L’ Associazione Caponnetto sarà in tribunale a Cassino giovedì 7
gennaio al fianco dei giornalisti della Voce per testimoniare vicinanza e
solidarietà al loro impegno contro le mafie e la corruzione.
L’Associazione Antimafia Caponnetto, con cui i giornalisti della Voce
Andrea Cinquegrani e Rita Pennarola da dieci anni collaborano
assiduamente in qualità di volontari (il primo come vicesegretario
nazionale e la seconda come responsabile dell’ufficio stampa), annuncia
che giovedì saranno in aula i suoi rappresentanti per testimoniare la
totale vicinanza e solidarietà della Caponnetto ai due giornalisti.
L’associazione chiede inoltre alla stampa locale e nazionale di
accendere i riflettori su questi tre processi a carico di una testata,
quale la Voce delle Voci, che ha ottenuto in trent’anni i massimi
riconoscimenti per il suo impegno civile nella lotta alle mafie e alla
corruzione.
Giovedì prossimo 7 gennaio i giornalisti della Voce delle Voci dovranno difendersi in ben tre processi aperti dinanzi al tribunale di Cassino per altrettanti articoli pubblicati sul giornale. Il primo processo nasce dalla querela di Antonio Rinaudo, sostituto procuratore a Torino, il cui nome nel 1992 compariva nell’elenco di magistrati considerati come iscritti alla massoneria, acquisiti dall’allora procuratore capo di Palmi Agostino Cordova. Tale elenco è tuttora consultabile negli archivi online di Repubblica ed era stato pubblicato anche sull’Espresso (numero 26 del 4 luglio 1993) e sull’Unità di sabato 10 luglio 1993, come ampiamente documentato dal difensore della Voce, avvocato Serena Improta, ai pm di Cassino e al gip, il quale ha tuttavia disposto il rinvio a giudizio dei giornalisti della Voce, che si erano limitati a riportare i nomi di quel vecchio elenco, citandone le fonti.
Il secondo procedimento è scaturito dalla querela di Valerio Giovanni Ruberto, che era iscritto al sedicente “Parlamento Mondiale degli stati per la sicurezza e la pace” fondato a Palermo da Vittorio Busà, nonché titolare nel Canton Ticino della Società Universum, dedita a conferire passaporti diplomatici. Come documentato ai pm e al gip (che ha invece disposto il giudizio per i giornalisti), Ruberto, già sottoposto a numerosi procedimenti giudiziari, era ricercato dalla polizia cantonale, la cui funzionaria, nel periodo in cui veniva pubblicato l’articolo querelato, aveva preso contatti proprio con la Voce.
Il terzo procedimento nasce dalla querela da Mario Cosentino, fratello dell’ex sottosegretario Nicola Cosentino.
Ass.ne Caponnetto
(by Nicola)
Giovedì prossimo 7 gennaio i giornalisti della Voce delle Voci dovranno difendersi in ben tre processi aperti dinanzi al tribunale di Cassino per altrettanti articoli pubblicati sul giornale. Il primo processo nasce dalla querela di Antonio Rinaudo, sostituto procuratore a Torino, il cui nome nel 1992 compariva nell’elenco di magistrati considerati come iscritti alla massoneria, acquisiti dall’allora procuratore capo di Palmi Agostino Cordova. Tale elenco è tuttora consultabile negli archivi online di Repubblica ed era stato pubblicato anche sull’Espresso (numero 26 del 4 luglio 1993) e sull’Unità di sabato 10 luglio 1993, come ampiamente documentato dal difensore della Voce, avvocato Serena Improta, ai pm di Cassino e al gip, il quale ha tuttavia disposto il rinvio a giudizio dei giornalisti della Voce, che si erano limitati a riportare i nomi di quel vecchio elenco, citandone le fonti.
Il secondo procedimento è scaturito dalla querela di Valerio Giovanni Ruberto, che era iscritto al sedicente “Parlamento Mondiale degli stati per la sicurezza e la pace” fondato a Palermo da Vittorio Busà, nonché titolare nel Canton Ticino della Società Universum, dedita a conferire passaporti diplomatici. Come documentato ai pm e al gip (che ha invece disposto il giudizio per i giornalisti), Ruberto, già sottoposto a numerosi procedimenti giudiziari, era ricercato dalla polizia cantonale, la cui funzionaria, nel periodo in cui veniva pubblicato l’articolo querelato, aveva preso contatti proprio con la Voce.
Il terzo procedimento nasce dalla querela da Mario Cosentino, fratello dell’ex sottosegretario Nicola Cosentino.
Ass.ne Caponnetto
Nessun commento:
Posta un commento