Il
pericolo mafia in Molise esiste e alcuni casi riportati in cronaca e
molti atti giudiziari ne sono ormai la testimonianza inconfutabile.
Come organizzarsi,
cosa deve fare la politica e le istituzioni preposte alla
sicurezza ma soprattutto le coscienze locali, gli intellettuali che
sono chiamati in causa e soprattutto i cittadini. A volte mi pongo
alcune domande, scomode a tanti e che in molti censurano o mettono in
secondo piano. Una di queste è: se le infiltrazioni in Molise
fossero anche lo specchio delle alterazioni della società molisana?
In Molise raramente è dato vedere cittadini che scendano in
piazza o manifestino per ripulire il territorio dai politici
“affaristi” o dai colletti bianchi e dagli imprenditori che hanno
collusioni con le mafie. Salvo alcune manifestazioni
“folcloristiche”, la reazione del molisano è stantia. La
lotta alle mafie non può interessare solo i magistrati e le forze di
polizia ma deve coinvolgere necessariamente anche la cittadinanza e
il modo di essere cittadini. A testimoniare tale assunto vi è anche
lo scarso coinvolgimento dei pochi intellettuali molisani. I mass
media cercano di fare il loro dovere e informano al meglio le
degenerazioni che man mano emergono. Chi vuole documentarsi meglio,
inoltre, può farlo poiché le fonti non mancano. In Molise,
purtroppo, pesa una sorta di anestetizzazione indifferenziata che
trova la sua fonte in un atavico clientelismo che nei
confronti del fenomeno mafia potrebbe diventare omertà o peggio
negazionismo estremo. Quando molti anni fa parlavo d’infiltrazioni
mafiose in Molise (era il 1993), ero tacciato di allarmismo e di
esagerazione. La frase più comune era: “Non è assolutamente vero
che in Molise c’è la mafia”, “il Molise è un’isola felice”.
Quasi tutti assumevano l’atteggiamento difensivo dello struzzo.
Oggi, continuo a chiedermi dove sono le misure di prevenzione e
repressione delle mafie, giacché dai partiti politici è
possibile aspettarsi ben poco? Perché non si mobilitano le cd.
eccellenze molisane? L’intreccio perverso fra mafia, colletti
bianchi, imprenditoria e corruzione potrebbe essere anche conseguenza
di questo immobilismo. Per contrastare le infiltrazioni in Molise,
ritengo, non sia necessario essere eroi civili, motivati da grandi
passioni, ma basta pensare al futuro dei nostri figli, perché
questi criminali mettono in pericolo il futuro di tutti noi. Se
prendessimo coscienza di questo forse, anche nel nostro piccolo
Molise potrebbe nascere una ribellione civile. Il procuratore
nazionale Antimafia, Cafiero De Raho, ospite a Campobasso più volte
– che ho avuto l’onore di conoscere quando era in Calabria – ha
lanciato questo messaggio: “Non siete più un’oasi felice, la
malavita oggi investe in Molise”. Si è poi soffermato sul ruolo
delle istituzioni ricordando che le stesse devono essere più
determinate nel palesare vicinanza al cittadino per evitare che
questi si chiuda a riccio e scelga di non collaborare con lo Stato.
Io mi sento di condividere totalmente il suo messaggio precisando che
è giunta l’ora che
i molisani comincino a svegliarsi dal lungo torpore che li affligge”.
Le mafie mediante nuovi strumenti criminosi si garantiscono
un’infiltrazione sempre più profonda nel territorio, evitando
quando possono l’uso della violenza e delle armi, controllando, di
fatto, l’economia locale. In Molise il manifestarsi del fenomeno
usuraio ed estorsivo inizia a destare preoccupazione, soprattutto
riguardo alla crisi che stanno vivendo numerose imprese locali.
Questa condizione precaria apre le porte alla liquidità delle
organizzazioni criminali che con le enormi disponibilità finanziare
dettano addirittura le regole del mercato. L’ultima relazione del
Procuratore Nazionale Antimafia ha confermato la presenza mafiosa in
Molise. I primi “bacilli” risalgono ai tempi in cui Vito
Ciancimino era in soggiorno obbligato nel Comune di Rotello. Non
mancano tuttavia presenze di famiglie mafiose del foggiano,
siciliane, casertane, napoletane e calabresi. Alcuni esponenti,
trasferiti in Molise al soggiorno obbligato, hanno messo radici non
solo economicamente, ma anche famigliarmente, con imprenditori,
professionisti e proprietari terrieri molisani. Non dimentichiamoci
che anche nella nostra regione si sono avute le prime confische di
beni di provenienza mafiosa. Nella situazione generale di crisi
economica strettamente connessa a una sempre maggiore difficoltà di
accesso al credito bancario, è facile per le organizzazioni
criminali “infiltrarsi” nel sistema economico, sociale e politico
della nostra Regione. Dalle indagini giudiziarie delle tre procure
della Repubblica molisane, nell’ultimo decennio, è emerso che
alcune imprese del territorio sono entrate in contatto con chi, come
le organizzazioni mafiose, hanno offerto liquidità finanziarie in
modo rapido e senza troppi cavilli. Il tutto ovviamente
nell’illusoria opportunità di salvezza dalla crisi economica. In
realtà, con questi mezzi, la criminalità organizzata s’impadronisce
delle aziende e le gestisce pur lasciandole in proprietà agli
imprenditori in crisi. In Molise, così come in tante altre regioni
d’Italia, esistono – continua la nota – imprese che hanno
chiuso i battenti per debiti o usura. Le denunce purtroppo sono
poche, in pratica il delitto di usura appare quasi inesistente. Le
vittime in larga parte sono persone che hanno sempre operato nel
commercio e che hanno oggettive difficoltà a riconvertirsi nel
mercato del lavoro e, quindi, tentano di tutto per evitare il
protesto di un assegno, il fallimento della loro attività.
Solitamente sono commercianti, gestori di negozi di ogni genere,
dall’abbigliamento all’alimentare. Sono queste le categorie che
oggi pagano, più di ogni altro comparto, il prezzo della crisi. Come
in ogni mercato, anche in quello del credito illegale, è inevitabile
che, con il crescere della domanda, si sviluppi anche l’offerta.
Nascono i cd. “pseudo-usurai”, figure che vanno dalle società di
servizi alla mediazione finanziaria che spesso fanno capo a soggetti
legati a organizzazioni mafiose. Questi nuovi meccanismi di prestito
di denaro hanno trovato forza nella crescente richiesta da parte
delle imprese in crisi. In Molise non è difficile comprendere che la
liquidità di denaro mafioso derivi essenzialmente dal traffico di
droga (soprattutto dalla vicina Albania). All’inizio il mafioso si
accontenta d’interessi modesti, poiché il suo obiettivo finale è
impadronirsi dell’azienda del debitore. La crisi contribuisce a
questo passaggio, il mafioso interviene a sostegno di chi ha bisogno
di somme rilevanti, commercianti o imprenditori che hanno la
necessità di movimentare notevoli somme per non essere tagliati
fuori del mercato o per non perdere commesse. Quest’aspetto che
all’apparenza può apparire scontato al contrario è
pericolosissimo poiché il mafioso offre non solo un servizio
funzionale, ma al contempo accresce il suo consenso sociale
affermandosi nei luoghi in cui agisce. Al tempo stesso il suo sistema
usurario crea legami stabili con settori dell’economia legale,
acquisendo costanti flussi di liquidità che gli permettono di
realizzare la ripulitura dei capitali di origine illecita. L’ingresso
della criminalità organizzata (soprattutto della mafia foggiana,
della camorra e della ndrangheta) nell’attività economica molisana
ha favorito la trasformazione della stessa spalancando le porte dei
grandi circuiti finanziari (fondi europei, fondi post sisma, fondi in
agricoltura). Ormai in Molise non si può più negare la presenza
delle mafie che condizionano oggettivamente alcuni aspetti della vita
economica del territorio (la regione offre molti motivi d’interesse
per le mafie che vanno dal turismo fino all’agricoltura). La
battaglia non può e non deve essere lasciata solo agli addetti ai
lavori come le forze di polizia e la magistratura, deve coinvolgere
tutti, perché la mafia è un problema per cittadini, lavoratori,
studenti, pensionati. È necessario costruire una rete di
responsabilità e di consapevolezza tra amministrazioni locali,
imprenditori, associazionismo laico e religioso, sindacati d’imprese
e dei lavoratori, forze dell’ordine, organi d’informazione e
magistratura inquirente. È utile fare tesoro delle esperienze,
purtroppo molto consolidate, che l’associazionismo antimafia,
antiusura e antiracket del mezzogiorno del Paese può offrire,
aumentando le opportunità di scambio culturale e civile, sia
invitando in Molise rappresentanti di questo mondo, sia organizzando
dei veri e propri tour nei luoghi dove quest’associazionismo è più
organizzato ed efficace. Il nostro Osservatorio suggeriva ai vari
presidenti della Regione succedutisi nell’ultimo decennio
l’approvazione di una legge regionale che sancisca che le mafie
sono anche qui da noi e che quindi occorre creare strumenti di
sbarramento alla loro continua penetrazione nel territorio. I segnali
che ne testimoniano la presenza sono molti, bisogna imparare a
percepirli e a contrastarli, per difendersi
e per difendere la nostra regione prima che sia troppo tardi”.
Fonte: Osservatorio Antimafia del Molise
(by Nicola)
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