𝗜 𝗗𝗘𝗕𝗜𝗧𝗜 𝗗𝗘𝗜 𝗠𝗢𝗟𝗜𝗦𝗔𝗡𝗜? 𝗙𝗨𝗢𝗥𝗜 𝗕𝗜𝗟𝗔𝗡𝗖𝗜𝗢!

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Nei procedimenti giudiziari degli ultimi vent’anni contro i “colletti bianchi”, tutti conclusi con un nulla di fatto, nel mio libro sulla giustizia molisana documento spese triple milionarie a carico della collettività.   Parlo di tre voci ben distinte: (𝟭) le spese, ingentissime, sostenute dallo Stato; (𝟮) quelle dei singoli indagati/imputati, spesso costretti a difendersi per anni; (𝟯) quelle rimborsate agli amministratori, politici e dirigenti, che si fanno coprire le spese legali dall’ente pubblico in cui sono stati eletti o nominati, purché non vi sia conflitto d’interessi, l’avvocato sia gradito e l’esito non sia una condanna per dolo o colpa grave.    Un bel privilegio! E non finisce qui: la spesa cresce ancora quando la Regione si costituisce parte civile e nomina un proprio legale che, se non liquidato dal giudice penale, viene comunque pagato dalla Regione. Il salasso continua.   L’ultima “stangata” è nella 𝗱𝗲𝗹𝗶𝗯𝗲𝗿𝗮 𝗱𝗶 𝗚𝗶𝘂𝗻𝘁𝗮 𝗻. 𝟯𝟳𝟴 ?...

Una legge sul lobbying, per il bene della democrazia. Firma e fai firmare la petizione!



Ogni giorno nei Parlamenti, nei ministeri, nelle regioni, nelle nostre città politici e funzionari pubblici devono prendere decisioni importanti che possono incidere direttamente sulle nostre vite. Nuove infrastrutture, farmaci, politiche sociali, inquinamento, lavoro, diritti dei consumatori: sono solo alcuni dei temi cruciali sui quali chi ci governa compie scelte determinanti, che potrebbero migliorare la nostra quotidianità o compromettere il nostro futuro. Come vengono prese queste decisioni? Ascoltando chi? A partire da quali dati e informazioni?
È qui che entrano in gioco i lobbisti, non soltanto i professionisti che lavorano per aziende, associazioni di categoria, gruppi di interesse, ma anche quelli che rappresentano il settore non profit, con un compito davvero importante: portare il loro punto di vista ai politici e ai funzionari dello Stato. I lobbisti forniscono ai decisori pubblici dati, informazioni e notizie, sulla base delle quali vengono fatte scelte che influiranno sulle nostre vite. 
Questo processo di informazione e influenza delle decisioni pubbliche da parte dei lobbisti è oggi del tutto opaco e per nulla regolamentato. Non esistono regole su come i politici e i funzionari statali devono approcciarsi ai portatori di interessi, sui soggetti da ascoltare prima di fare una scelta rilevante per tutto il Paese,  per la nostra regione, o per la nostra città. In pratica, oggi vige il Far West, in cui il più forte, il più potente, il più scorretto, il più spregiudicato ha comunque la possibilità di essere ascoltato dai politici.
Noi crediamo che tutto questo vada cambiato subito, e che l’Italia debba dotarsi di una legge che stabilisca una volta per tutte cosa si può fare e cosa non si può fare nell’attività di lobbying.
Oltre 50 disegni di legge in più di 50 anni non sono riusciti a produrre un testo che regolamenti il lobbying in Italia, mantenendo opaco un processo – quello della formazione delle decisioni pubbliche – che dovrebbe invece essere aperto e alla luce del sole. Questa opacità ha contribuito a demonizzare un’attività che è invece legittima e parte integrante della democrazia. Perché il fatto che diversi gruppi di interesse, sia privati che della società civile, cerchino di influenzare le scelte dei decisori pubblici, fa parte del processo democratico.
Soltanto la presenza di più voci e il confronto tra diversi punti di vista può generare un dibattito informato sui temi di interesse collettivo. Ecco perché il diritto di rappresentanza degli interessi va regolamentato, tutelato ed esteso.
Perché nell’assenza di regole, i nostri rappresentanti e i funzionari pubblici si sottraggono all’obbligo di ascoltare tutte le voci in campo. Vuol dire che gli utenti che usufruiscono di una linea ferroviaria hanno meno voce in capitolo di una compagnia di trasporti, che ricercatori indipendenti contano meno di un’azienda farmaceutica.
Le istituzioni devono rendere i processi decisionali molto più inclusivi, mettendo tutti nelle stesse condizioni di influire sulle decisioni pubbliche: dagli ambientalisti alle industrie energetiche, dalle aziende alle associazioni di consumatori, dai grandi gruppi ai piccoli comitati di quartiere.   
Regolamentare una volta per tutte il lobbying permetterebbe inoltre a tutte le aziende di avere eguale accesso alle informazioni pubbliche, contribuirebbe a riequilibrare la libera concorrenza, migliorando la nostra economia e di conseguenza la vita di tutti i cittadini.
Unisciti a noi e firma per  una legge sul lobbying che preveda:
  • un registro pubblico obbligatorio per i lobbisti. Chiunque voglia esercitare questa attività deve iscriversi al registro e rispettare un codice etico di condotta.
  • un’agenda pubblica degli incontri tra politici, funzionari pubblici e lobbisti, in cui entrambe le parti sono tenute a comunicare la data dell’incontro, i temi in discussione e quale documentazione è stata depositata.
  • sanzioni serie per punire i comportamenti illeciti sia dei lobbisti, che dei decisori pubblici.
  • consultazioni pubbliche per garantire la possibilità agli iscritti nel registro di essere ascoltati sui propri temi di riferimento e far pervenire agli organi decisionali tutti i contributi ritenuti utili al dibattito.
Il 95% dei parlamentari della maggioranza intervistati per una nostra indagine è d’accordo sulla necessità di una legge e la ritiene addirittura molto urgente. Cosa aspettano i nostri politici a passare ai fatti?
È tempo di accendere i fari sui portatori di interessi particolari e tutelare le decisioni che ci riguardano tutti! Chiediamo più inclusione e più trasparenza per migliorare la qualità della nostra democrazia.

(by nicola)

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