Il decreto “Sblocca Italia” presenta un’altra novità: le concessioni
alle compagnie petrolifere avranno infatti una validità di 30 anni e non
più di 20 e saranno classificate come “attività di pubblica attività”.
Non va dimenticato inoltre che la tassazione per questo tipo di attività
in Italia si aggira fra il 4 e il 10%, mentre nel Regno Unito arriva al
32%. In Norvegia può arrivare addirittura all’80%.
L’Italia ha dunque una tassazione davvero bassa se si pensa
all’impatto ecologico di tale l’estrazione. I danni ambientali causati
dall’estrazione di petrolio sono ben visibili in Basilicata e raccontati
da Maurizio Bolognetti nel suo libro Le mani nel petrolio. Basilicata coast to coast e in Sicilia dove da anni viene messa in pericolo la salute dei cittadini residenti nelle vicinanze delle attività estrattive.
Per il Governo Renzi queste nuove normative nel settore petrolifero
dovrebbero creare ben 40.000 nuovi posti di lavoro, un dato che non
tiene in considerazione molti aspetti, come quello della breve durata
occupazionale in questo settore, che non può superare i 14 anni. Tra
l’altro, molti dei nuovi progetti di estrazione sono localizzati lungo
la dorsale appenninica, in zone dove si trovano sorgenti, che verranno
sicuramente inquinate dall’estrazione d’idrocarburi. Come se non
bastasse, si tratta di aree ad alta attività sismica. I danni ambientali
insomma potrebbero essere di gran lunga superiori alla crescita
economica e occupazionale.
Luca Bove
(by Nicola)
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