𝗜 𝗗𝗘𝗕𝗜𝗧𝗜 𝗗𝗘𝗜 𝗠𝗢𝗟𝗜𝗦𝗔𝗡𝗜? 𝗙𝗨𝗢𝗥𝗜 𝗕𝗜𝗟𝗔𝗡𝗖𝗜𝗢!

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Nei procedimenti giudiziari degli ultimi vent’anni contro i “colletti bianchi”, tutti conclusi con un nulla di fatto, nel mio libro sulla giustizia molisana documento spese triple milionarie a carico della collettività.   Parlo di tre voci ben distinte: (𝟭) le spese, ingentissime, sostenute dallo Stato; (𝟮) quelle dei singoli indagati/imputati, spesso costretti a difendersi per anni; (𝟯) quelle rimborsate agli amministratori, politici e dirigenti, che si fanno coprire le spese legali dall’ente pubblico in cui sono stati eletti o nominati, purché non vi sia conflitto d’interessi, l’avvocato sia gradito e l’esito non sia una condanna per dolo o colpa grave.    Un bel privilegio! E non finisce qui: la spesa cresce ancora quando la Regione si costituisce parte civile e nomina un proprio legale che, se non liquidato dal giudice penale, viene comunque pagato dalla Regione. Il salasso continua.   L’ultima “stangata” è nella 𝗱𝗲𝗹𝗶𝗯𝗲𝗿𝗮 𝗱𝗶 𝗚𝗶𝘂𝗻𝘁𝗮 𝗻. 𝟯𝟳𝟴 ?...

Autostrade, beni sovrani. L'esperienza del prof. Lucarelli ovvero ripartire con un disegno di legge ad iniziativa popolare

Autostrade, beni sovrani e mia esperienza in Commissione Rodotà: ripartire con un disegno di legge ad iniziativa popolare.


Il disegno di legga delega, elaborato dalla c.d. Commissione Rodotà, fra il giugno del 2007 ed il marzo del 2008, era stato elaborato per ripensare il regime giuridico dei beni pubblici. L'obiettivo era quello di renderli più robusti nei confronti delle facili privatizzazioni che, per "portare" l'Italia in Europa, avevano determinato, dai primi anni '90, la svendita del nostro patrimonio pubblico.
Il disegno di legge veniva approvato dal Governo e poi messo in un cassetto. Quel disegno di legge, più conosciuto per aver proposto l'introduzione nell'ordinamento giuridico dei beni comuni, in realtà, presentava una nuova visione dei beni pubblici, della loro gestione, più vicina ed armonica con gli artt. 42 e 43 della Costituzione. In particolare, proprio l'art. 43 della Costituzione, come fin dal 2005 ho cercato di dimostrare, in contrasto con il mainstream, ha la sua forza ed attualità nel costituire il fondamento giuridico affinchè i beni e i servizi essenziali alla tutela dei diritti fondamentali siano gestiti direttamente da soggetti pubblici, conservandone appunto proprietà e gestione.
Scrissi all'epoca, nel Commentario alla Costituzione (UTET), proprio il commento all'art. 43 Cost. sostenendo queste tesi. Allora molti mi dissero che l'art. 43 Cost. non esisteva più, soppresso dal diritto europeo (sic!).
Nel disegno di legge sui beni pubblici elaborato dalla c.d. Commissione Rodotà, proprio partendo dalla Costituzione, avevamo suggerito, in particolare quali componenti, io, Mattei, Daniela Di Sabato, Reviglio, regimi giuridici diversi per i beni pubblici a seconda delle funzioni cui essi devono essere deputati. Le autostrade, le grandi vie di comunicazione, anche ferroviarie, nonché gli slot delle grandi tratte aeree furono oggetto di approfondimento, studio e discussione. Noi volevamo definirli beni pubblici sovrani.
Un'altra componente, all'interno della commissione Rodotà, non riteneva opportuno legare questi beni pubblici al concetto di sovranità, preoccupata delle compatibilità europee. Alla fine con l'abilità di Stefano Rodotà fu trovato il compromesso definendoli beni ad appartenenza pubblica necessaria, per definire beni che soddisfano interessi generali fondamentali la cui cura discende dalle prerogative dello Stato.
Nel disegno di legge questi beni furono definiti nè usucapibili (dai privati), nè alienabili (a privati). Se questo disegno di legge fosse stato trasformato in legge, sicuramente avrebbe rappresentato un forte limite agli interessi estrattivi e predatori dei privati. Oggi bisogna ripartire da quel disegno di legge.
Il presidente della camera ha mostrato forte interesse, dichiarando il 30 luglio, all'incontro con i comitati dell'acqua, che la Commissione Rodotà deve ripartire. Io propongo di farla comunque ripartire dal basso, raccogliendo intorno a quel disegno di legge, eventualmente anche integrandolo e modificandolo in alcune parti, 50.000 firme al fine di presentarlo in parlamento come disegno di legge ad iniziativa popolare.
 
Alberto Lucarelli

(by Nicola)

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