Assisi
non è in vendita. Assisi è già stata venduta!
E non
per colpa dei pellegrini o dei turisti, ma di un sistema che
trasforma l’ospitalità in rendita, l’identità in brand, la
comunità in cornice.
Nel video-inchiesta “Assisi in vendita” si racconta con lucidità un processo che conosciamo fin troppo bene: la turistificazione. Un meccanismo che, dietro la retorica della valorizzazione culturale, produce concentrazione economica, monocultura commerciale, espulsione degli abitanti, appiattimento simbolico.
Assisi è la meta religiosa per eccellenza in Umbria, con oltre 600.000 visitatori l’anno, una cifra destinata ad aumentare nel biennio 2025-2026, tra Giubileo, canonizzazione di Carlo Acutis e celebrazioni per gli 800 anni dalla morte di San Francesco.
Ma chi trae davvero beneficio da questo fiume di presenze?
Il video rivela che la maggior parte è nelle mani di pochissimi soggetti. Una concentrazione inquietante che richiama scenari da cartolina addomesticata, dove l’autenticità del vivere si piega alla logica della massimizzazione.
Emergono nomi, famiglie, assetti proprietari. Tra questi, alcuni cognomi si ripetono. Uno per tutti, quello dei Maisto, protagonisti di un’economia privatizzata della bellezza. Le vie di Francesco diventano corridoi del profitto. Gli spazi comuni, luoghi dove tutto ha un prezzo.
Questa non è una storia solo umbra. È un monito per ogni territorio fragile, per ogni paese in cerca di futuro, per ogni comunità che rischia di essere espropriata della propria anima in nome del turismo.
🔥 E qui arriva il Molise
Una terra che deve guardarsi bene da operazioni
speculative e predatorie, provenienti da regioni confinanti
e non.
Da troppi anni continuiamo a sentire il
solito mantra: “tenere alta la guardia”, per via di
possibili infiltrazioni malavitose, che troverebbero
terreno fertile grazie anche a una debolezza istituzionale
troppo spesso strutturale.
Ma il problema non è solo la criminalità organizzata.
Il rischio è più sottile e pervasivo: finzione di sviluppo, quando avremmo bisogno di progresso, per dirla con Pasolini; false promesse di valorizzazione, strategie di conquista economica mascherate da investimenti culturali.
Non possiamo permettere che il Molise diventi il prossimo laboratorio della turistificazione tossica.
Non bastano eventi e flussi: servono visioni, alleanze,
presenze.
E soprattutto: serve che i territori tornino
a essere abitati prima che visitati.
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