Riceviamo e pubblichiamo
Suscitano non poco sconcerto
certe gratuite divagazioni postate in rete a più riprese e qualche
compiacente evento culturale locale, dove si assiste al troppo
evidente e reiterato tentativo di oscurare le verità storiche che
appartengono a Bovianum Vetus, oggi Pietrabbondante, il cuore
dell’antico Sannio.
Dopo
aver negato, senza introdurre elementi di certezza,
l’identificazione di Pietrabbondante con la Bovianum Vetus citata
da Plinio nella sua Naturalis Historia, ora si tenta
addirittura di cancellare dalla storia anche il toponimo Bovianum
Vetus, da sempre riferito a Pietrabbondante.
Tutti
gli espedienti tornano utili a questo duplice e personalistico scopo,
quali: bollare, come incorsi in errore, studiosi di riconosciuta
statura internazionale e consacrati dalla storia (Mommsen,T. et
al.), spocchiosamente definiti “manipolatori” di epigrafi
osche rinvenute in agro di Pietrabbondante, solo perché ne hanno
dimostrato la identità topografica con la Bovianum Vetus; ignorare,
solo quando non di comodo, o travisare citazioni di storici
dell’antica Roma, pietre miliari e fonti primarie per le nostre
conoscenze in materia; ritenere prima inaffidabili le coordinate
tolemaiche e le cartografie correlate, per poi interpretarle
maliziosamente ad usum proprium; ed altro ancora.
Insomma,
per questi signori bisogna dimostrare a tutti i costi che
Pietrabbondante non si può identificare con la Bovianum Vetus citata
da Plinio il Vecchio e che la Bovianum Undecumanorum, sempre citata
dallo stesso
Plinio e oggi Bojano, è l’unica Bovianum mai esistita, anche
perché non è dato riscontrare nell’antico Sannio, sempre secondo
questi signori, due località con lo stesso toponimo. Peccato, però,
che proprio nell’antico Sannio si registrano non due, ma ben tre
località con lo stesso toponimo (Bovianum): oltre alle due citate,
anche Boviano, oggi Bajano, nei pressi di Nola; oltre a due
Aquilonia, e altro ancora, facendo tutto questo naufragare
miseramente i fautori di questa farneticante “teoria unicista”....
Sia
subito chiaro che con questo scritto non si intende togliere nulla
alla importanza della Bovianum Undecumanorum, oggi Bojano, all’epoca
coesistente con la Bovianum Vetus, oggi Pietrabbondante: due
importanti centri del Sannio Pentro, con funzioni strategiche
completamente diverse.
Ma
se cancelliamo anche il toponimo Bovianum Vetus, allora come si
chiamava Pietrabbondante al tempo dell’antico Sannio?
E’
presto risolto. La riserva è stata sciolta ancora una volta
arbitrariamente, con il solito colpo di mano: Bovianum Vetus è stata
ribattezzata ex cathedra con “Safinim”, in barba alla citazione
di Plinio il Vecchio, in barba a tutti gli studi di insigni
storiografi, in barba alla nota epigrafe osca ivi rinvenuta e
artatamente reinterpretata ad uso e consumo personale, in barba a
tutte le evidenze storico-archeologiche. In ultima analisi, per far
quadrare i conti, è stato attribuito a Pietrabbondante al posto
della sua antica denominazione Bovianum Vetus, il toponimo “Safinim”,
con cui in lingua osca veniva notoriamente indicato il territorio
denominato Samnium, forma latina, quest’ultima, per assimilazione
dell’osco Safinim (Salmon, E.T.): quindi, pur di rimediare allo
scippo, a Pietrabbondante è stato rifilato il nome con cui veniva
indicato l’intero territorio del Samnium, utilizzando artatamente
allo scopo un improprio gioco di parole (Safinia, Safinim) e
dimenticando che nella monetazione del Sannio Pentro sulle monete
veniva impressa la denominazione del territorio abitato da quel
popolo e non di questa o quella località.
Ma
per favore ! E’ troppo evidente che la toppa è peggio del buco !
Alla faccia delle evidenze storico-archeologiche!
E’
innegabile, poi, toponimo Bovianum Vetus a parte, che i resti
monumentali e i numerosissimi reperti della zona archeologica di
Pietrabbondante, unici per importanza e imponenza, sono anche la
testimonianza certa di un insediamento storico di assoluto rilievo,
con annessa area sacra per le pratiche religiose e politiche a cura
di Sacerdoti e Magistrati.
E
se finalmente si scavasse anche a monte degli attuali scavi, con ogni
probabilità si scoprirebbe un insediamento collegato alla
fortificazione megalitica esistente sulla sommità del monte
Saraceno, dove stranamente non si è mai scavato, e si potrebbe
dimostrare che gli antichi Sanniti anche qui si erano insediati
montibus vicatim, come scriveva Livio.
Come
pietrabbondantese, debbo ritenere fortunato il mio paese se qui i
Sanniti per le loro costruzioni monumentali hanno utilizzato una
roccia così dura da resistere nei secoli alle intemperie; se oggi
non cifossero queste gloriose “pietre” a testimoniare il nostro
passato, qualcuno di questi signori avrebbe sicuramente osato
cancellarlo dalla storia.
Ma
non si è mai pensato da parte di qualche esimio luminare da decenni
interprete unico dell’archeologia locale, se non altro per fare
finalmente luce definitiva sulla questione, alle ricognizioni
aerofotogrammetriche e alla aerofotointerpretazione archeologica di
tutta l’area che va dalla zona degli scavi fino alla sommità del
monte Saraceno? O siamo rimasti ancora all’età della pietra ? Per
l'appunto.
Ma
chi si considera depositario assoluto della verità storica e non
accetta confronto né contraddittorio per non rischiare di essere
clamorosamente smentito, di certo non incoraggerà mai simili
iniziative.
Sa
bene chi scrive di storia che della verità storica o se ne è in
possesso con prove certe e inconfutabili, o è meglio astenersi,
perché ricostruire la storia con interpretazioni personali e
fuorvianti analogie, nuoce alla conoscenza collettiva e in ultima
analisi alla cultura.
Ma
siccome noi siamo ciecamente fiduciosi nel tempo, vero galantuomo,
c’è da credere fortemente che quando si sarà sgonfiata questa
“menata”, sicuramente si ristabilirà la verità sulla base della
storia accertata e verrà finalmente messa al bando ogni
interpretazione farlocca.
Con
buona pace di tutti.
PasquaLino
Di Iorio
P.S.
Scrivo questo testo, bando a inutili campanilismi e familismi, per
doverosa replica alle contestazioni che sono state mosse, postume, a
quanto in vita sostenuto sull’argomento dal mio compianto papà,
che ha dedicato la sua lunga esistenza a queste ricerche e che nella
prefazione alla sua prima pubblicazione del 1974 sul tema, ha voluto
precisare a chiare note che non scriveva ”né per fini di lucro, né
di carriera”, ma solo per amore della verità storica.
Per
ogni riscontro particolareggiato sulla questione, si rimanda agli
scritti dei principali storici-topografi classici e recenti: Tito
Livio, Plinio il Vecchio, Strabone, Appiano, Tolomeo, Tabula
Peutingeriana, Mommsen T, Salmon E.T., Bonocore M., Quilici L.,
Colapietra R., Valente F., Carroccia M. e al sopracitato testo di
Antonino Di Iorio, “Bovianum Vetus oggi Pietrabbondante”, nonché
alla sua produzione storico letteraria sull’argomento, il tutto
reperibile presso la Biblioteca Comunale “Antonino Di Iorio” di
Pietrabbondante.
(by nicola)