lunedì 1 luglio 2013

"Monnezza aeserniensis"

Riceviamo e pubblichiamo

La città di Isernia è segnalata dall’ISTAT tra le ultimissime per raccolta differenziata: solo l',8% (!) a fronte di una media nazionale del 32%. Vi sono comuni che arrivano al 70-80%. La gestione servizio rifiuti è privatizzata con vincoli di sei anni e strane proroghe, dal costo di circa 2 milioni di euro l’anno.
Isernia, anche per la gestione dei rifiuti, sconta così il disastroso decennio della giunta di destra Melogli. Eppure, ancora oggi, il pregresso grezzume politico vanta di “aver dato ad Isernia la Ferrari”…sic!, tra un detto latino e l’altro alla Lotito, estraibili da internet per chi volesse ostentare l’esser dotto. Invero l’unico riciclaggio locale, veloce “come la Ferrari”, pare sia solo quello del denaro della borghesia criminale o cravattaia, spesso di oltre regione. A parte il messaggio rozzamente diseducativo della “Ferrari come aspirazione”.
Solo per fare un esempio, per tutta la città: davanti al palazzo della Provincia troviamo alcuni dei cassonetti destinati alla differenziata, spesso pieni ed inaccessibili; un giorno uno di essi stava cadendo su un auto dal marciapiede inclinandosi. Per il vetro il coperchio è anche chiuso, per cui molte persone o vi rinunciano o lasciano sul luogo le buste. Non sono neanche a norma, poiché privi del “pedale” per alzare il coperchio, prescritto per elementari esigenze igieniche ed anche per le persone più anziane. Lo stesso dicasi per i cassonetti della indifferenziata, alcuni dei quali anche malridotti. Occorre dunque cambiare rotta.
Il Comune di Isernia, anche per gli aspetti pratici del “come si fa” e per inserirsi negli aiuti comunitari finanziari, inizi ad aderire alla rete delle centinaia di comuni che hanno adottato la “strategia rifiuti zero entro il 2020”; noi aggiungiamo nell’ambito di una gestione pubblica comunale o anche intercomunale posta sotto il controllo popolare, volta non al profitto privato ma a soddisfare la grande esigenza collettiva legata al ciclo dei rifiuti.
Invece di sperperare milioni di euro per la discarica privatizzata, inquinando, si inizi ad organizzare il servizio di raccolta “porta a porta”. Nelle attuali esperienze in atto in Italia, il Comune fornisce gratuitamente i kit di raccolta; in dati orari e giorni della settimana essi vengono ritirati; nel contempo ci si collega con le attività di riciclo del materiale differenziato (l’umido per fertilizzanti, plastica, vetro, carte ecc.). Risultato: riduzione notevole (si punta al 100% entro il 2020) dello smaltimento in discarica; abbattimento notevole del costo della discarica con reimpiego per il potenziamento del servizio e maggiore occupazione; possibilità di ridurre la tassa per gli utenti che riducono il residuo non riciclabile a vantaggio della differenziata (mediante microchip dal costo di soli 50 centesimi per il Comune, applicati sui contenitori); maggior decoro urbano e recupero parcheggi poiché dovranno sparire i cassonetti attuali per strada.
Sappiamo che si presenteranno diversi problemi pratici, ad esempio per i condomini più grandi o per i vicoli del centro storico o problemi di cambio di abitudini e anche di approccio culturale: essi vanno però affrontati e sono risolvibili democraticamente con l’incontro e la discussione, a partire dagli amministratori di condominio per affrontare i casi particolari, per le specifiche soluzioni tecniche; come anche sarà necessaria una densa campagna di informazione e sensibilizzazione rispetto alla raccolta differenziata, per eliminare le discariche, CO2 e l’avvelenamento della nostra terra (ecomafia a parte); e ancora con la ovvia previsione di assistenza nella raccolta differenziata per gli anziani, i diversamente abili o comunque le persone più disagiate. E si potrebbe continuare.
Ad esempio il Comune di Capannori di 46 mila abitanti (Toscana) è già all’80% ed ha anche iniziato la sperimentazione su 8 frazioni di 6 mila abitanti con il nuovo sistema suddetto dei microchip, applicati ai sacchetti per utenza, ottenendo il passaggio già al 90%, con riduzioni tariffarie per chi residua meno rifiuti indifferenziati.
Sappiamo che occorrerà procedere gradualmente, ma di certo dobbiamo recuperare i dieci anni sprecati dalla disastrosa giunta di destra; per cui prima si parte meglio è, riorganizzando un servizio essenziale da cui possa anche svilupparsi non solo la tutela della dell’ambiente e nuova occupazione, ma anche una nuova e più elevata coscienza civile ed ambientale in ogni singolo abitante.

30-06-2013      IL COORDINATORE Tiziano Di Clemente

(by Nicola)

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