Avviato a Parigi l'iter per la valutazione sulla proposta partita dal
ministero e dal Molise ed alla quale si sono unite Austria e Grecia.
Dalle valli dell'Alto Adige al Tavoliere ed alla Sardegna, una ricchezza
tenuta in piedi da 60 mila allevamenti che ora cerca riconoscimento
internazionale per la sua tradizione che lega comunità e territorio.
La Transumanza, antichissima pratica di
allevamento preservata dalle comunità dei territori rurali, è candidata a
diventare patrimonio culturale immateriale dell'umanità Unesco. La
richiesta è stata presentata ufficialmente oggi a Parigi dall'Italia,
Paese capofila della proposta insieme alla Grecia ed all'Austria. Il
ministero delle Politiche agricole, che ha coordinato la redazione del
dossier di candidatura, ha fatto sapere che è stato formalmente avviato
il processo di valutazione internazionale che porterà alla decisione da
parte del Comitato di governo dell'Unesco nel novembre 2019.
"Ci riempie di orgoglio questa candidatura - ha detto il vice ministro
alle Politiche Agricole da oggi con le deleghe del settore, Andrea
Olivero - in quanto è l'unica per quest'anno del settore agricolo e
valorizza una pratica che rinnova il profondo legame tra uomo, prodotto e
paesaggio". Soddisfatto della candidatura il primo vicepresidente della
Commissione agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro, che
ricorda il ruolo di capofila dell'Italia nella difesa di una ricchezza
fondata su tradizioni, cultura, sapori e conoscenze, dopo i
riconoscimenti della Dieta Mediterranea, dell'arte dei pizzaiuoli
napoletani e la candidatura delle Colline del Prosecco.
La Transumanza, pratica di migrazione stagionale di greggi, mandrie e
pastori in differenti zone climatiche lungo le vie semi-naturali dei
tratturi, in Italia viene praticata ancora nelle regioni del Centro e
del Mezzogiorno; e quindi da Amatrice, dove si svolgeva la grande festa
dei pastori transumanti e Ceccano nel Lazio, da Aversa degli Abruzzi e
Pescocostanzo in Abruzzo, da Frosolone in Molise al Gargano in Puglia.
Al Sud le greggi si spostano in orizzontale. Ma pastori transumanti sono
ancora in attività anche nell'area alpina, in particolare in Lombardia e
nella Val Senales in Alto Adige dove lo spostamento avviene in
verticale, col cambio di quota dell'alpeggio, a differenza di quanto
avviene in genere nel Mezzogiorno.
La Coldiretti definisce la candidatura "un passo importante che va
accompagnato da un impegno concreto per salvare i pastori in Italia, un
Paese dove ci sono 60 mila allevamenti spesso concentrati nelle aree più
marginali del Paese, per un patrimonio 7,2 milioni pecore".
Soddisfazione è stata espressa anche dal Centro di ricerca Biocult
dell'Università del Molise che ha appena presentato una pubblicazione
sulle potenzialità socioculturali ed economiche della transumanza
nell'Appennino, parlando di "valorizzazione e rivitalizzazione degli
spazi dedicati, così come delle pratiche e dei prodotti che ne
derivano".
L'iconografia classica della transumanza rimanda generalmente
all'Abruzzo, regione di tratturi ed alle immagini immortalate da
Gabriele D'Annunzio nei suoi versi. Sul piano economico, però, nel
presente i numeri dicono che il 40% del patrimonio ovino italiano è
rappresentato dalla Sardegna, con circa 12 mila piccole aziende che
danno lavoro a circa 25 mila persone e un comparto che vanta 3 formaggi
Dop, e l'Igp dell'agnello.
"Questa candidatura è un passo importante che va nella direzione del
riconoscimento di un patrimonio culturale, sociale e ambientale -
afferma il presidente di Coldiretti Sardegna, Battista Cualbu -. Un
patrimonio internazionale che vede tra i protagonisti proprio la
Sardegna dove si alleva circa il 40% delle 7,2 milioni di pecore
italiane". Un settore quello della pastorizia che gode già del
riconoscimento per il Pastoralismo, nato su iniziativa della Provincia
di Nuoro. Non solo. La Sardegna è anche la prima regione del
Mediterraneo in cui si pratica l'allevamento degli animali al pascolo
(il 70% della superficie isolana). Le pecore si nutrono per l'80% dalle
essenze foraggere spontanee o coltivate e questo rende inscindibile il
legame dell'elevata qualità dei prodotti caseari e delle carni dalle
forme paesaggistiche in cui sono ottenuti. "La transumanza è storia,
tradizione, cultura, ambiente - rimarca il direttore di Coldiretti
Sardegna, Luca Saba -, per questo sosteniamo con convinzione questa
candidatura e rivolgiamo un appello anche ai cittadini affinché
sostengano il comparto non solo pastorale ma agricolo con l'acquisto di
prodotti locali".
Il progetto di candidatura della Transumanza è iniziato nel 2015 per
iniziativa di un gruppo di azione locale del Molise che ha riunito tutti
i pastori transumanti locali, cui si sono aggiunti colleghi campani,
laziali, pugliesi e abruzzesi. Nel 2017 il Ministero delle Politiche
agricole, alimentari e forestali ha iscritto nel Registro nazionale
della pratiche agricole storiche e delle conoscenze tradizionali la
pratica della Transumanza e dopo l'avvio della pratica si sono aggiunte
all'iniziativa l'Austria e quindi la Grecia.
La Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale
dell'Unesco conta ad oggi 399 elementi culturali in 112 Paesi. L'Italia è
presente con 8 elementi: il Canto a tenore sardo (2008), l'Opera dei
Pupi siciliani (2008), il Saper fare liutaio di Cremona (2012), la Dieta
mediterranea (2010 con Grecia, Marocco e Spagna, nel 2013 "allargata" a
Cipro, Croazia e Portogallo), le Feste delle Grandi Macchine a Spalla
(2013), la Pratica agricola della coltivazione della vite ad alberello
nell'Isola

(by Nicola)
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