Ieri da casa potevo vedere 27 pale eoliche in azione...
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(by Nicola)
Elettricità. L’inutile cavo col Montenegro da 1 miliardo
Stanno costruendo un cavo elettrico dal Montenegro all’Italia che passa
sotto l'Adriatico, costa un miliardo di euro e di fatto ci costringe a
comprare l'elettricità dai Balcani a un prezzo più che doppio di quello
di mercato. Nonostante l'Italia, soprattutto nel Sud, stia producendo
molta più energia di quella necessaria e non sapendo che farsene debba
venderla all'estero, per esempio alla Grecia. Una grande e costosissima
opera, pensata e decisa in un'altra epoca, prima che la crisi facesse
precipitare i consumi di elettricità. Un'infrastruttura che produrrà
all'Italia più svantaggi che vantaggi, almeno nell'immediato e nel breve
periodo, regalandoci bollette più care fino al 3 per cento secondo le
valutazioni dell'Autorità dell'energia, nel caso teorico il cavo fosse
pagato subito e in una sola soluzione.
Nonostante queste
controindicazioni, i lavori per il gigantesco elettrodotto di mille
Megawatt di potenza sono in pieno svolgimento per collegare Villanova in
provincia di Pescara con l’area montenegrina di Tivat-Kotor. Il cavo è
lungo 415 chilometri, 390 passano sotto il mare, 15 nella terraferma
italiana e 10 in Montenegro. Sul versante montenegrino i lavori sono in
fase preparatoria, in Italia invece procedono spediti. Come se quel
collegamento fosse ancora una priorità e un investimento vantaggioso e
non indifferibile per gli italiani.
In realtà c'è chi ci
guadagna con l'elettrodotto italo-balcanico: il gruppo Seci-Maccaferri
di Bologna che con sorprendente tempismo è andato a costruire una decina
di centrali idroelettriche proprio nei Balcani, in Serbia, a ridosso
del Montenegro. L'intervento di Maccaferri è gigantesco: 800 milioni di
euro per tre centrali idroelettriche lungo la Drina e altri 300 milioni
per altre piccole centrali sull’Ibar. Il costo è per il 51 per cento a
carico del gruppo bolognese e per il 49 per cento dalla società Eps
(Elektroprivreda Srbije).
Quando anni fa apparvero sui giornali
le notizie che davano conto dell'operazione Maccaferri, il significato
di quell'investimento non fu capito. Il gruppo bolognese, invece, sapeva
ciò che stava facendo, avendo probabilmente avuto fin da allora
l'assicurazione da chi poteva darla che l'Italia avrebbe sicuramente
comprato quell'elettricità prodotta così lontano dai confini nazionali.
Il calcolo si è rivelato esatto. In forza di accordi internazionali con
la Serbia, il cavo trasporterà in Italia l'elettricità serba di
Maccaferri a 155 euro al Megawatt, più del doppio rispetto ai 63 euro
del costo medio rilevato alla Borsa elettrica italiana nel 2013. Quelle
intese portano le firme di due ministri di governi di centrodestra,
entrambi assai vicini a Silvio Berlusconi: Claudio Scajola nel 2009 e
Paolo Romani nel 2011. Dopo aver riposato nel cassetto di qualche
ufficio, forse anche a causa dei numerosi cambi di governo, quei
trattati vengono ripescati proprio nel momento in cui partono i lavori
del cavo sottomarino e ora si trovano in Senato per la ratifica. La
discussione riprende a settembre. Una volta approvate, quelle intese
diventano operative e vincolanti. E il grande affare dell'elettricità
balcanica inarrestabile.
La storia del cavo Montenegro-Italia
era cominciata in un'altra stagione politica: 2007, secondo governo
Prodi, ministro dello Sviluppo Pier Luigi Bersani che nel dicembre di
quell'anno volò in Montenegro a firmare un accordo per l'elettrodotto.
Di cui allora forse c'era davvero bisogno. A Terna, la società pubblica
per la trasmissione dell'elettricità che materialmente sta realizzando
l'opera, spiegano che il cavo serve per “magliare” il Centro e
soprattutto il Sud. Per evitare cioè che quelle zone d'Italia restino
svantaggiate, meno sicure e rifornite di elettricità rispetto al resto
del Paese. L'ok alla costruzione del cavo è stato dato dal ministero
dello Sviluppo per tre anni di fila (2009, 2010 e 2011).
Anche
l'Autorità per l'energia ha detto sì, anche se ora sono diventati assai
titubanti. Fino al punto di chiedere al Consiglio di Stato perché mai
l'Italia si debba svenare pagando perfino la parte di cavo che si trova
in territorio montenegrino.
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