venerdì 24 gennaio 2020

Della serie: Il conte Dracula a capo del Sistema trasfusionale italiano


Immaginate un ciclo di incontri formativi per consolidare la preparazione del personale scolastico sul cambiamento climatico, sul ciclo dei rifiuti, sulla bonifica dei siti contaminati e sull’efficienza energetica. Un’ottima iniziativa, un’idea che modernizza quella scuola italiana troppo spesso ancorata ai vecchi canoni educativi e che stenta a mettersi al passo coi tempi, giusto? Adesso mettete l’ENI a condurre quegli incontri formativi. Vi sembra ancora una trovata intelligente? Probabilmente no.
Eppure accade anche questo, nella scuola italiana che l’ex ministro Fioramonti aveva intenzione di rivoluzionare. Succede che l’Associazione Nazionale dei Presidi, in collaborazione con l’ente formativo Dirscuola organizzi un ciclo di seminari sulla sostenibilità ambientale e ne affidi lo svolgimento al colosso degli idrocarburi ENI. Che è un po’ come invitare il capo dell’ISIS a parlare di pacifismo: siamo lì. Come possa una follia del genere essere stata avallata dal MIUR non è dato saperlo, ma le implicazioni sono piuttosto chiare e descrivibili con un solo termine: greenwashing.
L’iniziativa nasce dall’esigenza di formare il personale docente delle scuole di ogni ordine e grado che, dall’anno scolastico 2020/2021, avrà nei programmi scolastici l’educazione civica come materia di studio obbligatoria, con la necessità di svolgere in classe 33 ore complessive di lezione. I programmi faranno riferimento all’articolo 2 della legge 92/2019, che recita: l’educazione civica sviluppa nelle istituzioni scolastiche la conoscenza della Costituzione Italiana e delle istituzioni dell’Unione Europea per sostanziare, in particolare, la condivisione e la promozione dei principi di legalità, cittadinanza attiva e digitale, sostenibilità ambientale e diritto alla salute e al benessere della persona”, si legge nel comunicato. Dopo il primo incontro, svolto a Roma il 21 gennaio, il corso di ENI farà tappa a Milano, Bologna, Cuneo, Palermo, Napoli, Ancona e Bari, per concludersi alla fine di febbraio.
Se è questo l’indirizzo del Ministero al riguardo di un profilo formativo di tale rilevanza, quale appunto l’educazione ambientale, risulta palesemente chiaro come mai nei programmi del Governo non ci sia uno straccio di idea o visione sulla transizione energetica, sulla neutralità climatica e sulla tutela ambientale. Altrettanto chiara appare poi la decisione di non intervenire con il taglio dei sussidi alle fonti fossili, pure giurato e spergiurato dal Governo in tempi di crisi climatica, movimenti di massa e raccomandazioni ONU. Ma andare a braccetto con ENI e pretendere di farne l’araldo della formazione sul cambiamento climatico è, oltre che ridicolo, persino oltraggioso nei confronti di un’istituzione, la scuola italiana, che rappresenta un pilastro della società presente e futura.
“Quando, come Teachers for Future Italia, abbiamo appreso dal Ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti che, dal prossimo anno scolastico, l’Italia sarebbe diventato il primo Paese al mondo a rendere obbligatorio, per gli studenti, lo studio del cambiamento climatico, abbiamo accolto positivamente la notizia ma abbiamo anche detto chiaramente che sarebbe stato necessario rivoluzionare totalmente il ruolo che ha la scuola nella nostra società, nel senso che essa non poteva più permettersi di riprodurre il modello di sviluppo dominante. Oggi apprendiamo, con vivo sconcerto, da un comunicato presente sul sito dell’Associazione Nazionale Presidi (ANP), che il Presidente Antonello Giannelli, e lo chief services & stakeholder relations officer ENI, Claudio Granata, hanno presentato ieri presso la sede ENI di Roma, il programma congiunto di incontri sui temi della sostenibilità ambientale dedicato alle scuole italiane.
In breve, ENI e ANP organizzeranno in tutta Italia dei seminari sulle tematiche ambientali, per affiancare le scuole e formare i docenti supportandone la capacità progettuale. Insomma anziché rilanciare la scuola, come modello di organizzazione che si basa sull’applicazione di un nuovo paradigma ecologico, ci sono Dirigenti Scolastici che consentono ad ENI addirittura di formare i docenti sulle tematiche ambientali.
Come Teachers For Future Italia non possiamo che prendere le distanze da questa iniziativa che coinvolge una delle grandi aziende mondiali che causano cambiamento climatico e contaminazione del pianeta attraverso l’estrazione senza limiti dei combustibili fossili, che è già stata riconosciuta responsabile di immani disastri ambientali, corruzione, sfruttamento dei Paesi poveri e che tenta di dipingere di verde la sua sua anima nera attraverso costante e pressante attività di greenwashing; non possiamo che invitare i docenti a boicottare l’iniziativa, perché ENI è e resta il simbolo assoluto del sistema che anche come docenti vogliamo modificare per ottenere giustizia climatica e ambientale e combattere l’ecocidio”.
 Con un duro comunicato di condanna il collettivo di insegnanti Teachers For Future Italia ha inteso reagire a questa collusione d’intenti di gravità inaudita. Dopo aver messo le loro mani sulle fonti fossili, sugli ecosistemi, sugli habitat marini e terrestri, sulla flora e sulla fauna, e spesso anche sugli interessi politici, non si può consentire che ENI si impossessi anche delle reti del sapere e della conoscenza per propagandare un modello di sviluppo fasullo e coercitivo. Il Ministero e l’Associazione Nazionale dei Presidi che hanno permesso un simile scempio farebbero meglio a scusarsi, chiarire e a coinvolgere nella scuola italiana quei movimenti per la giustizia climatica come Fridays For Future che contro ENI combattono, anziché stringere mani. 

Fonte: Pensiero libero

(by nicola) 

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