A giorni le classi saranno formate, gli zaini pronti, 590 mila ragazzi
inizieranno le scuola superiori. Evviva. Ma uno di loro su quattro non
arriverà al diploma. Dirà addio agli studi prima di averli portati a
termine. Un dossier della rivista specializzata
Tuttoscuola
che L’Espresso può anticipare in esclusiva mostra come l’Italia abbia
perso lungo la strada tre milioni e mezzo di studenti, dal 1995 a oggi. È
una voragine: il 30,6 per cento degli iscritti è scomparso prima di raggiungere il traguardo.
Certo, in questi vent’anni sono stati alzati argini, spesso grazie a
iniziative esterne, di volontari e associazioni. E il tasso di abbandono
scolastico è diminuito: nel 2018 hanno detto addio in anticipo ai
professori 151mila ragazzi, il 24,7 per cento del totale, contro il 36,7
del duemila. È un miglioramento, ma non una vittoria.
Perché l’incuria intorno e lo sconforto interno che portano gli adolescenti a far cadere i libri prima di averli compresi, sono gli stessi spettri che rischiano poi di trattenerli a lungo in quella macchia che è la conta dei Neet, dei giovani che non studiano né lavorano: il vuoto lattiginoso dentro cui è chiuso un ventenne su tre al Sud. «Si può evitare questa immane, ennesima catastrofe culturale, economica e sociale, che avviene proprio davanti ai nostri occhi disattenti e rassegnati?», si chiede Giovanni Vinciguerra, direttore di Tuttoscuola, introducendo il dossier, “La scuola colabrodo”: «Per farlo di sicuro bisogna partire dal sistema scolastico».
Perché l’incuria intorno e lo sconforto interno che portano gli adolescenti a far cadere i libri prima di averli compresi, sono gli stessi spettri che rischiano poi di trattenerli a lungo in quella macchia che è la conta dei Neet, dei giovani che non studiano né lavorano: il vuoto lattiginoso dentro cui è chiuso un ventenne su tre al Sud. «Si può evitare questa immane, ennesima catastrofe culturale, economica e sociale, che avviene proprio davanti ai nostri occhi disattenti e rassegnati?», si chiede Giovanni Vinciguerra, direttore di Tuttoscuola, introducendo il dossier, “La scuola colabrodo”: «Per farlo di sicuro bisogna partire dal sistema scolastico».
A rafforzare l'urgenza del tema possono essere i conti. Tuttoscuola li
ha fatti, in denaro: ha calcolato quanto ci costa questo spreco
generazionale. Partendo dalla stima Ocse per cui lo Stato investe poco
meno di settemila euro l’anno a studente, per l’istruzione secondaria,
il costo degli abbandoni si misura allora in cinque miliardi e 520
milioni solo considerando i cicli scolastici 2009-2014 e 2014-2018. Cinque miliardi bruciati in nove appelli d’inizio settembre. Ancora
non importa a nessuno, questo spreco? Guardando ai vent'anni presi in
considerazione dal dossier, la cifra diventa addirittura vertiginosa:
55,4 miliardi di euro.
È la misura di un fallimento sociale, oltre che economico, enorme. E che
ne racchiude altri, perché come ricorda il rapporto, più istruzione
significa anche più lavoro, più salute, più democrazia. Mentre lasciar
seccare l’insegnamento, e la sua copertura, significa togliere strumenti
e possibilità agli attuali e prossimi cittadini, quindi all’Italia come
paese. Sull'Espresso in edicola il 9 settembre
tutti i dati del rapporto insieme alle riflessioni e alle proposte di
chi si occupa di dispersione scolastica. Oltre a un focus sull'altro
aspetto della fuga: quella dei neo-laureati che cercano un futuro solo
all'estero.
Fonte: L'Espresso
(by Nicola)
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