Campobasso senza treni dal 14 giugno 2020

Quando la mobilità non è più un disservizio ma un diritto compresso.


Dal 14 giugno 2020 a Campobasso non parte e non arriva più alcun treno. La linea ferroviaria Campobasso–Isernia è sospesa per lavori di elettrificazione. Da allora i collegamenti con Roma e Napoli sono garantiti solo su gomma, tramite autobus sostitutivi.
Questo non è uno slogan. È un fatto.

La mobilità non è un favore.È un diritto costituzionale.


📰 La posizione ufficiale del Comune: “Vogliamo date certe”

Durante l’incontro pubblico svoltosi a Palazzo San Giorgio, la Sindaca di Campobasso, Marialuisa Forte, ha posto una richiesta netta a Trenitalia e Ferrovie dello Stato:

“Vogliamo che ci rispondano con date certe e vogliamo che ci vengano garantiti i collegamenti”.

La Sindaca ha inoltre ricordato che:

“Il capoluogo di regione è l’unico in Italia a non essere servito da un collegamento ferroviario diretto, una condizione che ha prodotto isolamento e gravi disagi per cittadini, pendolari e imprese”.

Qui sta il punto politico e civile:
non siamo davanti a un disagio temporaneo, ma a una sospensione prolungata di un diritto fondamentale.


👥 Chi ha preso la parola

All’incontro sono intervenuti:

  • la Sindaca di Campobasso, Marialuisa Forte

  • Filippo Poleggi, portavoce del Presidio per non morire

  • Sonia Giacchetta per Confconsumatori

  • Jula Papa per Cittadinanzattiva

  • Nicola Criscuoli per ADOC

  • Giovanna Testa per Adiconsum

  • Nicola Frenza per il Presidio per non morire e per l’OML – Osservatorio Molisano sulla Legalità

  • Bibiana Chierchia, Assessora

  • Alessandra Salvatore, Consigliera regionale

  • Claudio, dipendente RFI

Voci diverse, istituzionali e civiche, che hanno restituito un dato inequivocabile:
il problema non è episodico. È strutturale.


⚖️ Non è un disservizio: è una compressione di diritti

Le associazioni dei consumatori hanno ricostruito con precisione lo stato delle cose:

  • linea ferroviaria sospesa da oltre quattro anni,

  • cittadini costretti a pagare un servizio ferroviario che non esiste,

  • collegamenti garantiti solo su gomma,

  • disagi gravi per lavoratori, studenti, anziani e malati.

L’Articolo 16 della Costituzione tutela la libertà di circolazione.
In Molise, oggi, possiamo dirlo senza forzature:
questo diritto è di fatto compresso.


🌍 Senza ferrovia non esiste sviluppo

Qui non è in gioco solo come ci si sposta.
È in gioco se un territorio resta vivo o viene progressivamente periferizzato.

La ferrovia serve:

  • a chi deve curarsi fuori regione,

  • agli studenti universitari,

  • ai lavoratori,

  • alle imprese,

  • ai turisti,

  • ai giovani che dovrebbero restare.

Senza un collegamento strutturale tra costa ed entroterra,
i treni possono anche passare altrove, ma il Molise non sale.


L’intervento del Presidente dell’OML: prima delle ferrovie, c’è il diritto

Prima ancora delle ferrovie, in Molise viene oggi violato un diritto fondamentale garantito dalla Costituzione: il diritto alla mobilità. Senza mobilità non esiste cittadinanza piena.


Nel suo intervento, Nicola Frenza ha proposto un confronto netto. La Cina dispone di oltre 4.300 chilometri di alta velocità costruiti per connettere le aree interne con quelle sviluppate. È una scelta politica strutturale: tenere unito il Paese attraverso le infrastrutture.

La Cina non è una democrazia parlamentare.
Noi sì. E siamo dotati di una delle Costituzioni più avanzate al mondo.
Eppure, da anni, il nostro territorio è privato del servizio ferroviario.
Questa non è una carenza tecnica: è una contraddizione istituzionale.

Frenza ha poi richiamato un fatto preciso e documentabile:
i costi per la rimozione della frana sulla tratta Campobasso–Termoli non possono essere imputati alla Regione, quindi ai cittadini molisani, ma devono essere sostenuti dal gestore nazionale della rete ferroviaria.

Se l’infrastruttura è nazionale, la responsabilità economica è nazionale.
Ogni trasferimento del costo sui territori fragili rappresenta una distorsione del principio di equità pubblica.


L’intervento si è chiuso con un principio elementare di civiltà urbana:

Quando si concepisce una città, si fanno due cose fondamentali:
prima le fogne, per tutelare la salute pubblica, poi la ferrovia, che costituisce la spina dorsale della mobilità attorno alla quale si sviluppa tutto il resto.

Senza ferrovia non nascono territori.Nascono solo periferie.


🧑‍🏭 Anche i lavoratori sono vittime dell’isolamento

Il blocco ferroviario non colpisce solo i cittadini.
Colpisce anche i lavoratori di Trenitalia e RFI, costretti a:

  • turni massacranti,

  • trasferimenti forzati su altre sedi,

  • condizioni operative inaccettabili.

Questa non è una battaglia contro i ferrovieri.
È una battaglia anche per loro.


⚠️ Non è una battaglia politica. È una battaglia sociale.

Il messaggio più forte emerso dall’incontro è stato questo:

La ferrovia non è di destra né di sinistra.
È di chi vive, studia, lavora, si cura.

Campobasso è geograficamente vicina agli snodi dell’alta velocità.
Eppure, oggi, è infrastrutturalmente lontanissima.

Un territorio che resta fermo troppo a lungo
prima si svuota, poi scompare.


✍️ Ora servono atti, non tavoli

I tavoli si convocano.
I diritti si esercitano.
Le infrastrutture si realizzano.

Questo incontro ha avuto un merito chiaro:
ha rimesso la parola “dignità” al centro della questione ferroviaria in Molise.

Ora però servono:

  • atti formali,

  • tempi certi,

  • responsabilità nominate,

  • e una pressione civica continua.

Perché il Molise non chiede privilegi ma solo di non essere cancellato dalla geografia del futuro.

(by nicola)

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