La notizia rimbalza ovunque: il papa
chiede scusa ai gay nel nome della Chiesa! Per i media nazionali, che
riportano stralci del discorso di Bergoglio di ritorno dall'Armenia, si
tratta dell'ennesima "svolta storica" del papa progressista. «Io ripeto
il Catechismo: queste persone - dichiara Francesco - non vanno
discriminate, devono essere rispettate e accompagnate pastoralmente. Si
possono condannare, non per motivi ideologici, ma per motivi di
comportamento politico, certe manifestazioni troppo offensive per gli
altri. Ma queste cose non c'entrano, il problema è una persona che ha
quella condizione, che ha buona volontà e che cerca Dio. Chi siamo noi
per giudicare? Dobbiamo accompagnare bene, secondo quello che dice il
Catechismo».
Quella che sembrerebbe una dichiarazione
in netto contrasto con gli insegnamenti della Chiesa va però verificata
all'interno del testo stesso che il pontefice cita, il Catechismo della
Chiesa cattolica. Scopriamo così che Bergoglio, pur riportando
correttamente i principi di rispetto e non discriminazione contenuti nel
comma 2358 («Perciò [gli omosessuali] devono essere accolti con
rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni
marchio di ingiusta discriminazione»), dimentica di citare il comma che
lo precede e quello che lo segue. La stessa svista, guarda caso, di
tutti i giornalisti che hanno fatto delle scuse papali ai gay la notizia
del giorno dopo la Brexit e gli Europei di calcio.
Per completezza di informazione, ecco per
intero i tre commi della voce "Castità e omosessualità" del Catechismo
(parte terza, sezione seconda, art. 6).
2357 - L'omosessualità designa le
relazioni tra uomini o donne che provano un'attrattiva sessuale,
esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso. Si manifesta
in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture. La sua
genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile. Appoggiandosi sulla
Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi
depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che «gli atti di
omosessualità sono intrinsecamente disordinati». Sono contrari alla
legge naturale. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non
sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In
nessun caso possono essere approvati.
2358 - Un numero non trascurabile di
uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate.
Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la
maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con
rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni
marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a
realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a
unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono
incontrare in conseguenza della loro condizione.
2359 - Le persone omosessuali sono
chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé,
educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di
un'amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale,
possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla
perfezione cristiana.
Le scuse ai gay hanno significato a una
sola condizione: che vengano stralciate dal testo fondante
dell'educazione cattolica queste parole antiscientifiche, antistoriche e
discriminatorie. Perché altrimenti il messaggio - che sconfina dal
recinto di Oltretevere e arriva direttamente sui banchi di scuola e nei
corsi di catechismo - è sempre lo stesso: l'omoaffettività è una
depravazione, e chi ne è colpito può essere accolto dalla Chiesa a patto
che rinunci a manifestarla attraverso il ricorso alla castità. Nulla di
nuovo sotto al bimillenario sole dell'omofobia, dunque. Checché ne dica
il papa.
Cecilia M. Calamani
(by Nicola)
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