la componente economica dei gruppi criminali sia
divenuta rilevante nel tessuto economico-imprenditoriale molisano e
l’estorsione è spesso un reato spia.
B)
Commercio all’ingrosso di prodotti ortofrutticoli e agricoli –
Nel settore del commercio, un ruolo centrale è giocato dal commercio
all’ingrosso di prodotti agricoli (uva, olive) e ortofrutticoli.
Per quanto riguarda il primo, è esemplificativo il caso delle
infiltrazioni nel mercato agricolo e ortofrutticolo, in provincia di
Campobasso e nella zona di Termoli. Le associazioni criminali
pugliesi, non solo impongono i prezzi, controllano la manovalanza,
rubano bestiame, possiedono società di facchinaggio e trasporto.
Avrebbero anche propri supermercati o la gestione indiretta degli
stessi. Furti di attrezzature e mezzi agricoli, usura, racket, il
cosiddetto “pizzo”, discariche abusive, macellazioni clandestine,
danneggiamento e incendi alle colture, aggressioni, truffe nei
confronti dell’Unione europea, “caporalato”, abusivismo
edilizio, saccheggio del patrimonio boschivo, agro pirateria,
controllo delle filiere agroalimentari, dalla produzione alla
distribuzione: sono queste le spie che ci fanno evidenziare le
infiltrazioni mafiose in Molise. Impongono i prezzi d’acquisto agli
agricoltori, controllano la manovalanza degli immigrati con il
caporalato, decidono i costi logistici e di transazione economica,
utilizzano proprie ditte di trasporto
(sulle quali viaggiano anche droga e armi), possiedono società di
facchinaggio per il carico e scarico. Negli ultimi anni le
organizzazioni criminali pugliesi arrivano fino alle nostre
tavole, grazie all’ingresso diretto nella distribuzione organizzata
con supermercati e sigle indipendenti proprie. La grave crisi
economica che sta attraversando il mondo agricolo molisano, rischia
più di altri di essere completo ostaggio delle mafie. Tra i reati
che si evidenziano in Molise al primo posto, per numero, troviamo i
furti di attrezzature e di mezzi agricoli. Il racket è il secondo
reato - sempre per numero di crimini commessi - che si registra.
Segue a debita distanza il furto di animali destinati alla
macellazione clandestina. Si tratta essenzialmente di bovini e
maiali, ma anche di cavalli e in prossimità delle feste pasquali
agnelli e pecore. Nello scorso biennio in Molise diverse e importanti
operazioni delle forze dell’ordine hanno messo in risalto la
vastità del fenomeno, che non si esaurisce in regione, ma è
presente in tutte le regioni meridionali.
(continua)
Fonte: Osservatorio Antimafia del Molise
(by Nicola)
(by Nicola)
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