🔥 Il sindaco di Pietrabbondante (IS), Claudino Casciano, racconta con passione il significato di questo rito natalizio attraverso il quale il fuoco sprigionato dalla combustione delle ginestre che compongono le ‘Ndocce di Pietrabbondante', il 24 dicembre riscaldano simbolicamente il Bambino. 🌟
Durante la terza partecipazione alla festa dei fuochi rituali di Agnone, Pietrabbondante si presenta con tre 'ndocce' e la speranza di rafforzare l’identità culturale del Molise attraverso la cooperazione tra le comunità locali.
Casciano sottolinea l’importanza di unire le forze per affrontare le sfide delle piccole comunità, e osserva che: "Se siamo uniti faremo forza, e una mano dall’alto ci deve venire!"
IL sindaco di Agnone, Daniele Saia, con un sorriso, aggiunge:"Con tutti questi santi, se non ci danno una mano…!" Un riferimento ai santi protettori dei fuochi rituali, come Sant’Antonio, e ai "santi laici' che possono fare la differenza nei ministeri e nelle istituzioni.
Durante il suo intervento ad Agnone, il sindaco di Pietracatella ha
raccontato con emozione la storia di 'U Lavt', il
fuoco rituale che rappresenta l’identità e l’appartenenza della
comunità pietracatellese.
Questo rito, nato tra la fine del '700 e l'inizio
dell'800, dedicato a Sant’Antonio da Padova, viene realizzato con
sole ginestre.
Per l’evento del 7 dicembre ad Agnone, 'U
Lavt' ha vissuto un momento unico grazie alla presenza dei
cavalieri pietracatellesi che hanno arricchito la celebrazione con
un simbolismo particolare.
Il sindaco ha ribadito con forza l’impegno della
sua amministrazione nel sostenere queste tradizioni, promuovendole
come patrimonio culturale del Molise.
"Le radici sono
fondamentali, perché danno ali per volare", ha
dichiarato, sottolineando come la memoria storica sia la base di un
futuro solido e connesso alle tradizioni.
In chiusura, ha espresso gratitudine alla
professoressa Bindi, al sindaco Daniele Saia e all’amministrazione
di Agnone.
Un ringraziamento speciale lo ha riservato
all’Associazione Sant’Antonio da Padova e alla comunità
pietracatellese che con dedizione preservano e tramandano questo
prezioso patrimonio.
📌 Scopri di più su 'U Lavt' e le
tradizioni del Molise!
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per esplorare storie che illuminano le nostre radici e ispirano il
nostro futuro.
🌳
"Cosa ci può
insegnare un salice su resilienza e comunità?"
🌬️
Mi piace pensare che Salcito
abbia a che fare con il
salice, l’albero maestro di
resilienza che
non teme il vento: si
piega senza spezzarsi, si adatta al cambiamento, rimane saldo grazie
alle sue radici profonde. Inoltre dalla sua corteccia, in passato, è
stato estratto il
principio attivo di un potente antinfiammatorio: l’aspirina, capace di curare e prevenire,
proprio come una comunità unita può contrastare lo spopolamento e
rigenerarsi.
E se il “modello salice”
fosse la chiave per il futuro delle nostre comunità? 🤔
🔥
Salcito lo ha
già fatto!
Durante l’evento del 7 dicembre 2024 ad Agnone (IS), il paese ha
coinvolto persone
provenienti da Uruguay, Brasile e Argentina che hanno scelto di
vivere stabilmente a Salcito. Non più semplici ospiti ma nuovi rami
intrecciati alle tradizioni locali, portatori di linfa vitale – e
di ‘Farchie’ - per
un rituale che unisce passato e futuro. ✨
🎥 Nel video che ho
condiviso il sindaco di Salcito, Giovanni Galli, ci ricorda che "Non
siamo mai troppo piccoli per fare la differenza."
Ogni gesto di apertura, ogni rituale custodito, rafforza le nostre
radici e ci permette di crescere come comunità.
Perché solo da
radici solide nascono rami che resistono alle tempeste e si aprono al
mondo.
✨ Auguri
di cuore per un 2025 pieno di resilienza, accoglienza e nuove
possibilità.
Guardate
il video, lasciatevi ispirare e condividete con chiunque creda che
insieme possiamo fare grandi cose. 💫
A Tufillo (CH), come in altri
paesi del nostro territorio, la “Farchia” non è solo un rito ma
un simbolo vivo che unisce passato, presente e futuro.
Immaginate
una fredda sera d’inverno e il paese avvolto dal buio che si
illumina pian piano, non solo grazie al fuoco, ma anche attraverso la
musica delle fisarmoniche “du botte” e le voci gioiose che
intonano canti antichi.
Una volta
la festa si mescola con la vita: signore che si affacciano alle
finestre per offrire dolci fatti in casa e bevande calde, bambini che
corrono curiosi tra la folla e uomini e donne che portano avanti un
rito che parla di radici e identità.
Ma la
tradizione, come ogni storia, ha le sue pieghe misteriose. A Tufillo,
per esempio, c’è un’usanza particolare: le canne della ‘Farchia’
non sempre vengono alzate verticalmente. Questo gesto, che potrebbe
sembrare un semplice dettaglio, è in realtà legato a una vicenda
luttuosa. Si racconta che molti anni fa una ‘Farchia’ si sia
rovesciata causando una tragedia. Da allora, alcune comunità hanno
scelto di ricordare quell’evento mantenendo il fuoco a terra, quasi
fosse un omaggio silenzioso a chi, a causa di quel fuoco, ha perso la vita.
Eppure,
nonostante il peso del passato, è soprattutto il futuro che rende
queste tradizioni così potenti. Negli ultimi anni, i giovani della
Pro Loco hanno preso il testimone con entusiasmo in quanto credono che
la salvaguardia delle tradizioni sia il ponte più solido per
costruire una comunità forte e consapevole.
Partecipare
a un rito del fuoco non significa solo guardare le fiamme danzare ma
immergersi in un’esperienza che parla di resilienza, generosità e
bellezza condivisa. È un momento in cui sacro e profano si
incontrano, in cui il passato ispira il presente e ognuno trova un posto speciale in questa danza di fuoco e vita.
La
“Farchia” di Tufillo è tutto questo: una fiaccola accesa che illumina la notte e ci ricorda quanto le fiamme
possono essere fragili ma se curate con amore possono continuare a
brillare per generazioni.