giovedì 22 agosto 2013

Acqua o Isernia

Riceviamo e pubblichiamo
ISERNIA: C’ERA UNA VOLTA LA CITTA’ DELL’ACQUA E DELLE TORRI
La città di Isernia secondo alcuni studiosi deriva il suo nome da un’antica parola indoeuropea che indicava “ricchezza d’acqua”; era anche cinta da antiche mura o torri; Isernia era anche la città dei giardini pensili. Se tutto ciò fosse stato conservato come in altre realtà, il centro storico sarebbe di gran pregio (basti vedere le rappresentazioni del secolo XVII).
Tutto distrutto dall’ignoranza, dall’incuria, dalla inciviltà, sino agli ultimi demenziali scempi cementificatori delle cricche borghesi. Così, delle antiche mura e torri non è rimasto quasi nulla e su quel che resta v’è anche una frana rimasta abbandonata; dei giardini pensili non v’è più traccia. Così gli abitanti della “città dell’acqua” da tempo non possono più bere dal rubinetto comprando le bottiglie al supermercato; e subisce l’ormai cronico inquinamento dei fiumi che la circondano.
Proprio in questi giorni è riemerso con forza l’inquinamento del Carpino e del Sordo conseguente a scarichi industriali sicuramente abusivi ed illeciti. Ricordiamo in particolare il fiume di denaro pubblico speso per il depuratore sito in Carpinone che doveva servire anche ad evitare tali danni ambientali e che invece è servito come smaltimento illecito di rifiuti tossici anche di imprese del Nord per poi rimanere abbandonato in stato di nocivo degrado, come emerso nell’inchieste da noi sollevate, ancorché rimaste senza nessun seguito né giudiziario né di risarcimento erariale. Gli apparati borghesi, politici e giudiziari, non intervengono; anzi li vediamo più impegnati a reprimere chi solleva tali problematiche, nel legittimo esercizio della libertà di proporre una nuova idea di società, libera dai crimini della legge del profitto e del capitale.
Rilanciamo perciò la proposta di un’inchiesta popolare per individuare i capitalisti piccoli o medi o grandi responsabili degli scarichi inquinanti e chiedere loro il risarcimento anche sotto forma di danno erariale che, anche nell’ambito della programmazione degli oltre 11 milioni di euro derivanti dai fondi PISU, possono contribuire ad un URGENTE progetto di bonifica e riqualificazione (ad esempio verso un parco fluviale), sul Carpino e sul Sordo, anche per un sano turismo ambientale, volto al contestuale recupero di una vocazione agricola “a Km zero” e biologica, con gestione pubblica socializzata. Occorrerebbe più in prospettiva rivendicare anche la nazionalizzazione o regionalizzazione senza indennizzo delle aziende che inquinano sotto il controllo dei lavoratori e della comunità locale.
E che dire della frana sulle vecchie mura di cinta del centro storico rimasta senza riparazione e che rischia di peggiorare, del cantiere interrotto di C.da Le Piane, divenuto ormai una sorta di “discarica abusiva” di materiale di risulta, con annessa pala meccanica ivi abbandonata ed interruzione viaria. Di certo siamo alle solite assurdità: se un comune appalta dei lavori è perché ha già i fondi. Dunque o i fondi sono spariti in modo illegittimo o vuol dire che si è proceduto senza alcuna seria e razionale pianificazione amministrativa o peggio ancora a tentoni secondo gli input dei clientes. Anche tali ultimi due misfatti danno la cifra del degrado in cui è caduta la città, dopo l’ultimo disastroso decennio della giunta di destra, la peggiore che Isernia abbia mai avuto dal dopoguerra ad oggi. Nondimeno chiediamo che il sindaco Brasiello si attivi con urgenza per iniziare l’iter di rimozione dei suddetti degradi. Ribadiamo la nostra rivendicazione di pubblicare in tempo reale sul sito comunale, per ogni appalto, tutti gli avanzamenti dei lavori ed i costi dettagliati, in modo che la popolazione possa controllare tutto quanto ora è appannaggio esclusivo dei segreti di palazzo.
Invece di sperperare centinaia di milioni di euro per mega opere dannose per l’ambiente, utili solo ai comitati d’affari ed alle speculazioni della borghesia palazzinara e del cemento, chiediamo che si faccia un piano di queste piccole e medie opere, con gestione pubblica e controllata dalla popolazione, che danno più occupazione e sono realmente utili alla collettività.
22/08/2013         Il Coordinatore Tiziano Di Clemente

(by Nicola)

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