domenica 16 gennaio 2022

INCONGRUITÀ INVESTIGATIVE MOLISANE

LE COSE DEVONO ESSERE CHIARE. Queste notizie date senza poterne verificare la effettiva portata creano solo danno ad una collettività disabituata a difendersi. La Direzione Distrettuale Antimafia dovrebbe dare molte risposte su questa vicenda che appare sempre più un brutto episodio di giustizia spettacolo che non un reale contesto stabile di presenza camorristica. Peraltro nel processo Piazza Pulita il termine "Camorra" non è stato mai pronunciato e l'istruttoria dibattimentale procede come tutti i normali episodi di piccolo spaccio locale. Tutto questo succede anche grazie al sistema dell'informazione locale che evita accuratamente di porre domande scomode. Abbiamo più volte denunciato che il primo, e l'unico, personaggio di vero rilievo della malavita organizzata campana è venuto nel Molise, precisamente a Bojano, nonostante indagini a suo carico relative proprio alla fornitura di stupefacenti nella nostra Regione, il che appare una circostanza grave che dovrebbe essere chiarita. Infatti, il Molise, e in particolare Bojano, erano posti che avrebbero dovuti essere interdetti a quel personaggio proprio per le indagini a suo carico. In questa Regione, invece, il predetto ha potuto liberamente circolare circa due anni per curare i suoi affari, che certamente non erano quelli dello spaccio che già erano fiorenti come sempre sono stati, ma che, evidentemente erano di altra natura. Comunque avevamo posto la questione ai giornalisti locali, prospettando che era il dott. De Raho, capo dell'Antimafia e Antiterrorismo nazionale, a dover spiegare come poteva quel personaggio circolare liberamente in un luogo con il quale aveva rapporti che erano oggetto di indagini da parte della Magistratura campana. E c'è anche da spiegare come mai la DDA locale nulla ha eccepito su quella permanenza in Molise nemmeno dopo la revoca del provvedimento del GIP di Napoli che aveva applicato al soggetto la misura cautelare del divieto di dimora in Campania, ma intanto, come già detto, lo indagavano anche per i suoi rapporti con il Molise, in particolare con Bojano e ancor più specificamente con un residente nel Comune matesino. Invece il personaggio si è potuto trasferire proprio in Molise, a Bojano e presso la residenza del soggetto suo coindagato, che ha dovuto piuttosto subìre quella presenza che non esserne interessato. Insomma una incongruità investigativa che non può passare sotto silenzio nel momento in cui una intera collettività molisana viene coinvolta in maniera così pesante senza che siano fornite spiegazioni o un minimo di elementi indicativi. Peraltro dalla conferenza stampa pare che a Bojano venga consumata l'intera fornitura di cocaina proveniente dalla Campania e, comunque, si tende ad enfatizzare a livello giudiziario una piaga che è di ordine sociale visto che l'azione repressiva non porta ad alcun freno, anzi determina un maggior consumo di sostanze. La Direzionale Nazione e le Distrettuali dell'Antimafia sanno perfettamente quali e dove sono i mercati all'ingrosso di sostanze stupefacenti e qualche volta vorremmo davvero leggere che sono stati distrutti, anche perchè ricostruire la rete non è cosa semplice e il danno alla malavita organizzata sarebbe davvero enorme. Peraltro, e lo abbiamo detto ormai in ogni occasione, la normativa nazionale, che autorizza il consumo ma proibisce la vendita degli stupefacenti, di fatto regala alla malavita miliardi di euro ogni anno, a volte quasi dell'entità della nostra finanziaria statale. In definitiva, se vogliamo parlare di problema droga manteniamo i piedi ben saldi a terra ed iniziamo dalle politiche anticrimine dello Stato, perchè arrestare i piccoli spacciatori locali è cosa facile, come è anche facile costruire intorno a questi arresti uno "strepitus" degno di ben altre realtà criminogene. Più difficile è pretendere che lo Stato dia risposte che non siano solo di ordine repressivo, ormai manifestamente in utile, ma affronti la questione perseguendo anche le cause collaterali. In una Regione dove è possibile bruciare per anni rifiuti cancerogeni fuori controllo, agevolati da false dichiarazioni e/o accertamenti da parte degli organi pubblici di controllo, e dopo le dichiarazioni dell'Ing. Rabitti in merito a queste terribili vicende ci si aspettava una presa d'atto del fallimento dello Stato in questa Regione e la convocazione di un tavolo tecnico per valutare possibili interventi di indagine sanitaria, anche a campione, che definiscano, finalmente, cosa è successo in questa parte di Molise che ha pagato un grande prezzo in vite umane proprio a causa di questi falsi e omissioni. Bisogna che le torri d'avorio vengano aperte e che le denunce dei cittadini siano rivisitate, anche per capire alcune archiviazioni che hanno lasciato interdetti molti di quanti sono impegnati nel campo dei diritti civili e della economia di questa Regione. In ultimo non può non sottolinearsi il comportamento dell'Amministrazione Comunale, assurdamente silente anche di fronte ad accuse così gravi. Non è possibile che non si chieda la convocazione del tavolo prefettizio per l'ordine e la sicurezza pubblica al fine di valutare l'attendibilità delle notizie che periodicamente si danno sulla Città di Bojano quale sede operativa della camorra. La nostra Città ha perso praticamente tutto, e le risposte non ci sono state. Ormai è una questione di dignità. Ci hanno privati della più grande azienda agroalimentare del centrosud e ci lasciano una miriade di capannoni avicoli, sui quali, peraltro, la Procura di Campobasso non ha indagato sul rispetto delle distanze che impongono la valutazione di impatto ambientale, e ciò perchè ha sbagliato una misurazione per aver confuso un capannone con un altro. Ma si può andare avanti così?

Fonte: Alfonso Mainelli

(by nicola)

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