La stessa Corte suprema,
nel 2013, aveva fatto salva la previsione di reato, riformando una
precedente pronuncia dell’Alta Corte di Delhi del 2009.
Si tratta di una sentenza ricca di insegnamenti anche per il lettore
italiano, non solo perché segna un decisivo passo avanti verso la piena
uguaglianza delle persone Lgbt in India, ma anche perché è destinata a
influenzare significativamente gli altri ordinamenti del sud- est
asiatico, ancora molto timidi ( con alcune significative eccezioni) sul
piano del riconoscimento della pari dignità sociale di gay e lesbiche.
Inoltre, tra le pieghe della decisione si
annidano alcune indicazioni molto importanti sul senso stesso e sulle
finalità del costituzionalismo contemporaneo, specie per ciò che
riguarda il rapporto tra libertà, dignità, solidarietà e
riconoscimento delle identità.
Come affermato dalla Corte, la decisione di ieri sana una ferita alla dignità delle persone omosessuali: la repressione penale dei comportamenti omosessuali, infatti, non è solo una questione strettamente giuridica, ma ha un impatto decisivo sulla vita e sulla libertà dei soggetti coinvolti che, paralizzati dalla paura, non sono in condizione di esprimere beramente la propria
personalità. L’omosessualità, d’altro canto, è strettamente legata al
sentimento della propria identità; per questo
esiste, e viene tutelato dalla sentenza, un diritto di “scegliere senza
paura”, come diretta conseguenza della protezione costituzionale della
dignità personale. Una vita senza dignità, afferma la Corte, è come un
suono che non può essere ascoltato, e l’essenza della dignità è la
libertà di esprimere la propria identità senza indebite costrizioni
giuridiche. Ma la questione non è solo
privata, come ci insegnano decenni di lotte del movimento per la
liberazione omosessuale: previsioni penali di questo tipo e, più in
generale, l’assenza di adeguato riconoscimento delle soggettività Lgbt
e dei loro diritti sono fonte di pregiudizio sociale e stigma,
condannando una parte della società a vivere costantemente nella paura e
nella vergogna. Ad essere ostacolata, in conseguenza, è la
realizzazione di principi cardine del costituzionalismo contemporaneo,
vale a dire libertà, pari dignità e solidarietà, nella costruzione di
una comunità politica pienamente inclusiva.
Di qui, alcuni insegnamenti importanti anche per l’Italia. Anzitutto,
l’importanza di concepire la Costituzione come organismo vivente, che deve essere sostenuta, giorno dopo giorno, da pratiche civiche di consapevole partecipazione. Non a caso la Corte suprema
indiana parla, assai suggestivamente, di costituzionalismo
trasformativo, vale a dire di un continuo adeguamento ai tempi, nel
quadro di un processo politico ampio e aperto alla società, finalizzato
alla realizzazione del progetto costituzionale di liberazione e
promozione della persona. Un processo, si badi, che non può essere
affidato alla sola maggioranza, perché comune deve essere il continuo
farsi carico della garanzia delle minoranze, nella sinergia tra potere
legislativo e potere giudiziario. La protezione dei diritti civili, in
quest’ottica, appare come precondizione per l’uguaglianza materiale:
riconoscere un’identità non significa individuare un confine, ma aprire
uno spazio di autorealizzazione, partecipazione, solidarietà. Diritti
civili e diritti sociali concorrono paritariamente, in altri termini,
alla pienezza della cittadinanza.
Fonte: Il Dubbio
(by Nicola)
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