NON
SI PUO’ MORIRE COSI’!
A
quelli che come la cara Cristina dedicano una vita allo studio di
vecchi documenti e alla diffusione dei loro contenuti al fine di
approfondire le nostre radici e cercare in esse le fasi più critiche
e negative avvenute nel corso della storia per non ripetere errori, a
quelli che come lei non lasciano spazio all’improvvisazione per
affermare l’autenticità delle fonti, a quelli che come lei il
sapere e il sorriso verso il pubblico non li fanno mai mancare
nonostante i problemi dell’esistenza, a quelli che come lei dovendo
entrare in una stanza comune, picchiano tre volte e si scusano altre
cento pur sapendo dell’eccesso di cortesia usata, a quelli che come
a lei tutti si rivolgono per avere certezza o un parere colto su come
interpretare uno scritto antico sapendo di riceverne risposte
meditate, ponderate e garbate, a quelli che come lei piuttosto che
sgomitare, si scansano per non sottrarre spazio ambito, a quelli che
come lei, pur lavorando per lo stato, pur non chiedendo
riconoscimenti o medaglie per l’opera maiuscola prestata, dallo
stesso stato ricevono come premio l’essere sbattuta per quattro
giorni a morire in un angolo di un pronto soccorso statale!
Abbandonata dal servizio pubblico per il quale aveva dato i migliori
anni della sua giovinezza e anche della restante parte di maturità,
relegata in un reparto di prima accoglienza per ben quattro giorni in
attesa, vana, di ottenere una giusta e meritata assistenza in un
reparto consono ed adatto alle sue patologie! Cristina tradita da uno
stato, lo stesso che, per mano di politicanti affaristi, cede ciò
che dai cittadini viene pagato con il proprio contributo per ricevere
l’assistenza e la sanità pubblica a favore di soggetti privati
liberi di accogliere chi meglio credono. E così per ben 96 ore, la
lavoratrice statale, la cittadina Cristina, la donna che non ha mai
chiesto niente a nessuno pur donandosi con il suo lavoro pubblico
agli altri, è dovuta passar a miglior vita nonostante si fosse
meritata con l’opera e con le tasse, un letto d’ospedale pubblico
e non uno spazio da macelleria. Diversamente non potrebbe definirsi
quello che, per anni, gli addetti al pronto soccorso del Veneziale di
Isernia hanno denunciato per le pesanti carenze di personale, di
attrezzature, di spazi e di sicurezza! Ed ora si fa presto a dire
arresto cardiaco, tutti si muore per un arresto, tutti si muore a
prescindere ma c’è che soccombe prima e chi dopo, chi dopo tutti i
tentativi possibili di salvezza, chi relegato per quattro giorni in
un girone infernale! Orrore, rabbia e senso di disgusto
nell’apprendere che il commissario straordinario della sanità
molisana abbia chiesto una commissione di inchiesta per appurare cosa
sia accaduto! Semplice, è accaduto semplicemente che è morta una
donna servitrice dello stato perché un rappresentante dello stato
non le aveva assicurato un letto d’ospedale dello stato! Cos’altro
ci sarebbe da indagare?! Incuria, imperizia, impreparazione,
sciatteria, pressapochismo, leggerezza del personale medico?! Quale,
quello che ripete fino alla noia di essere al collasso, di non sapere
più come fare fronte alla situazione di sfascio, di adoperarsi anche
in orari oltre il limite e il consentito, quello che scende in piazza
a fianco dei cittadini per dire che in caso di malattie e soccorsi
non troveranno quanto sperato perché lasciato al suo lento e certo
infausto destino per una sanità d’élite e a pagamento?! Oppure,
magari si scoprirà che altro si poteva fare se nei tempi e nelle
condizioni ottimali si sia potuto intervenire con tempestività ed
operare con successo?! Oppure magari no, magari si scoprirà che
saresti comunque morta di arresto cardiaco, senza un perché e solo
casualmente mentre eri in ospedale?! Magari si scoprirà di tutto e
di più, ma nessuna perizia, nessuna autopsia ti dirà che era giusto
morire in un pronto soccorso al collasso dopo quattro giorni di
ricovero! E allora, l’inchiesta la chiederemo noi, noi saremo
presso la procura della repubblica di Isernia per denunciare
l’accaduto e, principalmente, per denunciare il dovuto mancato
intervento del commissario a favore della sanità pubblica tale che
potesse garantire quanto costituzionalmente garantito, il diritto
all’assistenza pubblica, al letto, al reparto, alle attrezzature,
ai medicinali, ai medici! L’ho promesso a me stesso, a chi tra i
vivi si aspetta una risposta di giustizia e a chi da morta si aspetta
una risposta postuma dallo stato! Ed io sono malato di giustizia!
Isernia,
14 gennaio 2016
Il
Segretario Regionale
Emilio
Izzo
(by Nicola)
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