martedì 15 settembre 2020

"Non è vero... ma ci credo" (cit) -3


 
La carognata

Stavolta abbiamo deciso di andare dritti al sodo della notizia e di comunicare a tutti i molisani e a tutti i pazienti, anche di fuori regione, del centro conosciuto come Cattolica di Campobasso, a tutti i cittadini e a tutti gli addetti ai lavori del settore sanitario pubblico e privato, che l’emblema della radioterapia della Cattolica di Campobasso, la dottoressa Sallustio, è stata fatta fuori durante la dirigenza che fa capo alla campana Celeste Condorelli. Dal 1 luglio 2020 la “Gemelli Molise SPA” con l’intento di migliorare i servizi, si legge sulla stampa, ha cambiato l’assetto organizzativo dell’area clinico assistenziale e di ricerca.
Così, mentre tutti i media regionali hanno fatto copia e incolla della nota stampa del centro di ricerca e cura, ponendo l’accento alla novità dell’arrivo del professor Massetti come direttore del dipartimento di Scienze cardiovascolari - ma sarà una presenza solo sulla carta che quindi non porterà veri benefici ai cittadini - nessuno si è preoccupato, né ci si poteva aspettare, che la struttura cacciasse a calci in culo chi quella struttura ha contribuito a fondarla: Giuseppina Sallustio.
Conosciuta in ogni angolo del Molise e delle regioni limitrofe, nonché in tutta Italia per la sua alta professionalità e per le sue doti umane, riteniamo che nessuno neppure tra gli addetti ai lavori in genere sempre pronti, nel settore medico, ad affossare i colleghi, possa smentire l’ottima reputazione della dottoressa punita perché non in linea, pare, con i nuovi indirizzi economici
della struttura.
E quali sono questi indirizzi?
Secondo fonti ben accreditate, sembra che la Celeste Condorelli persegua da un lato l’obiettivo di succhiare soldi pubblici con l’accreditamento, i posti letto e l’extrabudget che il Molise paga al centro di eccellenza ridotto ad un mero centro succhia soldi. Dall’altra però la Condorelli non vuole che nella struttura si eseguano esami con esenzioni.
Insomma molisani, la Cattolica oggi chiamata “Gemelli Molise SpA” non vuole vedere al suo interno cittadini semplici che si sottopongono ad esami, ma gli ambulatori devono essere frequentati solo dietro pagamento di cospicue somme di denaro.
Quindi, detto in altre parole, noi cittadini abbiamo potuto pagare tasse che poi sono andate a finanziare la costruzione del centro, possiamo pagare tasse che anticipano il pagamento perché possano venire a curarsi da fuori regione senza che la Gemelli aspetti due anni per farsi pagare dalle regioni in cui i pazienti risiedono, possiamo restare in piano di rientro a causa di questi pagamenti e
quindi ci vediamo costretti a pagare le tasse più alte d’Italia, ma, se una dottoressa molisana che ha sempre messo il paziente al centro della sua azione di medico, a volte pagando anche di tasca propria le analisi a cittadini poveri che non potevano permettersi le cure, ecco, questo tipo di medico deve scomparire perché ostacola i sogni di gloria della struttura affiliata al Gemelli di Roma.
Cosa è accaduto alla Sallustio?
Da direttore del reparto di radiodiagnostica, una unità operativa complessa, è stata demansionata a dirigere l’unità semplice di risonanza magnetica.
Parliamo di una donna che appena qualche anno fa ha ricevuto persino la gratificazione nella quinta edizione del Premio Imprenditrice dell’anno “Maria Rossi Sabelli” “Per la dedizione al lavoro, la sensibilità, l’umanità e la grande professionalità nel campo della medicina radiodiagnostica”: questa la descrizione riportata sulla targa del premio speciale conferito alla Prof.ssa Giuseppina Sallustio”.
Ed ancora “autore di oltre 100 pubblicazioni scientifiche, ha messo a disposizione degli studenti le sue competenze con l’umiltà che accompagna da sempre la sua carriera e sulla scia della professione medica intesa come missione. Ne abbiamo apprezzato la totale disponibilità verso il paziente, considerato sempre come persona sofferente e mai come numero o cartellino. L’interesse per la prevenzione e la diagnosi precoce delle malattie oncologiche, il “dono”, in totale gratuità, della sua prestazione medica ai meno fortunati ne consacra la figura di donna di profonda sensibilità e di gran cuore”.
Ma chi è la donna che ha deciso di sbarazzarsi di una simile figura? E soprattutto, perché la struttura che ieri rispondeva in qualche modo alla Regione Molise oggi se ne infischia di tutto e chiede solo soldi?
Tutto cambia il 1 novembre 2019 quando la Fondazione Giovanni Paolo II diventa “Gemelli Molise SPA”. E dietro questo giochetto si nascondono miliardi di soldi pubblici.
Perché la Fondazione, per sua natura giuridica, doveva reinvestire gli utili in Molise nella struttura di Campobasso.
La SPA, per sua natura, può intascare gli utili e reinvestirli dove vuole, anche in altre proprietà anche fuori regione.
Quindi la struttura della Cattolica di Campobasso costruita con 50 miliardi di vecchie lire dei molisani usa soldi pubblici non per reinvestirli qui da noi ma per farci ciò che vuole.
Allora sorge la prima domanda: se ormai la Gemelli Molise pensa solo a fare cassa ma non si cura dei pazienti, perché dovremmo permettere ad una SPA di stare a scrocco in una struttura pubblica guadagnando soldi privati?
Questo concetto è potenziato dalla scelta di affidare la direzione della SpA ad una figlia di papà che si contraddistingue per il ruolo dei suoi genitori dai nomipotenti: Condorelli il padre, Chiariello la madre.
Chi sono?
Condorelli Mario, padre di Celeste, è stato cardiologo ex direttore scientifico di Neuromed, ma anche senatore con la DC dal 1983 al 1994 ricoprendo anche la carica di sottosegretario per la sanità dal 23 gennaio 1995 al 16 maggio 1996 con il governo Dini e dal 1996 al 2006 è presidente del Forum della Ricerca Biomedica del Censis. Paola Chiariello, madre di Celeste, è esponente della famiglia azionista e fondatrice della Clinica Mediterranea di Napoli. Alla morte della mamma, la figlia Celeste ha preso il posto di amministratore della Clinica Mediterranea che è sempre una SPA ed è la più grande struttura privata accreditata per acuti in Campania.
E Dove ci sono soldi da succhiare c’è Patriciello che arriva a
comandare.
Infatti nel 2018 Alduccio nostro diventa azionista della clinica Mediterranea di Napoli diventando socio della famiglia di Luigi Chiariello presidente del CDA composto da: Celeste Chiariello, Francesca Maderna, Paolo Galdo, Giovanni d'Amato, Marco Patriciello e Gabriele Trombetta.
Molti cognomi ‘altisonanti’ nella Napoli che conta che oltre ai ‘tituli’ portano con sé anche milioni. E da Napoli a Campobasso il passo è breve.
Così mentre i capoccioni campani si insediano nel privato molisano per fottere soldi pubblici, nel pubblico il governo Toma sceglie sempre i campani (Florenzano e Scafarto) per non creare troppi problemi.
E non dimentichiamo che Aldo sul Molise è una potenza di affari fatti con la politica.
Lo abbiamo visto all’opera nella legislatura Frattura quando, ad esempio, nel 2016 la Regione Molise ha liquidato circa 100 milioni di euro – per la precisione 86 – in favore di Neuromed, dell’Università Cattolica e della Fondazione Giovanni Paolo II, per il pagamento di prestazioni sanitarie contestate risalenti, nel caso di Neuromed, addirittura a ventuno anni prima.
Perché ciò potesse accadere la Regione Molise ha acceso un mutuo di 250 milioni proprio per il pagamento dei debiti sanitari accumulati negli anni: un terzo del mutuo è stato utilizzato per le transazioni con il Neuromed e la Cattolica.
La legge che ha consentito alla Regione di accedere al mutuo ha previsto la possibilità di saldare solo “i crediti certi liquidi ed esigibili”, mentre quelli liquidati a Neuromed e Cattolica di fatto corrispondevano a prestazioni sanitarie tutte oggetto di giudizi pendenti che la Regione e la Asrem avevano contestato sia nell’an che nel quantum.
Dunque né certo, né liquido né esigibile.
Decisioni prese con la sola determina dirigenziale.
Non una delibera di Giunta, non una delibera di Consiglio, non un atto del Commissario ad acta.
C’è solo Frattura che ha convalidato gli atti dirigenziali sanando in questo modo qualunque eventuale vizio di incompetenza.
In quello stesso periodo la allora Fondazione Giovanni Paolo II si era resa autrice di un'altra carognata: la cacciata dell’ex direttore sanitario Antonio Lastoria.
Quest’ultimo, nominato direttore generale della Salute alla Regione Molise proprio da Frattura nel 2013, quand’anche suscitasse diffidenza per via di un probabile conflitto di interessi che la sua vicinanza alla ex Cattolica poteva far scaturire, fu messo alla porta da Frattura e, una volta rientrato nel suo ruolo alla Fondazione, è stato anch’egli sbattuto fuori a calci nel sedere.
La condanna a morte di Antonio Lastoria è contenuta nel decreto numero 18 del 3 giugno 2014 dove, l’allora dg salute della Regione Molise dott. Lastoria, scrisse nero su bianco che la Regione Molise non poteva riconoscere alla Cattolica i finanziamenti chiesti relativi al 2010 e pari a10 milioni di euro perché mancava la rendicontazione dei costi.
A seguito della relazione del dg Lastoria, Paolo Frattura con decreto numero 18 del 2014, infatti, decreta di “non procedere alla ratifica dell’Accordo sottoscritto in data 31.12.2010 tra Regione Molise e Università Cattolica del Sacro Cuore e pertanto di non riconoscere in favore di quest’ultima i benefici riferibili agli Addenda in argomento”.
Risultato?
Lastoria è stato fatto fuori da Frattura per volontà di Paticiello perché tutelava gli interessi della regione nel suo ruolo di dg Salute, ed è stato fuori dalla Cattolica perché reo di non aver tutelato gli interessi economici della struttura dichiarando il falso.
E ci sarebbe ancora tanto da raccontare.
Ora, sappiamo che i consiglieri regionali di maggioranza sono alle prese con la crisi di governo causata da Toma che, per di più, nel CDA della “Gemelli Molise SPA” ha infilato il suo avvocato Nicola Lucarelli.
Che quindi non può non sapere che il centro che ormai di eccellenza ha poco o nulla, se non i milioni pagati dai cittadini, ha fatto fuori la dottoressa Sallustio.
Ma non è che la Spa di Campobasso deve pagare qualche cambiale elettorale?
Non dimentichiamo che il direttore Celeste Condorelli è di famiglia proprietaria della Clinica Mediterannea di Napoli, dove ci sono le regionali e dove il socio di Condorelli,
Patriciello, ha deciso di appoggiare il presidente uscente De Luca di cui è braccio operativo anche il dg Asrem Florenzano e il direttore amministrativo Scafarto.
In un circuito dove pubblico e privato si mescolano e i molisani soccombono.

Livia Bonetti

(by nicola)

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