𝗜 𝗗𝗘𝗕𝗜𝗧𝗜 𝗗𝗘𝗜 𝗠𝗢𝗟𝗜𝗦𝗔𝗡𝗜? 𝗙𝗨𝗢𝗥𝗜 𝗕𝗜𝗟𝗔𝗡𝗖𝗜𝗢!

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Nei procedimenti giudiziari degli ultimi vent’anni contro i “colletti bianchi”, tutti conclusi con un nulla di fatto, nel mio libro sulla giustizia molisana documento spese triple milionarie a carico della collettività.   Parlo di tre voci ben distinte: (𝟭) le spese, ingentissime, sostenute dallo Stato; (𝟮) quelle dei singoli indagati/imputati, spesso costretti a difendersi per anni; (𝟯) quelle rimborsate agli amministratori, politici e dirigenti, che si fanno coprire le spese legali dall’ente pubblico in cui sono stati eletti o nominati, purché non vi sia conflitto d’interessi, l’avvocato sia gradito e l’esito non sia una condanna per dolo o colpa grave.    Un bel privilegio! E non finisce qui: la spesa cresce ancora quando la Regione si costituisce parte civile e nomina un proprio legale che, se non liquidato dal giudice penale, viene comunque pagato dalla Regione. Il salasso continua.   L’ultima “stangata” è nella 𝗱𝗲𝗹𝗶𝗯𝗲𝗿𝗮 𝗱𝗶 𝗚𝗶𝘂𝗻𝘁𝗮 𝗻. 𝟯𝟳𝟴 ?...

ROMA. In forse... la FORSU (Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano)!

 

 

La questione dell’“umido” o FORSU (Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano). 

Si tratta della maggiore componente percentuale dei rifiuti urbani prodotti. Esistono due filiere impiantistiche deputate al trattamento di questo tipo di rifiuto:

  1. quella aerobica; 
  2. quella anaerobico.

Il trattamento aerobico produce circa il 35% di compost di alta qualità riutilizzabile come ammendante per usi agronomici e florovivaistici rientrando a pieno nelle attività di recupero di materia previste nell’attuazione dell’economia circolare e contribuendo al ritorno al suolo di parte del carbonio prelevato con la produzione agricola.

Il trattamento anaerobico – tramite bio-digestori – punta alla produzione del biogas ed alla sua successiva combustione per il recupero di energia, dunque non è compreso nel riciclo e nell’economia circolare. Questo trattamento produce biogas (ca. il 50 %) e una fanghiglia semiliquida detta "digestato", di cui la parte "solida" viene sottoposto a compostaggio aerobico per produrre un "compost di pessima qualità" per appena il 13% che viene smaltito attraverso lo spargimento su campi.
Questo digestato, come già rilevato in Veneto e in Friuli, comporta una forma di inquinamento grave dei terreni e delle acque superficiali a causa dei composti ammoniacali presenti e dei metalli pesanti concentrati nel processo di trattamento di grandi quantità di frazione organica inquinata anche se differenziata. Illuminante in tal senso l’inchiesta condotta da Fanpage.it sul digestato prodotto dall’azienda SESA di Padova in cui vengono tuttora conferiti i rifiuti organici di Roma e su quanto succede nei campi circostanti il megaimpianto della BIOMAN di Pordenone
https://www.fanpage.it/attualita/sesa-la-guarda-di-finanza-indaga-e-i-sindaci-della-bassa-padovana-si-ribellano-al-compost/

Per questo motivo affermiamo che ROMA CAPITALE DEVE PUNTARE SUL COMPOSTAGGIO AEROBICO E NON SUI BIO-DIGESTORI ANAEROBICI. Inoltre, la gestione dei rifiuti, per essere efficiente ed efficace ai fini della riduzione delle emissioni in atmosfera, deve rispondere al principio di “prossimità” o di “autosufficienza territoriale” che prevede che il rifiuto debba essere trattato in impianti ubicati vicino ai luoghi di produzione dei rifiuti stessi. Questi impianti devono essere compatibili con la salute pubblica ed essere di piccola o media dimensione, rapportati comunque alle quantità di rifiuti prodotti nei luoghi di produzione “prossimi”.

Il documento è stato realizzato dal Movimento Legge Rifiuti Zero per l'Economia Circolare insieme al comitato DeLiberiamo Roma #mirifiuto, ISDE - Associazione Medici per l'Ambiente, Associazione Italiana Compostaggio e con il contributo dell'ing. Francesco Girardi.

(by nicola)

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