Durante le feste Bendidie, Socrate si reca con
Glaucone e altri a casa di Cefalo. Questi inizia a discutere con Socrate e il discorso quindi si incentra sull'essenza della giustizia.
Polemarco sostiene che la giustizia consiste nel fare del
bene agli amici e del male ai nemici.
Socrate confuta
questa tesi mostrandone i paradossi, e pone l'accento sulla necessità di
distinguere i veri amici e i veri nemici da coloro che sembrano tali, ma non lo
sono.
Aggiunge che chi danneggia rende sempre peggiore
il danneggiato, e questo non può essere l'obiettivo del giusto.
Qui irrompe nel dialogo Trasimaco, che con un intervento
aggressivo afferma che la giustizia consiste nell'interesse del più forte, cioè
di chi detiene il potere.
Prima obiezione di Socrate: i più forti possono anche
sbagliare, cosicché obbedire loro potrebbe significare danneggiarli.
Trasimaco replica che i governanti, quando esercitano la loro
arte con competenza, non sbagliano mai.
Seconda
obiezione di Socrate: ogni arte non persegue il proprio utile,
ma l'utile di ciò cui si rivolge.
Trasimaco insiste: la giustizia è un bene altrui, mentre
l'ingiustizia giova a se stessa; per questo è superiore alla giustizia e
l'ingiusto gode di una vita più felice del giusto.
Socrate
ribadisce che ogni arte è disinteressata; se chi pratica un'arte ne trae un
guadagno, ciò è dovuto al fatto che egli pratica insieme anche l'arte
mercenaria.
Perciò il
vero uomo politico non mira al proprio interesse, ma a quello dei sudditi, e
non accetta di governare per ricevere un compenso.
Dato che Trasimaco identifica l'ingiustizia con la virtù, Socrate lo porta ad ammettere
che il giusto non cerca di prevalere sul giusto, ma solo sull'ingiusto, l'ingiusto
invece cerca di prevalere su entrambi; non si può quindi attribuire
all'ingiustizia la sapienza e la virtù, poiché in tutte le attività chi è
competente (e quindi sapiente) cerca di prevalere solo su chi è incompetente.
L'ingiustizia indebolisce l'azione degli uomini,
rendendoli discordi tra loro e invisi agli dèi.
Posto che ogni cosa ha una sua funzione e una sua virtù,
grazie alla quale può fare ciò che è meglio, la funzione e la virtù propria
dell'anima è la giustizia; quindi solo l'anima giusta è felice.
(by Nicola)
Nessun commento:
Posta un commento