Ogni giorno nei Parlamenti, nei ministeri, nelle regioni, nelle nostre città politici e funzionari pubblici devono prendere decisioni importanti
che possono incidere direttamente sulle nostre vite. Nuove
infrastrutture, farmaci, politiche sociali, inquinamento, lavoro,
diritti dei consumatori: sono solo alcuni dei temi cruciali sui quali
chi ci governa compie scelte determinanti, che potrebbero migliorare la
nostra quotidianità o compromettere il nostro futuro. Come vengono prese queste decisioni? Ascoltando chi? A partire da quali dati e informazioni?
È qui che entrano in gioco i
lobbisti, non soltanto i professionisti che lavorano per aziende,
associazioni di categoria, gruppi di interesse, ma anche quelli che
rappresentano il settore non profit, con un compito davvero importante: portare il loro punto di vista ai politici e ai funzionari dello Stato.
I lobbisti forniscono ai decisori pubblici dati, informazioni e
notizie, sulla base delle quali vengono fatte scelte che influiranno
sulle nostre vite.
Questo processo di informazione e influenza delle decisioni pubbliche da parte dei lobbisti è oggi del tutto opaco e per nulla regolamentato.
Non esistono regole su come i politici e i funzionari statali devono
approcciarsi ai portatori di interessi, sui soggetti da ascoltare prima
di fare una scelta rilevante per tutto il Paese, per la nostra regione,
o per la nostra città. In pratica, oggi vige il Far West, in cui il più
forte, il più potente, il più scorretto, il più spregiudicato ha
comunque la possibilità di essere ascoltato dai politici.
Noi crediamo che tutto questo vada cambiato subito, e che l’Italia debba dotarsi di una legge che stabilisca una volta per tutte cosa si può fare e cosa non si può fare nell’attività di lobbying.
Oltre 50 disegni di legge in più di
50 anni non sono riusciti a produrre un testo che regolamenti il
lobbying in Italia, mantenendo opaco un processo – quello della
formazione delle decisioni pubbliche – che dovrebbe invece essere aperto e alla luce del sole.
Questa opacità ha contribuito a demonizzare un’attività che è invece
legittima e parte integrante della democrazia. Perché il fatto che
diversi gruppi di interesse, sia privati che della società civile,
cerchino di influenzare le scelte dei decisori pubblici, fa parte del processo democratico.
Soltanto la presenza di più voci e il
confronto tra diversi punti di vista può generare un dibattito
informato sui temi di interesse collettivo. Ecco perché il diritto di rappresentanza degli interessi va regolamentato, tutelato ed esteso.
Perché nell’assenza di regole, i
nostri rappresentanti e i funzionari pubblici si sottraggono all’obbligo
di ascoltare tutte le voci in campo. Vuol dire che gli utenti che
usufruiscono di una linea ferroviaria hanno meno voce in capitolo di una
compagnia di trasporti, che ricercatori indipendenti contano meno di
un’azienda farmaceutica.
Le istituzioni devono rendere i processi decisionali molto più inclusivi,
mettendo tutti nelle stesse condizioni di influire sulle decisioni
pubbliche: dagli ambientalisti alle industrie energetiche, dalle aziende
alle associazioni di consumatori, dai grandi gruppi ai piccoli comitati
di quartiere.
Regolamentare una volta per tutte il
lobbying permetterebbe inoltre a tutte le aziende di avere eguale
accesso alle informazioni pubbliche, contribuirebbe a riequilibrare la
libera concorrenza, migliorando la nostra economia e di conseguenza la
vita di tutti i cittadini.
Unisciti a noi e firma per una legge sul lobbying che preveda:
- un registro pubblico obbligatorio per i lobbisti. Chiunque voglia esercitare questa attività deve iscriversi al registro e rispettare un codice etico di condotta.
- un’agenda pubblica degli incontri tra politici, funzionari pubblici e lobbisti, in cui entrambe le parti sono tenute a comunicare la data dell’incontro, i temi in discussione e quale documentazione è stata depositata.
- sanzioni serie per punire i comportamenti illeciti sia dei lobbisti, che dei decisori pubblici.
- consultazioni pubbliche per garantire la possibilità agli iscritti nel registro di essere ascoltati sui propri temi di riferimento e far pervenire agli organi decisionali tutti i contributi ritenuti utili al dibattito.
Il 95% dei parlamentari della maggioranza intervistati per una nostra indagine è d’accordo sulla necessità di una legge e la ritiene addirittura molto urgente. Cosa aspettano i nostri politici a passare ai fatti?
È tempo di accendere i fari sui
portatori di interessi particolari e tutelare le decisioni che ci
riguardano tutti! Chiediamo più inclusione e più trasparenza per
migliorare la qualità della nostra democrazia.
(by nicola)
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