In
Molise non si segnala, allo stato, una presenza stabile e strutturata
di insediamenti mafiosi. Tuttavia, nel tempo, sono stati registrati
evidenti segnali di interesse derivanti dall’azione, in tale area
territoriale, di soggetti contigui alla criminalità organizzata
calabrese1428,
campana e pugliese. In tal senso si è autorevolmente espresso il
Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Campobasso, nel
corso dell’inaugurazione dell’Anno giudiziario 20191429,
il quale ha sottolineato come “...deve
ritenersi ormai certo che il Molise sia oggetto di continue
incursioni da parte delle “mafie foggiane”, di organizzazioni
“camorristiche” e, da ultimo, anche da parte del “clan Spada”
della zona di Ostia nello specifico comparto dello spaccio delle
sostanze stupefacenti, come comprovato da numerose recenti indagini
che hanno interessato tutti e tre i circondari...”.
Tendenzialmente, i diversi gruppi riescono a mimetizzare la propria
azione infiltrandosi sul territorio, senza radicarsi ma ricercando
forme di convivenza criminale - anche con gruppi
stranieri o
rom stanziali
- e di interconnessione per le azioni illecite, avulse dal concetto
del controllo del territorio, così come tradizionalmente inteso.
Proprio
la prossimità geografica della Regione con aree ad alta densità
mafiosa potrebbe essere la ragione per la quale il territorio
molisano è stato più volte scelto per stabilire il domicilio, per
cercare rifugio durante la latitanza o per avviare attività
delittuose per lo più legate a traffici di stupefacenti. Per ciò
che concerne, in particolare, la prossimità con la Campania, si è
assistito, di recente, ad una “migrazione” in territorio molisano
di pregiudicati di origine napoletana e casertana. In proposito,
appare significativo l’arresto eseguito nel mese di gennaio da
parte della Guardia di finanza, di un soggetto ritenuto referente
nella zona delle “Case
Nuove” per
conto del clan MAZZARELLA,
in quanto destinatario di un ordine di carcerazione1431per
evasione dagli arresti domiciliari in San Massimo (CB). L’uomo,
latitante da più di un anno, aveva creato, unitamente ad altri
pregiudicati, una struttura criminale con il precipuo scopo di
acquisire il controllo del rione napoletano delle c.d. “Case
Nuove” sottraendolo
al clan CARDARELLI.
Le due province molisane risultano esposte a possibili infiltrazioni
camorristiche sia lungo la fascia adriatica, sia lungo le zone tra il
Sannio ed il Matese, quest’ultime contigue alle aree di influenza
dei CASALESI. La particolare vicinanza geografica sembra favorire
anche la criminalità organizzata pugliese, che
ha fatto registrare proprie manifestazioni nei comuni costieri e nel
basso molisano. Proprio la criminalità di San Severo (FG) avrebbe,
di recente, rifornito le piazze di spaccio molisane
(Campobasso, Campomarino e Termoli),
come peraltro evidenziato
nelle operazioni “Drug Market” ed Alcatraz”, di seguito citate.
Sono state riscontrate, infine, attività predatorie commesse “in
trasferta”, da parte di criminali pugliesi. Province di Campobasso
ed Isernia La vicinanza territoriale con le aree ad alta densità
mafiosa favorisce la permanenza o, in alcuni casi, la latitanza di
pregiudicati.
Il 10 maggio 2019 i Carabinieri hanno arrestato, in un appartamento
di Campomarino (CB), un pluripregiudicato ed elemento apicale del
clan camorristico SPARANDEO, operante su Benevento e provincia.
L’uomo, ricercato dal 28 febbraio 2019, era destinatario di un
ordine di carcerazione emesso dalla Procura Generale della Repubblica
presso la Corte d’Appello di Napoli, a seguito della condanna nel
procedi-mento penale relativo all’indagine “Tabula Rasa”
La
scelta di trascorrere in Molise la propria latitanza da parte di
esponenti alla criminalità organizzata è stata sottolineata anche
dal Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello
di Campo-basso1436,
che ha inteso anche evidenziare “...
la costante presenza in Regione di un numero molto elevato di
collaboratori di giustizia e dei loro familiari, nonché di esponenti
della criminalità organizzata che la scelgono come località ove
scontare le misure alternative alla detenzione ovvero le misure
cautelari personali...”. Più in generale, si è rilevato che i
settori economici di maggior interesse per i clan sono l’edilizia,
la grande distribuzione, la gestione di locali notturni e la
rivendita di auto usate. Si è recentemente registrata anche la
tendenza a stabilire nella regione sedi fittizie di società
collegate ad organizzazioni campane,
con lo scopo di favorire attività di riciclaggio e più in generale
affari illeciti, e, comunque, nella convinzione di porsi al riparo da
eventuali controlli1437.
Particolarmente significativa appare anche l’attività preventiva
svolta delle Prefetture di Campobasso ed Isernia che hanno emesso,
nel periodo di riferimento, alcuni importanti provvedimenti
interdittivi antimafia nei confronti di imprese riconducibili a
contesti malavitosi, attive nei settori dei rifiuti, dei trasporti di
terra e materiali inerti e di pulizia.
Per
quanto concerne il traffico di stupefacenti, a Campobasso, proprio
nel semestre in esame, si segnala l’operazione “Drug
Market”,
conclusa dai Carabinieri il 1° marzo 2019 con l’esecuzione di una
misura restrittiva nei confronti di 8 indagati, riconducibili ad un
sodalizio locale composto da soggetti di origine italiana ed
albanese, accusati di aver realizzato un collaudato sistema per lo
smercio di stupefacenti, approvvigionati a San Severo (FG), a Caserta
e a Campobasso. Significativa anche l’operazione
“Alcatraz”,conclusa
il 14 maggio 2019 dalla Polizia di Stato con l’esecuzione di una
misura restrittiva nei confronti di due donne, ritenute responsabili
di un’attività di spaccio, sempre nell’area di Campobasso, di
stupefacenti provenienti anche in questo caso da San Severo (FG) e da
Napoli. Sempre sanseveresi sono alcuni degli indagati che - come
segnalato nel paragrafo relativo alla Regione Abruzzo - il 28 gennaio
2019, nelle province di Chieti e Campobasso, sono stati colpiti da un
decreto di sequestro preventivo,
eseguito dalla Guardia di finanza, che ha riguardato quote
societarie, esercizi commerciali, immobili e veicoli, per un valore
complessivo di circa 1 milione e duecentomila euro. Nella provincia
di Isernia si conferma la presenza di gruppi criminali
di origine rom, attivi, oltre che nei reati contro il patrimonio,
anche nel settore degli stupefacenti, talvolta anche in
collaborazione con sodalizi italiani. Ne è esempio l’operazione
“White
Rabbit”, conclusa il 20 marzo 2019 dalla Polizia di Stato nei
confronti degli 11 componenti di un gruppo misto fra italiani e
soggetti rom stanziali
con dimora nella provincia di Isernia e nella provincia di Foggia,
dediti allo spaccio di sostanze stupefacenti. Il gruppo rom
controllava
lo smercio di droga ad Isernia, mentre l’approvvigionamento delle
sostanze avveniva attraverso gli indagati foggiani. Tra le altre, è
emersa la figura di un elemento di spicco della criminalità
organizzata di Lucera (FG) che, dopo aver scontato una lunga pena, al
fine di reintrodursi nel circuito criminale avrebbe individuato il
territorio di Isernia come area ideale per l’ampliamento dei propri
traffici illeciti.
Fonte: DIA
(by nicola)
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