venerdì 1 novembre 2013

MARTYREO (2095 ANNI FA: 1° NOVEMBRE 82 a.c.)


PORTA COLLINA: LA FINE DEL SOGNO SANNITA

Un popolo italico di lingua osca, i Sanniti, ricoprì un ruolo importantissimo nella nostra storia opponendosi strenuamente, anche con l’alleanza di altri popoli, alla egemonia di Roma.

Come lo stesso Tito Livio, storico non certamente di parte, riconosce, i Sanniti “non fuggivano la guerra ed erano così lontani dallo stancarsi di una difesa anche senza successo della loro libertà, che preferivano essere conquistati piuttosto che rinunciare a sforzarsi di vincere”.

I Sanniti hanno avuto anche il merito di aver spronato, seppur involontariamente, i romani verso l’affermazione imperiale, contendendo ad essi territori mai prima di allora nelle mire espansionistiche di Roma e forgiandoli militarmente sui campi di battaglia: non fossero esistiti i Sanniti, probabilmente la storia d’Italia avrebbe avuto ben altro epilogo.

Il loro indomabile coraggio nel difendere la propria e l’altrui indipendenza contro l’oppressione romana, la loro omogeneità etnica e religiosa, valse a conferir loro il titolo di autentici campioni di libertà e precursori di un autorevole esempio di stato federale volto ad assicurare tali valori fortemente sentiti da genti che con essi avevano condiviso estenuanti guerre (non a caso furono proprio i Sanniti - e per la prima volta - a battezzare con il nome Italia quel territorio abitato a sud di Roma dalle popolazioni oppostesi alla prevaricazione dello Stato Romano).

Eppure, dei Sanniti, costituiti da quattro impavide tribù (i Pentri, i più temuti guerrieri che abitavano le impervie aree dell’attuale alto e medio Molise, i Caraceni, i Caudini e gli Irpini) legate tra loro da sentimenti di solidarietà e di libertà, nulla o poco ci è stato tramandato se non fatti e situazioni connesse al periodo bellico ed in un’ottica, oltretutto, volta esclusivamente a magnificare le imprese di Roma, mai svolgendosi un’esauriente illustrazione sulla loro organizzazione politica, sulla religione e sulla loro struttura interna. Tutto ciò che sappiamo dei Sanniti ci perviene prevalentemente da una ricostruzione fatta attraverso ritrovamenti archeologici e sui pochi documenti pervenutici. Una ricostruzione sicuramente ardua, ma incompleta, che è però possibile approfondire con i nuovi mezzi tecnologici oggi a disposizione e con la fattiva volontà di quanti sono preposti all’indirizzo culturale di questa Nazione.

La Storia è dunque in debito con il Sannio e i Sanniti: lo è per la voluta omissione da parte degli storici di età romana per i motivi innanzi detti, lo è per la mancanza di studi successivi nel ricostruire la vita, le usanze e i costumi di quel popolo, lo è per il disinteresse mostrato nei confronti di un territorio incomprensibilmente nell’oblio, ma ancor oggi disposto a narrare il suo passato, pur necessitando una sua diversa lettura anche per fini di uno sviluppo di forme turistiche di interesse storico-culturale.

Le valorosi genti sannite devono avere dalla storia il loro giusto riconoscimento che può concretizzarsi in iniziative che incentivino lo studio su questo popolo e sulla loro terra; iniziative che valgano a farlo conoscere per ciò che è stato e per quanto ha fatto, nel ricordo indelebile della loro presenza e delle loro gesta.

Ma anche nel ricordo dell’eccidio perpetrato nei loro confronti ad opera di Silla, nell’82 a.C., con la Guerra Sociale allorquando essi tentarono un ultimo e definitivo attacco contro Roma.

Fu quello l’estremo atto di una un’altra pagina gloriosa di storia scritta dai Sanniti e conclusasi tragicamente: nella battaglia di Porta Collina (l’attuale Via IV novembre, a Roma) Lucio Cornelio Silla, uno dei più astiosi nemici di questo fiero popolo italico (sua la frase: “nessun romano starà mai al sicuro fin quando un solo sannita rimarrà in vita”), ebbe a far strage degli insorti, comandati da M. Ponzio Telesino e da altri valorosi condottieri i cui corpi furono barbaramente decapitati ed esposti al pubblico ludibrio. Successivamente Silla abbatté gran parte degli insediamenti abitativi presenti nel Sannio ove i loro resti continuano ad apparire nei boschi e tra i monti, restituendoci man mano interessanti pezzi di storia.

Dal sito www. pescopennataro.com: “Le conseguenze della sconfitta furono orribili, Silla riunì nella villa pubblica del Campo di Marte 8000 prigionieri sanniti e li fece pubblicamente decapitare (Livio – Periochae 88).

Silla diede poi inizio ad una campagna di sterminio e distruzioni in terra sannita; per Silla “I Romani non avrebbero conosciuto la pace fino a quando avesse continuato a esistere una nazione sannita”(Strabone – V 4.11)

e le conseguenze furono descritte da Floro : “Il conquistatore a mala pena aveva lasciato una pietra sull’altra, cosicché anche all’interno del Sannio era quasi impossibile scoprire il Sannio”(Floro – I 11.8)”


Riteniamo che sia giunto il tempo, adesso, di rendere onore al valore e all’insegnamento di quel popolo pressoché sconosciuto ai più, nonché alle vittime del massacro di Porta Collina, ponendo in quello stesso luogo un’iscrizione alla memoria degli antichi Campioni della Libertà.

Gianluigi Ciamarra
 
(by Nicola)

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