domenica 27 gennaio 2019

venerdì 25 gennaio 2019

giovedì 24 gennaio 2019

Ricostruire la 'Proprietà Pubblica'

 

La inattualità del disegno di legge sui beni comuni della Commissione Rodotà

Alcuni chiarimenti sull’iniziativa di trasformare lo schema del disegno di legge sui beni comuni della Commissione Rodotà in una proposta di legge di iniziativa popolare.
L’iniziativa di trasformare lo schema di disegno di legge della Commissione Rodotà, redatta da alcuni studiosi dieci anni fa, in una proposta di legge di iniziativa popolare, impone una analisi critica del testo. Sarebbe assurdo, infatti, che il Popolo presentasse un disegno di legge, senza conoscerne il contenuto. Peraltro è da sottolineare che questo disegno di legge si limita a “controllare” le “privatizzazioni”, mentre oggi è fin troppo evidente che queste ultime devono essere del tutto eliminate e non semplicemente “disciplinate”. Infatti oggi il vero problema è “ricostruire” il “patrimonio pubblico”, cioè la “proprietà pubblica”, che sciagurate leggi incostituzionali hanno dato a privati, i quali sono diventati i veri detentori delle ”fonti di ricchezza nazionale”.
Venendo, comunque, all’analisi del testo e della relativa “Relazione di accompagnamento” (allegata alla presente) è innanzitutto da ricordare che quest’ultima ricorda che “una simile iniziativa era stata proposta già nel 2003 da un gruppo di studiosi presso il Ministero dell’economia e delle finanze. L’idea era nata in seguito al lavoro che era stato avviato in quella sede per la costruzione di un conto patrimoniale delle Amministrazioni pubbliche basato sui criteri della contabilità internazionale. Nello svolgimento di tale compito, e alla luce dei primi processi di valorizzazione e privatizzazione di alcuni gruppi di cespiti pubblici (immobili e crediti), era emersa la necessità di poter contare su un contesto giuridico dei beni che fosse più al passo con i tempi e in grado di definire criteri generali e direttive sulla gestione e sulla eventuale dismissione di beni in eccesso delle funzioni pubbliche, e soprattutto sulla possibilità che tali dismissioni (ed eventuali operazioni di vendita e riaffitto dei beni) fossero realizzate nell’interesse generale della collettività facendo salvo un orizzonte di medio e lungo periodo”.
Al riguardo, la Relazione precisa che sull’argomento ci fu una riunione presso l’Accademia dei Lincei e che “in quella sede un autorevole gruppo di studiosi (giuristi ed economisti), era giunto unanimemente alla conclusione che fosse opportuno proseguire nel lavoro sui beni pubblici tramite due iniziative fra loro strettamente collegate. La prima, una revisione del contesto giuridico dei beni pubblici contenuti nel codice civile attraverso l’istituzione di una apposita Commissione ministeriale. La seconda, il proseguimento del lavoro conoscitivo avviato con il progetto sperimentale del conto patrimoniale delle Amministrazioni pubbliche per rafforzare il contesto della conoscenza dei beni del patrimonio. Sul primo fronte la proposta è stata accolta dal Ministero della giustizia. I lavori della Commissione sono stati avviati con la prima riunione plenaria che si è tenuta presso il Ministero il 4 luglio 2007”.
I risultati dello studio sui beni facenti parte del patrimonio delle Amministrazioni pubbliche hanno dimostrato fondamentalmente i danni prodotti dalle “dismissioni”. Mentre i lavori della Commissione hanno messo in evidenza la chiara finalità di adeguare il “contesto giuridico” alle esigenze contabilistiche del “conto del patrimonio”.
E’ per questo che la Relazione di accompagnamento allo schema del disegno di legge della Commissione Rodotà dedica uno spazio particolare al tema della proprietà pubblica.
A tale proposito in detta Relazione si legge che “la matrice della moderna dottrina del demanio nasce da una distinzione nell’ambito dei beni (soggettivamente) pubblici, tendente ad individuare alcune categorie di beni da tenersi fuori dall’applicazione del diritto comune perché strettamente destinati ad una funzione di pubblico interesse”. Con ciò la Commissione riconosce che la costituzione della categoria dei beni demaniali poggia “sulla funzione dei beni”, ma poi propone di sopprimere il demanio, ritenendo che esso non tenga conto di tale funzione.
L’art. 1, comma 3, lett. d) (il testo è allegato alla presente), abrogativa del demanio, così si esprime: “sostituzione del regime della demanialità e della patrimonialità attraverso l’introduzione di una classificazione dei beni pubblici appartenenti a persone pubbliche, fondate sulla loro natura e sulla loro funzione in attuazione delle norme costituzionali”. Qui emerge una prima contraddizione: si afferma che il demanio tiene fuori del diritto comune i beni “strettamente destinati a una funzione di pubblico interesse” e poi lo si abroga come se non avesse tale funzione.
Questa contraddizione pare approfondirsi nel seguito della relazione, nella quale si legge: “Dal punto di vista dei fondamenti, la riforma si propone di operare un’inversione concettuale rispetto alle tradizioni giuridiche del passato. Invece del percorso classico che va “dai regimi ai beni”, l’indirizzo della Commissione procede all’inverso, ovvero “dai beni ai regimi”. Ma, come abbiamo visto, “la matrice moderna” del demanio sta proprio nel tener fuori del diritto comune (fuori commercio), taluni beni che soddisfino bisogni di “pubblico interesse”. Dunque, piuttosto che eliminare il demanio, si poteva rafforzare il nesso sul quale insiste il diritto costituzionale, tra appartenenza del bene e vincolo di destinazione, dove per destinazione si deve intendere il rafforzamento del regime democratico e il libero sviluppo della persona umana nel suo contesto ecologico, naturale e sociale.
Quanto ai “beni comuni” è bene leggere direttamente il testo del disegno di legge: “Previsione della categoria dei beni comuni, ossia delle cose che esprimono utilità funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali nonché al libero sviluppo della persona …. Titolari di beni comuni possono essere persone giuridiche pubbliche o privati, in ogni caso deve essere garantita la loro fruizione collettiva, nei limiti e secondo le modalità fissate dalla legge. Quando i titolari sono persone giuridiche pubbliche, i beni comuni sono gestiti da soggetti pubblici e sono collocati fuori commercio; ne è consentita la concessione nei soli casi previsti dalla legge e per una durata limitata, senza possibilità di proroghe” (segue una classificazione di beni tratti dall’elencazione del codice civile dei beni demaniali e dei beni indisponibili).
In questo caso ci troviamo di fronte a un forte arretramento rispetto a quanto disposto dal codice civile a proposito del “regime dei beni demaniali”, perché i beni comuni posti fuori commercio sono di fruizione collettiva e gratuita da parte di tutti, soltanto “se sono gestiti da soggetti pubblici”, se invece si tratta di beni in titolarità privata “la fruizione collettiva deve essere garantita” da questi ultimi.
Insomma, il ruolo delle Comunità nell’uso, nella cura e nella gestione dei beni comuni non è presa in considerazione, riducendo la Comunità a mero fruitore e lo Stato a un apparato burocratico. Da questo punto di vista il demanio dava più garanzie, perché, nella prospettiva dello Stato comunità, esso è da considerarsi come “proprietà collettiva demaniale” aperta alla partecipazione diretta del tanto invocato Popolo. Un esempio sono la persistenza nel nostro ordinamento degli usi collettivi che quasi sempre rientrano, non a caso, nell’area demaniale.
Ciò non ostante, la Relazione di accompagnamento afferma in proposito: “Per tali ragioni, si è ritenuto di prevedere una disciplina particolarmente garantistica di tali beni, idonea a nobilitarli, a rafforzare la tutela, a garantirne in ogni caso la fruizione collettiva, da parte di tutti i consociati, compatibilmente con l’esigenza prioritaria della loro preservazione a vantaggio delle generazioni future. In particolare la possibilità della loro concessione a privati è limitata. La tutela risarcitoria e la tutela ripristinatoria spettano allo Stato. La tutela inibitoria spetta a chiunque possa fruire delle utilità dei beni comuni in quanto titolare del corrispondente diritto soggettivo alla loro fruizione”. Definire la disciplina prevista dal disegno di legge della Commissione, più “garantistica” e “rafforzata” rispetto a quella prevista dal codice civile per i beni demaniali, è davvero un controsenso. La verità è che non andava soppresso il “demanio” e la corrispondente proprietà collettiva demaniale del Popolo, ma andavano soltanto aggiunti ai beni demaniali alcune categorie di beni attualmente inseriti nel “patrimonio indisponibile” dello Stato, come, ad esempio, le “foreste”.
Tornando al testo del disegno di legge, è da ricordare che questo, all’art. 1, comma 3, lett. b) distingue i beni in tre categorie: “beni comuni, beni pubblici, beni privati” , e, allo stesso comma, lett. d) distingue i beni pubblici in altre tre categorie: “beni ad appartenenza pubblica necessaria; beni pubblici sociali; beni pubblici fruttiferi”. Un riordino, come agevolmente si nota, che non presenta nulla di chiaro ai fini della concreta disciplina dei beni pubblici.
Senza fare chiarezza sulle incertezze appena esposte si rischia di predisporre un contesto giuridico troppo permeabile alla tendenza a “dismettere” o a “privatizzare” i beni del Popolo Italiano. E questo è ancora più grave se si considera che la suddetta proposta di legge ha soppresso il concetto di “Stato comunità”, affermato dall’art. 1 della Costituzione, secondo il quale: “L’Italia è una Repubblica (cioè una Comunità) democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al Popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Ed ha sostituito ad esso il concetto, proprio dello Statuto Albertino, dello “Stato persona giuridica”. Inoltre, ha soppresso la “proprietà pubblica” prevista dall’art. 42, primo comma, della Costituzione. Proprietà che il Giannini definiva “proprietà collettiva demaniale”. E infine ha soppresso, in violazione dell’art. 3, comma 2, Cost. e dell’art. 118, ultimo comma, Cost. la “partecipazione dei cittadini all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” (così si esprime l’art. 3 Cost.). Tralasciando così proprio il punto centrale sul quale si è svolto il dibattito dottrinale sui beni comuni: quello della gestione di questi beni direttamente da parte dei cittadini, come ha sottolineato la Ostrom.
Così facendo, la Commissione ha facilitato coloro che studiano la compilazione di un Conto patrimoniale alla stregua della contabilità internazionale. Infatti ha rimesso tutto nelle mani della Pubblica Amministrazione e di singoli privati ed ha eliminato la difficoltà di distinguere i beni demaniali della Collettività da quelli appartenenti allo Stato persona.
Alla luce di queste poche e brevi considerazioni sul testo della Commissione Rodotà appare evidente che esso non corrisponde affatto alle attuali esigenze del Popolo Italiano, che sta attraversando una crisi economica senza precedenti. Oggi non serve una legge che si limiti “a controllare” o “contenere” le “dismissioni”, le “privatizzazioni” e le “svendite”, ma una legge che aiuti lo sviluppo economico e aumenti i posti di lavoro, riportando nel “pubblico”, come sopra si diceva, quello che indebitamente è stato ceduto ai “privati”, con la conseguenza dell’arricchimento di pochi e dell’impoverimento di tutti gli altri. Ed è oltremodo evidente che, a questi fini, la cosa più urgente da fare è prevedere una legge che contenga una “interpretazione costituzionalmente orientata” (vedi articoli 41 e 42 della Costituzione) del concetto di “proprietà privata”, quale risulta dall’articolo 832 del codice civile (scritto quando vigeva lo Statuto Albertino), poiché è proprio in base a questo concetto che diventano possibili le “privatizzazioni” e le “delocalizzazioni”, le quali sottraggono al Popolo Italiano tanta parte del “patrimonio pubblico”, che a lui appartiene, come afferma la nostra Costituzione, a titolo di “sovranità”.

Paolo Maddalena

Fonte: Attuare la Costituzione

(by Nicola)

 


L'Art. 11 della Costituzione e il Comune di Napoli





Con tutti i problemi che abbiamo ogni santo giorno versiamo 70 milioni di euro alla NATO per sostenerne i costi!
Perché il Comune di Napoli ha ceduto al Ministero della difesa spazi destinati a progetti socialmente utili che saranno invece occupati da una 'Scuola di Guerra' finalizzata a creare un esercito unico europeo che dovrebbe avere Napoli come base? 
'Avimma scassà' o 'Avimma pazzià?'

(by Nicola) 

Oggi la Giornata internazionale dell’Avvocato minacciato

E' nata per denunciare le minacce, le violenze e in molti casi gli omicidi di avvocati in diverse parti del mondo, colpevoli solo di aver esercitato in maniera indipendente e autonoma la loro professione. Diritti umani violati/avvocati in pericolo, è ormai una triste equazione. Non è un caso che, per la seconda volta dal 2009 la giornata del 24 gennaio sia dedicata alla gravissima situazione che si registra in Turchia: secondo i dati diffusi da Arrested Lawyers Initiative, un’associazione di avvocati turchi esuli nell’Europa continentale, all’inizio di gennaio si contavano in Turchia 216 condanne definitive a carico di avvocati per un totale di 1361 anni di carcere inflitti, 594 avvocati detenuti e 1546 sotto processo. Cifre spaventose, che non meravigliano, però, in un Paese dove, dopo il tentativo di colpo di stato del 2016, decine di migliaia di dipendenti pubblici, tra i quali giudici costituzionali, magistrati, docenti universitari e giornalisti hanno perso il posto di lavoro o, peggio, sono finiti in prigione solo perché sospettati di essere pro Gulen. Già negli anni precedenti al tentato colpo di Stato numerosi avvocati, colpevoli solo di assistere persone accusate di far parte del Pkk, considerato da Ankara un’associazione terroristica, erano stati ingiustamente arrestati, scontando lunghi anni di prigionia, e tra questi i difensori di Ocalan. Dopo aver patito, in alcuni casi, periodi di detenzione durati più di due anni e mezzo, sono ancora sotto processo. Dal 2013 si registrano arresti di massa di avvocati appartenenti alle associazioni degli avvocati progressisti (Chd) e degli avvocati per la libertà (Ohd), poi sciolte e dichiarate fuori legge. Tra le centinaia di colleghi arrestati si contano almeno 14 presidenti di Ordini, in un crescendo repressivo che vede l’identificazione dell’avvocato con il cliente e l’affermazione del diritto penale del nemico.
Il Cnf, che nel 2016 ha fondato l’Osservatorio internazionale degli Avvocati in pericolo (Oiad) insieme ai Consigli nazionali francese e spagnolo e all’Ordine di Parigi, ha organizzato un convegno sulla situazione in Turchia al quale parteciperà anche l’avvocata turca Benan Molu, che riferirà come testimone diretta delle repressioni.

* Commissione Rapporti internaz./Mediterraneo Cnf
ROBERTO GIOVENE DI GIRASOLE*

(by Nicola)

martedì 22 gennaio 2019

Comunicato stampa - Esondazioni del fiume Carpino


Riceviamo e pubblichiamo


AL PREFETTO DI ISERNIA

Il Partito Comunista dei Lavoratori Sezione del Molise

Facendosi carico delle esigenze e delle proteste verso il sindaco di Pettoranello del Molise per i danni causati delle continue esondazioni del Carpino nel Comune predetto;

PREMESSO CHE

Nei mesi di febbraio, marzo, ottobre, novembre del 2018 si sono verificate esondazioni del fiume Carpino alla minima pioggia leggermente più forte, che hanno comportato ingenti danni nella zona di Pettoranello;

Come emerso dalle notizie diffuse dallo stesso sindaco di Pettoranello sulla stampa, si tratterebbe di ricostruire un tratto di soli 8 metri con intervento economico irrisorio ;

Tale intervento minimo è di competenza del Sindaco di Pettoranello ex art.50 TUEL, trattandosi di piccoli lavori di somma urgenza a garanzia della pubblica incolumità onde evitare disastri, dunque di esclusiva competenza comunale, sia pure trattandosi di lavori “tampone-provvisori”;

Tali piccoli interventi potevano e dovevano attuarsi sin da epoca anteriore alla prima esondazione di febbraio 2018 e tanto più dovevano essere effettuati dopo tale mese, per evitare il ripetersi degli ingenti danni verificatisi nelle successive esondazioni di marzo, ottobre, novembre del 2018;
Per tali ragioni, questo Partito, con propria nota trasmessa in data 23/11/2018, ha diffidato il sindaco di Pettoranello del Molise, attese le sue responsabilità ex art.50 del TUEL e quale Autorità di Protezione Civile comunale, a provvedere immediatamente e senza indugio alcuno, ai piccoli lavori di somma urgenza suddetti in quanto di esclusiva competenza comunale, al fine di evitare che gli ingenti danni si ripetessero, non essendo necessario a tal fine attendere l’intervento del Ministero, del Genio Militare, e della Regione Molise, che riguardano in tutta evidenza altre fattispecie progettuali più complesse ancorché anch’esse da attuare;
il suddetto sindaco di Pettoranello non ha fornito a tutt’oggi alcun riscontro a detta diffida, rifiutandosi di inviare persino la ricevuta telematica del protocollo, così persistendo dunque la suddetta inerzia nella realizzazione della predetta piccola opera urgente, che espone al rischio di nuova esondazione con i conseguenti reiterati e gravi disastri;

RIVOLGE ISTANZA AL PREFETTO IN INDIRIZZO
Affinché:

1)- adotti tutti i provvedimenti di propria competenza per rimuovere la suddetta inerzia del Comune di Pettoranello del Molise nel realizzare i suddetti piccoli lavori di somma urgenza - soli 8 metri di argine da porre in sicurezza -, quale opera “tampone” utile ad evitare il rischio di ulteriori esondazioni, nelle more di interventi ancora più generali e compiuti di Regione e Ministero;

2)- si attivi per la nomina di un commissario ad acta che sostituisca il sindaco del Comune di Pettoranello nell’adempimento urgente predetto, in caso di reiterazione della suddetta inerzia.

Si rimane in attesa di un cortese ed urgente riscontro.

IL COORDINATORE REGIONALE
Tiziano Di Clemente

(by Nicola)

"IO HO DENUNCIATO"- L'ultima fatica di Paolo De Chiara. Auguri dall'OML


La drammatica vicenda di un testimone di giustizia italiano
di Paolo De Chiara


Un imprenditore italiano subisce, per tanti anni, l’arroganza criminale da parte di due clan di Cosa nostra: usura, estorsioni, violenze fisiche e morali. La sua storia è emblematica ed unica nel suo genere. Dopo una fortissima crisi interiore e un profondo senso di smarrimento denuncia gli aguzzini mafiosi. L’uomo entra in un mondo totalmente sconosciuto, viene trasferito in località protetta insieme ad una parte della sua famiglia. Anni di privazioni, difficili da sopportare. Estirpato dal suo territorio, perde il contatto con la sua terra, con i suoi amici, con il suo mondo lavorativo. Deve far perdere le sue tracce, diventare invisibile per scampare ad una condanna a morte sancita dai criminali senza scrupoli. Una vita da recluso, per aver compiuto il proprio dovere. I continui trasferimenti in diverse città italiane mettono a dura prova le sue certezze. Lo smarrimento, la destabilizzazione, la disperazione cominciano a convivere quotidianamente con la sua nuova vita.
Le accuse del testimone contro i clan sono devastanti per l’organizzazione: arresti, processi, condanne, dopo un lungo travaglio e un percorso pieno di ostacoli, disseminati non solo dagli uomini del malaffare.
Esiste un abisso tra i testimoni di giustizia e i collaboratori: sono due figure completamente diverse. I cosiddetti ‘pentiti’, termine senza alcun tipo di significato, hanno fatto parte delle organizzazioni criminali e nella maggior parte dei casi sono degli assassini sanguinari che hanno deciso di “saltare il fosso” per motivi di mero opportunismo, legato alla riduzione della pena inflitta; i testimoni, al contrario, sono dei cittadini onesti, senza legami con le mafie: hanno denunciato per l’alto senso di giustizia e legalità. Hanno visto, hanno sentito, hanno toccato con mano, hanno subìto. Hanno avuto il coraggio di ribellarsi.
IO HO DENUNCIATO è una rappresentazione realistica delle tante problematiche riferite e denunciate da chi ha speso la propria vita nella lotta contro il male. La vicenda umana raccontata tocca le corde più delicate della sua esistenza: la disperazione, le paure, le incertezze, le pressioni, i rapporti con la famiglia, con gli amici, con i parenti. I legami lavorativi distrutti. La scelta forzata di abbandonare la propria terra, provando a costruire con fatica una nuova esistenza, completamente slegata dalla precedente. Il testimone scivola velocemente in un vortice infernale, perde la sua dignità, la sua identità e la sua libertà.
Una vita devastata, reinventata, pianificata, studiata a tavolino.
La storia narrata nel libro IO HO DENUNCIATO, liberamente ispirata alla vicenda realmente accaduta all’imprenditore italiano, è stata scritta per raccogliere il grido disperato d’aiuto, per far emergere le positività ma, soprattutto, le tante difficoltà che devono affrontare e subire i testimoni di giustizia italiani, assieme alle loro famiglie; per migliorare un sistema che presenta carenze significative nella salvaguardia di chi ha denunciato le mafie; per portare molte altre persone a denunciare.
È un dovere testimoniare, ma è un diritto essere tutelati e rispettati. Il protagonista ha vinto la sua battaglia, è riuscito a guadagnarsi la sua libertà. Ma quanti mancano ancora all’appello?

sito: iohodenunciato.it
mail:iohodenunciato@virgilio.it

DISPONIBILE online su:
IBS.it
LIBRERIA UNIVERSITARIA.it
AMAZON
MONDADORISTORE.it
LaFELTRINELLI.it

A breve disponibile nelle maggiori LIBRERIE italiane.
Data di uscita: gennaio 2019
Pagine: 152
Copertina: morbida
Editore: Romanzi Italiani
ISBN: 9788827864258


Fonte: 'Romanzi Italiani'

(by Nicola)

L'equivoco del disegno di legge dei beni comuni

(by Nicola)

'ECOFORUM' Agroalimentare 'circolare' in Molise? Potenzialità e limiti - Esclusiva OML



Ti chiedo di sostenere la nostra Campagna nazionale contro gli inceneritori.
Grazie!  

Nicola Frenza
'Movimento Legge Rifiuti Zero per l'Economia Circolare' Molise



lunedì 21 gennaio 2019

domenica 20 gennaio 2019

sabato 19 gennaio 2019

Transizione energetica e idrogeno rinnovabile. Proposta di legge


Sarà anche presentato il “Progetto ACCADUEACCADIA”, realizzato nel comune di Accadia sui monti Dauni in Puglia, progetto che presto darà 'più ossigeno' alle città di Taranto e Napoli (i primi due centri che utilizzeranno per il trasporto urbano questa tecnologia).

(by Nicola) 

Professioni legali. Scuola di Specializzazione

(by Nicola)

'ECOFORUM' - Catasto Rifiuti ARPA Molise - Esclusiva OML


Ti chiedo di sostenere la nostra Campagna nazionale contro gli inceneritori.
Grazie!  

Nicola Frenza
'Movimento Legge Rifiuti Zero per l'Economia Circolare' Molise


venerdì 18 gennaio 2019