𝗜 𝗗𝗘𝗕𝗜𝗧𝗜 𝗗𝗘𝗜 𝗠𝗢𝗟𝗜𝗦𝗔𝗡𝗜? 𝗙𝗨𝗢𝗥𝗜 𝗕𝗜𝗟𝗔𝗡𝗖𝗜𝗢!

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Nei procedimenti giudiziari degli ultimi vent’anni contro i “colletti bianchi”, tutti conclusi con un nulla di fatto, nel mio libro sulla giustizia molisana documento spese triple milionarie a carico della collettività.   Parlo di tre voci ben distinte: (𝟭) le spese, ingentissime, sostenute dallo Stato; (𝟮) quelle dei singoli indagati/imputati, spesso costretti a difendersi per anni; (𝟯) quelle rimborsate agli amministratori, politici e dirigenti, che si fanno coprire le spese legali dall’ente pubblico in cui sono stati eletti o nominati, purché non vi sia conflitto d’interessi, l’avvocato sia gradito e l’esito non sia una condanna per dolo o colpa grave.    Un bel privilegio! E non finisce qui: la spesa cresce ancora quando la Regione si costituisce parte civile e nomina un proprio legale che, se non liquidato dal giudice penale, viene comunque pagato dalla Regione. Il salasso continua.   L’ultima “stangata” è nella 𝗱𝗲𝗹𝗶𝗯𝗲𝗿𝗮 𝗱𝗶 𝗚𝗶𝘂𝗻𝘁𝗮 𝗻. 𝟯𝟳𝟴 ?...

Quando la burocrazia alimenta gli incendi

 

C’è un fuoco che scalda e un fuoco che divora. E poi c’è un fuoco che resta sospeso tra i due: è il fuoco della responsabilità pubblica, quello che dovrebbe difenderci dalle fiamme vere ma viene spento da una carta, un timbro, un cavillo.

I super elicotteri dei Vigili del Fuoco – perfettamente funzionanti, pronti a intervenire, tecnologicamente avanzati – sono fermi all’aeroporto di Ciampino, non per guasti o carenza di piloti. Per un motivo burocratico. Sì, proprio così: “motivo burocratico”.

Nel frattempo gli incendi, quasi tutti dolosi, avanzano. E qualcuno incassa.

Le società private, infatti, con i loro Canadair meno capienti ma più costosi, sono operative. E lo Stato, cioè noi cittadini, paga due volte: in denaro e in fiducia.


Un pilota dei Vigili del Fuoco guadagna 3.000 euro al mese, uno privato assoldato dallo Stato arriva a costare fino a 1.800 euro al giorno.

Dietro questa storia, documentata con rigore nell’articolo di Andrea Pamparana dal quale prendiamo spunto, c’è una domanda che ci arde dentro: chi ha interesse a lasciare fermi gli elicotteri pubblici mentre brucia il nostro paesaggio?

Ma il vero cortocircuito è più profondo. È simbolico.

Viviamo in un tempo in cui l’incendio non è solo ambientale. È civile, istituzionale, culturale. Ed è proprio per questo che abbiamo scelto di accendere Mangia Fuoco: per restituire al fuoco la sua dignità di rito, di memoria, di comunità. Perché dove il fuoco diventa speculazione, noi vogliamo trasformarlo in alleanza tra generazioni.

Non siamo contro la burocrazia, quando è al servizio del bene comune, ma quando la norma soffoca il buonsenso, quando i meccanismi di controllo si trasformano in strumenti di paralisi, allora è il momento di dire basta.

Il fuoco, quello vero, non aspetta le circolari.

Serve un nuovo patto tra legalità ed efficacia, un’intesa tra cittadini attivi, istituzioni coraggiose e territori che non vogliono essere lasciati soli davanti all’emergenza perché nessun “motivo burocratico” può giustificare la rinuncia a proteggere ciò che arde. Ci riguarda.

 ✍️ **Nicola Frenza**

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