domenica 6 aprile 2014

ISDE Molise, Salute e Burocrazia

Riceviamo e pubblichiamo

La salute del singolo soggetto o la salute di un'intera popolazione non può diventare un banale percorso burocratico, né gelidi atti amministrativi, studiati a tavolino da perfetti incompetenti, possono far scaturire una valanga di azioni dannose e peggiorative di una realtà, che, così come appare oggi non è per nulla soddisfacente. 
Alla legge di stabilità per il 2014 è stato collegato un disegno legge (il 12 febbraio scorso) che contiene alcune disposizioni in materia ambientale. Alcune tutele previste dal dlgs 152/2006 sarebbero, pertanto, completamente demolite in ragione di una 
"necessaria semplificazione" di norme e comportamenti considerati oggi in Italia troppo restrittivi.
Il regalo inaspettato, oppure tragicamente voluto, nella deregulation della VIA, che ital modo verrà concesso ai proponenti le opere da sottoporre a valutazione, in questa nostra nazione dove imperversa l'approssimazione in nome del denaro sonante, e specie nelle nostre province dove l'illegalità ha fortemente segnato il nostro futuro, il regalo legislativo, dicevo, ci appare effettivamente troppo. Insopportabile.
L'iter amministrativo diventerebbe, così, pura formalità burocratica: come lo scaricare in mare "acque derivanti da attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi", i dragaggi e "la posa di cavi e condotte.
Purtroppo con tale disegno legge si profilerebbe anche una smaccata violazione di articoli della Costituzione italiana e precisamente dell'art. 9 e 41 della Carta dei nostri padri costituendi. Già cosi come è proposta, infatti, la VIA non sempre è in grado di soddisfare le risposte dei cittadini alle richieste di salvaguardia di salute, ma, da questo decreto in poi, gli enti locali potranno dimenticare completamente due efficaci strumenti di intervento e cautela come la VIS e la VDS ( Valutazione di Impatto Sanitario e Valutazione del Danno Sanitario)
Sempre nello stesso disegno si nota, grande come un macigno, la proposta di slittamento al 2020 dell'obbligo per Italia di raggiungere la quota di raccolta differenziata del 65% ( così come richiede la UE), rinviandola appunto dal 2012 al 2020 e incentivando in tal maniera le discariche e l'incenerimento dei rifiuti urbani e pericolosi. Gli incentivi, pensate, vengono promessi agli imprenditori delle "buone pratiche", al momento dell'acquisto dei loro prodotti e, allo stesso tempo, ai proprietari degli inceneritori, mentre sarebbe più corretto abolire completamente gli incentivi a chi porta a combustione i resti di produzioni che sono pur sempre materie prime.
Invece con la costituzione di una rete nazionale integrata e adeguata di impianti di incenerimento all'art. 19 dello stesso disegno, si procede esattamente in senso antitetico alle grandissime e continue richieste di salute che provengono da ogni angolo della nazione italiana, individuando sopratutto i benefici economici nell'incenerimento dei rifiuti indifferenziati: i più pericolosi.
Numerose e solide evidenze scientifiche nazionali e internazionali hanno dimostrato che la combustione dei rifiuti, dovunque e comunque avvenga, è pratica nociva per la salute dei residenti, oltre a fungere da enorme deterrente per buone pratiche quali il riciclaggio, il riuso, la separazione a freddo, il recupero di materia e la riduzione a monte della produzione di rifiuti.
Il nostro Paese e le nostre Comunità locali dovrebbero essere messe dal Governo nelle condizioni migliori per considerare i rifiuti come una risorsa da utilizzare e non come un problema da distruggere. L'Italia dovrebbe rappresentare nel prossimo futuro un esempio delle buone pratiche e non il Paese capofila dell'incenerimento.
E se tutto quanto premeditato nel disegno legge di questi giorni non bastasse, ricordo anche le disposizioni a superare con l'art. 29 gli impedimenti alla combustione dei residui vegetali, che oggi sono considerati rifiuti pericolosi perché dai fumi provengono numerose sostanze tossiche e persistenti che inquinano per decenni l'ambiente e le catene alimentari, attualmente la combustione sul campo dei residui è addirittura reato penale, che verrebbe totalmente inviato a farsi benedire dagli estensori del dlgs.
Il disegno di legge permetterebbe, infatti, di "effettuare la bruciatura dei residui vegetali, nel rispetto di quanto previsto dalla normativa vigente in materia di inquinamento atmosferico e di salvaguardia della salute umana".
Ma Ahimè, anche per tale problema si preferisce la via breve e meno impegnativa, che faccia spremere meno le meningi: la combustione sopratutto!
Il percorso di avviare al rispetto delle leggi e della Natura, sopratutto, attraverso la banale incentivazione del compostaggio anche per residui importanti provenienti dai frantoi, non va assolutamente presa in debita considerazione.
Mi chiedo, infine, e insieme a me lo gridano ad alta voce tante associazioni e tantissime persone: quando avremo finalmente un forza sociale e politica e quando potremo finalmente contare su un Governo della nazione che badi in primis ai bisogni reali e al benessere della popolazione?

Bartolomeo Terzano, Presidente ISDE Campobasso

(by Nicola)

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