𝗜 𝗗𝗘𝗕𝗜𝗧𝗜 𝗗𝗘𝗜 𝗠𝗢𝗟𝗜𝗦𝗔𝗡𝗜? 𝗙𝗨𝗢𝗥𝗜 𝗕𝗜𝗟𝗔𝗡𝗖𝗜𝗢!

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Nei procedimenti giudiziari degli ultimi vent’anni contro i “colletti bianchi”, tutti conclusi con un nulla di fatto, nel mio libro sulla giustizia molisana documento spese triple milionarie a carico della collettività.   Parlo di tre voci ben distinte: (𝟭) le spese, ingentissime, sostenute dallo Stato; (𝟮) quelle dei singoli indagati/imputati, spesso costretti a difendersi per anni; (𝟯) quelle rimborsate agli amministratori, politici e dirigenti, che si fanno coprire le spese legali dall’ente pubblico in cui sono stati eletti o nominati, purché non vi sia conflitto d’interessi, l’avvocato sia gradito e l’esito non sia una condanna per dolo o colpa grave.    Un bel privilegio! E non finisce qui: la spesa cresce ancora quando la Regione si costituisce parte civile e nomina un proprio legale che, se non liquidato dal giudice penale, viene comunque pagato dalla Regione. Il salasso continua.   L’ultima “stangata” è nella 𝗱𝗲𝗹𝗶𝗯𝗲𝗿𝗮 𝗱𝗶 𝗚𝗶𝘂𝗻𝘁𝗮 𝗻. 𝟯𝟳𝟴 ?...

"Nel Diritto non c'é Giustizia!" Lo conferma il Consigliere Russo della Corte d'appello Di Salerno


“Ho emesso una sentenza ingiusta”, scrive Michelangelo Russo, consigliere di Corte d'appello di Salerno in un articolo pubblicato in prima pagina del Corriere del Mezzogiorno – Campania, di sabato 14 febbraio. In sostanza il magistrato ha “condannato giustamente un uomo per un fatto commesso svariati anni fa”. La giusta sentenza, perché emessa sulla base della legge, è in realtà una senza ingiusta perché avviene a distanza di anni dai fatti.
Il magistrato non è d'accordo con chi sostiene che il resto non conta quando ci sono la Crisi e le Riforme. “Il fatto è che il resto conta, e come!” scandisce il Dott. Russo. Perché le decine di migliaia di casi che “riguardano reati non gravi, vecchi di anni, che intasano i ruoli dei Tribunali rallentando il percorso dei fatti urgenti.”
Dopo una serie di valutazioni sul governo, l'ordine forense e la magistratura il Dottor Russo scrive “(...) Proprio ieri a Salerno si è tenuto un convegno, organizzato dalla Corrente di Area, sui criteri prioritari visti come ancora di salvezza per evitare il naufragio dell'apparato giudiziario. (...) Dal convegno non pare però che sia stata affrontata quella che appare nella convinzione della maggior parte dei magistrati l'unica possibile soluzione per salvare i principi e i processi più importanti, sommersi dalla quantità impressionante di arretrato, e cioè l'amnistia. Per quanto odiosa, questa parola che fa tanto Prima Repubblica ha consentito per decenni la scolmatura periodica degli inevitabili ingorghi giudiziari, non risolvendo i problemi di fondo, ma almeno lasciando intatti principi costituzionali le cui modifiche sarebbero incognite inquietanti.”
L'amnistia quindi come antidoto alle violazioni costituzionali in atto, per evitare sentenze ingiuste e perseguire reati ben più gravi destinati alla prescrizione.

Fonte: PR

(by Nicola)

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