giovedì 29 marzo 2018

'CAMBIAMO L'ARIA' Anche l'Associazione 'FALCO' di Bojano raccoglierà firme a sostegno delle tre petizioni popolari


Un grazie particolare agli amici della 'Falco' del Comune di Bojano per aver voluto sostenere concretamente la Campagna nazionale 'CAMBIAMO L'ARIA.'

Il portavoce 
Nicola Frenza

(by Nicola)

Consulta interregionale 'Borghi della Salute', S.Maria di Canneto - ESCLUSIVA OML - 4

(by Nicola)

La pro-messa (non man-tenuta)


Voglio ringraziare il prof. Rocco Cirino per la generosità infinita che lo contraddistingue!
In questi anni per l'Osservatorio ha messo a disposizione tempo, lavoro, professionalità, un camper, ultimamente anche la sede, dunque soldi - e l'elenco potrebbe continuare ancora per molto -  senza mai, dico mai, chiedere nulla in cambio!
Ieri sera, per la prima volta in vita mia, l'ho visto e sentito... deluso! All'incontro che aveva riorganizzato (il primo era andato quasi deserto pochi giorni addietro malgrado l'impegno preso da molti) per il 28 marzo alle 20:30 e finalizzato a portare ossigeno nelle casse dell'OML, c'erano pochissime persone malgrado il nostro si fosse preoccupato di telefonare prima e andare poi di persona... 'casa, casa!'
Confesso di aver provato vergogna prima, sdegno poi e alla fine disprezzo per quanti, maschi e femmine, non hanno onorato la "pro-messa" fatta al prof! 
'Promissio boni viri est obligatio.' 
'Vermi', maschi e femmine, non dimenticatelo. Mai!

Il presidente pro tempore
Nicola Frenza

(by Nicola)

mercoledì 28 marzo 2018

Transumanza: formalizzata a Parigi la candidatura Unesco partita dal Ministero e dal Molise



Avviato a Parigi l'iter per la valutazione sulla proposta partita dal ministero e dal Molise ed alla quale si sono unite Austria e Grecia. Dalle valli dell'Alto Adige al Tavoliere ed alla Sardegna, una ricchezza tenuta in piedi da 60 mila allevamenti che ora cerca riconoscimento internazionale per la sua tradizione che lega comunità e territorio.

La Transumanza, antichissima pratica di allevamento preservata dalle comunità dei territori rurali, è candidata a diventare patrimonio culturale immateriale dell'umanità Unesco. La richiesta è stata presentata ufficialmente oggi a Parigi dall'Italia, Paese capofila della proposta insieme alla Grecia ed all'Austria. Il ministero delle Politiche agricole, che ha coordinato la redazione del dossier di candidatura, ha fatto sapere che è stato formalmente avviato il processo di valutazione internazionale che porterà alla decisione da parte del Comitato di governo dell'Unesco nel novembre 2019.

"Ci riempie di orgoglio questa candidatura - ha detto il vice ministro alle Politiche Agricole da oggi con le deleghe del settore, Andrea Olivero - in quanto è l'unica per quest'anno del settore agricolo e valorizza una pratica che rinnova il profondo legame tra uomo, prodotto e paesaggio". Soddisfatto della candidatura il primo vicepresidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro, che ricorda il ruolo di capofila dell'Italia nella difesa di una ricchezza fondata su tradizioni, cultura, sapori e conoscenze, dopo i riconoscimenti della Dieta Mediterranea, dell'arte dei pizzaiuoli napoletani e la candidatura delle Colline del Prosecco.

La Transumanza, pratica di migrazione stagionale di greggi, mandrie e pastori in differenti zone climatiche lungo le vie semi-naturali dei tratturi, in Italia viene praticata ancora nelle regioni del Centro e del Mezzogiorno; e quindi da Amatrice, dove si svolgeva la grande festa dei pastori transumanti e Ceccano nel Lazio, da Aversa degli Abruzzi e Pescocostanzo in Abruzzo, da Frosolone in Molise al Gargano in Puglia. Al Sud le greggi si spostano in orizzontale. Ma pastori transumanti sono ancora in attività anche nell'area alpina, in particolare in Lombardia e nella Val Senales in Alto Adige dove lo spostamento avviene in verticale, col cambio di quota dell'alpeggio, a differenza di quanto avviene in genere nel Mezzogiorno.

La Coldiretti  definisce la candidatura "un passo importante che va accompagnato da un impegno concreto per salvare i pastori in Italia, un Paese dove ci sono 60 mila allevamenti spesso concentrati nelle aree più marginali del Paese, per un patrimonio 7,2 milioni pecore". Soddisfazione è stata espressa anche dal Centro di ricerca Biocult dell'Università del Molise che ha appena presentato una pubblicazione sulle potenzialità socioculturali ed economiche della transumanza nell'Appennino, parlando di "valorizzazione e rivitalizzazione degli spazi dedicati, così come delle pratiche e dei prodotti che ne derivano".

L'iconografia classica della transumanza rimanda generalmente all'Abruzzo, regione di tratturi ed alle immagini immortalate da Gabriele D'Annunzio nei suoi versi. Sul piano economico, però, nel presente i numeri dicono che il 40% del patrimonio ovino italiano è rappresentato dalla Sardegna, con circa 12 mila piccole aziende che danno lavoro a circa 25 mila persone e un comparto che vanta 3 formaggi Dop, e l'Igp dell'agnello.

"Questa candidatura è un passo importante che va nella direzione del riconoscimento di un patrimonio culturale, sociale e ambientale - afferma il presidente di Coldiretti Sardegna, Battista Cualbu -. Un patrimonio internazionale che vede tra i protagonisti proprio la Sardegna dove si alleva circa il 40% delle 7,2 milioni di pecore italiane". Un settore quello della pastorizia che gode già del riconoscimento per il Pastoralismo, nato su iniziativa della Provincia di Nuoro. Non solo. La Sardegna è anche la prima regione del Mediterraneo in cui si pratica l'allevamento degli animali al pascolo (il 70% della superficie isolana). Le pecore si nutrono per l'80% dalle essenze foraggere spontanee o coltivate e questo rende inscindibile il legame dell'elevata qualità dei prodotti caseari e delle carni dalle forme paesaggistiche in cui sono ottenuti. "La transumanza è storia, tradizione, cultura, ambiente - rimarca il direttore di Coldiretti Sardegna, Luca Saba -, per questo sosteniamo con convinzione questa candidatura e rivolgiamo un appello anche ai cittadini affinché sostengano il comparto non solo pastorale ma agricolo con l'acquisto di prodotti locali".

Il progetto di candidatura della Transumanza è iniziato nel 2015 per iniziativa di un gruppo di azione locale del Molise che ha riunito tutti i pastori transumanti locali, cui si sono aggiunti colleghi campani, laziali, pugliesi e abruzzesi. Nel 2017 il Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali ha iscritto nel Registro nazionale della pratiche agricole storiche e delle conoscenze tradizionali la pratica della Transumanza e dopo l'avvio della pratica si sono aggiunte all'iniziativa l'Austria e quindi la Grecia.

La Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell'Unesco conta ad oggi 399 elementi culturali in 112 Paesi. L'Italia è presente con 8 elementi: il Canto a tenore sardo (2008), l'Opera dei Pupi siciliani (2008), il Saper fare liutaio di Cremona (2012), la Dieta mediterranea (2010 con Grecia, Marocco e Spagna, nel 2013 "allargata" a Cipro, Croazia e Portogallo), le Feste delle Grandi Macchine a Spalla (2013), la Pratica agricola della coltivazione della vite ad alberello nell'Isola




(by Nicola)

Consulta interregionale 'Borghi della Salute', S.Maria di Canneto - Don Mimì Fazioli - ESCLUSIVA OML - 3

(by Nicola)

martedì 27 marzo 2018

Consulta interregionale 'Borghi della Salute', S.Maria di Canneto - Franco Valente - ESCLUSIVA OML - 2


A nome personale e dell'OML ringrazio l'architetto Franco Valente per le belle parole dedicate al nostro impegno e postate sul suo blog:

ITINERARIA BENEDICTINA
"Se proprio non avete di meglio da fare, vi propongo la sintesi dell'intervento alla giornata di Coordinamento dei Borghi della Salute.
Ringrazio Nicola Frenza che, oltre ad aver registrato l'intervento, vi ha inserito immagini assolutamente significative."

(by Nicola)

venerdì 23 marzo 2018

L'OML ADERISCE ALLA MANIFESTAZIONE DEL 21 APRILE

(by Nicola)

INCOSTITUZIONALE IL 'DECRETO ILVA' 2015


È incostituzionale il “decreto ILVA” del 2015 che consentiva la prosecuzione dell’attività di impresa degli stabilimenti, in quanto di interesse strategico nazionale, nonostante il sequestro disposto dall’autorità giudiziaria per reati inerenti la sicurezza dei lavoratori. Lo ha stabilito la Corte costituzionale con la sentenza n. 58 depositata oggi (relatrice Marta Cartabia) che dichiara illegittimi sia l’articolo 3 del decreto-legge 4 luglio 2015, n. 92 (Misure urgenti in materia di rifiuti e di autorizzazione integrata ambientale, nonché per l’esercizio dell’attività d’impresa di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale) sia gli articoli 1, comma 2, e 21-octies della legge 6 agosto 2015, n. 132 (Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 giugno 2015, n. 83, recante misure urgenti in materia fallimentare, civile e processuale civile e di organizzazione e funzionamento dell’amministrazione giudiziaria).
La questione nasce dopo l’infortunio mortale subito da un lavoratore dell’ILVA esposto, senza adeguate protezioni, ad attività pericolose nell’area di un altoforno dello stabilimento di Taranto. L’altoforno era stato sequestrato dall’autorità giudiziaria ma, pochi giorni dopo, il legislatore aveva disposto la prosecuzione dell’attività di impresa, alla sola condizione che entro trenta giorni la parte privata colpita dal sequestro approntasse un piano di intervento contenente “misure e attività aggiuntive, anche di tipo provvisorio”, non meglio definite.
La Corte costituzionale ha fatto applicazione degli stessi principi della sentenza n. 85 del 2013 in base ai quali il legislatore, pur in presenza di sequestri dell’autorità giudiziaria, può intervenire per consentire la prosecuzione dell’attività in stabilimenti di interesse strategico nazionale, ma a condizione che vengano tenute in adeguata considerazione, e tra loro bilanciate, sia le esigenze di tutela dell’ambiente, della salute e dell’incolumità dei lavoratori, sia le esigenze dell’iniziativa economica e della continuità occupazionale. In quell’occasione, la Corte ritenne che tali principi fossero stati rispettati; in questo caso, invece, la Corte ha ritenuto che il legislatore abbia privilegiato unicamente le esigenze dell’iniziativa economica e sacrificato completamente la tutela addirittura della vita, oltre che dell’incolumità e della salute dei lavoratori.
Pertanto, stavolta i giudici costituzionali hanno dichiarato illegittima la norma oggetto del giudizio, oltretutto introdotta e tenuta in vita con un’anomala procedura legislativa: la norma era stata infatti introdotta con un decreto-legge subito dopo il sequestro dell’impianto, poi era stata abrogata apparentemente con la legge di conversione di un altro decreto legge ma, simultaneamente, era stata trasposta in un altro articolo della stessa legge di conversione, con una clausola che manteneva per il passato gli effetti già prodotti.
 
Fonte: askanews 
 
(by Nicola)

Chiare, fresche et dolci acque

(by Nicola)

L'OML aderisce al Comitato civico “Rispetto e Tutela del Territorio”

L'OML ha aderito al comitato civico “Rispetto e Tutela del Territorio.” Presidente Nicola Zacchino.
Finalità: scongiurare l’insediamento di un mega impianto di compostaggio da 22.000 tonnellate annue al confine con il Molise!

 (by Nicola)

Reddito di cittadinanza. Al momento solo Italia, Grecia e Ungheria non hanno misure di sostegno al reddito per contrastare una povertà dilagante



https://www.studiocataldi.it/articoli/29637-il-reddito-di-cittadinanza.asp

Fonte: Studio Cataldi.it

(by Nicola)

giovedì 22 marzo 2018

"Vie e Civiltà della Transumanza" Incontro di partenariato, Ministero Agricoltura - Borghi della Salute - ESCLUSIVA OML

(by Nicola)

"Vie e Civiltà della Transumanza" Incontro di partenariato, Ministero Agricoltura - Piazze telematiche e altro - ESCLUSIVA OML

 (by Nicola)

'CAMBIAMO L'ARIA' Perché firmare le petizioni?



https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/03/21/rifiuti-le-aziende-vogliono-piu-soldi-pubblici-per-bruciare-la-plastica/4231086/

(by Nicola)

L’attuale crisi di legalità è così profonda da minare le fondamenta della democrazia. Il consenso mafioso «è passato dal basso della società alle élite»

Questa devastante crisi di legalità rappresenta la “via italiana al neoliberismo”...

 

http://temi.repubblica.it/micromega-online/mafia-invisibile-e-domanda-di-mafia-riflessioni-sulla-crisi-della-legalita/

(by Nicola)

mercoledì 21 marzo 2018

L'OML all'INTERREGIONAL WORKSHOP del progetti 'SYMBI' (Industrial Symbiosis for Regional Sustainable Growth and a Resource Efficient Circular Economy)-2


da   34:00 a   40:00  Primo intervento 
da   41:00 a 1:05.24  Colacem, Ing. Massimo Giaccari
da 1:06:09 a 1:23:20  Angelini, Fater, P&G, Enrico Dolce;
da 1:24:32 a 1:56:20  Paola Ficco, 'Reteambiente';
da 2:27:35 a 3:35:00  Domande dei partecipanti;
da 3:37:43 a 3:48:12  Video sul Molise. 

(by Nicola)

L'OML all'INTERREGIONAL WORKSHOP del progetti 'SYMBI' (Industrial Symbiosis for Regional Sustainable Growth and a Resource Efficient Circular Economy)-1


1:16:29: alla domanda formulata noi abbiamo dato risposta e... soluzione ma del nostro intervento non c'è traccia!

 (by Nicola)

"Vie e Civiltà della Transumanza" Incontro di partenariato, Ministero Agricoltura - Borghi in Rete - ESCLUSIVA OML

(by Nicola)

Consulta dei 'Borghi della Salute'

(by Nicola)

lunedì 19 marzo 2018

L'OML AL WORKSHOP INTERNAZIONALE "Come stimolare la creazione di mercati di materie prime secondarie", 20/21 marzo

(by Nicola)

Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie


LIBERA si prepara a celebrare in Puglia la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Dieci anni fa a Bari, mercoledì 21 marzo 2018 a Foggia.
Una regione, una terra colpita da gravissimi fatti di sangue. Tornare in Puglia e aver scelto in particolare quel territorio non è una decisione casuale.
Terra, solchi di verità e giustizia è il tema della XXIII edizione. Replicando la “formula” adottata negli ultimi due anni, Foggia sarà il 21 marzo la “piazza” principale, ma simultaneamente, in migliaia di luoghi d’Italia, dell’Europa e dell’America Latina, la Giornata della Memoria e dell’Impegno verrà vissuta attraverso la lettura dei nomi delle vittime e, di seguito, con momenti di riflessione e approfondimento.
LIBERA va a Foggia, perché quella terra ha bisogno di essere raccontata.
LIBERA va a Foggia, perché le mafie del foggiano sono organizzazioni criminali molto pericolose ed attive sul territorio non solo pugliese ma anche in quelli confinanti, come nella regione Molise con improvvisi ed esiziali sconfinamenti.
Malgrado l’evidenza, la percezione della società civile in relazione all’estrema pericolosità della mafia pugliese è ancora molto bassa e modesta. Una mafia, quella foggiana, così invasiva da spaventare in maniera terribile l’opinione pubblica. Le cosche mafiose foggiane sparano, mentre le altre mafie non sparano quasi più.
Foggia è una città sotto attacco; la Capitanata è un territorio sotto attacco.
Dall’inizio del 2017 sono 17 le persone morte ammazzate, cui si aggiungono due casi di “lupara bianca”, su una popolazione di 620 mila abitanti. Un dato tanto impressionante quanto poco conosciuto. La criminalità organizzata del foggiano vive della scarsa conoscenza che di lei hanno le popolazioni locali. Molti, per esempio, l’associano alla Sacra Corona Unita e questa contiguità non è possibile proporla, in quanto la mafia foggiana appare molto più feroce e sanguinaria rispetto ad altre cosche che in un certo senso l’hanno anagraficamente preceduta.
Alla luce di questa considerazione, la manifestazione di mercoledì serve innanzitutto a generare consapevolezza, a colmare un ritardo di informazione più precisa e di conoscenza concreta del fenomeno mafioso del foggiano e della Capitanata.
Serve, poi, anche a spiegare quel che ci raccontano le indagini sulle morti violente per strada e nelle campagne.
Serve, inoltre, a gridare, perché tutti ascoltino, che la mafia foggiana affonda le mani in affari loschi che alimentano anche i movimenti della finanza ufficiale, quella non illegale.
La manifestazione del prossimo 21 marzo 2018 è anche l’occasione per rompere in modo definitivo con questa logica.
Il tutto, chiaramente, senza far passare in secondo piano il ricordo delle vittime innocenti di tutte la mafie.

 Contemporaneamente alla manifestazione principale che si svolgerà a Foggia, grazie anche alla collaborazione dell’Ufficio Scolastico Regionale e quella del Comune capoluogo, Campobasso, il programma in Molise si svolgerà come segue:

  • Martedì 20 marzo, dalle ore 9,30 circa alle ore 12,30: corteo di studenti e cittadini che percorrerà le strade di Campobasso; si andrà anche a Salita S.Cristina, nel centro storico, dove si trova il bene confiscato all’organizzazione mafiosa della Sacra Corona Unita, e qui saranno letti i nomi delle vittime innocenti di tutte le mafie, con particolare riguardo al carabiniere Elio Di Mella, ucciso dalla camorra napoletana cutoliana;
  • Mercoledì 21 marzo: partecipazione alla manifestazione nazionale a Foggia di studenti, cittadini e amministratori locali, con pullman messi a disposizione dalla Consulta regionale degli Studenti e dal Comune di Campobasso; luogo e orario di partenza saranno comunicati con successivo comunicato. Eventuali prenotazioni potranno essere comunicate direttamente all’indirizzo di posta elettronica molise@libera.it;
  • Sabato 7 aprile p.v., collegata alla Giornata della Memoria e dell’Impegno – e a conclusione del “percorso progettuale” avviato con il Comune capoluogo, è previsto un incontro presso l’ITIS “G. Marconi” dal tema “Ogni singolo è un presidio di legalità”, dalle ore 09.30 alle ore 12:30; mentre la sera, presso il Teatro Savoia, la compagnia teatrale “La bottega dell’attore”, dell’Associazione Onlus Vivi il tuo quartiere “Colle dell’Orso di Campobasso, presenterà lo spettacolo Minchia, signor Tenente”, una tragicommedia che ricorderà la strage di Capaci del 23 maggio 1992 e la morte di Giovanni Falcone, di Francesca Morvillo e degli uomini della scorta.
Campobasso, 19/3/2018

Segreteria regionale di Libera contro le mafie Molise

(by Nicola)



"Vie e Civiltà della Transumanza" Intervento di 'Tratturo coast to coast'. ESCLUSIVA OML

(by Nicola)

domenica 11 marzo 2018

NO al Decreto Legislativo recante “Disposizioni concernenti la revisione e l’armonizzazione della normativa nazionale in materia di foreste e filiere forestali, in attuazione dell’art. 5 della legge 28 luglio 2016, n. 154”.


Oggetto: Appello al Presidente del Consiglio dei Ministri, on. Paolo Gentiloni e al Sig. Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella

Preliminarmente ci preme sottolineare che le nostre iniziative di critica e ferma opposizione al nuovo decreto forestale in itinere non muovono da interessi personali di sorta, diretti o indiretti e che la nostra azione è svolta in completa terzietà, ispirata unicamente da scienza e coscienza e dall’amore per il nostro Paese.Chiediamo ai sostenitori del testo di decreto in itinere di dichiarare se si trovino nella medesima situazione.
La legge in itinere ha ricevuto severe critiche da parte di 264 Accademici italiani da Bolzano a Palermo, da molte sezioni regionali di Italia Nostra onlus, tutti mossi dalle preoccupazioni per prevedibili danni economici, ecologici e sociali al patrimonio forestale e al paesaggio italiani che la nuova disciplina aprirebbe, se non adeguatamente corretta. Preoccupazioni sono pervenute anche dai Medici per l’Ambiente e dalla Rete di Scienziati “Energia per l’Italia” che hanno lanciato una petizione che in pochi giorni ha superato 10.000 adesioni per fermare questo provvedimento, ritenuto pericoloso per la salute per via della particolare composizione chimico-fisica delle emissioni delle centrali a biomasse.
Tuttavia in questi ultimi giorni sono comparsi su giornali ed altri media anche comunicati a favore dell’approvazione del D.Lgs . Tra le argomentazioni utilizzate da chi si è pronunciato a favore, ad esempio l’Accademia dei Georgofili, ve ne sono molte sicuramente del tutto evasive delle critiche puntualmente sollevate, talune non corrispondenti al vero (ci sono state attribuite posizioni mai espresse e che non ci appartengono) e altre sicuramente sono prive di basi scientifiche e gravide di inaccettabili conseguenze negative.
Richiamiamo la Vs attenzione, sinteticamente, sulle le motivazioni per cui riteniamo che l’iter seguito dal progetto di legge e i suoi contenuti nella sua forma attuale, a nostro avviso lo rendono non pubblicabile.

Per quanto riguarda l’iter procedurale:

  1. Un provvedimento di tale vasta portata per l’assetto forestale del Paese e per le connesse e rilevantissime questioni legate alla tutela della biodiversità, alla questione climatica, all’assetto idrogeologico, al patrimonio genetico forestale, alla tutela del paesaggio, alle funzioni ecosistemiche dei boschi e delle foreste, agli impegni assunti in sede comunitaria ed internazionale sui cambiamenti climatici, non può essere approvato come un atto di “ordinaria amministrazione” e per di più da un governo in scadenza di mandato e senza passare per le Camere.
  2. Senza alcuna motivazione, non sono state apportate le modifiche, serie ed argomentate, richieste in sede di dibattito nelle commissioni.
  3. L’iter del procedimento legislativo è assai contestato per i temi della trasparenza e della partecipazione.
  4. Dubbi severi sono sollevati, da fonti autorevoli, rispetto alla sua costituzionalità.
  5. Tre dei 4 onorevoli che hanno sostenuto il decreto (on. Olivero, sottosegretario all’agricoltura, on. Realacci presidente della Commissione Ambiente, on. Sani presidente della Commissione agricoltura) non sono stati eletti alle ultime consultazioni elettorali. Il Decreto pertanto verrebbe ereditato da forze politiche e da soggetti istituzionali che non solo non lo hanno condiviso, ma le cui richieste di emendamenti non sono state recepite.
  6. Vi sono contrasti evidenti o comunque zone d’ombra con le normative ambientali sulla difesa del suolo e con le convenzioni internazionali che il nostro Paese ha sottoscritto in difesa dell’ambiente, per la protezione della flora e della fauna e questioni analoghe stridenti con Direttive UE e con Forest Europe (conferenza interministeriale dell’Unione).


Ci è stato obiettato dal Presidente dell’Accademia dei Georgofili, insieme con molti altri che “il Testo unico è frutto di un lavoro di confronto e partecipazione pubblica durato 4 anni e riprende in gran parte un testo licenziato nel luglio 2015 dal Tavolo di settore “Foresta e legno” del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. La proposta di riforma, dopo il suo lancio al Forum Nazionale delle Foreste organizzato nel novembre 2016 a Roma (www.reterurale.it/foreste), è andata incontro ad una serie di dibattiti pubblici, organizzati in diverse località del paese (Cuneo, Trento, Padova, Amatrice, Potenza, Foggia), ed è stata oggetto di diverse discussione in ambito tecnico-scientifico e in varie sedi congressuali”.
E’ vero che l’iter è stato lungo e ci sono stati vari incontri, ma è altrettanto vero che il confronto è stato solo formale, come ha lamentato la SIRF (Società Italiana di Restauro Forestale) nella sua lettera al presidente della Repubblica, perché il testo proposto è rimasto sostanzialmente uguale nella sua formulazione generale originaria operata dal Gruppo di Lavoro per “GESTIONE FORESTALE SOSTENIBILE E AGRICOLTURA MULTIFUNZIONALE” del Consiglio Nazionale della Green Economy. Inoltre questi tavoli hanno visto sempre una partecipazione molto ampia di rappresentanti del mondo dell’industria mentre quella di docenti di materie forestali è ridotta sempre alle stesse cinque o sei persone mentre quella del mondo accademico esperto in ambienti naturali (botanici, zoologi, ecologi, patologi, geologi, ecc.) risulta del tutto assente. Di qui la protesta dei 264 docenti e ricercatori che nulla sapevano del Testo Unico. Troppi soggetti interpellati lamentano di aver avuto tempi strettissimi per valutarlo: anche cinque giorni (inclusi sabato e domenica) e perfino due giorni (su quattro anni!).
Per quanto riguarda i punti salienti maggiormente critici del decreto :

  1. Ai fini della “tutela“ del patrimonio forestale nazionale come bene di rilevante interesse pubblico, si vuole introdurre in maniera generalizzata la “gestione attiva” da attuarsi attraverso la selvicoltura. Non è riconosciuto nel decreto il carattere autonomo degli ecosistemi forestali, la loro evoluzione naturale e complessità e, con l’attenzione rivolta al solo sfruttamento economico industriale immediato, si apre la strada ad un processo di speculazione sul legname, foriero di artificializzazione, fragilità, semplificazione e bruttezza dei boschi e delle foreste italiane.
  2. Sebbene ricorra in tutto il decreto, il concetto di “gestione attiva” non trova alcuna definizione nello stesso e ciò espone a qualsiasi interpretazione stravagante e distruttiva: per il Tavolo della Filiera del legno, infatti, significa “tagli forestali”. Certo non è usato nel significato di “gestione sostenibile” (i termini, infatti, sono usati separatamente) che impone attenzione al complesso dell’ecologia dei boschi prevedendovi anche riserve integrali, rilasci di alberi o isole ad invecchiamento indefinito ed altro ancora (cfr Forest Europe, il cui indirizzo è stato preso a riferimento dagli estensori del decreto, per la sola parte economica e non per quelle, che devono essere contestuali, ambientale e sociale e, pertanto, non si può parlare di sostenibilità).
  3. Nel testo manca un chiaro riferimento alla compartimentazione o zonizzazione del patrimonio forestale nazionale, ossia una distinzione tra boschi da destinare alla produzione (o ad altre finalità utilitaristiche) da quelli che devono essere conservati tal quale per ragioni ecologiche, paesaggistiche, idrogeologiche, genetiche, culturali. Un salto indietro di 95 anni: la legge “Serpieri” del 1923 operava tale distinzione finalizzata alla difesa idrogeologica.
  4. Vengono definiti “prodotti forestali non legnosi” anche i singoli alberi fuori dal bosco (permittére omnes arbores excidere?) che misteriosamente non sono ritenuti legnosi e poco importa che il più delle volte caratterizzano decisamente il paesaggio in maniera identitaria.
  5. Equipara i terreni agricoli in cui non è stata più esercitata attività e che sono in via di rinaturalizzazione spontanea (anche se in realtà sono attualmente boschi a tutti gli effetti che si trovano nella fase di colonizzazione da parte di specie pioniere e si avviano, se ciò venga consentito, alla fase di maturità) a “terreni forestali” che “hanno superato il turno”. La cosa è scientificamente infondata perché si estende il concetto di “turno” che dev’essere applicato unicamente alle colture (ad es. dei cedui semplici o matricinati e alle fustaie coetanee che sono create e sostenute dall’uomo) al bosco che invece cresce ed evolve autonomamente.
  6. Nel decreto i castagneti da frutto non appartengono più alla definizione di bosco. Non si considera che gli stessi connotano l’identità demologica tradizionale e paesaggistica di molti comuni italiani, in rapporto ai frutti piuttosto che al legname. Del resto anche le tartufaie e i noccioleti, impiantati non certo per il legname, vengono fatti ricadere inamissibilmente sotto la stessa definizione.
  7. Viene introdotto, mal interpretando il regolamento U.E. 1307/2013, il concetto di “bosco ceduo a rotazione rapida” (vale a dire sottoposto a tagli più ravvicinati), mentre tale definizione andrebbe applicata solo ai terreni agrari con alberi piantati, suscettibili di reversibilità d’uso a fine ciclo.
  8. Il decreto non adotta, per i boschi, la definizione della FAO, utilizzata già dagli inizi degli anni 2000 , e che garantisce di proporre le statistiche come le chiede l'Europa e la FAO; è un passo indietro adottarne una che era stata superata e che ora viene riproposta.
  9. Il decreto demanda alle Regioni e alle Province Autonome la scelta dei soggetti a cui affidare la redazione e l’attuazione dei Piani di Gestione, purchè dotati di “comprovata competenza professionale”. Il requisito è talmente vago da aprire ad ogni discrezionalità e abuso: i laureati in Scienze Forestali, specialisti in questo settore, iscritti al proprio Ordine Professionale, potrebbero quindi essere ignorati e i compiti affidati a soggetti più vicini ai saperi dei taglialegna e che, ottenuto il primo incarico, possono “comprovare” nel proprio curriculum la “competenza” e candidarsi – senza alcun controllo indipendente garantito dall’Ordine Professionale- ad assumere incarichi per sempre.
  10. Il decreto afferma che la conversione a ceduo delle fustaie è sempre vietata; poi contraddice l’affermazione aprendo a una folla di eccezioni, in caso in cui le Regioni decidano il contrario. Alla fine arriva ad includere la conversione a ceduo di ogni tipo di utilizzazione forestale, purchè si abbia rinnovazione.
  11. Viene liberalizzata, surrettiziamente, la possibilità di cambio di destinazione d’uso del suolo introducendo, all’art.8, la “trasformazione” intesa come “ogni intervento che comporti l’eliminazione della vegetazione arborea e arbustiva”. L’eliminazione del bosco, inoltre, può essere compensata anche con l’apertura di strade e opere simili che in realtà vanno oggettivamente a vantaggio delle aziende che operano i tagli. Si fa presente che l’istituto della “compensazione” è utilizzato (ad es. nei pareri di V.I.A.) solo allorquando un’opera assolutamente necessaria, che non ha alternative praticabili e che abbia adottato tutte le possibili mitigazioni, risulti comunque carica di un importante impatto ambientale residuo non eliminabile. Non è certo, questo, il caso della cancellazione di un bosco.
  12. È gravissimo e contrario alla Costituzione, il disposto dell’art.12 per cui le Regioni e le Province Autonome possono procedere al taglio coatto dei boschi esistenti su terreni privati il cui proprietario abbia lasciato decorrere il turno” (di taglio) e di quelli sui terreni “silenti”, vale a dire di cui non si è riusciti a rintracciare il proprietario. Rappresenta, di fatto, un esproprio immotivato nei confronti della natura e della volontà dei Cittadini che oggi ne curano la tutela e l’esistenza per il solo piacere di vederlo crescere, invecchiare, rinnovare spontaneamente e che stanno svolgendo un servizio encomiabile per la collettività e per il Paese.

Conclusioni

Questa legge è fatta male, contrasta con diverse altre discipline che regolano la materia e presenta profili di incostituzionalità. Non è condivisa da una larga parte del Paese che si è vista costretta a intervenire con prese di posizioni pubbliche, petizioni e appelli. Non è condivisa neppure da forze politiche oggi candidate legittimamente ad esprimere un nuovo governo. Si basa su presupposti incredibilmente antiscientifici come quello secondo cui il bosco morirebbe senza l’intervento costante dell’uomo e che “l’abbandono” sarebbe responsabile del loro degrado e addirittura degli incendi. Ha un’impostazione pressochè esclusivamente produttivistica, utile solo al profitto immediato delle industrie del pellet e delle grandi centrali elettriche a biomasse peraltro assai inquinanti, che oggi proliferano solo grazie agli incentivi statali senza i quali non hanno competitività di mercato e talune delle quali travolte da inchieste giudiziarie denominate “silvomafie”. Il peccato originale di questa legge è di aver ignorato, sebbene richiamato in linea di principio ma poi senza conseguenti articolazioni, che la sostenibilità, per l’ONU e per la UE, si basa sullo sviluppo contestuale e armonico di tre fattori: economico, ecologico e sociale. Per completezza andrebbe aggiunto il fattore culturale. Domina invece nel decreto solo l’ottica economicistica “bruciante”, per di più di dimensioni industriali foriera di molti danni per il nostro Paese. Siamo in tempo per evitarlo e per una più adeguata riflessione.
Alleanza Beni Comuni (ABC) Pistoia
Amico Albero - Mestre
Associazione Asud
Associazione dei Comuni Virtuosi
Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica (AIAB)
Associazione Progetto Gaia Ospedaletto Euganeo (Padova)
Centro Documentazione dei conflitti ambientali
Centro Italiano Studi e Documentazione degli Abeti Mediterranei (CISDAM)
Centro Parchi
Ecoistituto Abruzzo
Ecoistituto del Veneto - Mestre-Venezia
European Consumers
Gruppo di Scienziati di Energia per l'Italia (da confermare)
GRUPPO DI RICERCA SULLE TECNOLOGIE APPROPRIATE - 
CENTRO DI INFORMAZIONE NON VIOLENTA (G.R.T.A. - C.I.N.) Cesena
ISDE Italia (International Society of Doctors for Environment) Associazione Medici per l’Ambiente
Italia Nostra Abruzzo
Italia Nostra Calabria
Italia Nostra Lazio
Italia Nostra Toscana
Italia Nostra Sardegna
Italia Nostra Sicilia
Italia Nostra Piemonte
Medicina Democratica onlus
Movimento dei Consumatori - Mestre Ve
Società Italiana per il Restauro Forestale (SIRF)
VeneziAmbiente-EcoMuseo della Laguna- Marghera Ve
Società italiana per la storia della fauna "G. Altobello" onlus
Movimento Legge Rifiuti Zero per l’economia circolare Aps
Zero Waste Lazio
Osservatorio Molisano sulla Legalità (OML)

(by Nicola)