Il
Fatto Quotidiano, oggi primo febbraio, in prima pagina titola: “Nuova
recessione, di chi è la colpa e come se ne esce?”. È incredibile che i
nostri governanti vadano alla ricerca delle cause tecniche e non badano
al contesto generale che ha reso possibile la recessione italiana e
mondiale.
Il
punto centrale del discorso è il fatto che, seguendo l’ispirazione
neoliberista secondo la quale la ricchezza deve essere nelle mani di
pochi, si è dato un colpo mortale al funzionamento del sistema economico
mondiale.
Come
il privato ha bisogno di un piccolo patrimonio così i diversi popoli e
nazioni hanno bisogno di un consistente “patrimonio pubblico” per poter
entrare con forza nell’economia e assicurare un ordinato vivere civile.
È
esperienza di tutti i giorni che l’economia italiana si è indebolita ed
è oggetto di continue chiusure di negozi, industrie e stabilimenti di
fornitura di ogni tipo.
E
tutto questo dipende dal fatto che nel 1990 sonno state cedute ai
privati le banche pubbliche e nel 1992 sono state cedute ai privati
l’INA, l’ENI, l’ENEL e l’IRI con le sue innumerevoli e fattive
industrie.
Ora
i singoli imprenditori italiani si trovano a fronteggiare la
concorrenza internazionale con strumenti molto deboli dal punto di vista
finanziario, proprio perché non esiste più un solido patrimonio del
popolo che possa agire da protagonista nell’economia.
D’altro
canto la cessione ai privati di imprese che si riferiscono a servizi
pubblici essenziali, fonti di energia, o a situazioni di monopolio (vedi
articolo 43 Cost.) hanno tolto al popolo e alla nazione le fonti di
produzione di ricchezza nazionale per cui l’Italia non può che essere
soccombente nel campo economico finanziario.
Una
valida politica che possa indicare “cosa si debba fare” e su “come se
ne esce dalla recessione” dovrebbe fondarsi sul ritorno nella proprietà
pubblica (articolo 42 Cost.) di tutti questi beni che sono stati
frammentati fra i privati.
L’unione
fa la forza e la forza di un popolo sta nell’essere coerente ed unito
specie in campo economico. Ne prendano nota i nostri governanti che non
sanno come uscire dalla crisi: è sufficiente che essi applichino il
sistema economico produttivo di stampo keynesiano previsto in
Costituzione secondo il quale la ricchezza va distribuita alla base
della piramide sociale e il popolo compatto, attraverso lo Stato,
intervenga da protagonista nell’economia e gestisca la ricchezza
nazionale nel proprio interesse.
Paolo Maddalena
Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”
(by Nicola)
Nessun commento:
Posta un commento