martedì 21 gennaio 2020

Si scrive “Stakeholders for a Cohesive and Sustainable World”, si legge "Quei 2.153 Paperoni che controllano le ricchezze mondiali!"




Questo il tema che verrà affrontato a partire da oggi e fino a venerdì 24 gennaio a Davos dalle cosiddette «élite».
Sostenibilità dunque, al primo punto dell’agenda dei lavori il problema dei mutamenti climatici, ma anche il rallentamento economico e la crisi della globalizzazione con la conseguente crescita dei sentimenti definiti «anti-sistema».
Ovviamente il focus verrà concentrato anche sulle crisi regionale che negli ultimi mesi ha alimentato le tensioni. In questo senso si attende l’intervento del presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump.
Parteciperanno in qualità di ospiti l’attivista ambientalista svedese Greta Thunberg e il presidente della Commissione europea Ursula Von  der Leyen, mentre – almeno al momento in cui va in pagina questo articolo – non aveva ancora confermato la sua presenza il presidente brasiliano Jair Bolsonaro, tra i capofila degli oltranzisti non-decarbonizzatori.
Non sono poche le contraddizioni evidenti, tra tutte le disuguaglianze causate dalla redistribuzione del reddito, infatti, oltre l’80% della ricchezza generata nel mondo è posseduta soltanto dall’1% della popolazione del pianeta.
Al riguardo la ong Oxfam renderà noti i dati su tali disuguaglianze nel suo tradizionale Rapporto diffuso in occasione del vertice.
Se buona parte degli incontri verteranno su problematiche legate al valore economico e all’inclusione in esso di diversi fattori (quali il benessere), uno dei convitati di pietra sarà la crisi della multilateralità, accentuata dalle recenti politiche protezionistiche sfociate in una perniciosa guerra commerciale.
Uno scontro che vede protagoniste le maggiori economie mondiali, cioè Usa e Cina, entrambe afflitte da propri seri problemi, in una fase storica che registra tassi d’interesse negativi in Europa e pessimismo sul futuro dei rapporti tra i maggiori attori nell’arena internazionale.
Nel mondo si vanno ridefinendo le linee di faglia e, di pari passo alla politica protezionistica dell’Amministrazione in carica a Washington, si vanno delineando nuove aggregazioni su porzioni enormi dei mercati mondiali, una risposta fisiologica alla chiusura al multilateralismo degli americani.
Il domani sarà asiatico – sarebbe auspicabile che sia anche europeo – e, chissà se il dollaro riuscirà a rimanere ancora un po’ la moneta di riferimento internazionale, finanziando così il gigantesco debito americano, magari senza provocare eccessivi traumi in giro per il mondo.
Per l’ex elemento apicale del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde, domani sarà il secondo debutto ufficiale come presidente della Banca centrale europea. Anche su di lei si concentrano le attenzioni, poiché dalle sue parole si cercherà di carpirne gli indirizzi della futura politica di Francoforte.
A Davos anche la direttrice del Fondo monetario internazionale Kristalina Georgieva e il suo capo economista Gita Gopinath, inoltre sarà presente il finanziere Soros e il fondatore di Huawei Ren Zhengfei, dal quale si attendono risposte sulle supposte minacce alla sicurezza e alla privacy poste dalle strutture del 5G cinesi.
Crescita sostenibile significa ambiente e la diciassettenne “persona dell’anno” Greta Thunberg tornerà sicuramente con vigore sulle relative tematiche, principalmente la possibile transizione verso un’economia più verde, guadagnandosi la scena mediatica.

Fonte: insidertrend.it

(by nicola)

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