Molise: storia del presente. 𝑸𝒖𝒂𝒏𝒅𝒐 𝒊𝒍 𝒔𝒊𝒍𝒆𝒏𝒛𝒊𝒐 𝒅𝒊𝒗𝒆𝒏𝒕𝒂 𝒎𝒆𝒕𝒐𝒅𝒐

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    Il silenzio non è assenza di parole. È una tecnica.   In Molise il silenzio non è assenza di parole, è una modalità stabile del discorso pubblico. Non serve censurare apertamente, non servono querele o divieti formali. Spesso è sufficiente spostare la parola, renderla impersonale, affidarla a voci che parlano senza assumersi una responsabilità diretta. Questo meccanismo produce testi duri, definitivi, a volte rabbiosi, che sembrano denunciare un sistema bloccato ma che, di fatto, non aprono alcuno spazio di comprensione condivisa perchè non indicano fatti verificabili, non pongono domande, non chiamano nessuno in causa. Il risultato è noto: chi legge può riconoscersi nella frustrazione ma non trova un luogo in cui trasformare quest’ultima in consapevolezza civile in quanto la partecipazione non nasce, perché tutto appare già deciso, già spiegato, già perduto. Eppure la storia recente del Molise racconta altro. Negli ultimi decenni non sono mancati f...

Referto epidemiologico



"Il suo uso è assolutamente necessario per conoscere in tempo reale lo stato di salute dell’intera comunità valutandone lo spread rispetto al valore standard della morbilità e mortalità realmente osservata”
Valerio Gennaro (epidemiologo inventore del metodo)

Nasce dalla necessità di conoscere lo stato complessivo di salute della popolazione di un territorio: 
1- in tempo reale;
2- a costo zero. 
Infatti i dati di mortalità, di ricoveri ospedalieri, di farmaci assunti sono già, per legge, sui computer delle ASL. Il referto epidemiologico si basa sull’esame (“conteggio”) di tutti i deceduti e dei nuovi malati (es. malformazioni neonatali, complesso dei deceduti, complesso dei tumori, ecc.) diagnosticati in una specifica comunità come può essere un gruppo di lavoratori o i residenti in particolari aree in un ben definito periodo di tempo. I dati saranno suddivisi sulla base dell’età, del genere, dell’area geografica, del periodo e di altre caratteristiche. Confrontando i dati osservati con gli attesi, possiamo sapere quale fenomeno è più frequente del previsto, ad esempio: se la differenza fra osservato e atteso è superiore a 1 avremo più deceduti per una determinata causa
Se tenuto aggiornato, il referto epidemiologico consente di individuare in tempo criticità di origine ambientale, lavorativa o sociosanitaria ed intervenire su di esse. Per esempio, se il referto epidemiologico fosse stato già concepito ed utilizzato, grazie all’indagine epidemiologica che nel 2001 ha confermato il grave stato di salute dei residenti nel quartiere di Cornigliano di Genova esposti all’inquinamento siderurgico, si sarebbe potuto ridurre drasticamente anche il numero di vittime osservate a Taranto – sede di un simile impianto siderurgico – dove solo recentemente sono stati stimati ben 30 decessi/anno in più rispetto al previsto.
Tutte le volte che il cittadino usufruisce di un servizio nelle strutture sociosanitarie sia pubbliche che private le informazioni vengano registrate e codificate. Questi dati sono continuamente aggiornati ma vengono utilizzati principalmente solo per scopi amministrativi, economici, statistici mentre non sono applicati in maniera sistemica all’epidemiologia.
Il sindaco opera in qualità di “autorità sanitaria locale”, attribuzione questa riconosciutagli dall’art. 13, comma 2 della legge n. 833/1978, la Riforma sanitaria; con una richiesta atti si può chiedere al sindaco di fornire gratuitamente in tempo reale (30 gg per la legge 241/90 sull’accesso agli atti delle pubbliche amministrazioni) e a chilometri zero, ma di valore inestimabile per la salute dei suoi cittadini e per l’informazione, che è la prima prevenzione. Gruppi associati, comuni cittadini o i medici di famiglia possono fare richiesta e aiutare direttamente con la propria partecipazione a leggere i dati e confrontarli direttamente con l'epidemiologo Valerio Gennaro e discutere pubblicamente i risultati ottenuti.
Inoltre il referto epidemiologico offre ai sindaci dei piccoli comuni l’opportunità di avere dati relativi al proprio territorio e di non aspettare costosi e saltuari studi epidemiologici. E’ la prima opportunità indispensabile per fare prevenzione primaria e usare l’epidemiologia per rendere consapevole la popolazione.

Fonte: Medicina Democratica

(by Nicola)

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