𝗜 𝗗𝗘𝗕𝗜𝗧𝗜 𝗗𝗘𝗜 𝗠𝗢𝗟𝗜𝗦𝗔𝗡𝗜? 𝗙𝗨𝗢𝗥𝗜 𝗕𝗜𝗟𝗔𝗡𝗖𝗜𝗢!

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Nei procedimenti giudiziari degli ultimi vent’anni contro i “colletti bianchi”, tutti conclusi con un nulla di fatto, nel mio libro sulla giustizia molisana documento spese triple milionarie a carico della collettività.   Parlo di tre voci ben distinte: (𝟭) le spese, ingentissime, sostenute dallo Stato; (𝟮) quelle dei singoli indagati/imputati, spesso costretti a difendersi per anni; (𝟯) quelle rimborsate agli amministratori, politici e dirigenti, che si fanno coprire le spese legali dall’ente pubblico in cui sono stati eletti o nominati, purché non vi sia conflitto d’interessi, l’avvocato sia gradito e l’esito non sia una condanna per dolo o colpa grave.    Un bel privilegio! E non finisce qui: la spesa cresce ancora quando la Regione si costituisce parte civile e nomina un proprio legale che, se non liquidato dal giudice penale, viene comunque pagato dalla Regione. Il salasso continua.   L’ultima “stangata” è nella 𝗱𝗲𝗹𝗶𝗯𝗲𝗿𝗮 𝗱𝗶 𝗚𝗶𝘂𝗻𝘁𝗮 𝗻. 𝟯𝟳𝟴 ?...

COMUNICATO STAMPA - "Bella ciao"



Riceviamo e pubblichiamo

Si è configurato il quadro fattuale all’udienza di oggi 21 maggio relativa al processo ai sette antifascisti,molisani “rei” di aver intonato BELLA CIAO e il MOLISE E’ ANTIFASCISTA in via XXIV Maggio il 29/10/2011 e di essersi spostati dalla Villa Comunale.
Non vi fu alcuna “manifestazione organizzata e dunque vietata”, ma solo un normale e fisiologico via vai di persone alla spicciolata da un posto ad un altro di Isernia, come accade normalmente quando vi sono più eventi pubblici contemporanei, che il PM Scioli e ed il GIP Messa hanno assurdamente assunto come “violazione” non si sa di cosa.
E’ emerso che anche l’intonazione del canto BELLA CIAO, è solo un fatto estemporaneo penalmente irrilevante , in un capannello estemporaneo composto da curiosi, passanti e giornalisti, in un luogo dove si poteva stare alla spicciolata, nella curiosità generale creatasi di fronte all’evento pubblico del manipolo di neofascisti di fuori regione, intento a presentare un libro patacca spacciato per “evento culturale”, ma invece apripista a Isernia del neofascismo socialmente pericoloso.
Peraltro manca persino l’identificazione individuale di tale indistinto “gruppo” che si sarebbe “mosso dal luogo autotizzato” , ammesso per assurdo che fosse vietato circolare in compagnia alla spicciolata sui marciapiedi di Isernia, per cui si è di fronte ad una vera e propria mostruosità giuridica commessa dal PM Scioli e dal GIP Messa (il PCL Molise li chiamerà rispondere come annunciato).
Né si comprende sulla base di quale elemento giuridico siano state accusate le sette persone in questione in mezzo a tanti passanti e giornalisti che formavano il capannello spontaneo, fermo restando che comunque non v’è alcuna violazione; e su ciò il PCL eccepirà per la sua difesa tecnica anche l’ipotesi di abuso del potere giudiziario per fini discriminatori, e dunque di illegittima repressione dell’antifascismo e delle avanguardie di lotta locali.
E si potrebbe anche dire che, fini antisociali repressivi a parte, tutto questo processo surreale ed assurdo nasce anche per “giustificare” la enorme discrasia tra lo spropositato dispiegamento militare e poliziesco di quel giorno inusitato per Isernia, e la totale tranquillità della situazione. Anche se così facendo, allo sperpero di denaro pubblico per le forze dell’ordine si è aggiunto lo spreco di impegnare tribunali, avvocati e tutta la conseguente giostra giudiziaria per sostenere una accusa giuridicamente grottesca. Mentre non si processano appalti in odor di cricca, devastazioni ambientali, abusi di potere, le malfatte dei padroni di aziende e della borghesia del cemento che sa sempre agiscono nella nostra provincia.
Sin qui la nostra difesa tecnico-legale, che però già è eloquente per comprendere la natura di classe delle istituzioni che ci troviamo di fronte. E sotto tal profilo non possiamo che affidarci alla correttezza del Giudice Iaselli sia pure nel terno al lotto della giustizia borghese.
Il punto centrale di tutta questa vicenda rimane però politico e culturale: lo stato processa sette persone che intonano un canto antifascista in difesa dei valori della Resistenza, mentre concede ai neofascisti una sala istituzionale, cioè di una Repubblica che si dichiara antifascista. Sembra un bel paradosso.
Ma è invero solo il paradigma emblematico della finta democrazia borghese italiana, dal dopoguerra: come diceva Calamandrei, con la Costituzione formale, hanno scambiato una rivoluzione promessa con una rivoluzione tradita.
Ed anche facendo tesoro della memoria del compianto partigiano comunista Paolo Morettiini che da anni ci insegnava queste cose nel Molise, e di recente scomparso, questi fatti anche nel nostro piccolo ci raccontano di una Resistenza che non può dirsi finita il 25 aprile 1945, essendo il fascismo reale ancora in agguato, in qualunque forma si manifesti oggi, per via giudiziaria o politica, sempre al servizio della dittatura di una minoranza di sfruttatori, capitalisti e di magnati, che se ne servono all’occorrenza per fuorviare le masse su idiozie razziste, per svolte autocratiche e comunque per reprimere chiunque lotti per una nuova società di liberi ed eguali.

21/05/2015                    PCL – sezione del Molise 
(by Nicola) 

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