mercoledì 17 aprile 2019

LE INFILTRAZIONI MAFIOSE IN MOLISE - Conclusioni - 16


Il pericolo mafia in Molise esiste e alcuni casi riportati in cronaca e molti atti giudiziari ne sono ormai la testimonianza inconfutabile. Come organizzarsi, cosa deve fare la politica e le istituzioni preposte alla sicurezza ma soprattutto le coscienze locali, gli intellettuali che sono chiamati in causa e soprattutto i cittadini. A volte mi pongo alcune domande, scomode a tanti e che in molti censurano o mettono in secondo piano. Una di queste è: se le infiltrazioni in Molise fossero anche lo specchio delle alterazioni della società molisana? In Molise raramente è dato vedere cittadini che scendano in piazza o manifestino per ripulire il territorio dai politici “affaristi” o dai colletti bianchi e dagli imprenditori che hanno collusioni con le mafie. Salvo alcune manifestazioni “folcloristiche”, la reazione del molisano è stantia. La lotta alle mafie non può interessare solo i magistrati e le forze di polizia ma deve coinvolgere necessariamente anche la cittadinanza e il modo di essere cittadini. A testimoniare tale assunto vi è anche lo scarso coinvolgimento dei pochi intellettuali molisani. I mass media cercano di fare il loro dovere e informano al meglio le degenerazioni che man mano emergono. Chi vuole documentarsi meglio, inoltre, può farlo poiché le fonti non mancano. In Molise, purtroppo, pesa una sorta di anestetizzazione indifferenziata che trova la sua fonte in un atavico clientelismo che nei confronti del fenomeno mafia potrebbe diventare omertà o peggio negazionismo estremo. Quando molti anni fa parlavo d’infiltrazioni mafiose in Molise (era il 1993), ero tacciato di allarmismo e di esagerazione. La frase più comune era: “Non è assolutamente vero che in Molise c’è la mafia”, “il Molise è un’isola felice”. Quasi tutti assumevano l’atteggiamento difensivo dello struzzo. Oggi, continuo a chiedermi dove sono le misure di prevenzione e repressione delle mafie, giacché dai partiti politici è possibile aspettarsi ben poco? Perché non si mobilitano le cd. eccellenze molisane? L’intreccio perverso fra mafia, colletti bianchi, imprenditoria e corruzione potrebbe essere anche conseguenza di questo immobilismo. Per contrastare le infiltrazioni in Molise, ritengo, non sia necessario essere eroi civili, motivati da grandi passioni, ma basta pensare al futuro dei nostri figli, perché questi criminali mettono in pericolo il futuro di tutti noi. Se prendessimo coscienza di questo forse, anche nel nostro piccolo Molise potrebbe nascere una ribellione civile. Il procuratore nazionale Antimafia, Cafiero De Raho, ospite a Campobasso più volte – che ho avuto l’onore di conoscere quando era in Calabria – ha lanciato questo messaggio: “Non siete più un’oasi felice, la malavita oggi investe in Molise”. Si è poi soffermato sul ruolo delle istituzioni ricordando che le stesse devono essere più determinate nel palesare vicinanza al cittadino per evitare che questi si chiuda a riccio e scelga di non collaborare con lo Stato. Io mi sento di condividere totalmente il suo messaggio precisando che è giunta l’ora che i molisani comincino a svegliarsi dal lungo torpore che li affligge”. Le mafie mediante nuovi strumenti criminosi si garantiscono un’infiltrazione sempre più profonda nel territorio, evitando quando possono l’uso della violenza e delle armi, controllando, di fatto, l’economia locale. In Molise il manifestarsi del fenomeno usuraio ed estorsivo inizia a destare preoccupazione, soprattutto riguardo alla crisi che stanno vivendo numerose imprese locali. Questa condizione precaria apre le porte alla liquidità delle organizzazioni criminali che con le enormi disponibilità finanziare dettano addirittura le regole del mercato. L’ultima relazione del Procuratore Nazionale Antimafia ha confermato la presenza mafiosa in Molise. I primi “bacilli” risalgono ai tempi in cui Vito Ciancimino era in soggiorno obbligato nel Comune di Rotello. Non mancano tuttavia presenze di famiglie mafiose del foggiano, siciliane, casertane, napoletane e calabresi. Alcuni esponenti, trasferiti in Molise al soggiorno obbligato, hanno messo radici non solo economicamente, ma anche famigliarmente, con imprenditori, professionisti e proprietari terrieri molisani. Non dimentichiamoci che anche nella nostra regione si sono avute le prime confische di beni di provenienza mafiosa. Nella situazione generale di crisi economica strettamente connessa a una sempre maggiore difficoltà di accesso al credito bancario, è facile per le organizzazioni criminali “infiltrarsi” nel sistema economico, sociale e politico della nostra Regione. Dalle indagini giudiziarie delle tre procure della Repubblica molisane, nell’ultimo decennio, è emerso che alcune imprese del territorio sono entrate in contatto con chi, come le organizzazioni mafiose, hanno offerto liquidità finanziarie in modo rapido e senza troppi cavilli. Il tutto ovviamente nell’illusoria opportunità di salvezza dalla crisi economica. In realtà, con questi mezzi, la criminalità organizzata s’impadronisce delle aziende e le gestisce pur lasciandole in proprietà agli imprenditori in crisi. In Molise, così come in tante altre regioni d’Italia, esistono – continua la nota – imprese che hanno chiuso i battenti per debiti o usura. Le denunce purtroppo sono poche, in pratica il delitto di usura appare quasi inesistente. Le vittime in larga parte sono persone che hanno sempre operato nel commercio e che hanno oggettive difficoltà a riconvertirsi nel mercato del lavoro e, quindi, tentano di tutto per evitare il protesto di un assegno, il fallimento della loro attività. Solitamente sono commercianti, gestori di negozi di ogni genere, dall’abbigliamento all’alimentare. Sono queste le categorie che oggi pagano, più di ogni altro comparto, il prezzo della crisi. Come in ogni mercato, anche in quello del credito illegale, è inevitabile che, con il crescere della domanda, si sviluppi anche l’offerta. Nascono i cd. “pseudo-usurai”, figure che vanno dalle società di servizi alla mediazione finanziaria che spesso fanno capo a soggetti legati a organizzazioni mafiose. Questi nuovi meccanismi di prestito di denaro hanno trovato forza nella crescente richiesta da parte delle imprese in crisi. In Molise non è difficile comprendere che la liquidità di denaro mafioso derivi essenzialmente dal traffico di droga (soprattutto dalla vicina Albania). All’inizio il mafioso si accontenta d’interessi modesti, poiché il suo obiettivo finale è impadronirsi dell’azienda del debitore. La crisi contribuisce a questo passaggio, il mafioso interviene a sostegno di chi ha bisogno di somme rilevanti, commercianti o imprenditori che hanno la necessità di movimentare notevoli somme per non essere tagliati fuori del mercato o per non perdere commesse. Quest’aspetto che all’apparenza può apparire scontato al contrario è pericolosissimo poiché il mafioso offre non solo un servizio funzionale, ma al contempo accresce il suo consenso sociale affermandosi nei luoghi in cui agisce. Al tempo stesso il suo sistema usurario crea legami stabili con settori dell’economia legale, acquisendo costanti flussi di liquidità che gli permettono di realizzare la ripulitura dei capitali di origine illecita. L’ingresso della criminalità organizzata (soprattutto della mafia foggiana, della camorra e della ndrangheta) nell’attività economica molisana ha favorito la trasformazione della stessa spalancando le porte dei grandi circuiti finanziari (fondi europei, fondi post sisma, fondi in agricoltura). Ormai in Molise non si può più negare la presenza delle mafie che condizionano oggettivamente alcuni aspetti della vita economica del territorio (la regione offre molti motivi d’interesse per le mafie che vanno dal turismo fino all’agricoltura). La battaglia non può e non deve essere lasciata solo agli addetti ai lavori come le forze di polizia e la magistratura, deve coinvolgere tutti, perché la mafia è un problema per cittadini, lavoratori, studenti, pensionati. È necessario costruire una rete di responsabilità e di consapevolezza tra amministrazioni locali, imprenditori, associazionismo laico e religioso, sindacati d’imprese e dei lavoratori, forze dell’ordine, organi d’informazione e magistratura inquirente. È utile fare tesoro delle esperienze, purtroppo molto consolidate, che l’associazionismo antimafia, antiusura e antiracket del mezzogiorno del Paese può offrire, aumentando le opportunità di scambio culturale e civile, sia invitando in Molise rappresentanti di questo mondo, sia organizzando dei veri e propri tour nei luoghi dove quest’associazionismo è più organizzato ed efficace. Il nostro Osservatorio suggeriva ai vari presidenti della Regione succedutisi nell’ultimo decennio l’approvazione di una legge regionale che sancisca che le mafie sono anche qui da noi e che quindi occorre creare strumenti di sbarramento alla loro continua penetrazione nel territorio. I segnali che ne testimoniano la presenza sono molti, bisogna imparare a percepirli e a contrastarli, per difendersi e per difendere la nostra regione prima che sia troppo tardi”.





Fonte: Osservatorio Antimafia del Molise

(by Nicola)







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