martedì 30 aprile 2019
Oi dialogoi
Video:
https://www.radioradicale.it/scheda/569851/presentazione-del-libro-di-sabino-cassese-la-svolta-dialoghi-sulla-politica-che-cambia
Tra gli argomenti discussi: Asia, Cina, Cossiga, Democrazia, Economia, Europee 2019, Istituzioni, Italia, Libro, Parlamento Europeo, Partiti, Politica, Trump, Unione Europea, Usa, Xi Jinping.
Tra gli argomenti discussi: Asia, Cina, Cossiga, Democrazia, Economia, Europee 2019, Istituzioni, Italia, Libro, Parlamento Europeo, Partiti, Politica, Trump, Unione Europea, Usa, Xi Jinping.
(by nicola)
lunedì 29 aprile 2019
EsperienzEUROPA. Le best practice italiane. Progetto SYMBI: “Simbiosi Industriale per la Crescita Regionale Sostenibile e una Efficiente Economia Circolare delle Risorse”
Il tema dell’Economia Circolare è sempre più all’attenzione del mondo politico, economico e scientifico.
La Camera di Commercio del Molise si sta dedicando al tema da ormai diversi anni. Si chiama infatti SYMBI – “Simbiosi industriale per la Crescita Regionale Sostenibile e una Efficiente Economia Circolare delle Risorse”, il progetto - cofinanziato dal Programma INTERREG EUROPE - con cui, insieme ad altri 6 partner europei, a partire dal 2016, l’Ente camerale molisano sta diffondendo la cultura europea dell’Economia Circolare con l’intento di allineare le politiche regionali con quanto previsto e disposto dalla Commissione Europea in materia di Economia Circolare.
Con Symbi si vuole supportare la transizione verso un’economia basata su un utilizzo efficiente delle risorse attraverso processi di Simbiosi Industriale, stabilendo sinergie territoriali per la gestione dei rifiuti, lo scambio di energia e l’utilizzo di prodotti come materie prime secondarie.
Due gli importanti e ambiziosi obiettivi di fondo:
1) influenzare i policy makers (responsabili politici) nel programmare ed attuare strumenti e misure/interventi volti ad incentivare la diffusione della Simbiosi Industriale, come aspetto dell’Economia Circolare;
2) sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi della Simbiosi Industriale e dell’Economia Circolare, evidenziando, per lo più alle imprese, le opportunità e i benefici derivanti dall’applicazione di questi nuovi modelli economico-produttivi.
Il Progetto SYMBI si propone altresì di contribuire a:
• incoraggiare sistemi regionali di trasformazione dei rifiuti;
• promuovere l’uso di materie prime secondarie e creare un mercato regionale di tali materie;
• agevolare appalti pubblici verdi, come strumento catalizzatore di processi di Simbiosi Industriale;
• sbloccare gli investimenti da parte di operatori finanziari regionali e locali;
• esplorare, valutare, espandere e migliorare le attuali pratiche di innovazione industriale negli Eco Sistemi.
Oltre alle attività di indagine e ricerca, di incontri di lavoro e meeting interregionali che hanno consentito di mettere a confronto realtà territoriali differenti (quali la Spagna, la Slovenia, la Polonia, la Finlandia, l’Ungheria, la Grecia, l’Italia) portando allo scambio di esperienze e di buone pratiche, la positività del progetto sta soprattutto nel processo bottom-up che si è messo in campo. Sono infatti stati direttamente coinvolti i portatori d’interesse locali, instaurando un proficuo dialogo per favorire la predisposizione di un Action Plan regionale contenente misure finalizzate al miglioramento degli strumenti/programmi di politica regionale rilevanti in materia di Economia Circolare e Simbiosi Industriale.
La definizione di tale documento è il risultato della sintesi delle indicazioni emerse, appunto, in sede di concertazione con gli attori locali e delle lezioni apprese attraverso la cooperazione con gli altri partner di progetto. Va evidenziato che i Tavoli di concertazione hanno generato in maniera spontanea una rete tra organismi, all’interno della quale la Camera di Commercio del Molise si pone, partendo dagli interessi delle imprese, come collettore o facilitatore di incontri, iniziative e collaborazioni consentendo un dialogo attivo e costante tra pubblico e privato.
L’opera di sensibilizzazione verso il tema dell’Economia Circolare e della Simbiosi Industriale, in particolare, è stata, in fase di avvio del progetto, l’aspetto più complicato: un tema nuovo e non di immediato impatto sia per le pubbliche amministrazioni che per le imprese. La transizione da un’economia lineare ad una circolare comporta un importante cambiamento: per rimettere in circolo le risorse e riavviare il processo produttivo occorre una vera e propria rivoluzione culturale che passi anche attraverso la modifica della nozione legislativa di “rifiuto”.
Altrettanto complicato è riuscire ad operare questo cambiamento all’interno della stessa Autorità Regionale e di conseguenza all’interno dello strumento politico di riferimento - ossia il POR FESR FSE - su cui sta operando la Camera di commercio del Molise attraverso SYMBI.
È sicuramente la sfida più importante quella di riuscire a reindirizzare i policy makers (responsabili politici) regionali verso interventi che favoriscano la suddetta rivoluzione.
francesca.cuna@molise.camcom.it
Fonte: Newsletter CCIAA Molise
(by Nicola)
sabato 27 aprile 2019
Legittima difesa: la toppa è peggio del buco!
I 4 punti della legge non chiari segnalati da Mattarella ai presidenti di Camera, Senato e al premier Conte:
1- deve esserci la "condizione di necessità";
2- "stato di
grave turbamento derivante dalla condizione di pericolo in atto" oggettivo e determinato, in conformità con i principi
costituzionali;
3- perché le spese del giudizio sono a carico
dello Stato se riconosciuta la legittima difesa domiciliare e non quando uno si difende fuori dal domicilio?;
4- perché si subordina al risarcimento del danno la possibilità di
concedere la condizionale della pena per il furto in appartamento o in
uno scippo e non anche quando si tratta di una rapina?
P.S.:
(by Nicola)
P.S.:
Tutto bene Presidente.
I punti avrebbero potuto essere anche 400 e nulla sarebbe cambiato dal momento che Lei quella Legge l'ha firmata!
(by Nicola)
Il 'contadinoroccocirino' è il Wendell Berry de noantri!
"Per cinquanta o sessant'anni ci siamo cullati
nell'illusione che finché avremo denaro avremo cibo. Ci siamo
sbagliati. Se continueremo ad offendere la terra e il lavoro che ci
consentono di nutrirci, la scorte alimentari diminuiranno e ci
ritroveremo con un problema molto più grave del crollo di
quest'economia di carta. Il Governo non sarà in grado di produrre cibo
semplicemente regalando centinaia di miliardi di dollari alle società
di agribusiness... Dobbiamo renderci conto che i tentativi
sregolati del comunismo e del capitalismo industriali sono
ugualmente falliti. Le pretese di produttività, redditività ed
efficienza, di crescita, benessere economico, potere, meccanizzazione e
automazione senza limiti, per un certo tempo possono arricchire e
conferire autorità ai pochi, ma prima o poi ci distruggeranno tutti"
Wendell Berry
(by Nicola)
Wendell Berry
(by Nicola)
venerdì 26 aprile 2019
Class action di Altroconsumo contro Facebook
“Dovrebbe
essere chiaro che i dati utilizzati da Facebook appartengono ai
consumatori e solo a loro. Diventa necessario che ciascun utente abbia
il controllo sui propri dati, sappia esattamente per quale scopo siano
utilizzati e possano ottenere una parte equa del valore creato dalle
società che utilizzano le informazioni. E quando i consumatori sono
tratti in inganno devono ottenere un risarcimento adeguato, come in
questa vicenda. Con la nostra azione non intendiamo boicottare Facebook,
al contrario pretendiamo un Facebook migliore che riconosca finalmente
il ruolo centrale delle persone che popolano tale piattaforma, il
rispetto dei loro diritti fondamentali, della loro libertà di scelta e
dei loro legittimi interessi economici, i consumatori infatti non sono
burattini con i quali Facebook può giocare a suo piacimento”.
Ivo Tarantino, responsabile Public Affairs & Media Relations Altroconsumo
Adesioni: www.altroconsumo.it/azionefacebook
(by Nicola)
Co. n. o. s. c. i. il “carrello della felicità?”
Il 'Coordinamento nazionale degli operatori per la salute nelle carceri italiane (Co. n. o. s. c. i)' ha deciso di migliorare l'assistenza farmaceutica penitenziaria.
Su un campione di 16.000 detenuti il 67,5% soffre di una situazione patologica (disturbi psichici, malattie dell'apparato digerente e infettive). Ma il vero problema è rappresentato dall'abuso di psicofarmaci, nell'ambiente definito “il carrello della felicità”.
Tali farmaci aiuteranno anche a sopportare i luoghi di
pena e di carcerazione preventiva ma di sicuro non risolvono il problema... lo posticipano.
P.S.
A Pozzuoli dodici detenute vivono nella stessa cella per 21 ore al giorno.
(by Nicola)
P.S.
A Pozzuoli dodici detenute vivono nella stessa cella per 21 ore al giorno.
(by Nicola)
giovedì 25 aprile 2019
Liberazione
John Creuzot, giudice
statunitense ha l'obiettivo di chiudere almeno tre
prigioni nei prossimi quattro anni. E' stato di parola: come primo passo ha iniziato letteralmente a
svuotarle, le carceri, depenalizzando i «reati minori», in particolare quelli dei beni necessari (cibo, pannolini, latte in
polvere, coperte) commessi da persone in stato di indigenza per un
costo inferiore ai 750 dollari.
La
depenalizzazione non sarà applicata se gli articoli vengono rivenduti.
Altro cavallo di battaglia di Creuzot riguarda la libertà sotto pagamento di cauzione che
privilegia le classi più agiate.
(by Nicola)
sabato 20 aprile 2019
Promuviamo un’azione giudiziaria per portare la legge elettorale vigente all’esame della Corte Costituzionale
'Attuare la Costituzione' - Associazione di promozione sociale, persone e organizzazioni nell'esercizio della sovranità popolare - presieduta dal prof. Paolo Maddalena, ritiene necessario promuovere un’azione
giudiziaria per portare la legge elettorale vigente, piena di
incongruenze e illegittimità, all’esame della Corte Costituzionale.
L'OML sosterrà l'operato di 'Attuare la Costituzione' e invita quanti leggeranno il presente scritto ad attivarsi concretamente al riguardo. I fondi raccolti serviranno a far fronte, nella malaugurata ipotesi di
condanna, alle spese di lite. In caso di vittoria del giudizio, verranno puntualmente restituite.
Il ricorso è stato redatto dal gruppo dei giuristi gratuitamente.
Per adesioni e info: https://www.attuarelacostituzione.it/
(by Nicola)
"I nostri governanti sanno che il loro dovere è difendere il territorio e il popolo italiano (art. 52 Cost)?"
La Lega, classificata tra le forze politiche populiste e sovraniste, dimostra sempre più il suo vero volto: essa è neoliberista, vuole cioè la sottomissione del territorio e del popolo italiano agli interessi delle multinazionali.
Oltre
alle vicende Tav e Tap, si consideri che su proposta della Lega è stato
approvato il decreto cosiddetto di emergenza, il quale autorizza in
pratica la pubblica amministrazione allo sradicamento di tutti gli ulivi
del Salento per sostituirli con degli ulivi monocolturali, imposti
dalle multinazionali, che producono un olio di qualità pessima, devono
essere rimpiantati ogni tre anni e hanno bisogno di moltissima acqua che
in Puglia manca. A tale fine si sancisce che questa operazione deve
essere effettuata anche in contrasto che le norme che tutelano
l’ambiente, l’ecosistema, il paesaggio, i beni storici, la salute, ed
altri fondamentali interessi costituzionalmente protetti (art. 2, 3, 41,
42, 43, 44, 117 comma seconda lettera S della Costituzione).
Si
tratta in vero di un grande favore alle multinazionali straniere che
vedono nell’ottimo olio pugliese un concorrente fortissimo da eliminare.
E
la nostra Camera si è piegata a questa proditoria volontà. Speriamo che
il Senato rinsavisca e che si ponga il problema di tutelare gli
interessi degli italiani, evitando l’uso di un linguaggio fuorviante sul
piano della comunicazione.
È
interessante notare che il fenomeno Puglia non è isolato, in Toscana si
vuole distruggere la pineta del Tombolo, proclamando il falso fine
della difesa dagli incendi, mentre secondo autorevoli fonti, il taglio
dei pini servirebbe solamente alle centrali a biomassa.
I nostri governanti sanno che il loro dovere è difendere il territorio e il popolo italiano (art. 52 Cost)?
Paolo Maddalena
(by Nicola)
venerdì 19 aprile 2019
Il nostro amico Angelo Consoli invita a firmare per la Legge di iniziativa popolare per la "Transizione Energetica"
Finalità: sfruttare le potenzialità dell'idrogeno come combustibile 'davvero pulito e sostenibile' per fare della Puglia un laboratorio energetico a zero emissioni!
Acadìa (FG) sarà sede del primo villaggio a idrogeno in Europa, mentre Taranto sarà città simbolo per la lotta all'utilizzo di energia derivante da fonti fossili.
La
Proposta di Legge risponde all’appello alla società civile di
tutto il mondo del Segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres
affinché non si superino 1,5 °C di aumento della temperatura media
del Pianeta, rispetto ai livelli preindustriali. Gli impegni
governativi attuali, rispetto al taglio delle emissioni, porterebbero
a un disastroso aumento di oltre 3° C. Occorre agire ora, invertire
la tendenza all’aumento a partire dal 2020, per azzerare le
emissioni climalteranti entro il 2050.
L'OML sarà a fianco di CETRI-TIRES e della Fondazione H2U per la campagna di raccolta firme.
(by Nicola)
giovedì 18 aprile 2019
«Voi siete la schifezza di Napoli». La nascita del movimento anticamorra in Campania - 6
E
il mondo cattolico? La Democrazia cristiana permane in uno
stato d’imbarazzante silenzio. Del resto, lo scandalo provocato dal
rapimento di Ciro Cirillo ha zittito anche le poche voci dissidenti.
Certo c’è il dinamismo della Cisl, ma l’unitarismo dell’azione
sindacale la rende un soggetto assimilabile alla galassia che ruota
intorno al partito comunista. Non rimane che la Chiesa, ma parte da
una posizione svantaggiata: deve scontare il pregiudizio dei
comunisti e il silenzio di molti parroci dinanzi alle magnanime
offerte dei camorristi in occasione delle feste patronali e delle
celebrazioni sacramentali. Ad Acerra, però, dal 1978 c’è un
vescovo di fresca nomina, Antonio Riboldi. È lombardo ma arriva
dalla Sicilia, da Santa Ninfa precisamente, dove, da parroco, ha
guidato i fedeli contro mafiosi e politici corrotti per impedire che
si spartissero i finanziamenti destinati alla ricostruzione del
Belice, colpito dal sisma nel 1968. Da «don terremoto» a «vescovo
anticamorra» il passo è breve: «Ai primi degli anni Ottanta [...]
venne la mattanza. I morti si contavano due al giorno [...] tutti
dovevano camminare in punta di piedi, non parlando, quasi non
pensando, per non essere colpiti». L’11 dicembre 1981 Papa
Giovanni Paolo II rivolgendosi ai vescovi siciliani scrive: «Esistono
purtroppo alcuni fenomeni aberranti [...]. Si tratta di quella
mentalità o struttura mafiosa che [...] pretende di fare a meno
della legge e di poterla impunemente violare; di qui il moltiplicarsi
della violenza e degli omicidi i cui mandanti ed esecutori sono
protetti dall’omertà». E conclude: «occorre reagire, non bisogna
assolutamente rassegnarsi! [...] bisogna aiutare i fedeli a formarsi
e a maturare una retta coscienza etica». Don Riboldi, che ben
conosce la realtà siciliana, comprende che è arrivato il momento di
schierarsi. È il natale 1981 quando, ai fedeli riuniti per la messa
di mezzanotte, dice: «Non è possibile intrattenerci qui
sentimentalmente sul Natale […] quando si vive in mezzo alle
pistole, in mezzo alla violenza». Da quel momento non si ferma
più. Diventa un vero e proprio testimonial della lotta contro la
camorra: rilascia interviste, partecipa a convegni, guida cortei,
scrive editoriali, convoca riunioni. Qual è il pensiero di don
Riboldi? La camorra, negli anni del benessere, si è tramutata in una
«multinazionale della delinquenza». È un’organizzazione mafiosa
che ha una sua legalità all’interno di un sistema di regole
criminali. Un ordinamento strutturalmente avverso ai Comandamenti che
vuole farsi cultura per imporre con il terrore un modo di esistere
«inumano». La camorra è «“dentro” e “contro” il tessuto
umano e culturale d’un popolo». Dentro perché sfrutta
l’insicurezza e l’emarginazione per occupare gli spazi lasciati
vuoti dalla
società; contro perché ogni sua attività è una sopraffazione
della libertà di esprimersi. Perciò mafiosi e camorristi peccano
contro Dio e contro l’uomo. Sono portatori di «un’eresia» che
non ha nulla in comune con la comunità cattolica. «Si è parlato di
scomunica. Ma questi uomini sono già fuori». Chi proclama la morte
è naturalmente avverso alla comunione cristiana: «Se la parola
scomunica vuol dire questo, ecco, la scomunica c’è già». Tocca
agli «uomini di buona volontà» reagire al clima di terrore. Come?
Scendendo in strada, riconquistando il territorio, occupando lo
spazio pubblico che è diventato «teatro» di omicidi e luogo
d’esercizio di una «dittatura» Il potere della camorra, secondo
don Riboldi, «c’interroga in maniera perentoria sul nostro modo di
essere Chiesa in Campania», ma soprattutto «ci sfida ad [...]
un’autentica proposta di civiltà, ad essere non solo credenti, ma
credibili». La posizione del vescovo di Acerra si sposa con l’azione
della Caritas campana che intende studiare le forme della violenza
organizzata e le cause che la generano per organizzare una risposta
civile della Chiesa attraverso l’azione pastorale delle parrocchie.
È in questo contesto che fiorisce il Documento contro il fenomeno
della camorra della Conferenza episcopale campana. L’esortazione
iniziale è affidata ad un verso del profeta Isaia: «Per amore del
mio popolo non tacerò». I Vescovi ritengono la camorra «una forma
di terrorismo che incute paura, impone le sue leggi e tenta di
diventare componente endemica nella nostra società campana». È
un’organizzazione criminale che «ha sempre cercato di nobilitarsi
dandosi una ideologia e cercando di imporla quasi come
interpretazione della cultura della gente della Campania». È un
sacrilegio ideologico che chiama famiglia un clan mafioso, che
considera virtù la forza bruta, che identifica l’onore con
l’orgoglio della vendetta, che qualifica l’estorsione come un
atto di giustizia, che pretende di avere una sua religiosità
strumentalizzando «la funzione del padrinato nei sacramenti». Di
fronte a tutto questo la Chiesa non può tacere e deve intervenire
per demitizzare e isolare la camorra, rinnovare la proclamazione del
Vangelo, educare alla verità e alla giustizia, predicare il perdono,
sostenere la testimonianza dei pastori, e soprattutto «non
permettere che la funzione di “padrino”, nei sacramenti che lo
richiedono, sia esercitata» dai camorristi, né «celebrare con
solennità la liturgia funebre per coloro che notoriamente siano
stati legati alla camorra». In sostanza, se il Pci è il riferimento
politico, la Chiesa è il rifermento morale della lotta alla camorra.
(continua)
Autore: Marcello Ravveduto
(by Nicola)
Autore: Marcello Ravveduto
(by Nicola)
mercoledì 17 aprile 2019
LE INFILTRAZIONI MAFIOSE IN MOLISE - Conclusioni - 16
Il
pericolo mafia in Molise esiste e alcuni casi riportati in cronaca e
molti atti giudiziari ne sono ormai la testimonianza inconfutabile.
Come organizzarsi,
cosa deve fare la politica e le istituzioni preposte alla
sicurezza ma soprattutto le coscienze locali, gli intellettuali che
sono chiamati in causa e soprattutto i cittadini. A volte mi pongo
alcune domande, scomode a tanti e che in molti censurano o mettono in
secondo piano. Una di queste è: se le infiltrazioni in Molise
fossero anche lo specchio delle alterazioni della società molisana?
In Molise raramente è dato vedere cittadini che scendano in
piazza o manifestino per ripulire il territorio dai politici
“affaristi” o dai colletti bianchi e dagli imprenditori che hanno
collusioni con le mafie. Salvo alcune manifestazioni
“folcloristiche”, la reazione del molisano è stantia. La
lotta alle mafie non può interessare solo i magistrati e le forze di
polizia ma deve coinvolgere necessariamente anche la cittadinanza e
il modo di essere cittadini. A testimoniare tale assunto vi è anche
lo scarso coinvolgimento dei pochi intellettuali molisani. I mass
media cercano di fare il loro dovere e informano al meglio le
degenerazioni che man mano emergono. Chi vuole documentarsi meglio,
inoltre, può farlo poiché le fonti non mancano. In Molise,
purtroppo, pesa una sorta di anestetizzazione indifferenziata che
trova la sua fonte in un atavico clientelismo che nei
confronti del fenomeno mafia potrebbe diventare omertà o peggio
negazionismo estremo. Quando molti anni fa parlavo d’infiltrazioni
mafiose in Molise (era il 1993), ero tacciato di allarmismo e di
esagerazione. La frase più comune era: “Non è assolutamente vero
che in Molise c’è la mafia”, “il Molise è un’isola felice”.
Quasi tutti assumevano l’atteggiamento difensivo dello struzzo.
Oggi, continuo a chiedermi dove sono le misure di prevenzione e
repressione delle mafie, giacché dai partiti politici è
possibile aspettarsi ben poco? Perché non si mobilitano le cd.
eccellenze molisane? L’intreccio perverso fra mafia, colletti
bianchi, imprenditoria e corruzione potrebbe essere anche conseguenza
di questo immobilismo. Per contrastare le infiltrazioni in Molise,
ritengo, non sia necessario essere eroi civili, motivati da grandi
passioni, ma basta pensare al futuro dei nostri figli, perché
questi criminali mettono in pericolo il futuro di tutti noi. Se
prendessimo coscienza di questo forse, anche nel nostro piccolo
Molise potrebbe nascere una ribellione civile. Il procuratore
nazionale Antimafia, Cafiero De Raho, ospite a Campobasso più volte
– che ho avuto l’onore di conoscere quando era in Calabria – ha
lanciato questo messaggio: “Non siete più un’oasi felice, la
malavita oggi investe in Molise”. Si è poi soffermato sul ruolo
delle istituzioni ricordando che le stesse devono essere più
determinate nel palesare vicinanza al cittadino per evitare che
questi si chiuda a riccio e scelga di non collaborare con lo Stato.
Io mi sento di condividere totalmente il suo messaggio precisando che
è giunta l’ora che
i molisani comincino a svegliarsi dal lungo torpore che li affligge”.
Le mafie mediante nuovi strumenti criminosi si garantiscono
un’infiltrazione sempre più profonda nel territorio, evitando
quando possono l’uso della violenza e delle armi, controllando, di
fatto, l’economia locale. In Molise il manifestarsi del fenomeno
usuraio ed estorsivo inizia a destare preoccupazione, soprattutto
riguardo alla crisi che stanno vivendo numerose imprese locali.
Questa condizione precaria apre le porte alla liquidità delle
organizzazioni criminali che con le enormi disponibilità finanziare
dettano addirittura le regole del mercato. L’ultima relazione del
Procuratore Nazionale Antimafia ha confermato la presenza mafiosa in
Molise. I primi “bacilli” risalgono ai tempi in cui Vito
Ciancimino era in soggiorno obbligato nel Comune di Rotello. Non
mancano tuttavia presenze di famiglie mafiose del foggiano,
siciliane, casertane, napoletane e calabresi. Alcuni esponenti,
trasferiti in Molise al soggiorno obbligato, hanno messo radici non
solo economicamente, ma anche famigliarmente, con imprenditori,
professionisti e proprietari terrieri molisani. Non dimentichiamoci
che anche nella nostra regione si sono avute le prime confische di
beni di provenienza mafiosa. Nella situazione generale di crisi
economica strettamente connessa a una sempre maggiore difficoltà di
accesso al credito bancario, è facile per le organizzazioni
criminali “infiltrarsi” nel sistema economico, sociale e politico
della nostra Regione. Dalle indagini giudiziarie delle tre procure
della Repubblica molisane, nell’ultimo decennio, è emerso che
alcune imprese del territorio sono entrate in contatto con chi, come
le organizzazioni mafiose, hanno offerto liquidità finanziarie in
modo rapido e senza troppi cavilli. Il tutto ovviamente
nell’illusoria opportunità di salvezza dalla crisi economica. In
realtà, con questi mezzi, la criminalità organizzata s’impadronisce
delle aziende e le gestisce pur lasciandole in proprietà agli
imprenditori in crisi. In Molise, così come in tante altre regioni
d’Italia, esistono – continua la nota – imprese che hanno
chiuso i battenti per debiti o usura. Le denunce purtroppo sono
poche, in pratica il delitto di usura appare quasi inesistente. Le
vittime in larga parte sono persone che hanno sempre operato nel
commercio e che hanno oggettive difficoltà a riconvertirsi nel
mercato del lavoro e, quindi, tentano di tutto per evitare il
protesto di un assegno, il fallimento della loro attività.
Solitamente sono commercianti, gestori di negozi di ogni genere,
dall’abbigliamento all’alimentare. Sono queste le categorie che
oggi pagano, più di ogni altro comparto, il prezzo della crisi. Come
in ogni mercato, anche in quello del credito illegale, è inevitabile
che, con il crescere della domanda, si sviluppi anche l’offerta.
Nascono i cd. “pseudo-usurai”, figure che vanno dalle società di
servizi alla mediazione finanziaria che spesso fanno capo a soggetti
legati a organizzazioni mafiose. Questi nuovi meccanismi di prestito
di denaro hanno trovato forza nella crescente richiesta da parte
delle imprese in crisi. In Molise non è difficile comprendere che la
liquidità di denaro mafioso derivi essenzialmente dal traffico di
droga (soprattutto dalla vicina Albania). All’inizio il mafioso si
accontenta d’interessi modesti, poiché il suo obiettivo finale è
impadronirsi dell’azienda del debitore. La crisi contribuisce a
questo passaggio, il mafioso interviene a sostegno di chi ha bisogno
di somme rilevanti, commercianti o imprenditori che hanno la
necessità di movimentare notevoli somme per non essere tagliati
fuori del mercato o per non perdere commesse. Quest’aspetto che
all’apparenza può apparire scontato al contrario è
pericolosissimo poiché il mafioso offre non solo un servizio
funzionale, ma al contempo accresce il suo consenso sociale
affermandosi nei luoghi in cui agisce. Al tempo stesso il suo sistema
usurario crea legami stabili con settori dell’economia legale,
acquisendo costanti flussi di liquidità che gli permettono di
realizzare la ripulitura dei capitali di origine illecita. L’ingresso
della criminalità organizzata (soprattutto della mafia foggiana,
della camorra e della ndrangheta) nell’attività economica molisana
ha favorito la trasformazione della stessa spalancando le porte dei
grandi circuiti finanziari (fondi europei, fondi post sisma, fondi in
agricoltura). Ormai in Molise non si può più negare la presenza
delle mafie che condizionano oggettivamente alcuni aspetti della vita
economica del territorio (la regione offre molti motivi d’interesse
per le mafie che vanno dal turismo fino all’agricoltura). La
battaglia non può e non deve essere lasciata solo agli addetti ai
lavori come le forze di polizia e la magistratura, deve coinvolgere
tutti, perché la mafia è un problema per cittadini, lavoratori,
studenti, pensionati. È necessario costruire una rete di
responsabilità e di consapevolezza tra amministrazioni locali,
imprenditori, associazionismo laico e religioso, sindacati d’imprese
e dei lavoratori, forze dell’ordine, organi d’informazione e
magistratura inquirente. È utile fare tesoro delle esperienze,
purtroppo molto consolidate, che l’associazionismo antimafia,
antiusura e antiracket del mezzogiorno del Paese può offrire,
aumentando le opportunità di scambio culturale e civile, sia
invitando in Molise rappresentanti di questo mondo, sia organizzando
dei veri e propri tour nei luoghi dove quest’associazionismo è più
organizzato ed efficace. Il nostro Osservatorio suggeriva ai vari
presidenti della Regione succedutisi nell’ultimo decennio
l’approvazione di una legge regionale che sancisca che le mafie
sono anche qui da noi e che quindi occorre creare strumenti di
sbarramento alla loro continua penetrazione nel territorio. I segnali
che ne testimoniano la presenza sono molti, bisogna imparare a
percepirli e a contrastarli, per difendersi
e per difendere la nostra regione prima che sia troppo tardi”.
Fonte: Osservatorio Antimafia del Molise
(by Nicola)
martedì 16 aprile 2019
LE INFILTRAZIONI MAFIOSE IN MOLISE - La modalità di gestione economico-finanziaria -15
In questo
specifico contesto, l’analisi dei bilanci societari è sempre
fondamentale e decisiva poiché potrebbe rivelare per ciascun
socio la relazione diretta o indiretta con il gruppo criminale.
Questo esercizio è da ritenersi solamente esplorativo a causa dalla
natura spesso fraudolenta dei bilanci di tali aziende, soprattutto
sul lato del conto economico. E’ possibile tuttavia confrontare
ciascun’azienda con il suo gruppo di riferimento, composto di
aziende a essa simili (stessa provincia,
stesso settore, stessa forma giuridica). Un confronto tra le
caratteristiche dell’azienda infiltrata com’è e come sarebbe
stata (presumibilmente) se non fosse stata infiltrata. Questo
confronto – effettuato solo su alcuni settori economici con un
numero sufficiente d’imprese – permette di verificare se le
aziende sospette si distinguano dalle “analoghe sane” sotto
diversi profili. I dati da valutare sono:
1) Dimensione aziendale. Questo dato vale, a livello settoriale, soprattutto per le aziende nel settore delle costruzioni, dell’eolico e per quelle della ristorazione e turistiche.
2)
Indebitamento. Questa particolare configurazione delle passività si
può spiegare, come suggerito dalla letteratura, in due direzioni. La
disponibilità di denaro di provenienza illecita permette
innanzitutto alle aziende infiltrate dai gruppi criminali di non
avere bisogno del ricorso all’indebitamento bancario, evitando così
da un lato oneri finanziari “inutili” e, dall’altro, un
contatto con istituzioni finanziarie che potrebbe esporre ad
accertamenti da parte degli stessi soggetti obbligati (ad esempio
adeguata verifica della clientela) o a segnalazioni di operazioni
sospette. Dall’altra parte, il ricorso all’indebitamento
commerciale e all’indebitamento nei confronti di soci è invece una
forma mascherata di finanziamento occulto che mira fondamentalmente a
reintrodurre nel circuito “lecito” risorse di provenienza
illecita attraverso forme apparentemente legali.
3)
Liquidità.
Coerentemente
con quanto fin qui descritto, anche il dato sulla natura circolante
dell’attivo aziendale è importante e va misurato attraverso due
ratio: il rapporto tra disponibilità liquide e attività totali e
quello tra attività correnti e attività totali, ciò conferma la
dinamica tipica delle imprese paravento, soprattutto nel settore
della ristorazione.
4)
Profittabilità.
Per
quanto, come segnalato in letteratura, l’analisi del conto
economico sconti, più che nel caso della situazione patrimoniale, il
rischio di manipolazioni contabili, è utile condurre un’analisi
esplorativa della profittabilità delle aziende sospette
d’infiltrazione mafiosa. In media i margini di profittabilità
appaiono sensibilmente inferiori rispetto al gruppo di controllo. Ciò
vale sia nel settore della ristorazione sia in quello delle
costruzioni in cui la differenza è meno marcata. Questo risultato va
quindi inquadrato ancora una volta nell’ottica di una distinzione
tra diversi tipi d’infiltrazione. La minore profittabilità è
riconducibile alla dinamica tipica delle aziende paravento. Aziende
infiltrate che mantengono una finalità produttiva possono, infatti,
presentare livelli di profittabilità addirittura maggiori rispetto
alla norma, perché le caratteristiche dei gruppi criminali – se
utilizzate allo scopo di migliorare la performance aziendale –
possono fornire degli (illeciti) vantaggi competitivi all’azienda
tramite l’aumento delle commesse e dei ricavi (collusione con
apparati amministrativi corrotti) e la riduzione dei costi (pressioni
e intimidazioni su fornitori, clienti, competitor, dipendenti,
utilizzo di materiali di bassa qualità, elusione dei controlli,
falsificazione di documenti contabili o di altro genere, evasione
fiscale).
5)
Il riciclaggio. Il classico modello di aziende infiltrate allo scopo
di riciclare i proventi illeciti è ancora quello prevalente, in
particolare nel settore della ristorazione e (in misura minore) in
quello delle costruzioni e dell’eolico. Costituite ad hoc o
acquisite tramite l’avvicinamento d’imprenditori in difficoltà e
il loro sostanziale “spossessamento”, controllate tramite
prestanome e spesso tramite complessi sistemi societari, queste
aziende subiscono frequenti cambi di proprietà e trasferimenti delle
attività. Sono tenute in vita dalle mafie allo scopo principale di
ripulire gli introiti delle attività criminali e reintrodurli
nell’economia legale. A questo fine presentano una struttura
produttiva spesso inconsistente e sono poco o per nulla indebitate
verso gli istituti di credito ma più indebitate della media delle
aziende del loro stesso settore verso i fornitori, indicando con
ogni
probabilità un sistema di complicità e connivenze che risale la
filiera produttiva fino alla lavorazione delle materie prime. Le
attività sono mantenute allo stato corrente, per facilitare le
operazioni di riciclo (in particolare tramite l’ampio ricorso al
contante). La realizzazione di profitti non è l’obiettivo
principale di questo modello aziendale, che pertanto è spesso
caratterizzato da indici di profittabilità negativi e molto peggiori
rispetto alle aziende “sane”. In Molise opera nell’occulto una
variante di questo modello – realizzatasi ad esempio nel caso degli
stabilimenti balneari, nei bar, nelle sale giochi – concilia le
esigenze del riciclaggio dei proventi illeciti con quella di fornire
nuove risorse monetarie ai clan. Il ricorso a una contabilità
“parallela” rivela la sussistenza di due binari in direzioni
opposte cui l’azienda si presta: quello classico dell’ingresso di
capitali “sporchi” nell’economia legale (tipicamente tramite
l’emissione di ricevute false) e quello opposto dell’utilizzo di
risorse di provenienza lecita, mantenute nel sommerso, per il
finanziamento di attività illecite.
6)
Il controllo territoriale. Si tratta di aziende attive in territori
particolarmente silenti. Operano in settori commerciali (ad esempio
ristorazione, commercio al dettaglio di beni alimentari, ma anche
servizi e sport), dove il rapporto con le comunità locali è molto
forte. Possono essere aziende di recente costituzione o possono
essere acquisite tramite avvicinamento e spossessamento di
imprenditori in difficoltà. Generalmente S.r.l. o associazioni,
rispondono a strutture piuttosto semplici e producono volumi d’affari
contenuti. A differenza delle aziende paravento, sono aziende
produttive a tutti gli effetti, anche se l’obiettivo del profitto
si mescola con altre finalità, in particolare la costruzione e il
mantenimento del consenso sociale e il rafforzamento
dell’infiltrazione nel territorio che servirà poi per la
successiva fase che è quella del radicamento e del controllo del
territorio. Questi elementi sono di fondamentale importanza per i
gruppi criminali che fanno dell’infiltrazione in una determinata
area la loro strategia di azione. Il consenso sociale si genera
tramite la creazione di nuovi posti di lavoro – che rappresentano
fonti di reddito per fasce della popolazione tipicamente svantaggiate
– e l’inserimento in un circuito imprenditoriale “rispettabile”,
composto d’imprenditori, fornitori, rappresentanti delle
istituzioni locali. Sono esempi tipici di questo modello il settore
dei rifiuti pericolosi gestiti dai Casalesi e dai clan camorristici
(storico business della famiglia, Schiavone sin dagli anni 80).
7)
Lo scambio politico-mafioso. Si attua mediante aziende il cui
business è interamente o principalmente alimentato da commesse
pubbliche in settori quali le costruzioni, l’eolico, la sanità
privata, la cura dell’igiene e il decoro urbano, la raccolta e il
trattamento dei rifiuti, la fornitura di servizi sociali (accoglienza
e alloggio per minori, profughi, richiedenti asilo, rom, soggetti in
difficoltà). Anche in questo caso, la modalità d’infiltrazione
può contemplare sia l’acquisizione o comunque il coinvolgimento di
società (o associazioni) già esistenti (come nel caso del villaggio
per i minori di San Giuliano di Puglia da parte di cooperative
gestite da Salvatore Buzzi nella vicenda di “Mafia Capitale”) sia
la costituzione di soggetti ad hoc (come S.r.l. costituite in pochi
giorni al fine di accaparrarsi concessioni, sovvenzioni e appalti).
Anche queste realtà aziendali hanno natura produttiva, e anzi in
questo caso la generazione di profitti è proprio l’obiettivo
principale dell’azienda, sebbene possa accompagnarsi da altre
finalità quali l’infiltrazione nel territorio e la costruzione di
consenso sociale per il successivo radicamento. Gli schemi societari
possono essere piuttosto complessi, soprattutto nel caso di volumi
d’affari particolarmente sviluppati (come nella circostanza del
sistema di cooperative ideato da Buzzi), ma la finalità del riciclo
e pertanto dell’occultamento dei profitti è da escludersi a causa
della natura pubblica dei finanziamenti. Il modello aziendale
persegue il profitto attraverso l’annichilimento della concorrenza
e l’abbattimento dei costi. Per entrambe le strategie è
determinante la dimensione criminale del gruppo che gestisce
l’azienda: la corruzione gioca un ruolo fondamentale nello
scoraggiare la concorrenza. Vantaggi competitivi possono scaturire da
pressioni sui fornitori, utilizzo di materie prime (o fornitura di
servizi) di scarsa qualità e aggiramento
dei relativi controlli, compressione salariale derivante da sotto
pagamento dei lavoratori e ricorso al lavoro non regolare. Ma è
sicuramente la contiguità con ambienti politici e amministrativi a
rappresentare la migliore strategia in questo modello di affari. È
tramite la collusione con amministratori locali che queste
azienderiescono a vincere appalti o a ottenere concessioni in
violazione delle regole improntate alla concorrenza e alla
competizione, com’è successo ad esempio nell’inchiesta “Mafia
Capitale” e in quella delle concessioni agli stabilimenti balneari
sul litorale ostiense.
(continua)
Fonte: Osservatorio Antimafia del Molise
(by Nicola)
Fonte: Osservatorio Antimafia del Molise
(by Nicola)
lunedì 15 aprile 2019
Parvenza del buon Diritto
Riceviamo e pubblichiamo
Esprimiano
la nostra piena soddisfazione per l’Ordinanza n.441/2018
del
Tribunale del Lavoro di Isernia, di riammissione
immediata in servizio del lavoratore già ingiustamente sospeso dal
sindaco
di
Pettoranello il primo agosto scorso, con privazione della
retribuzione.
Il
tribunale ha accertato sia la sussistenza del fumus
boni iuri (sulla
base delle molteplici illiceità dedotte dal lavoratore) sia il
pericolo di irreparabili danni economici, socio familiari e alla
salute. In particolare, come si legge nell’Ordinanza, era stato
eccepito che alla base dell’illecito provvedimento, vi
era una mera una ritorsione personalistica del sindaco verso il
dipendente, “reo” di aver doverosamente segnalato gravi illiceità
nella gestione degli appalti
e non solo (fatti inquietanti che il PCL Molise approfondirà).
E
ancora: chi
pagherà le retribuzioni arretrate e interessi che il Comune dovrà
giustamente risarcire al lavoratore per il periodo di sospensione?
Sotto il profilo giudiziario sarà
la Corte dei Conti a decidere se esse saranno poste a carico del
patrimonio personale del sindaco;
e comunque occorre attendere la definitività del giudizio di lavoro.
Rimane
però ferma la nostra rivendicazione politica e sociale:
non
è giusto porre tali danni economici a carico della collettività,
già privata dell’opera diligente del titolare dell’ufficio
tecnico manutentivo comunale, con la conseguente carenza del
servizio, tanto più a fronte di esondazioni del evitabili del
Carpino, inquinamenti fognari e discariche abusive che avevamo
denunciato a seguito di segnalazioni pervenuteci da cittadini di
Pettoranello.
Tra
l’altro il suddetto dipendente era l’unico che dal Comune forniva
validi riscontri tecnici e formali alle nostre iniziative atte ad
affrontare le suddette problematiche ambientali, a differenza del
sindaco che, senza che avesse risolto uno solo dei problemi
ambientali da noi posti, si limitava a scrivere inconcludenti
missive, peraltro con affermazioni non veritiere, nelle quali auto
esaltava a sproposito la sua mala gestio comunale, insultando
gratuitamente il PCL Molise con toni neanche consoni al ruolo.
Ovviamente,
al termine dell’inchiesta, sarà la magistratura a verificare se
sussistono a carico del sindaco di Pettoranello responsabilità sul
piano giudiziario, sia sulla illegittima sospensione del dipendente
sia sulle altre predette vicende afferenti all’omesso intervento
sull’esondazione reiterata del Carpino, ed altri riferiti a
discariche abusive e sversamenti fognari illeciti.
Ma
quello che ci interessa in questa opaca vicenda non è il profilo
giudiziario o la dimensione strettamente individuale, bensì
la sua rilevanza politica e sociale:
questo assurdo provvedimento giustamente sospeso dal tribunale,
costituisce un pericoloso precedente di attacco ai diritti dei
lavoratori ed alla stessa democrazia sui luoghi di lavoro nella
pubblica amministrazione locale.
Per
questo assumiamo con estremo favore il fatto che il Tribunale abbia
dato torto marcio a questo sindaco che nel suo piccolo vorrebbe
scimmiottare un… “bullismo politico alla Salvini”. Insomma,
questa bella batosta al “sindaco bulletto” non può che far bene
alla collettività.
Ed
è questo il concetto politico generale che vogliamo esprimere nelle
nostre lotte locali contro simili abusi di potere: se
passa tra i sindaci la linea di questa sciocca ed incivile arroganza,
di questa rozza gestione della cosa pubblica, la conseguenza non può
che essere il dilagare della mala gestio negli enti locali, oltre al
disastro sociale e democratico.
Non
solo per i lavoratori pubblici efficienti e produttivi che vengono
colpiti solo perché “scomodi” rispetto al governante di turno,
ma anche e soprattutto per tutelare la qualità e l’efficienza dei
servizi pubblici essenziali destinati alla popolazione.
Il
vero parassita rimane questo potere locale dei comitati esecutivi
della borghesia
15/04/2019
PCL– SEZIONE DEL MOLISE
(by Nicola)
sabato 13 aprile 2019
venerdì 12 aprile 2019
'Scoprire tra le righe' Le marne
Seconda parte della 'Lectio' tenuta dal nostro socio Nicola Petrella.
Non perdete la prossima: ci parlerà di diamanti...
(by Nicola)
Richiesta di riconoscimento - come “traversa interna” - del tratto di strada S.S. 87
Agli Enti in Elenco - Loro Sedi:
Sindaco
e Consiglieri del Comune di Ripalimosani
Via
Marconi, 4 - 86025 Ripalimosani CB)
comune.ripalimosanicb@legalmail.it
Sindaco
e Consiglieri del Comune di Campobasso
Piazza
Vittorio Emanuele, 29 – 86100 Campobasso
Prefetto
di Campobasso
Piazza
G. Pepe, 24 – 86100 Campobasso
Ministro
delle Infrastrutture e dei Trasporti
Via
Nomentana, 2 - 00161 Roma
Assessore
alla Viabilità e Trasporti della Regione Molise
Viale
Elena 1, 86100 Campobasso
ANAS
S.p.A. Direzione del Molise
Via
M. Romano snc – 86100 Campobasso
anas.molise@postacert.stradeanas.it
Oggetto:
riconoscimento
come
“traversa interna” del
tratto di strada S.S.
87 compreso
tra il km
145,375 (confine
con il Comune
di Campobasso) e il
Km 146+650.
PREMESSO CHE
nel
tratto in questione, a causa delle numerose attività commerciali
e civili abitazioni, sussistono elementi di criticità per
la sicurezza dei residenti riconducibili a:
1-
elevato flusso veicolare di mezzi pesanti;
2-
caratteristiche del tracciato, attualmente sprovvisto di
attraversamenti pedonali, banchine e sistemi di sicurezza capaci di
salvaguardare i pedoni;
3-
assenza di illuminazione pubblica, il che rende lo stesso tratto -
soprattutto durante i mesi invernali - ancor più pericoloso per i
tanti residenti;
4-
superamento, accertato, dei limiti massimi di soglia delle
emissioni acustiche, causati soprattutto da sorgenti rumorose quali
motori e dispositivi di frenata, accentuate dal particolare piano
altimetrico del tratto di questione;
5-
mancato rispetto - su
entrambi i lati marcia - del
limite
di velocità di 50 Km/h, comportamento
che
vanifica
“l’obbligo
di attenzione” che gli
automobilisti devono
tenere al fine di “avvistare” il
pedone e
prevenirne
l’investimento;
CHIEDO
ai
Soggetti in indirizzo, in quanto alle Loro specifiche competenze,
di
adottare e con la massima urgenza,
tutte
le procedure necessarie
per la tutela e l’incolumità dei cittadini
residenti
OTTEMPERANDO ALLA RICHIESTA DI CUI IN OGGETTO.
Certo
di quanto sopra, resto in attesa
- presso i recapiti noti -
di comunicazioni al riguardo
entro e non oltre i termini di Legge.
entro e non oltre i termini di Legge.
Distinti
saluti.
Ripalimosani,
12 aprile 2019 F.to
Nicola Frenza
(by Nicola)
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