giovedì 4 aprile 2019

LE INFILTRAZIONI MAFIOSE IN MOLISE - Appalti pubblici - 9




La vicenda del terremoto di San Giuliano di Puglia rappresenta forse il caso più paradigmatico di una strutturale infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia, nella società e nelle istituzioni del Molise. Per la sua dimensione pubblica e mediatica il caso ha assunto una rilevanza mondiale. La ricostruzione post terremoto è stata sempre storicamente un boccone ghiotto per le mafie e certamente lo è stata anche in Molise. Da noi c’è stata una certa sottovalutazione del fenomeno come problema. Gli imprenditori e i professionisti non hanno un’adeguata percezione del fenomeno e non sono sufficientemente responsabilizzati. Non si sono preoccupati eccessivamente e in moltissimi casi hanno inconsapevolmente aperto le porte alla criminalità organizzata. Criminalità che ormai ha penetrato ogni settore dell’economia e anche – ed è molto grave – la politica. Non c’è settore economico estraneo alle infiltrazioni mafiose. I mondi dell’edilizia e dell’autotrasporto sono sicuramente stati i primi a essere colpiti, e in modo più grave rispetto ad altri. Lo smaltimento dei rifiuti post terremoto e la movimentazione della terra ha visto un coinvolgimento di aziende direttamente o indirettamente vicine alla criminalità mafiosa. Il terremoto del 2002 è stato un’occasione golosa che i clan certamente non si sono lasciati scappare. Nel post-terremoto c’è stata una sottovalutazione del problema anche da parte delle pubbliche amministrazioni. Quanto meno, sono state disattente e in qualche caso non hanno utilizzato gli strumenti necessari per una maggiore autotutela che pur possiedono. Hanno lasciato che appalti e settori economici importanti fossero contaminati dalla criminalità in pratica senza reagire. Sugli appalti, si è cercato di porre rimedio ma all’epoca anche la legge nazionale in materia era inadeguata. Con il terremoto, sono stati concessi con facilità appalti ad alcune ditte (sempre le stesse anche a livello comunale), grazie al ricorso alle misure d’urgenza. Le aziende con nomi molisani poi subappaltavano a ditte in odore di criminalità, alle quali i magistrati affermano non venissero in qualche caso richieste le minime garanzie antimafia (banalmente, il relativo certificato). Alcuni parlano di mala gestione degli appalti da parte di alcuni soggetti dentro le pubbliche amministrazioni, ma non è così semplice perché in questi affari solitamente è coinvolta anche la politica e tra i nostri politici molisani possiamo annoverare chi è stato contiguo alla nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo.
Generalmente i gruppi criminali che s’infiltrano tengono un basso profilo, mirando a far prevalere gli affari e non attirando mai le attenzioni sui loro loschi business. Se c’è da far arrivare un messaggio chiaro, minacciano e diventano anche violenti ma solo come extrema ratio. Le imprese “pulite” si sono affidate alle mafie per essere più competitive e aggressive sul mercato. Le ricadute di ciò poi si fanno sentire su tutta la collettività: le imprese che stanno alle regole sono rigettate da un mercato che non le riconosce più, lasciando a casa i lavoratori e non facendo lavorare più i professionisti onesti. È stata sdoganata una mentalità negli ultimi anni: quella del più astuto intesa come corrotto e criminale. La Direzione Nazionale Antimafia ha affermato che il Molise è “terra d’infiltrazioni di mafia”. Nel contesto degli appalti si manifesta in modo diverso: è una mafia imprenditoriale, preparata e aggiornata alle nuove tecnologie, utilizza competenze di primo livello, professioni, relazioni e tecniche per realizzare i propri interessi mantenendo sempre un profilo basso e occulto. La sudditanza culturale e psicologica di alcuni territori della nostra regione è diventata tangibile, non si denuncia più, si pensa sia meglio farsi i fatti propri. Abbiamo anche amministratori pubblici che parlano di pluripregiudicati come di persone “educate, tranquille, che non hanno mai dato fastidio a nessuno”. L’infiltrazione mafiosa nelle aziende molisane non fa eccezione rispetto al resto d’Italia e segue le dinamiche “tradizionali” ben rodate dalle mafie del Meridione nei rispettivi ambienti territoriali: l’avvicinamento d’imprenditori operanti principalmente nel settore delle costruzioni e del movimento terra e vincitori di appalti per lavori pubblici, che spesso si rivolgono di propria iniziativa al sodalizio criminale per chiedere “protezione” da eventuali problematiche che possono sorgere nella realizzazione dei lavori a causa di furti, intimidazioni e danneggiamenti da parte di altri gruppi; la successiva “integrazione” di tali imprenditori tra gli affiliati del gruppo – obiettivo principale rispetto al quale l’offerta di protezione iniziale rappresenta solamente una strategia di “aggancio” – e il conseguente assoggettamento delle aziende “avvicinate” alle finalità complessive del gruppo. Vale la pena ricordare che questo meccanismo si fonda imprescindibilmente sulla riconoscibilità e sul “prestigio” criminale del capo mafia e del suo gruppo, derivante dal forte radicamento nel tessuto criminale del territorio di provenienza. Una dinamica non diversa da quella che caratterizza l’azione delle mafie tradizionali nelle regioni di provenienza e di radicamento e che determina un profondo inquinamento del tessuto sociale ed economico infiltrato. All’intimidazione si sostituisce la corruzione, ritenuta una strategia preferibile per evitare di sollevare clamore e per mantenere gli affari celati alle forze investigative. A livello aziendale, alle singole aziende di piccole e medie dimensioni si affianca uno strutturato sistema di società, spesso senza scopo di lucro, capaci di operare su un ampio versante del settore dei servizi pubblici. È su questo versante abbiamo avuto tentativi d’infiltrazione provenienti da “Mafia Capitale” verso il villaggio post terremoto costruito nella zona di San Giuliano di Puglia per gestire in particolare il business dell’accoglienza, considerato il più redditizio dal gruppo criminale di Buzzi e Carminati. Appalti pubblici, tangenti e intimidazioni si mescolano in un rapporto tra istituzioni, imprenditoria e criminalità organizzata in grado di generare profitti immensi. Tangenti, donazioni a politici e funzionari possono garantire l’aggancio indispensabile per il funzionamento del business.



(continua)


Fonte: Osservatorio Antimafia del Molise

(by Nicola) 

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