martedì 16 aprile 2019

LE INFILTRAZIONI MAFIOSE IN MOLISE - La modalità di gestione economico-finanziaria -15



In questo specifico contesto, l’analisi dei bilanci societari è sempre fondamentale e decisiva poiché potrebbe rivelare per ciascun socio la relazione diretta o indiretta con il gruppo criminale. Questo esercizio è da ritenersi solamente esplorativo a causa dalla natura spesso fraudolenta dei bilanci di tali aziende, soprattutto sul lato del conto economico. E’ possibile tuttavia confrontare ciascun’azienda con il suo gruppo di riferimento, composto di aziende a essa simili (stessa provincia, stesso settore, stessa forma giuridica). Un confronto tra le caratteristiche dell’azienda infiltrata com’è e come sarebbe stata (presumibilmente) se non fosse stata infiltrata. Questo confronto – effettuato solo su alcuni settori economici con un numero sufficiente d’imprese – permette di verificare se le aziende sospette si distinguano dalle “analoghe sane” sotto diversi profili. I dati da valutare sono:

1) Dimensione aziendale. Questo dato vale, a livello settoriale, soprattutto per le aziende nel settore delle costruzioni, dell’eolico e per quelle della ristorazione e turistiche.

2) Indebitamento. Questa particolare configurazione delle passività si può spiegare, come suggerito dalla letteratura, in due direzioni. La disponibilità di denaro di provenienza illecita permette innanzitutto alle aziende infiltrate dai gruppi criminali di non avere bisogno del ricorso all’indebitamento bancario, evitando così da un lato oneri finanziari “inutili” e, dall’altro, un contatto con istituzioni finanziarie che potrebbe esporre ad accertamenti da parte degli stessi soggetti obbligati (ad esempio adeguata verifica della clientela) o a segnalazioni di operazioni sospette. Dall’altra parte, il ricorso all’indebitamento commerciale e all’indebitamento nei confronti di soci è invece una forma mascherata di finanziamento occulto che mira fondamentalmente a reintrodurre nel circuito “lecito” risorse di provenienza illecita attraverso forme apparentemente legali.

3) Liquidità.

Coerentemente con quanto fin qui descritto, anche il dato sulla natura circolante dell’attivo aziendale è importante e va misurato attraverso due ratio: il rapporto tra disponibilità liquide e attività totali e quello tra attività correnti e attività totali, ciò conferma la dinamica tipica delle imprese paravento, soprattutto nel settore della ristorazione.

4) Profittabilità.

Per quanto, come segnalato in letteratura, l’analisi del conto economico sconti, più che nel caso della situazione patrimoniale, il rischio di manipolazioni contabili, è utile condurre un’analisi esplorativa della profittabilità delle aziende sospette d’infiltrazione mafiosa. In media i margini di profittabilità appaiono sensibilmente inferiori rispetto al gruppo di controllo. Ciò vale sia nel settore della ristorazione sia in quello delle costruzioni in cui la differenza è meno marcata. Questo risultato va quindi inquadrato ancora una volta nell’ottica di una distinzione tra diversi tipi d’infiltrazione. La minore profittabilità è riconducibile alla dinamica tipica delle aziende paravento. Aziende infiltrate che mantengono una finalità produttiva possono, infatti, presentare livelli di profittabilità addirittura maggiori rispetto alla norma, perché le caratteristiche dei gruppi criminali – se utilizzate allo scopo di migliorare la performance aziendale – possono fornire degli (illeciti) vantaggi competitivi all’azienda tramite l’aumento delle commesse e dei ricavi (collusione con apparati amministrativi corrotti) e la riduzione dei costi (pressioni e intimidazioni su fornitori, clienti, competitor, dipendenti, utilizzo di materiali di bassa qualità, elusione dei controlli, falsificazione di documenti contabili o di altro genere, evasione fiscale).

5) Il riciclaggio. Il classico modello di aziende infiltrate allo scopo di riciclare i proventi illeciti è ancora quello prevalente, in particolare nel settore della ristorazione e (in misura minore) in quello delle costruzioni e dell’eolico. Costituite ad hoc o acquisite tramite l’avvicinamento d’imprenditori in difficoltà e il loro sostanziale “spossessamento”, controllate tramite prestanome e spesso tramite complessi sistemi societari, queste aziende subiscono frequenti cambi di proprietà e trasferimenti delle attività. Sono tenute in vita dalle mafie allo scopo principale di ripulire gli introiti delle attività criminali e reintrodurli nell’economia legale. A questo fine presentano una struttura produttiva spesso inconsistente e sono poco o per nulla indebitate verso gli istituti di credito ma più indebitate della media delle aziende del loro stesso settore verso i fornitori, indicando con
ogni probabilità un sistema di complicità e connivenze che risale la filiera produttiva fino alla lavorazione delle materie prime. Le attività sono mantenute allo stato corrente, per facilitare le operazioni di riciclo (in particolare tramite l’ampio ricorso al contante). La realizzazione di profitti non è l’obiettivo principale di questo modello aziendale, che pertanto è spesso caratterizzato da indici di profittabilità negativi e molto peggiori rispetto alle aziende “sane”. In Molise opera nell’occulto una variante di questo modello – realizzatasi ad esempio nel caso degli stabilimenti balneari, nei bar, nelle sale giochi – concilia le esigenze del riciclaggio dei proventi illeciti con quella di fornire nuove risorse monetarie ai clan. Il ricorso a una contabilità “parallela” rivela la sussistenza di due binari in direzioni opposte cui l’azienda si presta: quello classico dell’ingresso di capitali “sporchi” nell’economia legale (tipicamente tramite l’emissione di ricevute false) e quello opposto dell’utilizzo di risorse di provenienza lecita, mantenute nel sommerso, per il finanziamento di attività illecite.

6) Il controllo territoriale. Si tratta di aziende attive in territori particolarmente silenti. Operano in settori commerciali (ad esempio ristorazione, commercio al dettaglio di beni alimentari, ma anche servizi e sport), dove il rapporto con le comunità locali è molto forte. Possono essere aziende di recente costituzione o possono essere acquisite tramite avvicinamento e spossessamento di imprenditori in difficoltà. Generalmente S.r.l. o associazioni, rispondono a strutture piuttosto semplici e producono volumi d’affari contenuti. A differenza delle aziende paravento, sono aziende produttive a tutti gli effetti, anche se l’obiettivo del profitto si mescola con altre finalità, in particolare la costruzione e il mantenimento del consenso sociale e il rafforzamento dell’infiltrazione nel territorio che servirà poi per la successiva fase che è quella del radicamento e del controllo del territorio. Questi elementi sono di fondamentale importanza per i gruppi criminali che fanno dell’infiltrazione in una determinata area la loro strategia di azione. Il consenso sociale si genera tramite la creazione di nuovi posti di lavoro – che rappresentano fonti di reddito per fasce della popolazione tipicamente svantaggiate – e l’inserimento in un circuito imprenditoriale “rispettabile”, composto d’imprenditori, fornitori, rappresentanti delle istituzioni locali. Sono esempi tipici di questo modello il settore dei rifiuti pericolosi gestiti dai Casalesi e dai clan camorristici (storico business della famiglia, Schiavone sin dagli anni 80).

7) Lo scambio politico-mafioso. Si attua mediante aziende il cui business è interamente o principalmente alimentato da commesse pubbliche in settori quali le costruzioni, l’eolico, la sanità privata, la cura dell’igiene e il decoro urbano, la raccolta e il trattamento dei rifiuti, la fornitura di servizi sociali (accoglienza e alloggio per minori, profughi, richiedenti asilo, rom, soggetti in difficoltà). Anche in questo caso, la modalità d’infiltrazione può contemplare sia l’acquisizione o comunque il coinvolgimento di società (o associazioni) già esistenti (come nel caso del villaggio per i minori di San Giuliano di Puglia da parte di cooperative gestite da Salvatore Buzzi nella vicenda di “Mafia Capitale”) sia la costituzione di soggetti ad hoc (come S.r.l. costituite in pochi giorni al fine di accaparrarsi concessioni, sovvenzioni e appalti). Anche queste realtà aziendali hanno natura produttiva, e anzi in questo caso la generazione di profitti è proprio l’obiettivo principale dell’azienda, sebbene possa accompagnarsi da altre finalità quali l’infiltrazione nel territorio e la costruzione di consenso sociale per il successivo radicamento. Gli schemi societari possono essere piuttosto complessi, soprattutto nel caso di volumi d’affari particolarmente sviluppati (come nella circostanza del sistema di cooperative ideato da Buzzi), ma la finalità del riciclo e pertanto dell’occultamento dei profitti è da escludersi a causa della natura pubblica dei finanziamenti. Il modello aziendale persegue il profitto attraverso l’annichilimento della concorrenza e l’abbattimento dei costi. Per entrambe le strategie è determinante la dimensione criminale del gruppo che gestisce l’azienda: la corruzione gioca un ruolo fondamentale nello scoraggiare la concorrenza. Vantaggi competitivi possono scaturire da pressioni sui fornitori, utilizzo di materie prime (o fornitura di servizi) di scarsa qualità e aggiramento dei relativi controlli, compressione salariale derivante da sotto pagamento dei lavoratori e ricorso al lavoro non regolare. Ma è sicuramente la contiguità con ambienti politici e amministrativi a rappresentare la migliore strategia in questo modello di affari. È tramite la collusione con amministratori locali che queste azienderiescono a vincere appalti o a ottenere concessioni in violazione delle regole improntate alla concorrenza e alla competizione, com’è successo ad esempio nell’inchiesta “Mafia Capitale” e in quella delle concessioni agli stabilimenti balneari sul litorale ostiense.

(continua)





Fonte: Osservatorio Antimafia del Molise

(by Nicola)

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