domenica 31 marzo 2019

Chi ha paura dell'Informazione? La 'mafia bianca' molisana


(by Nicola)

LE INFILTRAZIONI MAFIOSE IN MOLISE - La distribuzione per gruppi criminali - 5


L’analisi dell’infiltrazione dell’economia molisana da parte dei diversi gruppi criminali si basa, come anticipato nella sezione metodologica, sul collegamento tra le aziende sequestrate e/o confiscate e i soggetti, collegati ai gruppi criminali, che detengono la titolarità effettiva di tali aziende. Questo collegamento è ricostruito, caso per caso, attraverso l’analisi di fonti giudiziarie, tipicamente, l’ordinanza emessa dal Gip per l’applicazione di misure di prevenzione reale o le sentenze o altri atti contenenti misure ablatorie definitive. Laddove queste non siano disponibili, si è fatto ricorso a informazioni contenute nelle relazioni della DIA e della DNA che si riferiscono all’arco temporale considerato e in fonti aperte (fonti di stampa).

Quest’operazione ha consentito di ricollegare buona parte delle aziende a individui, famiglie e gruppi categorizzabili secondo la tassonomia descritta nella sezione introduttiva. Distinguendo così in primo luogo tra mafie tradizionali e organizzazioni “autonome”, si può osservare come il totale delle aziende sospette si divida in pratica a metà tra queste due “macro-categorie”. Tra le mafie tradizionali, la Camorra e la mafia pugliese denotano una presenza nettamente superiore sul territorio regionale. È immediatamente evidente la scarsa presenza (pressoché inesistente) della mafia siciliana da questi risultati. Tra i gruppi autonomi emergono, soprattutto organizzazioni riconducibili alle mafie pugliesi e a quelle albanesi. Per quanto riguarda questa specifica analisi, il quadro che emerge dai riferimenti contenuti nelle relazioni della DIA e della DNA è parzialmente diverso. Ancora una volta occorre rilevare come l’oggetto osservato non sia l’azienda infiltrata in sé ma il riferimento investigativo a diverse manifestazioni del fenomeno. Per questa parte dell’analisi, inoltre, la struttura delle relazioni DIA e DNA, i cui capitoli sono incentrati e organizzati, di fatto, sulla distinzione fondamentale tra le quattro principali mafie tradizionali di origine meridionale, tende a evidenziare particolarmente l’infiltrazione da parte di gruppi appartenenti a tali organizzazioni. I risultati forniscono quindi un quadro in cui l’infiltrazione da parte delle mafie tradizionali è più evidente rispetto a quella della criminalità organizzata autonoma.
Fatta questa premessa, i dati confermano la supremazia della mafia pugliese e della Camorra rispetto alle altre mafie tradizionali. Si registra una presenza rilevante della mafia foggiana e garganica, non rilevabile attraverso i dati ANBSC. Il dato riguardante i gruppi locali è, come detto, decisamente più contenuto. Incrociando infine i dati sulla distribuzione delle aziende sequestrate e/o confiscate per settore di attività economica e quelli sul collegamento tra aziende e gruppi criminali è possibile ricostruire una sorta di “portafoglio degli investimenti” dei singoli gruppi, individuando i settori in cui ciascun’organizzazione (o gruppo di organizzazioni) tende maggiormente a investire. Emerge in dettaglio quanto già affermato nell’introduzione di questa sezione: la ristorazione è di gran lunga il principale ambito d’infiltrazione della Camorra, coprendo, tra ristoranti e bar, oltre la metà del totale delle aziende confiscate alla mafia campana; la Ndrangheta ha un ventaglio d’infiltrazione più vario, che copre principalmente i settori legati alla costruzione, ai parchi eolici, all’intermediazione immobiliare e al commercio (sia all’ingrosso sia, in misura minore, al dettaglio); i gruppi autonomi (mafie pugliesi), sono parimenti presenti in tutti i settori appena elencati. Immobiliare, costruzioni, commercio all’ingrosso e al dettaglio, e ristorazione coprono insieme circa due terzi delle attività criminali di queste organizzazioni.


(continua)

Fonte: Osservatorio Antimafia del Molise

(by Nicola)

sabato 30 marzo 2019

Action Plan per l’Economia Circolare in Molise


La nostra Associazione e il Movimento Legge Rifiuti Zero per l'Economia Circolare Molise tra i protagonisti del progetto 'SYMBI.'


Obiettivi:

1- allineare le politiche regionali di Economia Circolare alle politiche comunitarie;

2- diffondere la ‘simbiosi industriale’ e influenzare le Regioni all’utilizzo dell’Economia Circolare e a sistemi di simbiosi industriale.



Risultati attesi:

  1. promuovere e incentivare l’aumento delle infrastrutture industriali;
  2. favorire gli scambi di materie prime seconde;
  3. sostenere collaborazioni industriali;
  4. diffondere i Green Public Procurement (GPP-Acquisti verdi della P.A.);
  5. promuovere la collaborazione tra gli stakeholder in fatto di Economia Circolare;
  6. produrre linee di indirizzo.

     (by Nicola)

Chi ha paura dell'Informazione? Le risposte di S. Ruotolo e M. Albanese alle domande del pubblico

(by Nicola)

LE INFILTRAZIONI MAFIOSE IN MOLISE - L’INFILTRAZIONE PER TERRITORI, SETTORI E GRUPPI CRIMINALI - 4


Ndrangheta, mafia pugliese e criminalità albanese/romena sono i sodalizi criminosi rilevati dalla due relazioni. I dati in esse contenuti evidenziano come le indagini degli ultimi anni abbiano accertato la presenza di soggetti riconducibili alla cosca Morabito, Palamara, Bruzzantini di Africo (Rc) e del gruppo Ferrazzo di Mesoraca (Kr). In particolare, con riferimento a quest’ultima cosca, vale la pena di richiamare l’operazione “Isola Felice” conclusa nel recente passato dall’Arma dei carabinieri, che, nel fare luce sull’operatività dei crotonesi in Abruzzo e in Molise, ha portato all’arresto di 25 responsabili. Un elemento di spicco del clan Ferrazzo di Mesoraca aveva, infatti, scelto di stabilire ufficialmente la propria residenza a San Giacomo degli Schiavoni, rendendosi promotore di un’associazione criminale composta sia da calabresi sia da siciliani, la famiglia Marchese di Messina, operante tra San Salvo (Ch), Campomarino e Termoli. Le ‘ndrine calabresi, poi, hanno messo nel mirino il mercato del calcestruzzo e del "nolo a caldo", “oggi ancora più appetibili in ragione dei fondi statali destinati alla ricostruzione pubblica e privata post-terremoto”. A tal proposito le attività di prevenzione dei Gruppi Interforze presso le Prefetture, attraverso il monitoraggio svolto dalla Dia e dalle Forze di polizia, sono aumentate e mirano a intercettare l’interesse delle cosche. Altra organizzazione malavitosa rilevata nelle due relazioni sul territorio regionale è la Mafia pugliese con particolare riferimento alla mafia di Foggia, di San Severo e di Cerignola. “Le evidenze info-investigative raccolte confermano la spiccata propensione della criminalità organizzata pugliese, in special modo dei gruppi tra la provincia di Foggia, a commettere rapine e furti ben organizzati fuori regione, con Cerignola (Fg) che rimane il fulcro per la ricettazione della merce rubata”. Un segnale in questo senso viene anche dai gruppi criminali di Andria, come emerso nell’ambito dell’operazione “Sotto traccia”, conclusa il mese di luglio dalla Polizia di Stato, con l’arresto di dodici soggetti, quasi tutti andriesi, membri di due distinti gruppi di rapinatori, ritenuti responsabili di almeno 20 assalti a Tir in sosta nelle aree autostradali della Puglia, del Molise e dell’Abruzzo. Sempre più considerevole, invece, la presenza della criminalità straniera sul territorio: albanese e romena su tutte. I loro settori d’interesse sono il traffico e lo spaccio di stupefacenti, lo sfruttamento della prostituzione e la commissione di reati contro il patrimonio e furti in appartamento.
Sempre più spesso albanesi e rumeni “lavorano” insieme e non si calpestano i piedi: “i principali gruppi coinvolti sfruttano le rotte balcaniche sia per il traffico di stupefacenti sia per il commercio illegale di armi”. Il sodalizio criminoso straniero, inoltre, interagisce anche con la malavita italiana. Infine la Dia ha eseguito 850 controlli aziendali e verificato la trasparenza di 1354 persone, imprenditori, a livello nazionale. Controlli anche ad aziende e persone in Molise alcuni dei quali hanno dato inizio ad indagini giudiziarie attualmente in corso.
L’analisi dei dati su esaminata conferma la nostra relazione. I principali settori colpiti dall’infiltrazione dei gruppi criminali sono in particolare i servizi di alloggio e ristorazione, il commercio, le attività immobiliari, i parchi eolici e le costruzioni. Anche l’analisi per settore di attività economica dei riferimenti nelle relazioni DIA e DNA conferma la preponderanza dell’alloggio/ristorazione e del commercio, benché in questo caso sia il commercio a essere il settore più infiltrato.
Anche per l’analisi della distribuzione settoriale è opportuno mettere in rapporto il numero di aziende sequestrate e/o confiscate con il numero totale di aziende registrate nella regione. In questo modo si può anche confrontare il tasso di aziende per settore con il corrispettivo tasso a livello nazionale, individuando così i settori che nel Molise sono maggiormente infiltrati rispetto alla media nazionale.
Emerge così con chiarezza come alcuni settori con un numero complessivo di aziende sequestrate e/o confiscate più limitato presentino tuttavia un tasso particolarmente elevato nel contesto molisano, come la fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (con un tasso oltre dieci volte maggiore rispetto alla media nazionale) e il settore della sanità e dell’assistenza sociale (tasso più di sei volte maggiore), mentre altri ambiti come i trasporti e il magazzinaggio o le costruzioni, siano caratterizzati da livelli d’infiltrazione in linea con il dato nazionale. Scendendo maggiormente nel dettaglio dei dati sui settori economici in cui si collocano la maggior parte delle aziende dei servizi di alloggio e di ristorazione e commercio all’ingrosso e al dettaglio ritroviamo anche le concessionarie di auto usate e la riparazione di autoveicoli e motocicli che ci offrono un quadro più preciso della distribuzione settoriale di tali aziende. Emerge così con chiarezza come un notevole numero di aziende sospette operi nel settore della ristorazione, in primis, ristoranti e bar, mentre alberghi e altri servizi di alloggio siano in termini assoluti meno frequenti. Un indice spia è anche il pullulare di concessionarie di auto usate. Guardando alla densità del fenomeno, tutti gli ambiti presentano dei tassi superiori alla media nazionale riferita alla densità territoriale, in particolar modo – ancora una volta – i ristoranti e il settore commerciale e turistico in genere. Nel settore del commercio il quadro è più articolato. Qui l’ingrosso e il dettaglio quasi si equivalgono in valori assoluti, ma nell’ingrosso l’incidenza relativa del fenomeno è decisamente maggiore. A un livello di scomposizione ancora maggiore, sono particolarmente infiltrati i settori del commercio al dettaglio di carburante per autotrazione in esercizi specializzati, il commercio all’ingrosso di prodotti alimentari, bevande e prodotti del tabacco e, benché le osservazioni siano molto limitate in termini assoluti, il commercio all’ingrosso di altri macchinari, attrezzature e forniture e il commercio all’ingrosso di materie prime agricole e di animali vivi. Anche nell’analisi dei riferimenti ai fenomeni d’infiltrazioni contenuti nelle relazioni della DIA e della DNA, il dettaglio della sezione alloggio/ristorazione e quello del commercio mostrano la prevalenza della ristorazione sull’alberghiero e (in misura anche più marcata) dell’ingrosso sul dettaglio, e in particolare del comparto alimentare.

(continua)

Fonte: Osservatorio Antimafia del Molise

(by Nicola)

venerdì 29 marzo 2019

Chi ha paura dell'Informazione? M. Albanese e il sogno spezzato dei giovani giornalisti


(by Nicola)

LE INFILTRAZIONI MAFIOSE IN MOLISE - L’INFILTRAZIONE PER TERRITORI, SETTORI E GRUPPI CRIMINALI - 3



1) Operazione “Alpheus1” (dicembre 2018) con arresti e sequestri a Termoli, Campomarino, Portocannone, San Martino in Pensilis e Vasto, i Carabinieri del R.O.S. insieme ai militari del Comando Provinciale di Campobasso, Chieti, Isernia e Foggia, e con il supporto del Nucleo Carabinieri Cinofili di Chieti, hanno dato esecuzione di otto misure cautelari personali (sei in carcere, due divieti di dimora in Molise, Abruzzo e Puglia e divieto di espatrio) e al sequestro preventivo di un’autovettura, emesse dal Gip del Tribunale di Campobasso su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia, a carico di otto soggetti di nazionalità albanese, rumena e italiana, ritenuti responsabili del delitto di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Nel corso dell’operazione sono state inoltre eseguite perquisizioni e sequestri.

2) Dati 2017 forniti dal Procuratore generale della Corte d’Appello di Campobasso Guido Rispoli a proposito della presenza della criminalità organizzata nella nostra regione. Si nota immediatamente l’aumento dei reati legati al traffico di droga. I delitti in materia di stupefacenti sono cresciuti a Campobasso (da 260 a 333), a Isernia (da 57 a 74) e a Larino (da 79 a 117). A questo si aggiunge la triplicazione dei delitti di associazione per delinquere finalizzata al traffico delle sostanze stupefacenti che sono passati da due a sei. Il Molise si pone al primo posto nazionale nel rapporto tra popolazione residente e numero di apparecchiature per il gioco d’azzardo (slot machines). Una circostanza da rimarcare perché “è noto che in tale settore economico è molto alto il pericolo di riciclaggio del “denaro sporco”, vale a dire proveniente da attività criminali”. Crescono anche i sequestri di aziende collegate ai clan. Nella relazione emerge che “un censimento effettuato a livello nazionale da “Infocamere” ha evidenziato che nel Molise sono sequestrate alle varie mafie 28 aziende, di cui 12 operative”. Citati anche i distributori di carburanti tra Vinchiaturo e Venafro riconducibili al clan camorrista dei Contini. In basso Molise due diverse infiltrazioni di stampo mafioso. La prima, già più volte citata, è quella di matrice ‘ndranghetista dei Ferrazzo che fra l’Abruzzo e il Molise intendevano ricreare una cosca prima di essere stroncati dall’inchiesta “Isola felice”. Ma se dei Ferrazzo fra Termoli e Campomarino si è parlato più volte, è passata quasi sottotraccia la presenza, proprio a Campomarino, di una cellula del clan di camorra “Pecoraro-Renna” della zona di Salerno. Un affiliato latitante da dieci anni fu arrestato nel 2013 proprio mentre rientrava a casa, sulla costa molisana, mentre nel settembre scorso, un altro appartenente al clan che stava scontando i domiciliari a Campomarino, è finito nuovamente in carcere. Il Procuratore generale molto acutamente rileva inoltre “la costante presenza in Regione di un numero molto elevato di collaboratori di giustizia e dei loro familiari, nonché di diversi esponenti della criminalità organizzata che la scelgono come località dove scontare le misure alternative alla detenzione”. Un caso è emblematico: nel febbraio 2017 Walter Schiavone, il secondogenito del feroce boss della camorra Francesco, detto Sandokan, è stato scarcerato e ha scelto il piccolo centro di Macchia d’Isernia come luogo dove scontare i domiciliari.
3) Relazione DIA e DNA 2017. Il Molise è un territorio “permeabile agli interessi dei sodalizi mafiosi, per quanto non strutturalmente radicati”. A confermarlo sono sia la Direzione investigativa antimafia, nella sua relazione semestrale relativa alla seconda metà del 2017, sia la Direzione Nazionale Antimafia nella sua relazione annuale (2017).

(continua)

Fonte: Osservatorio Antimafia del Molise

(by Nicola)

giovedì 28 marzo 2019

Chi ha paura dell'Informazione? S. Ruotolo: "La prima responsabilità è dei giornalisti" - Esclusiva OML

(by Nicola)

LE INFILTRAZIONI MAFIOSE IN MOLISE - L’INFILTRAZIONE PER TERRITORI, SETTORI E GRUPPI CRIMINALI - 2


3.1. L’analisi quantitativa delle aziende sequestrate e/o confiscate


Riportiamo qui l’analisi della distribuzione territoriale, settoriale e per gruppo criminale del fenomeno dell’infiltrazione. Le statistiche sono ricavate sia dai dati concernenti le aziende sequestrate e/o confiscate incluse nel database ANBSC (periodo 2007 – gennaio 2017) sia dai riferimenti a fenomeni d’infiltrazioni presenti nelle relazioni semestrali della DIA e DNA nel periodo 2013-2017 (primo semestre). Vale la pena ricordare che la natura delle osservazioni processate è diversa per le due fonti utilizzate. Se nel database ANBSC ogni singolo dato corrisponde a un’azienda confiscata i riferimenti nelle relazioni DIA e DNA possono riguardare sia sequestri e confische sia altre circostanze quali misure coercitive personali e patrimoniali o menzioni più o meno specifiche all’infiltrazione di un gruppo nell’economia legale.



3.2. La distribuzione territoriale


La distribuzione delle aziende sequestrate e/o confiscate sul territorio del Molise vede una netta prevalenza della zona del basso Molise. La presenza nelle altre province è notevolmente più bassa in termini assoluti. Questa situazione è confermata dai dati ricavati dall’analisi dei riferimenti contenuti nelle relazioni della DIA e della DNA. Come anticipato, la classificazione territoriale dei riferimenti nelle relazioni DIA e DNA include una categoria in cui si collocano i riferimenti che riguardano il Molise, ma in cui la provincia non è specificata. Com’è ovvio, per essere più efficace il dato sulla distribuzione territoriale delle aziende sequestrate e/o confiscate ha bisogno di essere messo in relazione con una misura della “dimensione” delle province molisane, in particolar modo con il numero di aziende registrate sul territorio provinciale. In questo modo, come si può osservare, basso Molise e Isernia rimangono le zone a più alta densità d’infiltrazione. Rimane invece basso il tasso di aziende confiscate. Il rapporto è calcolato sul totale delle aziende registrate alle CCIAA nel 2015/2016/2017.

3.3. La distribuzione settoriale


Il quadro dell’infiltrazione della criminalità organizzata nei diversi ambiti settoriali dell’economia molisana appare, come anticipato, caratterizzato da una presenza diffusa in tutti i principali settori di attività economia ma fortemente concentrata in alcuni ambiti specifici, particolarmente rilevanti per il tessuto economico molisano. Questo panorama è confermato dalle diverse fonti prese in considerazione ed emerge da tutti gli approcci analitici al tema qui adottati. I dati ANBSC che si riferiscono all’infiltrazione in specifiche aziende e quelli ricavati dall’analisi delle relazioni della DIA e della DNA confermano, numeri alla mano, quanto emerge con evidenza dall’osservazione delle principali operazioni effettuate dalle forze dell’ordine negli ultimi anni nel territorio locale. Riferendosi a titolo esemplificativo in particolare alle operazioni e ai dati giudiziari:

(continua)

Fonte: Osservatorio Antimafia del Molise

(by Nicola)

mercoledì 27 marzo 2019

Chi ha paura dell'Informazione? L'intervento di Michele Albanese - Esclusiva OML

(by Nicola)

LE INFILTRAZIONI MAFIOSE IN MOLISE - L’INFILTRAZIONE PER TERRITORI, SETTORI E GRUPPI CRIMINALI - 1


Il primo elemento dell’analisi consiste nell’individuazione dei settori e dei territori più colpiti dal fenomeno dell’infiltrazione. A tale scopo, come detto, è utile considerare il fenomeno delle anomalie strutturali delle aziende come uno degli indicatori, una variabile del più ampio processo d’infiltrazione delle organizzazioni criminali nell’economia legale. Seguendo quest’approccio, è possibile osservare la distribuzione delle aziende tra i diversi settori di attività economica, così come sul territorio regionale. Incrociando queste informazioni con il dato che si riferisce alla riconducibilità delle singole aziende a specifiche consorterie criminali, si può ricavare un quadro sufficientemente dettagliato della presenza territoriale dei clan e delle organizzazioni criminali, nonché della loro tendenza a prediligere specifici settori di attività economica per il reinvestimento dei profitti o comunque per l’infiltrazione. Vale però la pena di soffermarsi su alcuni tratti fondamentali che emergono da quest’operazione. 
1) L’entità del fenomeno dell’infiltrazione nell’economia legale, minore nel Molise rispetto al resto d’Italia, rapportando il numero di aziende sequestrate e/o confiscate incluse nel database ANBSC al numero di aziende registrate alla CCIAA si ricava una misura dell’infiltrazione rispetto al dato nazionale. 
2) La concentrazione delle aziende considerate sul territorio basso molisano, dove ha sede la stragrande maggioranza delle aziende incluse nel database analizzato. Le altre zone che registrano una presenza considerevole di aziende sospette sono Campobasso e Isernia. 
3) Una presenza nell’economia regionale concentrata in specifici settori. A livello settoriale, infatti, si può osservare come le infiltrazioni colpiscano sì tutti i principali ambiti di attività economica, ma la concentrazione più forte riguarda i settori della ristorazione, delle attività immobiliari, delle costruzioni, dei parchi eolici, del commercio all’ingrosso (in particolare di prodotti alimentari, bevande, tabacco e beni di consumo finale) e al dettaglio (con una rilevante presenza di distributori di carburanti). Una concentrazione nel settore della ristorazione molto marcata, che è particolarmente forte nel basso Molise data la vocazione spiccatamente turistica e terziaria della zona, mentre settori quali quelli delle costruzioni, dell’eolico, del commercio all’ingrosso registrano un’infiltrazione relativamente più forte nella provincia di Campobasso e Isernia. Nel prossimo paragrafo questi dati saranno relativizzati rispetto al numero d'imprese molisane registrate in ciascun settore, e messi a confronto con il dato nazionale per ottenere una misura più significativa dell’effettivo grado d’infiltrazione di ciascun settore. 
4) Una presenza trasversale dei diversi gruppi criminali. Passando a considerare la presenza dei diversi gruppi criminali nei vari settori di attività economica, emerge come il settore della ristorazione sia particolarmente infiltrato dalla Camorra (in particolare per quanto riguarda i ristoranti, mentre i bar sono spesso riconducibili anche a gruppi di matrice pugliese). La Ndrangheta è invece relativamente più presente nel settore delle costruzioni, dei parchi eolici e del commercio all’ingrosso (soprattutto di prodotti alimentari, bevande e tabacco), mentre i gruppi autonomi si dedicano soprattutto al commercio (sia all’ingrosso sia al dettaglio, in particolare di carburante) e, come detto, alla ristorazione da bar. Anche a questo livello di dettaglio, dunque, si conferma quanto già emerso da considerazioni di più ampio respiro: il panorama criminale molisano, si caratterizza per la compresenza di criminalità di diversa natura, in una sorta di pacifico equilibrio che soddisfa gli interessi delle diverse consorterie mafiose. Clan e cosche legate alle mafie tradizionali convivono tanto con gruppi provenienti dallo stesso “ceppo” criminale ma resisi nel tempo autonomi, quanto con bande di origine interamente straniere come ad esempio quelle albanesi. Nello specifico ambito dell’infiltrazione nell’economia legale, fatto salvo quanto detto circa alcuni settori in cui la presenza di certi gruppi è relativamente più forte, si rende evidente una presenza multipla, sovrapposta delle diverse realtà del crimine organizzato in tutti i principali settori. In alcuni ambiti una distinzione è in parte tracciabile tra le due principali mafie meridionali: nel commercio all’ingrosso la Camorra è quasi assente, mentre bar e ristoranti sono, di fatto, fuori dal portafoglio d’investimenti della Ndrangheta. Ma la peculiarità del contesto molisano è data proprio dalla compresenza sul territorio di gruppi autonomi, che s’infiltrano nell’economia legale al fianco delle mafie tradizionali, come avviene anche nei due settori appena menzionati. Una prima considerazione cui si può giungere è quindi questa: l’economia molisana, a causa di sue specifiche caratteristiche di “tranquillità sociale”, offre un livello di opportunità d’investimento tale da permettere ai diversi gruppi criminali di soddisfare i propri interessi di riciclaggio, mimetizzazione, reinvestimento e profitto senza che nessuno di essi possa (o voglia) imporsi in maniera ultimativa sugli altri. Questo equilibrio è probabilmente la conseguenza di due specifiche condizioni che accadono nel caso del Molise. Da un lato, come detto, la tranquillità di opportunità, che fa sì che il Molise rappresenti scelte di elezione innanzitutto per la facilità di mimetizzazione degli investimenti, in un territorio particolarmente “quieto” e caratterizzato dalla presenza di esercizi commerciali e di attività imprenditoriali, società finanziarie e d’intermediazione immobiliare. Ne discende che il contrasto e il conflitto finalizzati al controllo monopolistico di territori e settori si rendono meno necessari nell’ottica di ciascun gruppo. Dall’altro lato la multiformità del tessuto economico e sociale della regione, si rivela un fortissimo ostacolo alla realizzazione di un’effettiva supremazia di un gruppo sugli altri. Le possibilità di mimetizzazione, le difficoltà nel presidio del territorio e la sovrapposizione di livelli economici, amministrativi e sociali in un territorio dove si mescolano flussi di persone, risorse e attività rendono la realtà molisana molto fluida, mutevole, dinamica e di fatto impossibile da ricondurre al controllo di un’unica consorteria. Come conferma la Direzione Nazionale Antimafia, la tipologia criminale del Molise, dove manca una mafia autoctona, nessuna aggregazione criminale ha mai assunto un atteggiamento egemone sulle altre per cui la criminalità organizzata non appare fortemente radicata e strutturata (DNA, 2017, pag. 93) e addirittura stimola la compresenza di più gruppi, favorendo la “migrazione” degli interessi delle mafie verso il tranquillo Molise (DNA, 2017, pag. 93). Prova tangibile di questo equilibrio “strutturale” (per cui una prevalenza può registrarsi, per periodi più o meno prolungati di tempo, in talune aree territoriali o in alcuni settori economici, ma il tratto sistemico del panorama criminale rimane la complessità e la compresenza) tra i vari gruppi, autonomi e tradizionali, è il fenomeno delle collaborazioni che ha portato alla definizione di vere e proprie joint venture tra gruppi mafiosi soprattutto nel settore della realizzazione dei parchi eolici (cfr Inchiesta “Via col Vento” Ros di Reggio Calabria – Luglio 2018). Oltre a coesistere nello stesso territorio e nello stesso ambito di attività, infatti, in alcuni casi gruppi afferenti a realtà criminali diverse hanno addirittura instaurato delle alleanze o partnership finalizzate all’infiltrazione silenziosa nell’economia legale. È il caso del traffico di rifiuti tossici nel basso Molise e nell’isernino, ad esempio, in cui negli anni la famiglia camorrista degli Schiavone (i cd. Casalesi) e quella dei Bardellino erano riuscite a imporre profili di condizionamento sulle dinamiche interne dello smaltimento dei rifiuti tossici e detenere il monopolio del trasporto su gomma di tali rifiuti, instaurando collaborazioni sia con famiglie locali facenti capo alla mafia foggiana sia con altri gruppi camorristici (appartenenti al clan dei Mallardo), sia con ramificazioni di Cosa Nostra, in Sicilia. Una sorta di spartizione concordata della filiera (illegale) dei rifiuti tossici. La particolarità del contesto molisano, caratterizzato da fluidità, complessità e dinamismo tali da impedire l’affermazione prevalente di un gruppo sugli altri, è una caratteristica peculiare del Molise. Le piccole dimensioni della regione e la concentrazione di energie sociali ed economiche sono allo stesso tempo un incentivo all’ingresso e alla “pacifica” convivenza di più gruppi e un ostacolo formidabile a eventuali mire di supremazia e di controllo monopolistico del territorio e degli affari. Nelle zone del cosiddetto “basso Molise”, anche per evidenti ragioni di prossimità geografica, è ormai comprovata la presenza di ramificazioni dei gruppi camorristici come acclarato dalle vicende giudiziarie Anni 90 (cfr. Guglionesi II). A pochissimi chilometri dal Basso Molise sono stati scoperti rifiuti speciali di ogni tipo, anche ospedalieri (nucleari), provenienti dalla Campania e tombati in una mega discarica a Ordona, nel foggiano. Sono stati portati alla luce dai carabinieri in un’attività di scavi che è durata circa un mese. Le scavatrici hanno confermato l’inchiesta della D.D.A che portò all’arresto di quattordici persone implicate in un traffico illegale di rifiuti tra la Campania, la Puglia e il Molise. A oggi a Ordona sono interrate oltre 500.000 tonnellate di rifiuti pericolosi.
Secondo quanto accertato dai carabinieri del N.O.E, i rifiuti erano prodotti in diversi Comuni delle province di Salerno e di Caserta. La parte umida, dopo una sosta in impianti di compostaggio campani, dove non subiva alcun tipo di trattamento ed era corredata da documentazione falsa, veniva tombata nell’enorme cava in un’area agricola di Ordona. Quell’inchiesta fa risuonare un campanello d’allarme sul ruolo delle cave e gli affari della camorra con i rifiuti tossici. Il dubbio atroce su tali loschi affari nasce soprattutto nelle cave dismesse, quelle che in Molise sono 545 e dove non c’è ancora un piano cave e un controllo meticoloso di ognuna di esse. L’inchiesta dell’epoca ci conferma oggi che almeno 12.000 tonnellate di rifiuti pericolosi, sarebbero state disperse tra Puglia, Molise, Basilicata, e Campania. Prima di suddividere i rifiuti nelle loro destinazioni definitive, soprattutto cave dismesse e aree vicine a zone lacustri, erano usate aree di stoccaggio nel foggiano. In particolare, per gli smaltimenti illeciti sarebbe stata usata come base operativa l’area del foggiano quasi al confine con il Molise costiero. Come Osservatorio Antimafia del Molise sollecitiamo con gran forza ancora una volta il monitoraggio approfondito e meticoloso di tutte le 545 cave dismesse in Molise e il controllo anche di quelle ancora operative. Riteniamo sia un obbligo morale e giuridico dovuto ai cittadini da attuare nel più breve termine possibile magari coinvolgendo anche le associazioni ambientaliste.

Fonte: Osservatorio Antimafia del Molise

(by Nicola)

martedì 26 marzo 2019

Chi ha paura dell'Informazione? L'intervento di Sandro Ruotolo - Esclusiva OML

(by Nicola)

LE INFILTRAZIONI MAFIOSE IN MOLISE - Le Fonti




Il sistema delle fonti a cui si è fatto riferimento riguarda i dati relativi alle aziende sequestrate e confiscate sul territorio molisano e affidate in gestione all’ANBSC e le relazioni semestrali DIA e annuali DNA.

Sono incluse le imprese individuali, le società di persone e le società di capitali sequestrate o confiscate, in tutto o in parte, dall’introduzione delle misure di prevenzione patrimoniale per i soggetti accusati di associazione di stampo mafioso, operata con la Legge Rognoni – La Torre del 1982 (L. n. 646/1982). Il database fornisce dati sul nome, la forma giuridica, la sede legale dell’azienda, la data di sequestro e/o di confisca e l’atto relativo. Questi dati sono stati integrati con successive informazioni presenti in altre banche dati d’informazioni aziendali.
Tra queste, Telemaco di Infocamere, AIDA e ORBIS di Bureau van Dijk e iCribis. L’utilizzo del database dell’ANSBC consente di avere un numero sufficiente di osservazioni da analizzare. A differenza di altri dati, quali quelli raccolti dai singoli tribunali, il database ANBSC presenta il notevole vantaggio di classificare le aziende sequestrate e confiscate in base alla sede legale. I dati raccolti dai singoli tribunali, invece, rispondendo a un criterio di competenza riguardante ciascun procedimento, sono detenuti e organizzati in base alla sede del tribunale che ha emesso la misura ablativa, rendendo molto ostica una raccolta esaustiva di dati soprattutto quando oggetto dell’interesse è uno specifico territorio, come il Molise, in cui i provvedimenti di sequestro e confisca sono pochi ed emessi anche da tribunali di altri circondari, spesso non molisani. Rispetto a queste fonti alternative, quindi, il database ANBSC rappresenta una fonte di riferimento per la raccolta dei casi di sequestro e confisca attuati nel Molise. Esso risponde di conseguenza a dei criteri di copertura omogenei, che consentono una comparabilità tra i territori della regione e tra questa e il resto del Paese. Le modalità di raccolta dei casi, inoltre, permettono di analizzare le aziende sequestrate e confiscate nel corso degli anni, fornendo anche un dato storico. Altre fonti producono invece dei database periodici relativi alle aziende confiscate o sequestrate nel periodo considerato, rendendo un’operazione di ricerca dei dati alquanto complessa e foriera d’imprecisioni e disomogeneità.

D’altro canto, il ricorso al database ANBSC comporta delle limitazioni per l’analisi. Innanzitutto, vi è un limite intrinseco – cui si accennava poc’anzi – nella scelta di analizzare le aziende sottoposte, in particolar modo, a provvedimenti di confisca. La confisca, infatti, soprattutto quella definitiva, è il risultato di un processo d’indagine e di accertamento della verità giudiziaria che molto spesso copre un arco temporale piuttosto lungo. La confisca definitiva rischia quindi di rappresentare una variabile del fenomeno dell’infiltrazione condizionata da un notevole ritardo tra l’infiltrazione stessa e la sua manifestazione visibile. L’utilizzo di fonti investigative è con ogni probabilità la scelta in grado di minimizzare questo ritardo, ma com’è ovvio, l’accesso a tali fonti non è nella disponibilità del ricercatore, quantomeno non con sufficiente sistematicità ed esaustività. La scelta di includere anche i dati che si riferiscono alle aziende sequestrate risponde alla logica di tentare di ridurre il problema, benché sacrifichi a questo scopo l’uniformità del criterio dell’appartenenza delle aziende stesse a soggetti la cui affiliazione alla mafia è stata comprovata giudiziariamente in maniera definitiva. Un altro limite del database ANBSC riguarda la sua copertura. Questa, infatti, non è completa e non può quindi fornire l’universo dei casi d’infiltrazione. Nonostante tali limitazioni, tuttavia, il database ANBSC rappresenta la raccolta più sistematica e omogenea di aziende sequestrate e confiscate, facendone una base di partenza ottimale per l’analisi svolta in questo lavoro nell’ottica di un’integrazione con altre fonti. Le Relazioni semestrali DIA e quelle annuali della DNA sono un ottimo strumento di analisi, si tratta dei riferimenti contenuti nelle relazioni all’infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia legale.

Sono individuati attraverso la ricerca testuale di parole chiave quali, a titolo esemplificativo, “infiltrazione”, “confisca”, “sequestro”, “azienda”, “tessuto economico”, e selezionati nel caso in cui il testo faccia effettivamente riferimento a un caso più o meno specifico e circostanziato di presenza delle organizzazioni criminali nell’economia legale. Come già anticipato, lo scopo di includere l’analisi di questi riferimenti è di corroborare i risultati dell’analisi del database ANBSC con una fonte differente, che garantisce una copertura diversa. Le relazioni DIA e DNA, infatti, mirano a fornire una visione d’insieme dello stato delle attività delle principali organizzazioni criminali di tipo mafioso sul territorio
nazionale. Nel ricostruire le tendenze in atto nei diversi ambiti di attività delle organizzazioni (inclusa l’infiltrazione nell’economia legale) esse fanno costantemente riferimento alle principali operazioni e attività di contrasto, inclusi sequestri e confische. Isolando i riferimenti riguardanti l’infiltrazione nell’economia molisana, è così possibile garantire una copertura più estesa, evitando di escludere i provvedimenti più rilevanti. La disponibilità periodica delle relazioni, inoltre, ha permesso di estendere l’arco temporale coperto da questa specifica analisi “secondaria” alla prima metà del 2017, consentendo quindi di includere osservazioni concernenti un periodo più recente rispetto al database ANBSC, aggiornato al gennaio dello stesso anno. Tuttavia la valenza “secondaria” di questi dati va sottolineata. Se la completezza dei dati raccolti dall’ANBSC non può dirsi totale, al contrario tale sistematicità può essere fatta valere per i casi menzionati nelle relazioni DIA e DNA. Lo scopo di tali documenti non è, infatti, quello di fornire un rendiconto minuzioso dell’intero universo dei casi di sequestri e confische sul territorio bensì quello di offrire un quadro sintetico delle operazioni più rilevanti e delle tendenze più indicative. I riferimenti presenti all’interno delle relazioni rappresentano, quindi, una selezione rappresentativa della totalità dei casi che è utile per corroborare i risultati ottenuti attraverso la fonte relativa all’ANBSC.

L’analisi di fonti investigative e giudiziarie torna utile anche a un altro scopo. I risultati delle statistiche descrittive sulla distribuzione territoriale e settoriale delle aziende considerate, sulle loro caratteristiche economiche e patrimoniali e sulla presenza dei diversi gruppi criminali nei vari settori dell’economia locale, può fornire alcune indicazioni circa il processo d’infiltrazione. In questo caso le osservazioni non corrispondono necessariamente ad aziende sequestrate o confiscate. Sono inclusi anche riferimenti di altro genere all’infiltrazione nell’economia legale. L’analisi delle operazioni svolte negli ultimi anni, in Molise, evidenzia come la regione, in considerazione della sua vicinanza a contesti territoriali a maggiore vocazione criminale, sia risultata permeabile agli interessi dei sodalizi mafiosi, per quanto non strutturalmente presenti. Si evidenzia nelle varie relazioni, l’operatività del gruppo Ferrazzo di Mesoraca (Crotone). In questo caso, il capo ‘ndrina non solo aveva scelto di stabilire ufficialmente la propria residenza nella provincia di Campobasso, ma si era di fatto reso promotore di un’associazione criminale composta sia da calabresi sia da siciliani (famiglia Marchese di Messina). Le aree potenzialmente più critiche, dove si sono verificati episodici tentativi di penetrazione nella realtà criminale locale, sono la fascia adriatica e le zone del Sannio/Matese, per la prossimità di quest’area alle zone d’influenza dei Casalesi. Esse si presterebbero come luogo d’espansione per il mercato degli stupefacenti e il riciclaggio, ovvero come rifugio per latitanti. Sintomatica del concreto rischio d’infiltrazione nell’economia locale, è la confisca, eseguita nell’aprile 2017 dalla Guardia di Finanza, di beni mobili e immobili e quote societarie, per circa 320 milioni di euro, nei confronti di due fratelli, inseriti nel clan napoletano Contini. Tra i beni confiscati, figurano due impianti di distribuzione di carburante ubicati in provincia di Isernia, e un analogo impianto, con annessi bar e tabaccheria, in provincia di Campobasso. Dai controlli della Dia, nella nostra regione, sarebbero emerse 649 operazioni bancarie ritenute sospette dagli investigatori. Operazioni che potrebbero essere legate al riciclaggio di proventi illeciti. La relazione della Direzione nazionale antimafia riguarda i primi sei mesi del 2017 è stata trasmessa alla Camera. La comprensione di questi aspetti del fenomeno necessita lo studio approfondito di singoli casi, attraverso resoconti investigativi e ordinanze e provvedimenti giudiziari. In questo modo è possibile mettere in luce le specifiche caratteristiche delle diverse modalità d’infiltrazione a un livello di dettaglio che l’analisi statistica di dati su larga scala non può consentire. Evidenze giudiziarie, ordinanze, decreti e sentenze inerenti ai casi considerati di sequestri o confische e i connessi procedimenti penali, rappresentano la principale fonte d’informazioni in due ambiti: da un lato, il collegamento tra le singole aziende sequestrate e/o confiscate, le persone a esse riconducibili (in qualità di titolari di fatto o di diritto, finanziatori o comunque beneficiari dell’attività dell’azienda) e le organizzazioni criminali cui queste ultime sono affiliate; dall’altro, l’approfondimento delle dinamiche d’infiltrazione, controllo e gestione delle aziende. Gli atti giudiziari costituiscono dunque un’importantissima fonte di natura qualitativa utilizzata in questo lavoro. La possibilità di ricondurre le aziende incluse nel database ANBSC a specifiche figure del crimine organizzato, e dunque ai gruppi di appartenenza, è fondamentale nel tentativo di realizzare una mappatura del fenomeno dell’infiltrazione nel contesto locale. Le evidenze giudiziarie costituiscono la fonte primaria d’informazioni in quest’ambito, in grado di fornire accuratezza e affidabilità circa i legami analizzati. Allo stesso modo, tali documenti contengono talvolta informazioni preziose sulle modalità di acquisizione delle aziende infiltrate, sulla loro presenza nel settore di riferimento, sull’interazione con il mercato e con i competitori, sulla loro gestione economica. Tuttavia, la copertura delle osservazioni e dei casi analizzati tramite gli atti giudiziari è limitata dalla scarsa disponibilità di questi. Per ovviare a tale limitazione, tuttavia, si è fatto ricorso a fonti aperte, principalmente di stampa, con lo sforzo di validare i risultati tramite la moltiplicazione delle fonti. L’insieme delle fonti così descritto ha permesso di ottenere le informazioni analizzate in questo lavoro. La varietà dei dati utilizzati comporta, come abbiamo detto, la necessità di ricorrere a un approccio sfaccettato, multi-metodo e multi-livello nell’analisi del fenomeno. Il senso di quest’operazione è, sia di cogliere le caratteristiche fondamentali dell’infiltrazione nell’economia legale, sia di approfondire i meccanismi specifici attraverso cui tale fenomeno ha luogo, distinguendoli opportunamente in base al settore economico infiltrato e agli attori criminali protagonisti. Lo spostamento da un livello dell’analisi all’altro, e l’adozione di un metodo variegato permettono di raggiungere il giusto equilibrio tra la comprensione dei processi causali e la possibilità di generalizzare i risultati ottenuti, aggiungendo così valore all’intero processo di ricerca.

Fonte: Osservatorio Antimafia del Molise

(by Nicola)

lunedì 25 marzo 2019

A causa di chi sei diventato povero? Soluzioni

(by Nicola)

LA CRISI DELLA FINANZA MONDIALE E L’EUROPA CHE VERRA’- 'Crescere informandosi'



GUIDO GROSSI, blogger ed editore ma che fu anche responsabile dei mercati finanziari della BNL, ai microfoni di CRESCERE INFORMANDOSI per parlare di finanza e di Unione Europea.
Presentiamo il dott. Grossi facendo conoscere le attività svolte e la sua filosofia in ambito economico finanziario, oltre che lo spirito con cui interagisce sul suo blog con chi lo segue.
L’aumento delle concessioni del credito al consumo e quindi far ritornare le banche al loro iniziale ruolo di impulso all’economia è uno dei temi che affrontiamo nell’intervista.
Poi dibattiamo di debito pubblico e di strumenti di pagamento nazionali, le cosiddette monete parallele, per regolamentare gli scambi interni.
Successivamente esaminiamo le misure economico-finanziarie dell’attuale governo e quindi di Unione Europea.
La leva degli investimenti per uscire dall’attuale situazione crisi è un altro aspetto che prendiamo in considerazione.
Agenzie di rating, spread e quantitative easing sono altre criticità che affrontiamo nel corso di questa chiacchierata.
Infine essendo ormai a ridosso delle elezioni europee proviamo a definire l’Europa del futuro.

Video:

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Chi ha paura dell'Informazione? Le mafie, la cattiva politica e il malaffare - 1- Esclusiva OML

(by Nicola)

LE INFILTRAZIONI MAFIOSE IN MOLISE - L’approccio adottato


La varietà delle fonti e dei metodi utilizzati nell’analisi conferisce a quest’ultima una struttura complessa, a più livelli. Un approccio poliedrico, indispensabile per l’analisi di un fenomeno di particolare complessità e in cui la disponibilità di dati è, per la stessa natura del fenomeno, complicata.

Un metodo che si avvale di:

• analisi statistica di dati relativi alle aziende sequestrate e confiscate (tramite il database ANBSC);

• analisi statistica di riferimenti a casi d’infiltrazioni nell’economia legale presenti nelle relazioni semestrali della DIA e annuali della DNA;

• approfondimento qualitativo di casi studio a livello settoriale e aziendale.

L’analisi statistica di una quantità di casi è quindi integrata dallo studio in profondità di singoli casi concernenti operazioni in cui un numero limitato di aziende è stato sequestrato e/o confiscato. Il livello di analisi si sposta, così, per cogliere il fenomeno dell’infiltrazione nei suoi meccanismi specifici, muovendosi dall’analisi di singoli casi e di singole aziende all’individuazione di dinamiche di medio livello (che caratterizzano un dato territorio, un settore economico, un gruppo criminale), fino al tentativo di individuare tendenze generali attribuibili al fenomeno nel suo complesso. La necessità di quest’approccio sorge a causa della difficoltà intrinseca nel trattare i temi riguardanti le attività dei gruppi criminali. Il fenomeno criminale mafioso, per sua natura, adopera il massimo sforzo nel tentativo di nascondersi, di mimetizzarsi, di non destare attenzioni. Sul tema specifico dell’infiltrazione nell’economia legale i gruppi criminali raggiungono poi i livelli massimi di questo sforzo. La loro “naturale” ricerca dell’invisibilità è qui rafforzata da nuovi elementi, quali la poca reattività dell’ambiente infiltrato, la legittima necessità di tutelare la privacy degli imprenditori (che si traduce nella difficoltà nel recuperare informazioni puntuali sulle caratteristiche economiche e patrimoniali delle singole aziende), la natura sfaccettata e sfuggente del fenomeno dell’infiltrazione, “contiguo” a fenomeni diversi quali l’evasione-elusione fiscale, la corruzione, l’occultamento e l’intestazione fittizia dei beni. Nonostante queste difficoltà, ci poniamo comunque come primo obiettivo quello, ambizioso, di “quantificare” il fenomeno dell’infiltrazione nell’economia molisana.

Tale misurazione è, infatti, indispensabile per avere un quadro completo e preciso, e rappresenta un esercizio propedeutico all’individuazione delle dinamiche di medio livello cui si faceva prima cenno. È, infatti, riferendosi a una misura quantitativa, derivata da un’osservazione oggettiva e sistematica dei casi che si possono mettere a confronto territori, settori economici e soggetti criminali diversi.

Tale comparazione è, a sua volta, imprescindibile per comprendere le modalità di contaminazione e l’impatto della presenza criminale sull’economia legale. Strumentale a tal fine è anche l’analisi delle caratteristiche delle aziende sequestrate e / o confiscate, quali:

• la dimensione;

• l’indebitamento finanziario e commerciale;

• la liquidità;

• la profittabilità.

Queste caratteristiche saranno confrontate con quelle di aziende non infiltrate dalle mafie ma simili alle aziende presenti nel database ANBSC. In particolare, per ciascun’azienda sequestrata e/o confiscata è creato un gruppo di controllo composto di cinquanta aziende selezionate casualmente tra quelle operanti nello stesso settore di attività economica dell’azienda sospetta, aventi la stessa forma giuridica e con sede legale situata nella stessa provincia. Questa comparazione permette di rispondere ad alcune domande fondamentali:

Per cosa si caratterizzano le aziende infiltrate?

Laddove il numero di aziende nello stesso settore di attività economica non sia sufficientemente ampio nella provincia considerata il controllo è composto anche con aziende dell’altra provincia molisana.

Quali sono le modalità di gestione di tali aziende?

Che effetti producono tali modalità su alcune specifiche voci del bilancio aziendale?

In prospettiva, l’esito di questa comparazione può fornire spunti preziosi nel tentativo di elaborare un modello analitico predittivo del rischio d’infiltrazione. In sintesi, questa nostra ricerca si avvale di una molteplicità di metodi e tecniche analitiche, utilizzando fonti di natura diversa per la raccolta di dati quantitativi e qualitativi.

L’analisi è strutturata su più livelli, da quello che si riferisce alla singola azienda a quello concernente le dinamiche aggregate, passando per la disaggregazione dei risultati su base territoriale, settoriale e attinente ai gruppi criminali coinvolti. Quest’approccio è funzionale a corroborare i risultati ottenuti da prospettive analitiche diverse, al fine di compensare i vantaggi e le lacune di ciascun metodo.

Fonte: Osservatorio Antimafia del Molise

(by Nicola)

domenica 24 marzo 2019

Chi ha paura dell'Informazione? Le mafie, la cattiva politica e il malaffare - Esclusiva OML


Da domani gli interventi di Sandro Ruotolo, Michele Albanese (giornalisti sotto protezione dopo essere stati minacciati rispettivamente da camorra e 'ndrangheta) e Domenico Iannacone.

(by Nicola)

sabato 23 marzo 2019

Arbereshe. Se ne parlerà il 3 aprile a Campobasso

(by Nicola)

LE INFILTRAZIONI MAFIOSE IN MOLISE - Metodologia


2. METODOLOGIA


Per essere misurato e analizzato, il fenomeno d’infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia legale ha bisogno di una definizione rigorosa. Si tratta di un concetto sfuggente giacché l’infiltrazione criminale nell’economia legale non rappresenta uno specifico reato in sé, ma va piuttosto concettualizzata come un processo composto di una serie di comportamenti illeciti definiti “reati scopo” (ad esempio corruzione, riciclaggio, minacce, estorsioni). Questi “reati sentinella” non si presentano necessariamente tutti e nello stesso momento in ciascun caso d’infiltrazione, rendono così estremamente complicata la ricostruzione di tali processi.
L’infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia legale, pertanto, è definibile come “qualunque condotta in cui una persona fisica appartenente a un’organizzazione criminale o agente in sua vece, o una persona fisica in precedenza infiltrata, investe  risorse finanziarie o umane per partecipare al processo decisionale di un’impresa legale”.

L’operazione d’identificazione e di analisi dei casi d’infiltrazione può dunque svilupparsi dai quattro elementi di cui questa definizione si compone:

1) l’organizzazione criminale;

2) la persona fisica a questa appartenente o agente in sua vece;

3) l’investimento di risorse (finanziarie o umane);

4) la partecipazione al processo decisionale dell’azienda.

Per ricostruire queste circostanze, la nostra analisi utilizza dati provenienti da fonti diverse e aventi natura eterogenea. Il database dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC) contengono informazioni sulle aziende sequestrate e confiscate affidate in gestione alla stessa Agenzia, su cui una minima parte di quest’analisi fa riferimento. È noto che l’uso dei dati sulle aziende confiscate in via definitiva come mezzo d’indagine dell’infiltrazione in Molise presenta notevoli limiti. Tra questi, in particolare, il fatto che un processo giudiziario per fatti di mafia può durare svariati anni.

Tuttavia questo dato rimane una delle fonti d’informazione disponibile, in termini di copertura e qualità dei dati, utilizzabile per uno studio empirico delle aziende infiltrate dalla criminalità organizzata. In Molise però questi dati non possono non essere integrati con altri dati, provenienti da nuovi database (ad esempio registri delle imprese), al fine di ottenere un livello di dettaglio elevato per l’analisi settoriale, territoriale, economica e patrimoniale delle aziende. I risultati dell’analisi saranno poi rinvigoriti da fonti investigative e giudiziarie. Le relazioni semestrali della Direzione Investigativa Antimafia (DIA), le relazioni annuali della Direzione Nazionale Antimafia (DNA) e i provvedimenti giudiziari relativi ai casi trattati permettono, da un lato, di confermare le dinamiche e i trend individuati tramite l’analisi statistica, dall’altro, di approfondire i meccanismi particolari d’infiltrazione criminale in specifici territori, settori e aziende. Il nostro report in questo specifico aspetto dell’analisi si è inoltre avvalso del prezioso contributo di numerosi docenti universitari, esperti delle istituzioni, delle autorità giudiziarie, delle forze dell’ordine e degli organi di stampa, che hanno condiviso esperienze, opinioni e informazioni suggerendo linee di ricerca e confortando i risultati emersi.


Fonte: Osservatorio Antimafia del Molise

(by Nicola)