Comunicato Stampa
Emergenza
rifiuti Lazio, quante volte abbiamo sentito pronunciare queste parole
in fila? Oramai conosciamo vita morte e miracoli della storia, quindi
siete pregati di non utilizzare più questi termini da sostituirli con
uno solo: INCAPACITA’.
L’incapacità
del Governo è il frutto di una scelta consapevole, quella
dell’incenerimento; la regione Lazio è incapace di programmare un piano
rifiuti sganciato dal passato; le amministrazioni locali sono incapaci
di coalizzarsi nella progettazione di un futuro autonomo da Governo e
Regione.
A
tutti i livelli non c’è traccia di una strategia che abbandoni la
nozione di ‘ciclo dei rifiuti’ e apra alla metodologia del
ridurre-recuperare-riciclare, che lascerebbe ben pochi residui alla fase
finale del ‘recupero di materia’, ma ciò richiederebbe una
straordinaria mobilitazione e partecipazione dei cittadini delle
popolazioni e l’abbandono di straordinarie posizioni di profitto
-legali/illegali- incardinate nell’attuale ciclo dei rifiuti.
L’emergenza
arriva nuovamente in un turbinio di eventi che noi attivisti abbiamo
previsto già da tempo mentre le nostre proposte -concrete e documentate-
rimanevano inascoltate.
L’emergenza
torna e la rilancia Rida Ambiente, la società di Aprilia che tratta i
rifiuti di circa 60 Comuni, 1.700.000 persone, degli ATO di Roma e
Latina, per poi conferire il CDR negli inceneritori e gli scarti di
lavorazione post-trattamento nelle discariche.
Rida
Ambiente dopo aver vinto un ricorso al TAR del Lazio contro la regione,
in cui quest’ultima veniva obbligata a definire la rete integrata dei
rifiuti, si trova a dover sospendere o diminuire in modo sostanziale le
attività in quanto non esistono più impianti di discarica che possono
ricevere gli scarti di lavorazione.
I siti di conferimento di Rida Ambiente sono stati in passato i seguenti.
· Presso la discarica di Pontina Ambiente S.r.l. che non può più rispondere agli obblighi di servizio pubblico di discarica;
· Presso Borgo Montello, sito di discarica esaurito e da bonificare, dove ha un contenzioso con la Ecoambiente S.r.l;
· Presso
la discarica di Colle Fagiolara a Colleferro, oggi Lazio Ambiente
S.p.A., il gestore della discarica, si trova nella situazione di
diminuire l’accesso di camion in quanto l’impianto dispone di volumetrie
limitate. Lo stesso gestore richiede da tempo lo spostamento dei
tralicci di alta tensione, che permetterebbero una nuova disponibilità
per circa 600.000 tonnellate, come conferma la delibera di fabbisogno
regionale, la n. 199 di aprile 2016.
In
attesa dello spostamento dei tralicci la regione Lazio agisce d’imperio
e autorizza ("Area Ciclo Integrativo dei Rifiuti" con delibera n°
G11840 del 14/10/2016) una
modifica non sostanziale per una sopraelevazione della collina di
discarica da 280 a 287 metri sul livello del mare, corrispondenti ad “un
quantitativo complessivo di 24.000 tonnellate circa, che Lazio Ambiente
ha deciso di ripartire in massimo 120 tonnellate giornaliere (4
macchine giorno)” come si legge in un nota di Rida ambiente del 18 ottobre scorso.
Maturano
decisioni, si preparano situazioni inaccettabili. Come ci opponiamo al
revamping degli inceneritori di Colleferro, ci opponiamo allo
spostamento dei tralicci perché sappiamo benissimo che con una nuova
buca da riempire ci sarà sempre qualcuno che lo farà.
Ma il nocciolo della questione non è questo.
Ciò
che è accaduto con Manlio Cerroni, patron della monnezza regionale e
non solo, avrebbe dovuto insegnare qualcosa, ma evidentemente incapaci
si nasce.
Oggi
siamo di nuovo sotto scacco, l’attore principale è un altro, ma ciò non
cambia l’essenza delle cose, una società che minaccia di lasciare i
rifiuti per strada se non si risolve la questione, diffidando la regione
Lazio ad adempiere alla costruzione di una rete di siti ed impianti
adeguata allo smaltimento.
Le
politiche adottate lasciano mano libera ai ‘signori della monnezza’ che
hanno tutto da guadagnare dalla successione di emergenze ed interventi
straordinari, che finisce per scaricare le conseguenze sui territori,
come Colleferro che torna in pole position per la risoluzione del
problema. E sì, perché se c’è emergenza è sempre Colleferro che deve
rispondere, è già accaduto e continuerà ad accadere se non poniamo
termine a questo filo sottile di subalternità.
Un
richiamo va fatto alle amministrazioni locali, incapaci di elaborare
una strategia alternativa per il proprio territorio, dando la sensazione
di non andare oltre il contrasto verbale al ripetersi un tragico
copione. Nella catena dei poteri di governo sui territori -sempre più
sbilanciata verso l’alto- alle amministrazioni locali non viene concessa
neppure una blanda politica di ‘riduzione del danno’.
Una
svolta radicale dall’economia dei rifiuti a quella del recupero
richiede una straordinaria mobilitazione dei cittadini, delle risorse e
delle competenze dei territori, una rivoluzione culturale e civile. Gli
amministratori, nel momento in cui vi rinunciano, quando si coprono
dietro i limiti dei propri poteri, hanno la grave responsabilità di
spingere i cittadini verso la passività, salvo poi attribuire ad essa
ogni responsabilità.
Noi,
reti di associazioni, comitati e singoli cittadini, a quella
mobilitazione abbiamo sempre fatto appello, ad essa abbiamo lavorato, ad
essa ancora una volta ci rivolgeremo, prima che sia troppo tardi e
prevalga l’indifferenza e la rassegnazione.
Il
consiglio regionale straordinario sui rifiuti del 24 ottobre, sarebbe
tale se fosse stato sostenuto da una consultazione, partecipazione e
chiamata a raccolta di tutte le forze attive, ti tutti i livelli di
governo del territorio.
Così non è stato, ne dovranno renderne conto.
Colleferro, 23.10.2016
Il Presidente Rete per la Tutela della Valle del Sacco: Alberto Valleriani
(by Nicola)
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