Il
10 dicembre il Tribunale di Verona
ha accolto la tesi per cui i partner che hanno sottoscritto una
unione civile,
sia dello stesso sesso come nel caso trattato, sia di generi diversi
hanno il diritto
di soggiornare in Italia.
In
particolare l’ordinanza
afferma che la Direttiva 2004/38 sulla libera circolazione e il
soggiorno dei cittadini dell’Unione e dei loro familiari prevede
l’obbligo degli Stati membri di "agevolare" l’ingresso
del partner con cui il cittadino dell’Unione abbia una relazione
stabile debitamente attestata. Il
mancato rilascio della carta di soggiorno significa privare di ogni
significato l’espressione “agevola” contenuta nella normativa
europea e in quella italiana;
le Questure devono pertanto esaminare approfonditamente la situazione
e la storia di ogni coppia (e conseguentemente permettere loro di
documentare la loro relazione) prima di negare il rilascio della
carta di soggiorno per familiare di cittadino europeo. Non
è necessaria la convivenza per richiedere e ottenere questo titolo
di soggiorno.
Questa
ordinanza è importantissima perché non solo si applica alle coppie
dello stesso sesso ma anche
a quelle di generi diversi
che si trovano nella stessa situazione dei ragazzi di Verona seguiti
dall’Associazione radicale Certi diritti e dall’Avvocata Giulia
Perin: sono molti
gli/le italiani/e che scelgono per la loro famiglia di sottoscrivere
delle unioni civili.
Ebbene fino ad oggi la risposta data dal nostro Paese per permettere
loro di vivere insieme in Italia era l’invito/ricatto
a sposarsi.
Quindi questa ordinanza riconosce il concetto
moderno di famiglia
che l’Europa propone, non
limitandola alle coppie matrimoniali,
ma includendo i diversi tipi di famiglia che esistono e che il nostro
Governo continua ad ignorare.
Radicali italiani
(by Nicola)
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