La garante francese dei luoghi di privazione della libertà, Adeline
Hazan, già sindaco di
Reims e magistrato – afferma che “una democrazia non può permettersi di propendere verso un obiettivo di sicurezza a danno delle libertà individuali”.
Lo dice da un punto d’osservazione particolare, quello del carcere,
alla luce del rischio di radicalizzazione islamica e dei riflessi
securitari che ne conseguono.
“Tra le persone detenute in relazione a fatti di terrorismo, solo il 16% ha avuto precedenti esperienze detentive” spiega la Hazan. Ma soprattutto, alla domanda se il carcere favorisca il radicalismo islamico risponde: “Sì,
è possibile, dal momento che vi è un terribile sovraffollamento negli
istituti di pena, con quattro detenuti in una cella per due e dal
momento che le attività per i detenuti sono insufficienti. Questa
situazione genera tensione…Può verificarsi una forma di violenza
psicologica per cui, persone più vulnerabili, possono farsi reclutare
nelle fila del radicalismo islamico”.
Come a dire, il rispetto dei principi dello Stato di Diritto nei
luoghi di reclusione è il miglior antidoto al radicalismo islamico.
Fonte: PR
(by Nicola)
Nessun commento:
Posta un commento