Il libro è una polifonia di voci che testimoniano il tempo di lavoro
dei Verdi del Sole che ride, e di tutto l’arcipelago verde, un tempo di
entusiasmo, di speranze in cui sembrava di poter cambiare vivacemente il
mondo in senso ecologista, antinucleare, pacifista attraverso idee
forti assertive e idee forti critiche. Critiche rispetto alla gestione
patriarcale dell’esistente, che si prefigurava sempre di più come
globalizzazione, (leggi imperialismo) da parte delle élites
economico-finanziarie e neoliberiste e come pretesa della tecno-scienza
di gestire ogni aspetto della vita umana ,e non, nell’orizzonte del
profitto e del prestigio, coniugati al maschile.
Le tante idee forti , allora e oggi, riguardano le proposte per
un’agricoltura rispettosa della terra, un’agricoltura che tiene cari gli
insegnamenti di Vandana Shiva, per una mobilità sostenibile, per una
scuola attenta all’alterita` e alla complessità , per la conversione
ecologica dell’industria, per la difesa degli animali, per favorire il
parto in casa, per il rispetto delle differenze, per la consapevolezza
di essere donne capaci di gestire l’esistente che si trasforma, ecc…(Se è
permesso, questa è immagine e metafora del corpo gravido accogliente
che consente sviluppo e trasformazione).
Tutte queste posizioni non stanno a sé, ma confluiscono a formare
un’unica sinfonia: la sinfonia verde della speranza e della vita in cui
anch’io, mischiata a tante donne, ho avuto la mia piccola parte.
Ora i Verdi in Italia hanno perso quella forza utopica-concreta che
avevano, quando Laura Cima era stata eletta deputata nel 1987 e, poco
dopo, presidente di un direttivo di sole donne. Come a indicare che la
vita, il pensiero, le pratiche sono stimolate e vivono quando si delinea
un orizzonte di senso femminile che fa respirare ed è accogliente.
Alcuni maschi delle sinistre (demoproletari, radicali…) confluiti
opportunisticamente nei Verdi hanno mortificato questa esperienza di
guida femminile e sono tornati loro in primo piano. Hanno di nuovo
vinto, comunque perdendo. Perché lo slancio e l’entusiasmo del movimento
sono stati assorbiti dalla voracità organizzativa -piramidale
maschile, questa sì davvero universale, ma sempre più impacciata e
debole, perciò più violenta.
Quei semi di verde e di speranza , gettati allora, hanno creato una
coscienza diffusa. Oggi c’è un maggior interesse per l’agricoltura
biologica, un maggior rispetto per gli animali, un’attenzione per la
raccolta differenziata, uno svilupparsi della bioarchitettura, una
sensibilità per una mobilità ecologica, ecc…
Certamente questi sono frutti maturati in quella prodigiosa stagione
(fine anni 80 , primi anni 90) in cui i Verdi, più rosa che verdi, sono
stati protagonisti della politica italiana.
Ma anche in questo caso, non si può non fare un’amara e indignata constatazione.
La coscienza ecologista non maturava contemporaneamente insieme a una
nuova e diffusa coscienza politica e la governance rimaneva, più forte
di sempre, nelle mani delle élites neoliberiste che si gettarono a
capofitto sulla coscienza “verde ” delle persone per gestirla dal loro
punto di vista. Per cui nonostante le piccole comunità laboriose,
nonostante le piccole imprese ecologiste e rispettose della terra, le
multinazionali capirono che avevano tra le mani una nuova occasione di
profitto e non se la lasciarono scappare. Si potrebbe dire “Lasciamole
fare, se fanno ecologia!” . Ma non sarebbe da ingenui pensare che il
motore del profitto, che ha fatto immensi disastri, sia anche quello che
li risolve? Perché se fanno, per es., agricoltura bio qui, non la
fanno forse anche sfruttando i migranti pagati in nero un niente, e
con l’evasione fiscale conseguente? E magari anche con la distruzione di
terre in altre aree del mondo, perché il profitto è il profitto e
cinicamente si fa dove si può!
Oggi l’ecofemminismo è necessario più che mai. Oggi che si è posto
il dramma delle migrazioni , l’inquietudine dei cambiamenti climatici,
oggi che i viventi che abitano la Terra Madre sono oggetto di
grandissimo interesse da parte della tecnoscienza che ambisce un po’ per
volta a modificarli geneticamente, così come ambisce a completare del
tutto l’espropriazione della donna dal processo riproduttivo con
l’embrione ingegnerizzato e la costruzione prossima di grembi
supertecnologici, proprio oggi le donne sono consapevoli della loro
forza. E se il potere , ancora patriarcale, progetta anche di sostituire
le relazioni vive con relazioni finte di robot come sorveglianti,
amici, istruttori, mandando fuori campo gli affetti, la cura, la
responsabilità di stare insieme solidali, le donne sono consapevoli che
queste cose sono il loro modo di stare nel mondo e non staranno con le
braccia conserte a guardare.
L’ecofemminismo è più necessario di sempre. È necessario che le
donne prendano a governare il mondo che si trasforma e comincino a dare
realtà all’intuizione femminile di un uomo caro, Alexander Langer, per
cui i paradigmi dell’esistenza dovevano rovesciarsi da altius, citius,
fortius, a lentius, profundius, suavius che sono i tempi della Madre
Terra e della femminilità.
Il libro ” L’ecofemminismo in Italia, radici di una rivoluzione
necessaria ” non solo è vivace, non solo è un concentrato di fermenti
che attendono di fiorire , ma è anche, e soprattutto, utilissimo per
riportare speranza, movimento e pratiche nuove a quest’epoca buia.
Fonte: blog Laura Cima
(by Nicola)
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