Morge e storia
Possenti si ergono verso il cielo,
giganti di pietra dai fianchi scoscesi,
dirupi, segnati dalle rughe del tempo,
rotti e feriti dal gelo, da sempre
custodi fedeli di un fiero paese.
Scaldate dal sole in estate,
ammantate di neve in inverno,
squassate da pioggia o da vento,
le morge resistono al tempo,
serbando i più antichi segreti.
Al tramonto, dalle ruvide rocce,
grige sembianze di prodi guerrieri,
calan le ombre a coprire il borgo:
posan le morge, titani imponenti,
della nostra storia memorie silenti.
© Pietrabbondante, gennaio 2025
PasquaLino Di Iorio
(detto Lino, 1950)
Recensione
‘Morge e Storia’ è una poesia che si colloca tra la celebrazione lirica della natura e l’omaggio alla memoria storica.
L’autore arricchisce i suoi versi di significati profondi, radicati nella storia personale e familiare: suo padre, Antonino Di Iorio, è stato un eminente studioso della storia di Pietrabbondante, luogo protagonista silenzioso di questa composizione.
La poesia si apre con una descrizione vibrante delle morge, “giganti di pietra dai fianchi scoscesi”, figure che non sono solo elementi del paesaggio ma veri e propri custodi del Tempo.
Questa visione, che trascende la semplice osservazione naturalistica, trova un parallelo nel lavoro di Antonino Di Iorio il quale ha dedicato la vita alla (ri)scoperta e alla valorizzazione del patrimonio storico e archeologico di Pietrabbondante, dunque del Sannio.
La poesia sembra proseguire idealmente la sua opera, rendendo le morge non solo simboli fisici ma anche metafore di resilienza e Memoria.
Le morge, "scaldate dal sole in estate, ammantate di neve in inverno" incarnano una ciclicità che richiama il passare del Tempo, ma anche l’eternità della Storia.
Proprio come Antonino Di Iorio cercava di interpretare le tracce lasciate dagli antichi abitanti di Pietrabbondante, l'autore assegna alle rocce il compito di serbare i “più antichi segreti.”
La poesia non descrive solo un paesaggio ma lo carica di un valore simbolico: le morge diventano testimoni del passato come se fossero archivisti di storie perdute, fedeli alla missione di custodire un'identità culturale che rischia di essere dimenticata.
Un richiamo diretto al padre dell'autore emerge nelle immagini finali della poesia, dove le "grige sembianze di prodi guerrieri" evocano la capacità di Antonino Di Iorio di ridare vita a epoche lontane attraverso i suoi studi. Le morge si trasformano così in statue vive, scolpite dal Tempo e dalla Natura; narrano vicende di eroi e battaglie, temi che riecheggiano nella Storia del Sannio e nei racconti dell'antico teatro italico di Pietrabbondante, luogo iconico della cultura sannitica studiato a lungo dal padre dell’autore.
La figura del titano, “imponente” e immutabile, ben si sposa con il concetto di una Memoria storica inamovibile, un'eredità che la poesia trasmette con profondo rispetto.
È evidente come il componimento sia radicato in una duplice prospettiva: quella personale, che onora il padre come custode del passato e quella universale che invita il lettore a riflettere sull'importanza di preservare il proprio patrimonio culturale.
In definitiva ‘Morge e Storia’ non è solo un tributo al paesaggio molisano ma anche una testimonianza di continuità tra le generazioni, dove la Storia e la Natura diventano protagonisti di una narrazione eterna, capace di ispirare e di tramandare un patrimonio identitario e culturale senza tempo.
Nicola Frenza
Approfondimenti sull’operato e la figura del prof. Antonino Di Iorio: https://www.youtube.com/@AntoninoDiIorio-Storico
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nicola)
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